LA
CARITA’ NELL’ANTICO
TESTAMENTO E
NEL TALMUD
Secondo il Talmud, “Grandissimo è il merito che deriva dalla carità.
Il Santo che Benedetto Egli sempre sia approva l’aiuto offerto ai suoi figli
afflitti, ne consegue che dimostra la Sua soddisfazione
con il ricompensare il donatore.
Questa convinzione è presente in tutti i libri della libra, anche in
quelli deuterocanonici, cioé non ispirati.
Il versetto biblico “LA giustizia
libera dalla morte” (Prov.
Cap. 10, v. 2), assume una nuova
forma nel libro di Tobia , cap. 12, v.9, dove è asserito: ” L’Elemosina
libera dalla morte e purificherà dal peccato. Coloro che fanno
elemosina e giustizia, saranno sazi di vita”.
Nel Talmud si racconta che il Maestro R. Akibà aveva una figlia cui gli
astrologi avevano predetto che, morsa
da un serpente sarebbe morta il giorno stesso in cui fosse
entrata nella camera nuziale; perciò suo padre si crucciava molto.
Il giorno delle sue nozze ella prese
ed infisse al muro il suo
spillo, che per caso forò l’occhio del serpente.
Al mattino, quando trovò attaccato il serpente (morto).
Informato dell'incidente R. Akibà le chiese che cosa esse avesse fatto
ed essa raccontò: “Ieri sera venne un povero a chiedere l’elemosina alla
porta, ma tutti
erano occupati nelle feste di nozze. …Nessuno gli dava ascolto. Io
allora mi alzai, presi il dono delle nozze e nessuno gli dava ascolto. Io allora
mi alzai , presi il dono di nozze che tu mi avevi dato e glielo offrii”.
“Tu
hai compiuto – egli disse – un atto di gran merito” Uscì e predicò: “La
carità libera dalla morte, non
solo da quella violenta, ma dalla morte stessa” (Shab.156b).
Un grande Maestro asseriva “andate, occupatevi
della carità:” Andate, occupatevi della carità e sarete degni di
raggiungere la vecchia” (Gen.R. cap. LIX, v;1)
Il testo del Talmud prosegue :”Chi corre dietro
la carità (per praticarla,
il Santo che Benedetto Egli sempre sia , dà
i mezzi per farla” (ibid, 9b), gli darà la prosperità.
Se un uomo vede che i suoi mezzi diminuiscono, ne devolva ancora
una parte in carità.
Chiunque preleva parte dei suoi beni e li devolve in carità è libero
dalla pena del Ghehinnom. Si può istituire un paragone con due agnelli che
traversano un corso d’acqua: uno
tosato e l’altro intonso. L’agnello tosato passerà il corso d’acqua
sano e salvo, mentre l’intonso, no. (Ghit., 7a).
A
questo punto, si può ricordare un’analogia con quanto scrive l’evangelista
Matteo nel cap. 19 al v. 24 a riguardo le difficoltà che si oppongono
all’ingresso del ricco nel Regno di Dio.
Il
Talmud prosegue: ”Due discepoli di Rabbi Channina uscirono per tagliar la
legna. Un astrologo li vide e
disse: ”Ecco due uomini che sono usciti, ma non rientreranno” Mentre erano
in cammino, incontrarono un vecchio che disse loro: ”Fatemi la carità, chè
da tre giorni non mangio”. Avevano un pezzo di pane , lo tagliarono in due
parti e gliene dettero una. Quegli mangiò
e pregò per la loro vita dicendo :”Possiate
salvarvi oggi la vita, come oggi avete salvato la mia. Andarono in pace e
tornarono in pace.
Si
trovarono per caso a passare alcuni che avevano udito la predizione
dell’astrologo, al quale domandarono:” Non avevi predetto che questi due
uomini sarebbero andati , ma non sarebbero tornati?” C’è qui un mentitore
poiché le sue previsioni sono false”. Dopo
aver investigato sulla questione trovarono un serpente tagliato in due, in mezzo
nel carico di legna di uno e mezzo serpente
nel carico di legna dell’altro discepolo.
La
gente chiese loro:” che vi è capitato oggi?” Quelli riferirono
l’incidente e l’astrologo esclamò: “Che posso fare io se il Dio degli
ebrei si placa con la metà di un pezzo di pane?”
Alessandro
D’Angelo