STORIA   DEL   TALMUD

 

“E’ più grande lo studio della Torah che la ricostruzione del Tempio!” (Mgh. 16,b)”

                                              

         Il termine talmud significa letteralmente “studio”  dalla radice ebraica lmd, studiare: esso è l’abbreviazione del termine, o meglio dell’espressione  Talmud-Torah (studio della legge).

         Quando si parla di Talmud, sarebbe più giusto parlare di più di un Talmud.

Essi infatti sono due: uno elaborato in Palestina e l’altro in Babilonia, ma  solo il secondo è riuscito ad avere un valore ufficiale nel giudaismo ortodosso.

         Il Talmud rappresenta il documentario delle discussioni tenute nelle Accademie giudaiche di Palestina e Babilonia con il fine principale di ritrovare l’essenza delle fondamenta bibliche delle leggi  contenute nel codice della  mishnah, termine che deriva  dalla radice ebraica shanah che significa “commentare oralmente”.

         Per mishnah si intende il “corpus juris ebraico che venne redatto per la prima volta in Palestina, ma presto divenne oggetto di studio e discussione anche presso la scuola di Babilonia.

         Il codice della mishnah servì a regolare la vita religiosa e giuridica del giudaismo, quale specchio  fedele delle forme di vita  e delle condizioni in cui si svolgeva l’esistenza del popolo ebraico nell’età in cui essa venne a formarsi.

         Le raccolte mishniche cominciarono ad essere ordinate sistematicamente materia per materia, prima della metà del secondo secolo d.C., ma forse già nel primo secolo, la prima , prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme del 70 d.C.

         Anteriormente alla mishanah di rabbi ‘Aqiba ben Yosef ( morto nel 135 d.C.), si accenna alla presenza di una mishnah  da attribuire alla scuola di Hillel ha Zequen (detto anche Hillel il Vecchio), vissuto al principio del I secolo d.c.; ma per molti studiosi questo Maestro non fu l’attuatore di un vero e proprio programma della Legge giudaica.

 

Il complesso delle esegesi della mishnah fu raccolto in due compilazioni dette del Talmud Palestinese e  del Talmud Babilonese.

         Ambedue i  Talmud sono formati dal testo della mshnah e dall’esegesi dei dottori  haemori (espostori, dicitori che viene indicato con il nome Gemarà.

         Tale esegesi mira a risolvere le contraddizioni interne dei testi  mishnici, e a mettere in luce nei punti poco chiari o controversi non solo sulla base della interpretazione giuridica o della normativa, ma a chiarire anche il contenuto miletico-edificante della haggadah  (dal verbo ebraico higgid, esporre, insegnare, narrare, raccontare la Legge incarnata); quindi a sviluppare un’ampia casistica etico-giuridica e ritualistica.

         Il termine Gemarà  è un vocabolo aramaico  il cui significato è “completamento poiché lo si collega alla radice  g-m-r che in ebraico significa completare, decidere, mentre in aramaico presenta l’eccezione di imparare, insegnare.

         La Gemarà è dunque la discussione talmudica come completamento del testo della mishnah.

         Bisogna anche ricordare  che la Gemarà non si riferisce  a tutti i 6 ordini delle mishnàh: (Mishaiot; ordini che sono:  I:  Zeraim (semenze),  II Moèd (festività), III Nashin (donne),  IV Neziqin (danni); V Qodashìm (cose sacre) VI:

Toharot (cose pure).

         Ambedue le redazioni talmudiche sono sempre seguite dalla discussione verbale, ma nella redazioni babilonesi  questa è presente solo in un capitolo chiamato “Il trattato delle Berakhot, il quale ytatta dei doveri concernenti l’agricoltura e le offerte dei prodotti agricoli della terra Santa, leggi che non avevano valore fuori della Palestina.

         Tutti i trattati del II ordine, cioè Moèd (festività) sono sono seguiti dalla discussione  nel Talmud Palestinese, mentre nel Talmud Babilonese manca il trattato  dei sicli  che tratta dell’offerta di ½ Siclo al Tempio.

         Inoltre, nel Talmud Palestinese manca il V ordine: Quadashim (cose sacre)

e il VI Toharot (cose pure).

