RICERCA SULLA CIVILTA’ DEGLI ESSENI E COMMENTO FINALE DI PEZZINO NUNZIO

 

La civiltà Essena si incomincia a conoscere nei dettagli solo dopo le scoperte di Qumram presso il mar morto. Il nome esseni derivava da un soprannome popolare: essi si denominavano "i figli della luce" o "della giustizia" o "i poveri" o "il resto di Israele" o "la nuova Alleanza". Epifanio, vescovo di Salamina in Cipro (IV sec.D.C.) , sostiene che i primi Cristiani erano chiamati Iessaei (da Iesse, padre di Re Davide,supposto antenato di Gesù) o Nazirei e produssero un "Evangelo secondo gli Ebrei" molto diverso dai Sinottici del Canone : il perduto Protomatteo o "Fonte Q".Un'altra delle designazioni dei Nazirei era quella di ebioniti o "Poveri Uomini", dall'ebraico "Ebion" che significa appunto "Povero" (un titolo che tra l'altro si attribuivano anche gli Esseni ). Il termine "Ebion” fu un sinonimo di "Santo" e "Amico di Dio"; il nome di Ebioniti fu per lungo tempo quello dei cristiani giudaizzanti della Batanea e dell'Horan (regioni ad est della Galilea), che restarono fedeli ai primitivi insegnamenti di Gesù, affermando di avere tra di loro i discendenti della sua Famiglia. Gli Ebioniti speravano in una specie di rivoluzione sociale che avrebbe innalzato il povero al disopra del ricco, sostenendo che "solo i poveri saranno salvati". Consideravano Gesù un uomo perfetto, un grande Maestro, figlio carnale di Maria e Giuseppe, che divenne profeta e Cristo (Unto) al Suo Battesimo, quando in Lui discese lo Spirito. Gesù sarebbe ritornato come Messia e Re per instaurare sulla Terra un regno millenario di pace, giustizia e prosperità coadiuvato dagli Eletti di Israele. L'Ebionismo conservò la tradizione dei primi convertiti dall'insegnamento pubblico di Gesù, basandosi su una raccolta dei Suoi Detti; Egli era sì il Cristo, ma tali sarebbero stati tutti coloro che avessero, come Lui, adempiuto la Legge e Paolo di Tarso si scontrò con esso nel suo sforzo di uscire dall'esclusivismo giudaico gentilizzando il Cristianesimo. Paolo di Tarso perseguitava gli Esseni di Giacomo, cioè gli eredi diretti dell’insegnamento di Gesù Barabba, non perché “cristiani”, ma perché avevano accolto l’interpretazione che Simon Mago aveva dato dell’insegnamento di tipo gnostico di Gesù Barabba, il Messia di Aronne degli Esseni, e avevano rifiutato quello, dalla più chiara impronta politica, di Cristo, il cosiddetto Messia di Israele degli Ebrei. Probabilmente Paolo si è convertito alla fede dei due Messia molto prima del suo viaggio verso Damasco, durante il quale secondo la tradizione sarebbe avvenuta la sua “conversione”.

Il problema è che gli Esseni di Giacomo, accogliendo l’insegnamento di Simon Mago, avevano ripudiato il loro Messia di Israele, cioè Cristo, e continuavano a professare solo la dottrina esoterica di Gesù Barabba. Paolo e i suoi seguaci probabilmente non hanno accettato i cambiamenti avvenuti nella comunità essena e, dopo esserne stati cacciati, la hanno combattuta e perseguitata violentemente, come dimostrato proprio dalla scena del massacro degli Esseni nel tempio di Gerusalemme, guidato da Paolo e descritto nelle Recognitiones.
Gli Ebioniti, che evidentemente non avevano alcun concetto trinitario della Divinità, affermavano l'assoluta unità di Dio e l'umanità assoluta di Gesù, l'unità della Creazione, la totale priorità della Legge, in quanto espressione perfetta della volontà di Dio, aborrivano Paolo che consideravano un apostata per le sue posizioni rispetto all'osservanza della Legge da parte dei pagani convertiti  e  perché predicava una nuova dottrina, diversa da quella originaria, più adatta al mondo pagano. Gli Atti Degli Apostoli vennero compilati proprio per riconciliare il disaccordo tra Pietro e Paolo, selezionando e unendo insieme vari Atti più o meno leggendari e per dimostrare una inesistente continuità di Paolo e della Chiesa con Cristo e gli Apostoli, rendendo le divergenze meno gravi di ciò che in realtà furono.
Alla fine del II secolo "gli Ebioniti", "rimasti estranei alla vita delle altre chiese, sono dichiarati eretici e per spiegare il loro nome si inventa un preteso eresiarca di nome Ebion"

