STORIA DI GIUSEPPE IL FALEGNAME |
STORIA
DI GIUSEPPE FALEGNAME: RECENSIONE
ARABO-LATINA, CODICE H Nel
nome di Dio uno nella sua essenza e trino nelle sue persone. Storia
della morte del nostro padre, il santo vecchio Giuseppe falegname *. Le
sue benedizioni e le sue preghiere custodiscano noi tutti, fratelli. Amen. Tutta
la sua vita fu di centoundici anni, e il suo trapasso da questo mondo ebbe
luogo il giorno ventisei del mese di abib, corrispondente al mese di ab
(agosto). La sua preghiera ci custodisca. Amen. Fu lo stesso nostro
Signore Gesù Cristo che riferì questa storia ai suoi santi discepoli sul
monte degli Ulivi, il suo travaglio e la fine dei suoi giorni. I santi
apostoli conservarono queste parole, le misero per scritto e le lasciarono
nella biblioteca di Gerusalemme. La loro preghiera ci custodisca. Amen. [1,
1] Dal matrimonio agli anni centoundici. Avvenne un giorno che mentre il
Dio salvatore e maestro, il salvatore nostro Gesù Cristo, sedeva assieme
ai suoi discepoli radunati tutti sul monte degli Ulivi, dicesse loro:
"Fratelli, amici miei, figli del Padre che vi ha scelto fra tutti gli
uomini. Sapete che spesso vi ho riferito come é necessario ch'io sia
crocefisso e muoia per la salvezza di Adamo e della sua posterità, e che
poi risorga da morte. Vi affiderò la dottrina del santo vangelo (che a
voi già prima avevo) annunziato,
affinché lo predichiate in tutto il mondo. Vi rivestirò di forza
dall'alto (Lc 24, 49), e vi riempirò di Spirito santo. [2]
Annunzierete a tutti i popoli la penitenza e la remissione dei peccati. Se
un uomo, infatti, trova un unico bicchiere d'acqua per il secolo futuro,
esso é molto più prezioso e più grande di tutte le ricchezze di questo
mondo. E lo spazio occupato da un solo piede nella casa di mio Padre (Gv
14, 2), é più grande e più eccelso di tutte le ricchezze della terra.
Una sola ora nella lieta dimora delle persone pie, é più felice e più
preziosa di mille anni tra i peccatori: e infatti non cesserà il loro
pianto e la loro lamentazione, non finiranno le loro lacrime, né essi
avranno mai, in alcun tempo, sollievo e quiete. Ed ora, mie membra
onorabili, andate a predicare a tutte le genti, annunziate e dite loro:
certo, il Salvatore indaga la sua eredità, ed é amministratore di
giustizia. [3]
Essi, gli angeli, annienteranno i nemici e combatteranno per essi nel
giorno della lotta. Egli, Dio, esaminerà ogni parola oziosa e ingiusta
detta dagli uomini che dovranno renderne conto. Come, infatti, nessuno é
esente da morte, così nel giorno del giudizio saranno rese manifeste le
opere di ognuno, tanto le buone quanto le cattive. [4]
Annunziate anche le parole ch'io dissi oggi: colui che é forte non si
vanti della sua forza e il ricco non si vanti della sua ricchezza, colui
che vuole vantarsi si vanti nel Signore (1 Cor 1, 31). [2,
1] Vi fu un uomo di nome Giuseppe, nato da una stirpe di Betlemme, città
di Giuda, e dalla stirpe del re David. Ben formato negli insegnamenti e
nelle dottrine, fu fatto sacerdote nel tempio del Signore. Eccelleva
inoltre nel mestiere di falegname e, come é d'uso per tutti gli uomini,
prese moglie. Generò anche figli e figlie: quattro figli e due figlie.