Il contenuto dei due Talmud, non è solo giuridico o  normativo, , cioè HALACHICO, ma anche narrativo, cioè HAGGATICO. I testi presentano infatti abbondante materia storico-aneddodica  e geografica dei più grandi interessi ed è dalle sue pagine che possiamo ricostruire la vita di ogni giorno degli ebrei dei primi secoli dell’era cristiana: le loro pratiche di pietà, i loro riti pubblici, le loro organizzazioni scientifiche come l’astronomia, l’astrologia, la medicina e gli studi linguistici.

         Di grande importanza sono le  notizie teologiche  che ci fanno conoscere il concetto  che gli ebrei di allora avevano di Dio, sulla Sua Santità, Provvidenza e Giustizia.

         Si parla inoltre  intorno agli angeli, ai demoni e della vita futura, inoltre non è tralasciato lo studio dell’escatologia o del messianesimo.

         Dai scritti sacri talmudici, si comprende anche quali obblighi morali vincolassero gli israeliti di quel tempo.  Comunque, per giudicare  l’importanza del Talmud , basta ricordare che esso ancor oggi è la base della guida religiosa del vero  “ebreo osservante”.,

         Il cristiano, se conoscesse bene il Sacro Testo del Talmud,  si accorgerà che Gesù ha parlato non solo in lingua della sua terra, ma ha adoperato le espressioni e i modi di dire presenti già sulla bocca dei rabbini e di elevata importanza spirituale.

         E’ noto che ai tempi di Gesù le tendenze religiose erano veramente molte.

Troviamo infatti accanto ai farisei, anzi in opposizione ad essi, i Sadducei, carattere di aristocratico, che non osavano mescolarsi con il popolo.

         A loro volta i Farisei si dividevano in altre sottosette e precisamente:

 

- 1 Fariseo SHISHME , quello che sfruttava la sua pretesa religiosa a proprio vantaggio:

 

- 2 Fariseo NIAP’: che camminava per la strada a piccoli passi inciampando così nelle pietre che incontrava.;

 

- 3 Fariseo QUIZZAI che faceva finta di chiudere gli occhi per non guardare le donne che passavano e batteva la testa contro i muri facendosi perfino uscire il sangue.

 

4 Fariseo  MEDOKHJA’ : camminava  a capochino con aria contrida stringendosi gli abiti addosso per non avere  contatto con gli altri per paura di contrarre impurità

 

5 Fariseo che andava continuamente dicendo: “ditemi che cos’altro debbo fare ed io lo farò” Come se non fosse soddisfatto delle proprie azioni;

 

6 Fariseo che adempiva tutti i doveri per amore di Dio come Giacobe;

 

7 Fariseo che si comportava bene per amore di Dio (molto onestamente – come Abrhamo).

 

         A questi seguivano gli Zeloti, la cui fede si trovava sulla punta della spada (secondo alcuni studiosi, fra questi c’era anche Paolo di Tarso).

         Al tempo della nascita  del Cristo, il giudaismo era tutto un fermento di tendenze religiose diverse che si aprivano facilmente all’attesa messianica.

         Come sopra riportato, la lettura giudaica del periodo post-biblico si divideva in due grandi rami: quello HAGGADICO  (dall’aramaico  aggadal = Narrazione) e quello Halachico: dall’aramaico HALAKAH = Norma, Legge.

         Questa divisione però esclude  la letteratura apocalittica (Giubilei, Enoch ecc. che al momento della caduta del Tempio nel 70 d.C. ha avuto il compito di consolare Israele, respingendolo verso un tempo escatologico di ricostruzione e di redenzione.

         Comunque, mentre l’apocalittica si esaurisce presto,  non così accade per la mistica, la cui presenza è ancor viva  oggi in seno ad Israele.

         Secondo Giuseppe Flavio, storico giudeo, figlio di  Mattia, la morte di Giacomo, fratello del Signore (in quanto figlio di Giuseppe) , fu voluta poiché il Gran Sacerdote ascoltò i Sadducei invece che  i Farisei dei quali parla molto male Matteo nel cap. 23, vv.  13 al 36.

         Infatti i Farisei si astenevano per quanto possibile dalle condanne a morte, che si verificavano  ogni 7 anni

 

Alessandro  D’Angelo