Nelle Recognitiones Giacomo è definito “pontefice” e “vescovo” di Gerusalemme. D’altra parte è stato lo stesso Gesù a designare Giacomo come suo successore nella guida della giovane Chiesa: I discepoli dissero a Gesù: “Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra di noi sarà il più grande?”. Gesù rispose loro: “Dal luogo ove sarete, andrete da Giacomo, il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra”. (Vangelo di Tomaso, loghion n. 12)

Lo stesso Pietro fa riferimento  proprio a questa frase di Gesù in uno dei suoi discorsi riportati da Clemente nelle Recognitiones per affermare il primato di “Giacomo e dei suoi successori”: Per questo dovete stare molto attenti a non credere a nessun maestro che non vi presenti la garanzia di Giacomo di Gerusalemme fratello del Signore, o di chiunque gli succederà. Se uno non sale a Gerusalemme per ottenere là l’approvazione di essere un maestro fedele e capace di predicare la parola di Cristo, se non vi porta di là – ripeto – questa attestazione, non dovete assolutamente credergli (Recognitiones, IV, 35).

Il linguaggio dei loro scritti e' enigmatico, e usano un ebraico cifrato. Damasco indica un luogo di esilio, ma anche un genere di vita profetica

Gli esseni si opponevano ai sacerdoti del Tempio perché impuri e consideravano veri figli di Dio solo quei sacerdoti uniti alla loro confraternita. Giuseppe Flavio afferma che vi erano circa quattromila esseni in tutto, stabiliti in varie città. Abitavano insieme in comunità separate, organizzate monasticamente secondo la regola del celibato. Siccome non avevano bambini propri, adottavano fanciulli di altre persone educandoli secondo le loro credenze (Gesù potrebbe essere stato adottato da loro). Gli uomini, che si univano agli ordini esseni, versavano tutte le loro proprietà personali al gruppo e rinunciavano a tutto quello che non era indispensabile per una vita monastica semplice e modesta. Le loro attività erano agricole e vestivano sempre di bianco. In anni recenti sono stati scoperti i resti della colonia principale essena a Qumran, vicino al Mar Morto con una grande biblioteca di testi nascosti in caverne degli abitanti dell’insediamento. Si tratta dei Rotoli di Qumran in cui sono presenti i testi biblici e i commentari, le regole di disciplina dell’ordine, credenze sulla fine del mondo e sul Messia.

Avevano un loro calendario, diverso da quello prevalso nel giudaismo: le feste del tempio erano celebrate fuori del giorno stabilito. La divergenza si verifico' tra il sacerdozio di Onia III e quello di Gionata Maccabeo, quindi tra il 175 e il 152 a. C.

Non entrarono nel sinedrio come farisei e sadducei; ma non furono molestati. Abbandonarono il loro monastero nel 31 a. C., quando un grande terremoto, che coincise con l'inizio del regno di Erode il Grande, li indusse probabilmente a pensare che quel paese era maledetto. Vi ritornarono in misura ridotta una ventina di anni dopo.

Nel 66 d.C. un certo Giovanni l'Esseno comando' l'esercito giudeo nei dintorini di Giaffa. Il monastero di Qumran fu difeso, contro i romani, che dovettero prenderlo a viva forza nel 68.

I libri preferiti erano i Salmi, il Deuteronomio, Isaia, Genesi, Esodo, Daniele.

La "regola della comunità" presenta i capisaldi della vita monastica essena: celibato, comunione dei beni, governo dei sacerdoti, con titoli di "istruttore"e "ispettore-sorvegliante". C'era un periodo di iniziazione regolata, con esami, impegni graduali e riti. Bisognava resistere all'impero di Belial (il demonio), angelo di empieta'; la legge di Mose' doveva essere applicata con rigore, senza pensare alle conseguenze di tale scelta. C'erano pasti comuni e bagni o battesimi di purificazione rinnovati ogni giorno; c'erano preghiere e benedizioni.

Il "documento di Damasco" era la regola degli esseni sposati, che vivevano in citta' e conservavano i propri beni. Erano istruiti dal "maestro di giustizia", si erano ritirati nel "paese di Damasco" realizzando la promessa della Nuova Alleanza: sono eredi della storia sacra intera (ivi riassunta); sono tenuti a osservare il calendario esseno e a non recarsi al tempio.

"Regola della congregazione" "Rotolo del tempio" e "Regola per la guerra": siccome il popolo si convertira', bisognava preparare delle leggi alternative a quelle attuali da applicare nel futuro sulle modalita' della conversione, sul nuovo ordine dei sacrifici e della purita' e sulla nuova organizzazione militare per mettere fine all'impero di Belial e innaugurare il Regno di Dio.

"Libro delle luci", "Regole dei canti del sabato" "Raccolta di benedizioni" e "Inni di lode" erano libri di preghiera personale e comunitaria per varie occasioni.

I"Pesher" di Abacuc e Naum sono commenti biblici frase per frase con interessi messianici: meditazioni e parafrasi piu' libere sono l'"Apocrifo sulla Genesi" e i "Detti di Mose'".