Questi sono i loro nomi: Giuda, Giusto, Giacomo, Simeone; le due figlie si
chiamavano Assia e Lidia. [2]
Un giorno, la moglie del giusto Giuseppe (Mt 1, 19), dopo essere sempre
stata preoccupata della gloria divina in tutte le sue azioni, morì. Ma
quest'uomo giusto, Giuseppe, mio padre secondo la carne e sposo di Maria,
mia madre, se ne andò con i suoi figli ad esercitare la sua professione,
cioé il mestiere di falegname. [3,
1] Quando Giuseppe, il giusto, restò vedovo, la mia santa, benedetta e
pura madre, Maria, aveva già compiuto dodici anni. I suoi genitori
l'avevano portata nel tempio all'età di tre anni, e restò nel tempio per
nove anni. Quando i sacerdoti videro che la vergine santa e timorata del
Signore diventava adulta, si accordarono, dicendo: "Cerchiamo un uomo
giusto e pio al quale affidare Maria fino al tempo delle nozze. Affinché,
seguitando a restare nel tempio, non le accada quanto suole capitare alle
donne e, a causa di ciò, noi pecchiamo suscitando in tal modo l'ira di
Dio". [4,
1] Inviarono quindi, subito dopo, dei messi per convocare dodici vecchi
della tribù di Giuda. Scrissero i nomi delle dodici tribù d'Israele. La
sorte cadde sul pio vecchio Giuseppe, il giusto. [2]
I sacerdoti dissero allora alla mia benedetta madre: "Va' con
Giuseppe e resta con lui fino al tempo delle nozze". Quindi il giusto
Giuseppe prese mia madre e la condusse a casa sua. Qui Maria trovò
Giacomo, il Minore, che nella casa di suo padre aveva l'animo spezzato ed
era triste per la mancanza della madre, e lo allevò: di qui l'appellativo
di madre di Giacomo (Mt 27, 56). Lasciatala a casa, Giuseppe se ne andò
all'officina dove esercitava il mestiere di falegname. [3]
Su Maria. Passati due anni da quando la santa vergine era entrata in casa
sua, e compreso il periodo trascorso prima, giunse al suo quattordicesimo
anno di età. [5,
1] Io l'ho amata in un modo alquanto singolare con un movimento di volontà,
con il beneplacito di mio Padre e il consiglio dello Spirito santo, e mi
incarnai in lei, con un mistero che supera la capacità della ragione
creata. [2]
Ma, passati tre mesi dalla concezione, l'uomo giusto, Giuseppe, fece
ritorno dal luogo in cui esercitava il suo mestiere, e visto che la mia
madre vergine era incinta, fu sconvolto e pensò di mandarla via di
nascosto (Mt 1, 19). Dal timore, dalla tristezza e dall'angustia del
cuore, in quel giorno non gli riuscì neppure di mangiare e bere. [6,
1] Verso il mezzogiorno gli apparve, in sogno, il principe degli angeli,
san Gabriele; munito di un ordine di mio Padre, gli disse: "Giuseppe,
figlio di David, non temere di prendere Maria in tua sposa. Ha concepito
infatti da Spirito santo e partorirà un figlio che sarà chiamato Gesù
(Mt 1, 20). [2]
Questi é colui che governerà, con scettro di ferro, tutte le genti"
(Ap 12, 5). Ciò detto, l'angelo se ne andò. Giuseppe si levò dal sonno,
e fece come gli aveva detto l'angelo del Signore (Mt 1, 24). E Maria restò
presso di lui. [7,
1] Passato alcun tempo, uscì un ordine di Augusto Cesare e re affinché
fosse recensito tutto l'orbe abitato, ognuno nella sua città (Lc 2, 1).
Partì dunque il vecchio giusto Giuseppe, prese con sé Maria vergine, e
andarono a Betlemme, poiché era prossimo il suo parto. Giuseppe scrisse
il suo nome nell'elenco: Giuseppe infatti, la cui sposa era Maria, era
figlio di David, della tribù di Giuda. [2]
E Maria, mia madre, mi partorì a Betlemme, in una grotta vicina al
sepolcro di Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, madre di Giuseppe e di
Beniamino. [8,
1] Satana però andò a riferire questo a Erode il Grande, padre di
Archelao. Questo appunto é quell'Erode che ordinò l'amputazione della
testa di Giovanni, mio amico e parente. Mi ricercò quindi con diligenza
pensando che il mio regno fosse di questo mondo. Ma della cosa fu
avvertito in sogno il vecchio e pio Giuseppe. [2]
Levatosi, prese dunque Maria, mia madre (Mt 2, 21), e me che riposavo sul
suo petto: si offrì come compagna di viaggio anche Salome. Partito da
casa, riparò in Egitto ove rimase per lo spazio di due anni completi,
fino a quando non passò l'invidia di Erode. [9,
1] Erode morì d'un genere pessimo di morte scontando la pena del sangue
dei bambini tolti di mezzo iniquamente, mentre essi non avevano peccato
alcuno. Morto il tiranno, questo empio Erode, i genitori, con Gesù,
ritornarono nella terra d'Israele e abitarono in una città della Galilea
detta Nazaret (Mt 2, 23). [2]
Ripreso il suo mestiere di falegname, con il lavoro delle sue mani
provvedeva il sostentamento. In conformità di quanto Mosé aveva una
volta ordinato per mezzo di una legge, egli infatti non ha mai cercato di
vivere sul lavoro degli altri. [10,
1] Passando gli anni, la sua vecchiaia avanzava sempre di più. Ma non
soffriva di alcuna infermità corporale, non vacillò la sua vista, né
perdette alcun dente la sua bocca; in tutta la sua vita, ebbe sempre la
mente lucida. [2]
Nei suoi affari ebbe sempre un vigore giovanile, come quello d'un
fanciullo, le sue membra furono sempre integre e libere da ogni dolore.
