L'ASTRONOMIA E LE FESTE LITURGICHE CRISTIANE

 

 

                     Il calendario della Chiesa

 

        Cesare, nel calendario che da lui prese il nome, aveva fissato la data dell'equinozio di primavera al 24 marzo, ma avendo fissato la lunghezza dell' anno in 365.25 giorni, mentre in realta' esso vale 365.2422, col  passare degli anni si pervenne ad un notevole sfasamento tra la data effettiva di equinozio e quella che era predetta dal calendario. Dopo solamente 130 anni, la differenza tra le date ammontava gia' a circa 1 giorno, per cui quando, nel 325 d.C. venne convocato il Concilio di Nicea, l'equinozio di primavera si verificava tre giorni prima della data stabilita dal calendario di Giulio Cesare: quindi i padri conciliari stabilirono che l'equinozio di primavera dovesse essere fissato al 21 Marzo, data che e' rimasta in vigore fino ai nostri tempi e lo e' tuttora.

 Nonostante l'aggiustamento della data equinoziale, la lunghezza dell'anno non venne migliorata dai padri conciliari che su attennero al consueto valore di 365.25 giorni, che e' un poco maggiore del vero.

 Ben presto, si rilevo' nuovamente una discordanza tra le date del calendario e i principali fenomeni astronomici, che andava progressivamente aumentando col passare dei secoli, finche' si rese necessaria una riforma radicale operata nel 1583 da Papa Gregorio XIII; in precedenza vennero operati vari tentativi di correzione del calendario, dal Medioevo fino al 1582, ma senza alcun successo anche se vi contribuirono astronomi e studiosi di fama come John of Hollywood (il Sacrobosco), Robert Grossetete, Roger Bacon e piu' tardi Pietro d'Ailly, Nicola Cusano e Giovanni Muller detto il Regiomontano.

 Fu papa Gregorio XIII che nel 1582 con l'aiuto di valenti studiosi, tra i

 quali l'astronomo padre Cristofo Clavio e il medico Luigi Lilius, decreto'

 la riforma che produsse quello che oggi va sotto il nome di calendario

 gregoriano.

 Se si vuole che formalmente l'equinozio di primavera cada sempre il 21

 Marzo, e' necessario che oltre agli anni bisestili che si succedono, come

 nel calendario giuliano al ritmo di uno di 366 giorni ogni tre anni di 365, siano bisestili anche quegli anni secolari che, tolti i due zeri, diano un numero divisibile per quattro.

 In questo modo ogni quattro secoli vengono tolti tre giorni rispetto al

 calendario giuliano e il valore medio dell'anno gregoriano diventa di

 365.2425 giorni.

 Inoltre, per semplificare l'introduzione del nuovo calendario fu decretato che il 4 ottobre 1582 fosse immediatamente seguito dal 15 ottobre, togliendo in tal modo i dieci giorni di sfasamento che si erano accumulati tra il calendario giuliano e quello gregoriano.

 Il 4 ottobre fu scelto in modo che i frati francescani potessero celebrare in quell'anno la festa di San Francesco, ma anche perche' papa Gregorio XIII, essendo bolognese, non volle privare la sua citta' della festa di  S.Petronio.

 Il computo gregoriano del tempo fu immedietamente accolto dalle nazioni cattoliche, quali l'Italia e la Spagna e poi, in alcuni casi anche molto piu' tardi, da tutte le altre, almeno per usi civili e politici (nel 1700 i Paesi Bassi, nel 1752 la Gran Bretagna, etc.).

 Eseguendo i calcoli necessari si rileva che il calendario gregoriano contiene un errore residuo di 1 giorno ogni 3000 anni rispetto alle stagioni astronomiche, valore che per ora risulta sufficentemente contenuto per tutte le esigenze della vita quotidiana dell'epoca moderna.

 

 

            Le feste cristiane fondamentali e le stagioni

 

 La Chiesa, gia' agli albori del Cristianesimo, adotto' il calendario giuliano riformato da Giulio Cesare apportandovi pero' alcune modificazioni per tener conto della Pasqua e delle altre feste "mobili" liturgicamente importanti.

 Il calcolo della Pasqua fu sempre uno dei problemi piu' importanti nella

 calendariologia della Chiesa.