I "rotoli di rame", molto enigmatici, parlano di nascondigli (veri o fantastici) pieni di tesori preziosi e vesti sacre.

Secondo gli Esseni Dio ha creato due spiriti: Michele (chiamato anche Melchisedek, re di giustizia), il principe della luce o spirito di verita', e Belial (il furfante, chiamato anche Melireshal, re di perversità), l'angelo delle tenebre o spirito del male. Ciascuno presiede a una parte dell'universo, secondo la proporzione di luce o di tenebre che essa contiene. Ogni angelo presiede a una parte di umanita': i figli della luce e i figli delle tenebre, in lotta tra loro; e in loro stessi, microuniversi, nella lotta tra bene a male (il bene non e' identificato con l'anima razionale ne' il male con la materia). Il male ha avuto origine (cfr Gen 6,1-4) dai vigilanti, angeli incaricati di vegliare sugli uomini, che si sono lasciati sedurre dalla bellezza delle loro figlio (cfr Ct 5,7) procreando i giganti, che hanno insegnato agli uomini le arti malefiche. La sorte degli uomini e' predestinata da Dio e scritta nel movimento naturale degli astri: i trattati di astrologia lo documentano ("Oroscopo di Noe'" nel Libro di Enoch, Oroscopo del Messia", "Trattato di astrologia"). In altri passi viene infatti detto che sono gli uomini gli artefici del loro destino, e si invita alla scelta La storia santa, lotta tra tenebre e luce, viene ricostruita da Adamo al "tempio impuro" di Zorobabele. Nel racconto vengono inventati episodi, come la guerra tra Giacobbe ed Esau'. Senza soluzione di continutia' la storia santa si prolunga come profezia fino al tempio definitivo e ai due messia: il primo discendente da Aronne e il secondo da Davide: questa concezione dirige anche alla scelta di avere due capi, di cui uno laico e agli ordini di un sommo sacerdote. Nel documento di Damasco le due figure sono unite in una sola. Un Inno mostra come il popolo, sotto la figura di una donna, metta alla luce il figlio di Davide.

C'e' interesse per il mondo ultraterreno: nel "Libro di vigilanti" Enoch percorre l'universo e visita luoghi mitici della ricompensa e del castigo, e poi la dimora di Dio e quella degli angeli decaduti. Gli esseni credono nell'anima separata dal corpo e sopravvivente oltre la morte.

Gli esseni credevano che qualsiasi evento, comprese le scelte compiute dagli esseri umani, fosse volontà di Dio.Credevano in una forma di dannazione eterna (Inferno) e di una beatitudine eterna (Paradiso) dopo la morte con l’immortalità delle anime. Queste, secondo loro, originavano dall’etere "…restavano impigliate nei corpi come dentro carceri quasi attratte da una sorta di incantesimo naturale; ma quando siano sciolte dai vincoli della carne, come liberate da una lunga schiavitù, allora sono felici e volano verso l’alto" (Giuseppe Flavio, De bello Iudaico II,8,11). Avevano la reputazione di prevedere il futuro e di essere maestri nell’arte di guarire. Ad eccezione dei giuramenti richiesti al momento di entrare nell’ordine, non avevano voti da compiere; altri Ebrei, fra cui anche il violento re Erode, erano convinti che dichiarassero la verità, per questo non dovevano sottomettersi a nessun giuramento. Spesso si immergevano in acqua per purificarsi spiritualmente (battesimo). Tutto ciò dai Rotoli di Qumran

Dopo la distruzione del loro monastero gli esseni sopravvissero fino al medioevo

Gli esseni prevedevano una grande guerra tra "i figli della luce" (probabilmente loro stessi) e "i figli delle tenebre" (i Romani e gli altri ebrei), alla fine della quale un nuovo Tempio sarebbe stato costruito a Gerusalemme, al posto di quello esistente, impuro. Alla fine dei giorni il profeta e i "Messia di Aron e Israel" sarebbero apparsi. Il Messia di Israele sarebbe appartenuto alla dinastia di Davide, mentre il Messia di Aron sarebbe stato la guida sacerdotale. E’ molto probabile che essi identificassero il

Messia sacerdotale con "il maestro di giustizia", fondatore del loro ordine, che sarebbe ritornato dal cielo. I cristiani, i seguaci di Gesù Nazareno (Gesù Esseno), erano naturalmente in origine, nel I secolo E.V., una setta ebraica, gli esseni. I cristiani sono indicati come nazareni (vale a dire esseni) nei testi ebraici. Gesù predicò l’imminente arrivo del regno di Dio, la fine della presente esistenza e l’avvento di un nuovo paradiso e di un nuovo patto con Dio, di un nuovo ordine. Si sarebbe messa fine a tutte le malvagità, e i morti sarebbero risuscitati per il giudizio finale, mentre i giusti sarebbero vissuti per sempre nel regno di Dio (tutte credenze essene). Il suo ministero si rivolse principalmente ai "poveri" "il gregge sparso della casa di Israele", e insegnava che i ricchi avrebbero dovuto dare la loro fortuna ai "poveri" per essere degni del regno di Dio (non sono i poveri come li intendiamo noi: gli esseni si auto definivano "I Poveri del gregge della casa di Israele"). Sembra che Gesù condividesse troppe cose con gli esseni: come, per esempio, il disdegno per l’opulenza, il divieto del divorzio e del giuramento, il disprezzo per le suppliche in forma di preghiera (infatti gli esseni recitavano preghiere di lode, e di ringraziamento, ma non sembra avanzassero suppliche e richieste a Dio, perché credevano, come Gesù, che Dio conoscesse già i bisogni degli uomini senza che essi dovessero ricordarglieli). Gesù si considerava probabilmente – e così era visto dai suoi discepoli durante la sua vita – come il profeta del regno di Dio. Alla sua morte i sui seguaci credettero che avesse adempiuto il destino del Messia della dinastia di Davide e lo indicarono quindi come "il Cristo", l’unto (l’equivalente greco di "Messia").

 

Giovanni Battista ha con gli esseni somiglianze (dimora nel deserto, battesimo, ascetismo, regole di digiuno e preghiera), ma anche dissomiglianze (proveniva da una famiglia legata al tempio e praticava un battesimo essoterico senza iniziazioni e dando solo il consiglio dell'onesta' fondamentale .

Gesu' annunciava come gli esseni - in contrasto con farisei e sadducei - il Regno di Dio futuro, che mette fine al potere di Satana, e anche alla legge di Mose': ma si mescola alla gente, accoglie i peccatori, non pratica rituali di purita', si reca al tempio, non ammette la violenza, lo vede instaurato gia' dalla conversione di un piccolo numero .

I discendenti di Cristo,o Desposyni (gente del Maestro), furono a capo di diverse chiese basandosi su una rigida successione dinastica; nel 318 otto loro capi incontrarono personalmente l'allora vescovo di Roma (papa Silvestro) nel Palazzo Laterano, per chiedergli di revocare le nomine dei vescovi di Gerusalemme, Antiochia, Efeso ed Alessandria per affidarle a membri del loro gruppo, nonché a considerare legittima Chiesa Madre quella di Gerusalemme. Le loro richieste furono naturalmente respinte con la motivazione che ormai la Chiesa Madre era a tutti gli effetti quella di Roma e solo essa aveva l'autorità di nominare i suoi vescovi.

Coloro che avevano creduto alla sua resurrezione aspettavano il suo ritorno dal paradiso con l’incarico di governare il nuovo mondo, di essere il Messia sacerdotale degli esseni. Il Cristianesimo cessò di essere una setta ebraica (una parte degli esseni) quando la nuova chiesa, per richiesta di Paolo, accettò nei suoi ranghi anche i non ebrei senza chiedere loro di sottomettersi ai comandamenti della Torah (che erano principalmente la circoncisione, l’osservanza dello Shabbat, e le regole alimentari); Paolo abolì la Legge di Mosè per motivi futili e incomprensibili tuttora. La Chiesa divenne di conseguenza un gruppo non governato dalla Legge Ebraica, in cui gli ebrei non erano prevalenti (infatti il cristianesimo ha acquisito riti pagani come il giorno della Domenica, che era il giorno di festa di una divinità

 pagana). I farisei furono la setta da cui si svilupparono le forme future dell’Ebraismo (gli Ebrei veri e propri di oggi). Questi naturalmente accettavano il carattere rivelato della Torah scritta, ma consideravano anche la Torah orale, non scritta ma trasmessa oralmente da una generazione di saggi all’altra e rivelata anche essa a partire da Mosè. Questa Torah orale consisteva di varie leggi e precetti, nonché di metodi per interpretare la Torah scritta onde trarne nuove Leggi.

 

Gli Ebioniti, la cui dottrina riuscì ad estendersi fino alla Persia e ad essere nonostante tutto molto influente in Palestina e Siria, soppravvissero fino al IV secolo assimilando concezioni gnostiche (1).
Molti insegnamenti nazareni furono recepiti dai Nestoriani , dalla Chiesa Celtica e da varie sette mediorientali.

La religione dualista di Zarathustra ha avuto una certa influenza su tanta parte della teologia ebraica, soprattutto su quella che ha ispirato le Scritture Apocrife dell’Antico Testamento, in particolare sui testi che più tardi sono andati a costituire il canone esseno.

E’ probabile che proprio nell’ultimo periodo della cattività babilonese si sia formato il primo nucleo di quella che più tardi diventerà la comunità essena, che esso abbia cominciato a dotarsi di una “casta sacerdotale” analoga a quella su cui poggiava l’antica religione di Zarathustra e che questi sacerdoti si siano chiamati “Magi” proprio come i sacerdoti di Zarathustra.