 Il calcolo della data della Pasqua richiedeva il calcolo esatto del

 plenilunio piu' prossimo alla data dell'equinozio di primavera.

 Per questo calcolo la chiesa romana adotto' gia' dai primi tempi il ciclo

 di Metone, lungo 19 anni solari tropici in cui sono comprese 235 lunazioni.

 Il Ciclo di Metone stabilisce che ogni 19 anni solari tropici una determinata fase lunare si ripete, in media, negli stessi giorni dell'anno giuliano.

 Nell'alto medioevo il sistema numerico maggiormente utilizzato era quello romano che, come e' noto, e' un sistema a trasposizione letterale in cui a determinate quantita' numeriche corrispondono talune lettere dell'alfabeto latino.

 La numerazione romana oltre ad essere difficolosa dal punto di vista

 dell'esecuzione dei calcoli, anche dei piu' semplici, non include lo zero,

 il cui concetto era pressoche' sconosciuto nell'Europa altomedievale

 

 cristiana.

 La riforma del calendario operata da Dionigi il Piccolo durante il VI secolo a.C. fece iniziare il conteggio dei mesi e degli anni dall'anno 1 a.C.. Il primo di gennaio di quell'anno, l'eta' della Luna era pari ad 8 giorni, cioe' la fase lunare visibile in cielo era il primo quarto, essendo trascorsi per l'appunto 8 giorni dall'ultimo novilunio.

 L'eta' della Luna al 1 Gennaio stabilisce l'"epatta" di quell'anno e poiche' la differenza tra l'anno solare tropico e l'anno lunare composto da 12 lunazioni complete, vale circa 11 giorni, ogni anno l'epatta aumenta il suo valore di 11 con la regola di sottrarre 30 qualora tale valore venga superato dal calcolo.

 A Roma, i Cristiani celebrarono per la prima volta la Pasqua nell'anno 160 d.C. e la festa cadde la prima domenica dopo il plenilunio dell'equinozio di primavera.

 Il calcolo astronomico ci dice che l'equinozio di primavera cadde il 21 Marzo, il plenilunio appena successivo fu invece il giorno 8 Aprile che era luned́, per cui il giorno precedente, 7 Aprile, venne celebrata la prima Pasqua.

 Dal punto di vista teorico, la data corretta avrebbe dovuto essere formalmente il 14 Aprile, ma essendo il plenilunio avvenuto alle ore 11

 della mattina del lunedi' 8 del mese, la differenza di 12 ore tra la data effettiva di Luna piena e la domenica fu irrilevante tenendo conto anche della metodologia di calcolo dell'eta' della Luna che era in uso a quel tempo a Roma.

 Le prime tavole per il calcolo della data della Pasqua furono preparate da Cirillo d'Alessandria (376-444 d.C.) ed il monaco Dionigi il Piccolo (Dionisius Exiguus), nel 525 d.C., le estese su richiesta del pontefice Papa Giovanni I.

 La questione della data della Pasqua si rivelo' in futuro una questione

 spinosissima per la chiesa di Roma.

 Proprio relativamente alla data della Pasqua e alla decisione di renderla

 festa mobile possiamo osservare che la Chiesa Celtica mise in evidenza

 quanto fosse disunita.

 Infatti, nel III e IV secolo d.C. avvennero furiose dispute a cui parteciparono i piu' eminenti esponenti delle varie comunita' cristiane distribuite lungo il territorio europeo, relativamente ai differenti metodi

 di calcolo della data della festa piu' importante per la cristianita'

 durante l'anno solare tropico.

 Le dispute assunsero per anni toni feroci fino ad arrivare all'adozione

 di un algoritmo di calcolo basato sul ciclo di Dionigi il Piccolo.

 Per calcolare la ciclicita' della data della Pasqua dobbiamo tenere conto

 della periodicita' con cui la domenica cade entro il ciclo settimanale nel

 calendario giuliano (ricordiamo che la riforma gregoriana sara' eseguita

 solamente nel 1582) che prevede che ogni 7 anni comuni le domeniche cadano nelle stesse date lungo l'anno giuliano, della periodicita' quadriennale dell'anno bisestile e del ciclo di Metone che vale 235 lunazioni pari a 19 anni solari tropici.

 La Domenica di Pasqua si ripetera' quindi nello stesso giorno di calendario giuliano ogni 4 x 7 x 19 = 532 anni.