I “Re Magi” del presepe in realtà erano semplicemente dei sacerdoti esseni a cui era stato affidato il compito di scrutare il cielo in attesa di un segno (la stella), che, come profetizzato da Balaam-Zarathustra, annunciasse l’arrivo del Messia di Aronne della comunità essena, cioè di Gesù Barabba.

E’ da notare che il principale testo che riprende il tema dei Magi è proprio il Protovangelo di Giacomo, cioè il testo scritto dal Maestro di Giustizia della comunità essena del tempo di Gesù.

Gli scrittori cristiani del II° secolo hanno scambiato i “magi” esseni di cui parla il Vangelo di Matteo con i magi dello zoroastrismo iranico del tempo.

In realtà, i Magi esseni hanno accolto il bambino Gesù, nato da una donna ripudiata dal marito per adulterio (il padre reale di Gesù infatti era il soldato romano Pantera), come accoglievano tutti i bambini e le donne abbandonate per affidarli alle famiglie presenti nella comunità essena, e hanno visto in lui il proprio Messia di Aronne in maniera non dissimile da come ancora oggi i monaci buddisti, seguendo la propria tradizione, hanno visto in un bambino di pochi anni il successore del Dalai Lama.

Il fatto che Gesù sia stato scelto come Saoshyant (= Salvatore) dai Magi dello zoroastrismo ebraico, rappresentato dalla comunità essena, e non dai sacerdoti dello zoroastrismo persiano ufficiale, trova una chiara conferma nel fatto che le comunità gnostico-manichee dei secoli successivi, che si ponevano in continuità con questo zoroastrismo esseno, sono state perseguitate in Persia dallo zoroastrismo ufficiale in quanto “eretiche”.

Tra tutti i testi dell’Antico Testamento solo i testi dell’apocalittica giudaica usati dalla comunità essena non sono stati rifiutati in toto dalle comunità cristiane gnostiche orientali (lo gnosticismo occidentale ha rifiutato tutto l’Antico Testamento) proprio perché solo in questi scritti la tradizione esoterica e dualista dello antico zoroastrismo ebraico si era in qualche modo conservata.

 

Fra gli esseni e i farisei e sadducei c’era un duro conflitto ideologico nei secoli che seguirono la nascita di Gesù. I Rotoli ci insegnano che il cristianesimo, lungi da essere una fede diffusa da apostoli e santi in Giudea, è una branca del giudaismo. E questa branca era l’essenismo, che si è successivamente innestato su altre religioni del mondo dei gentili fino a diventare un sistema di credenze autonome: il cristianesimo. L’altra tendenza del giudaismo, il fariseismo, che dà importanza alla Torah ed anche al Torah orale, è stata intaccata in minore misura dal mondo pagano, ed è diventata il giudaismo come oggi noi lo conosciamo, con l’eccezione degli ebrei fondamentalisti, che l'Abècassis situa sulla linea dell’essenismo piuttosto che in quella del fariseismo. I manoscritti parlano di Gesù, ma non è proprio stato quello che si crede che sia.

Tutti sanno che vi sono somiglianze inquietanti fra gli esseni e le prime comunità cristiane, e che queste non possono essere frutto del caso. Entrambi mettevano i loro beni in comune, e li conservavano in una specie di cassa generale, che costituiva un tesoro. Un tesoriere ufficiale ridistribuiva il necessario per le spese collettive. Ora, quando Gesù dice a un uomo ricco di donare ai "poveri" tutto ciò che possiede, è chiaro che con questo nome vuole designare i suoi fratelli, gli esseni: questo termine "poveri" era precisamente uno degli appellativi che erano utilizzati dagli esseni per qualificare i membri della propria setta. Le persone agiate che si univano a loro dovevano abbandonare le loro ricchezze e contribuire al fondo comune. Ora, quando Gesù invita l’uomo ricco, gli dice precisamente: "Vieni, unisciti a noi", è per incoraggiarlo a raggiungere la comunità essena alla quale apparteneva lui stesso.

La somiglianza fra le regole degli esseni e quelle dei primi cristiani non si ferma qui (continua la Abècassis nel suo libro, in base a teorie di storici contemporanei). La frode finanziaria nei confronti della comunità era punita severamente sia presso gli uni che gli altri. Nel Manuale di Disciplina (dei Rotoli di Qumran) degli esseni, chi ha derubato la setta deve pagare una certa somma o essere punito per sessanta giorni. Nel Libro degli atti degli apostoli, Pietro, che ha scoperto la frode di Anania, gli dice che ha peccato contro Dio; e Anania, atterrito, muore.Ma soprattutto gli esseni e i primi cristiani vivevano allo stesso modo. Gli esseni evitavano le città e preferivano stabilirsi nei villaggi. Il loro insegnamento riposava su principi ai quali si ispirano i Vangeli. Inoltre le due comunità avevano la stessa visione del mondo: entrambe annunciavano un cataclisma alla fine dei tempi, e credevano nel regno di Dio inaugurato dal Messia. Entrambe si consideravano come il popolo eletto da Dio, superiori ai figli della menzogna, che erano gli altri ebrei. Credevano di essere i "figli della luce" impegnati nella lotta contro i "figli delle tenebre" (come risulta dai Rotoli di Qumran). Gli esseni come i cristiani si ponevano al centro di un conflitto cosmico.

Per adempiere a questo destino, concepirono un medesimo sistema messianico, una identica organizzazione delle loro comunità come movimento religioso, uno stesso universo concettuale. Per convincersene basta confrontare il Manuale di disciplina dei Rotoli di Qumran e il Nuovo Testamento. Tutti gli elementi concordano, poiché si tratta della stessa setta. Gli esseni e i cristiani con Gesù formano la medesima comunità. Questo significa che, fino a quando fu fondata la Chiesa, il cristianesimo costituì una parte organica del giudaismo. Se i rotoli ci obbligano a riconoscere che Gesù e i primi cristiani sono usciti da una setta ebraica con una organizzazione e sacramenti identici a quelli del cristianesimo primitivo, allora secoli di fede sono in errore, secoli di ignoranza e di intolleranza verso gli ebrei saranno condannati senza appello. Sarà allora necessario tirare le somme di questi fatti storici e ammettere che il cristianesimo non è affatto nato da un evento soprannaturale (il Messia), ma costituisce il risultato di una evoluzione sociale e religiosa.

Ora si comprende il mistero del Vangelo di Giovanni, e la sua singolare differenza nei confronti degli altri Vangeli. In Giovanni, Gesù è una specie di rabbino. La sua vita pubblica è più lunga: tre anni al posto di qualche mese o un anno.

Tutta la sua esistenza si svolge in Giudea e non in Galilea. E’ il Messia fin dall’inizio.Il Vangelo secondo Giovanni cita alla lettera frasi dei manoscritti di Qumran, è stato scritto quindi molto presto, in Palestina, là dove il pensiero cristiano e quello ellenistico si sono incontrati: vale a dire a Qumran (il "quartier generale degli esseni"). Il Vangelo di Giovanni è stato scritto da un membro della setta essena (probabilmente lo stesso Giovanni). Il personaggio di Gesù descritto da Giovanni è prossimo al Maestro di Giustizia esseno, quel sacerdote esaltato, quel profeta che ha sofferto il martirio e deve riapparire come Messia.

L’autore del Vangelo secondo Giovanni ha dunque composto la narrazione della vita di Gesù, in accordo con la dottrina del Maestro di Giustizia descritto nei Rotoli di Qumran: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene dal Padre tranne me, vi porto la pace, cita Giovanni (come i Rotoli). Il Vangelo secondo Giovanni è un trattato teologico sotto forma di una biografia di Gesù, che contiene le dottrine predicate dal Maestro di Giustizia nei Rotoli di Qumran. Egli predicava il battesimo, rito essenziale degli esseni; veniva dal deserto, come gli esseni, e come loro annunciava l’avvento del regno dei Cieli; può darsi che in questo momento della sua vita, Gesù, si sia battezzato come gli esseni.

Ugualmente i discepoli di Gesù erano esseni; altrimenti come spiegare che lascino subito le loro occupazioni quando Gesù li chiama perché si uniscano a lui? Gesù comanda ai suoi compagni di andare a predicare, a due a due, e di non prendere né pane né denaro. Come sarebbero sopravvissuti? Dove avrebbero dormito? In Galilea la gente era tutt’altro che ospitale nei confronti dei predicatori esseni, essi si aspettavano di essere ricevuti dalle sette essene insediate nei villaggi, descritte da Filone e da Giuseppe Flavio. Poiché la sacra regola della setta essena avrebbe garantito loro l’ospitalità. All’età di dodici anni, circa, il fanciullo è iniziato, secondo la consuetudine essena. Allora impara le scritture canoniche e gli scritti messianici esseni. Questo spiega come mai conoscesse così bene le Scritture essene, dato che è impossibile che le abbia studiate in altro modo. In quel tempo tutti avevano un maestro.