 Questo ciclo e' noto come "Ciclo di Dionigi", da Dionigi il Piccolo che, come detto in precedenza, nel VI costrui' una tavola utile per calcolare e predire la data della Pasqua avanti e indietro nel tempo. Questo personaggio fu il primo ad introdurre l'uso di contare gli anni partendo dall'anno della nascita di Cristo, ma in modo tale che mancasse l'anno "zero", usanza tutt'ora in vigore, che fu pesantemente criticata dal monaco anglo Beda il Venerabile circa quattro secoli dopo.

 Il ciclo di 532 anni fu utilizzato anche da altri autori per il calcolo

 delle date della Pasqua. Nel 457 d.C. Vittorio d'Aquitania pubblico' il "Canon Paschalis", opera interamente dedicata al metodo di calcolo della data della Pasqua. Egli sembra abbia per primo combinato il ciclo di Metone con con il ciclo di ripetizione domenicale di 7 x 4 = 28 anni ottenendo il valore di 532 anni giuliani citato sopra, mezzo secolo prima di Dionigi il Piccolo. Vittorio d'Acquitania suggeri' anche di iniziare il computo degli anni dal plenilunio seguente la crocifissione di Gesu'.

 Comunque il periodo di 532 anni appare anche nell'opera "Computus Paschalis sive de indicationibus cyclis solis et lunae" attribuita, con qualche dubbio, a Magno Aurelio Cassiodoro fondatore del monastero di Vivarium, in Calabria, datata 562 d.C. -

 Successivamente, nel VII secolo, anche Beda il Venerabile si occupo' del problema compilando estese tavole fino all'anno 1200 ("De Paschae

 Celebratione Liber"). Solamente dopo il Concilio di Orleans svoltosi nel 541 abbiamo una graduale accettazione del metodo basato sul Ciclo di Dionigi all'interno della Chiesa Celtica, la quale seguiva invece il Ciclo di Anatolio di Laodicea, basato su un periodo di ripetizione lungo 84 anni solaro tropici.

 Nell'Irlanda meridionale esso fu adottato nel 630 d.C., ma solo nel 703 in alcune parti della Britannia e nel 731 in altre.

 Nella terra dei Picti (attuale Scozia) e nel territorio dove l'Abbazia di Iona aveva la sua maggiore influenza, il Ciclo di Dionigi fu adottato nel 716. Le comunita' cristiane celtiche gallesi lo adottarono solamente nel 768. Infatti durante il Sinodo di Whitby svoltosi nel 664 e presieduto dal  re Oswy di Northumbria, la maniera celtica di osservare la data della Pasqua, come era stata caldeggiata da Colman vescovo di Northumbria e dall'Abbadessa Hilda, cioe' fissa al 25 Marzo, fu sostituita dalla maniera romana, stabilita durante il concilio di Nicea e basata sul plenilunio equinoziale come fu fortemente voluto da Agilberto vescovo dei Sassoni dell'Ovest.

 Tornando al monaco Dionigi, egli, nel 526, tento' di determinare la data della nascita di Cristo che, secondo i suoi calcoli, risulto' essere il 25 Dicembre dell'anno 753 dopo la fundazione di Roma, (ab Urbe Condita).

 La data del 25 Dicembre, che in quegli anni era coincidente con il giorno del solstizio d'inverno, fu strategicamente scelta in modo da far coincidere festa cristiana del Natale con quella pagana del Dies Natalis Sol Invictus festeggiata dai seguaci del culto del dio Mitra.

 In realta', da studi storici, risulterebbe che Cristo sia nato attorno

 all'anno 6 a.C. e non al solstizio d'inverno, ma piu' probabilmente nel mese di Settembre.

 L'inizio dell'era cristiana cioe' l'anno 1 d.C., avvenne quindi, secondo

 Dionigi, nel 754 ab Urbe Condita. Durante il IV secolo d.C., i cristiani celebravano con grande solennita': l'Epifania (6 gennaio) e l'anniversario del battesimo di Cristo.

 Il Natale di Cristo divenne importante nella serie di festivita' cristiane a

 Roma e in altri luoghi solamente nel V secolo.

 La Chiesa, molto spesso, fece coincidere le date delle feste principali

 della liturgia cristiana con le date delle feste pagane gia esistenti