 E’ impossibile che Gesù non sia stato iniziato da nessuno, e che non sia appartenuto a qualche setta: tutto fa pensare agli esseni. Altrimenti come spiegare che Gesù abbia trascorso quaranta giorni nel deserto? Non sarebbe potuto sopravvivere senza un riparo. Il Monastero di Qumran si trovava nel deserto di Giudea; può darsi quindi che Gesù abbia vissuto nelle grotte di Qumran, come facevano gli esseni. Altrimenti in quale altro luogo Gesù avrebbe potuto recarsi alla Sinagoga? Le sinagoghe erano luoghi d'adunanza. Ora, Gesù non andava certo a quelle dei farisei che criticava con asprezza (come gli esseni), tantomeno dai sadducei. Andava alle assemblee degli esseni, in quelle che erano chiamate incontri dei "Numerosi". Altrimenti, come spiegare che Gesù sia stato chiamato "il Nazareno", in un'epoca in cui non c’erano città di nome Nazareth? Nazareth non è mai menzionata, né nell’Antico Testamento, né nel Talmud, né negli scritti di Giuseppe Flavio, comandante in capo degli ebrei all’epoca della guerra contro i romani in Galilea, che non mancava mai di annotare tutto quello che vedeva. Se Nazareth fosse stata una città della Galilea, come si spiega che Giuseppe Flavio, che combatteva in questa provincia, che descrive d’altronde in dettaglio, non ne abbia mai fatto menzione? Perché Nazareth non è il nome di una città, ma quello di una setta. E’ stato Matteo, assillato com'era dall’adempimento letterale delle profezie, a scrivere che Gesù era di Nazareth, affinché si compisse la parola del profeta secondo la quale il Messia avrebbe dovuto essere un "Nazareno". Si riferisce a Isaia XI,1, secondo cui avrebbe dovuto esserci un virgulto – netser in ebraico– di Davide, nel quale si sarebbe trovato lo spirito di Davide stesso. Ora, giustamente, si trova che gli esseni si chiamavano "Nozerei Haberith", "nazareni" (I nazorei), cioè "credenti nel Messia"…, " I custodi del nuovo patto messianico" proprio come "christianos". Inoltre tipico degli esseni era identificare il sangue e la carne del Messia con il vino e il pane consacrati al momento dei pasti fatti in comune. Gli esseni ritenevano che l’uomo chiamato Gesù, il nazareno, Gesù, l’esseno, fosse il loro Messia, il Maestro di Giustizia. Il Messia dei cristiani non sarebbe altro che il Maestro di Giustizia di cui parlano i Rotoli di Qumran degli esseni. Le due comunità credevano di essere i custodi di un "nuovo patto", ciò che ha lo stesso significato di "Nuovo Testamento". Per i primi cristiani, come gli esseni, si trattava della Legge di Mosè. E’ stato Paolo a distaccarsene, per facilitare le conversioni dei gentili.

Giacomo, cioè il Maestro di Giustizia della comunità essena, è stato il primo “papa” della Chiesa;   fino alla morte di Giacomo, la carica di “pontefice” – nelle Recognitiones Giacomo è chiamato appunto “pontefice”… - coincideva con la carica di “Maestro di Giustizia” della comunità essena;    i successori di Giacomo nella carica di Maestro di Giustizia avrebbero continuato a mantenere il proprio indiscusso primato su tutta la Chiesa;    la Chiesa delle origini nel suo complesso, per il fatto stesso di avere accolto l’insegnamento di Simon Mago che metteva l’accento sugli aspetti più marcatamente gnostici dell’insegnamento di Gesù Barabba, è stata almeno fino alla morte di Giacomo una delle prime comunità gnostiche (dico “una delle prime” perché ancora non conosciamo a fondo la storia delle origini della antica comunità mandea);   Pietro ha tentato di sbarrare la strada a Paolo di Tarso, affermando che i fedeli non avrebbero dovuto “credere a nessun maestro che non presenti la garanzia di Giacomo”.

 Lo scontro tra Simon Mago e Pietro da un lato e il successivo riavvicinamento tra Pietro e Paolo dall’altro lato probabilmente erano legati ad una lotta per la successione a Giacomo nella carica di Maestro di Giustizia, cioè di capo della primitiva comunità cristiana, che in un primo momento ha visto prevalere Simone e in un secondo momento Pietro, come abbondantemente testimoniato dalle Recognitiones, dagli Atti di Pietro e dagli Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo.

 

Commento di Pezzino Nunzio

Dunque, facendo un breve riassunto di tutto ciò che si è detto, si evince che: tra il 120 a.C. e il 68 d.C. esisteva questa civiltà detta degli Esseni, che viveva nel deserto, in un luogo di rifugio chiamato Damasco, nei dintorni di Qumran, luogo dove recentemente sono stati ritrovati tutti quei scritti appartenuti agli Esseni. Giovanni Battista molto probabilmente apparteneva a questa setta. Con una certa probabilità si potrebbe affermare che anche Gesù doveva avere strettissimi rapporti con gli Esseni. A questo punto si potrebbe mettere in dubbio la nascita cattolica di Gesù, per considerare l’evento Gesù dall’ottica essena. Certamente vengono fuori delle teorie sconvolgenti sul conto di Gesù, ma penso sia intelligente non credere per forza a tutto, ma limitarsi alla considerazione, che, esistono anche queste ipotesi, e che quindi non esiste assolutamente certezza assoluta su ciò che realmente è accaduto. Dal vangelo di Tommaso si comprende che era Giacomo, il fratello di Gesù, colui che in seguito ha guidato questa civiltà. Da questo si potrebbe intuire che il rapporto tra Gesù e gli Esseni, in effetti non doveva essere superficiale, ma molto forte, quasi un rapporto di dipendenza. Cioè gli vedevano in Gesù, forse veramente un Messia. Lo scontro tra Paolo di Tarso e Giacomo, fa comprendere che in quel tempo si è venuta a formare una vera e propria spaccatura tra due correnti di cristianesimo. Una era quella di Giacomo, e l’altra era quella che stava prendendo piede grazie a Paolo di Tarso, in piena contrapposizione con la prima. Ma se Gesù apparteneva alla prima corrente, e quindi alla chiesa di Gerusalemme, Paolo di Tarso, a quale corrente apparteneva. Paolo si è distaccato quindi anche da Gesù? E tutte le avventure di Paolo raccontate dagli atti degli apostoli? E Simon Pietro che forse non è mai stato a Roma, ma appartenendo alla corrente di Giacomo, era forse andato a predicare in Oriente? Che fine hanno fatto tutte quelle certezze? Purtroppo tutte queste incertezze non fanno assolutamente bene a chi nella vita si impegna nel proprio cammino spirituale. Qualcuno potrebbe dire che è importante avere fede e che a tutte queste cose non bisogna pensare, perché il fine di tutte queste discussioni sarà l’allalontamento dalla propria fede. Ma a questo punto mi chiedo una cosa. Mettiamo che per ipotesi in tutto ciò ci sia qualcosa di vero; che in effetti esisteva questa corrente alternativa di Giacomo, successore di Gesù, e che Paolo invece ha portao avanti un’altra forma di cristianesimo, un cristianesimo a cui oggi noi tutti siamo abituati, un cristianesimo nato dalla menzogna e dal tradimento, un cristianesimo manipolato e strumentalizzato dalla chiesa, un pasticcio teologico che ha causato un orrore dopo l’altro, dalle persecuzioni violente alle crociate sanguinose, dai testi manipolati  e da altri invece misteriosamente scomparsi. Dalla repressione di movimenti cristiani alternativi come gli gnostici e i catari, a quanto di più meschino e inimmaginabile si potrebbe fare.

Gesù nel suo vangelo dice che dai frutti si riconosce il buon seminatore. Se i frutti del cristianesimo a cui noi siamo abituati sono tutte queste cose appene menzionate, non saprei neppure descrivere la natura del seminatore. Secondo me non esistono parole così cattive e tristi per descrivere il seminatore che ha causato tutto questo spargimento di sangue e di sofferenza. Ma potrei anche sbagliarmi!!! Purtroppo siamo tutti uomini, e per tale ragione ci è permesso sbagliare. Diciamo che le intenzioni del cristianesimo erano buone, solo che i mezzi e i modi utilizzati erano un tantino esagerati.

Io non so voi, ma davanti a tutte queste ipotesi così sconvolgenti non posso stare lì a guardare senza pensare a niente. Io credo fermamente in Gesù, lo amo tantissimo, e fino a qualche tempo fa, mi piaceva anche andare a messa, ma stranamente avvertivo qualcosa che non andava, cioè, sento dentro di me, come se il messaggio di Gesù, in realtà doveva essere diverso rispetto a quello che normalmente viene trasmesso dai sacerdoti. Sono convinto che Gesù abbia insegnato delle cose straordinarie, delle cose più profonde, nozioni spirituali che ci legano più forte a Dio, forse in alcuni testi apocrifi c’è qualcosa di vero allora. Forse che qualche testo apocrifo meriterebbe di essere riconsiderato, tipo il vangelo di Tommaso. Non saprei proprio cosa dire a riguardo.

La chiesa deve agire per dare una scossa nel mondo, perché le cose non stanno andando affatto bene. Di fronte a tutta questa confusione, di fronte a tutte queste incertezze, la chiesa rischia di cadere veramente a pezzi, se vengono fuori altre ipotesi sconcertanti, anche non veritiere, la gente comune non possiede più quella fede cieca e salda che gli permette di non dare conto alle varie dicerie, la gente purtroppo tenderà sempre più  a credere ad ogni cosa che si oppone alla chiesa.

New Age, un fenomeno che è la conseguenza del venir meno delle certezze cristiane, un tentativo di fare di testa propria, un rischio elevato che potrebbe condurre alla completa perdizione dell’individuo. Dobbiamo muoverci per ritrovare il giusto sentiero. Se la chiesa tiene nascosta la chiave della verità, allora deve tirarla fuori prima che sia troppo tardi. Non basta chiedere perdono per tutte le ingiustizie del passato, se è vero che l’origine del cristianesimo ufficiale sia pieno di misteri, di inganni o altro ancora, è giusto che la verità deve venire fuori. Se quelle cose su Gesù e gli Esseni sono vere, bisogna rivedere tutto da capo. Se si continua invece ad ingannare la gente, allora le cose andranno sempre peggio, e come se si costruisce sulla sabbia, viene la tempesta e la pioggia e spazza via tutto.

Io credo in Gesù ed è mio diritto conoscere la verità, se ancora è possibile!!!

 

Pezzino Nunzio

 

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