Tutta la sua vita di cento e undici anni: una vecchiaia quindi
avanzatissima. [11,
1] Gesù in famiglia. Giusto e Simeone, i due figli più vecchi di
Giuseppe, si sposarono e andarono ad abitare a casa loro Anche le due
figlie si sposarono e si ritirarono a casa loro. Nella casa di Giuseppe
restavano Giuda e Giacomo il Minore, nonché mia madre, vergine. Io poi
rimasi con loro, proprio come se fossi uno dei suoi figli. [2]
Passai senza colpa tutta la mia vita. Chiamai Maria, mia madre, e
Giuseppe, mio padre, e in tutto mi comportai sempre verso di loro secondo
il costume; né mai sono stato recalcitrante verso di loro, ma ho sempre
obbedito loro, come sogliono fare tutti gli altri uomini prodotti dalla
terra. Mai ho suscitato la loro ira, né opposto loro alcuna parola o una
risposta un po' dura. Al contrario, é con un amore immenso che li ho
seguiti, come la pupilla degli occhi. [12,
1] Tristezza di fronte alla morte. Avvenne così che si avvicinò il
giorno della morte di quel pio e giusto Giuseppe e la sua dipartita da
questo mondo, come é per tutti gli altri uomini che sono nati su questa
terra. Approssimandosi la fine del suo corpo, l'angelo del Signore gli
comunicò l'imminenza dell'ora della morte. [2]
Fu dunque invaso da paura e ingente turbamento. Alzatosi, andò a
Gerusalemme, entrò nel tempio del Signore e si sciolse in preghiere nel
santuario. Disse: [13,
1] ''O Dio, autore di ogni consolazione (2 Cor 1, 3), Dio di ogni
misericordia e Signore di tutto il genere umano, Dio della mia anima, del
mio spirito e del mio corpo. Supplichevole, io ti venero, o Signore e Dio
mio: se ormai sono terminati i miei giorni ed é giunto il momento nel
quale debbo uscire da questo mondo, inviami, te ne prego, il grande
Michele principe dei tuoi angeli santi, e resti con me affinché la mia
povera anima esca senza difficoltà, senza paura e senza impazienza da
questo corpo travagliato. [2]
Una grande paura e una veemente tristezza si impadronisce infatti dei
corpi nel giorno della loro morte, sia che si tratti di un maschio che di
una femmina, di un animale domestico o di una bestia selvatica, di un
essere che cammina sulla terra o vola nell'aria: in conclusione, grande é
la paura e immenso lo sfinimento che attanaglia le anime quando escono dai
loro corpi e ciò vale per tutte le creature che sono sotto il cielo e
hanno in se stesse uno spirito vitale (Gn 6, 17), tutte sono scosse da
paura. [3]
Or dunque, o Signore e Dio mio, sia presente con il suo aiuto alla mia
anima e al mio corpo il tuo angelo santo fino a quando si saranno
separati. N‚ sia allontanata da me la faccia dell'angelo che mi é stato
dato come custode dal giorno della mia formazione, mi sia invece compagno
di viaggio fino a quando mi condurrà fino a te: il suo volto mi sia
sereno e ilare, e mi accompagni in pace. [4]
Non permettere invece che, fino a quando io sarò giunto felicemente a te
- sulla strada che avrò da percorrere - mi si avvicinino demoni
dall'aspetto spaventoso. Non permettere che i portieri impediscano
all'anima mia l'ingresso in paradiso. Scoprendo i miei delitti, non
espormi alla vergogna davanti al tuo terribile tribunale. Non mi assalgano
i leoni. I flutti del mare di fuoco (Dn 7, 10) - che ogni anima deve
attraversare - non sommergano l'anima mia prima che sia giunta a
contemplare la gloria della tua divinità. O
Dio, giudice giustissimo (2 Tm 4, 8), tu che giudicherai i mortali con
giustizia e equità (Sal 97, 9), e darai a ognuno secondo le sue opere, o
Signore e Dio mio, stammi vicino con la tua misericordia, e illumina la
mia vita affinché io giunga a te: tu sei, infatti, la sorgente ripiena di
ogni bene e di gloria in eterno. Amen". [14,
1] Sul letto di morte. Ritornato a casa sua, a Nazaret, cadde malato e si
mise a letto. Era giunto per lui il tempo di morire, come é destino di
tutti gli uomini. Era gravemente malato come mai lo era stato dal giorno
della sua nascita. Ed é certamente così che a Cristo piacque disporre le
cose del giusto Giuseppe. [2]
Visse quarant'anni prima del matrimonio; la moglie rimase sotto la sua
tutela per quarantanove anni e dopo morì. Un anno dopo la morte di sua
moglie, dai sacerdoti fu affidata a Giuseppe mia madre, la beata Maria,
affinché la custodisse fino al tempo delle nozze. Senza compiere alcuna
cosa degna di nota, ella passò due anni in casa di lui; ma nel terzo anno
della sua permanenza in casa di Giuseppe, cioé nel suo quattordicesimo
anno di età, costituendo con me un'unica essenza, ha partorito me sulla
terra, con un mistero che nessuna creatura può indagare e comprendere, se
non io, mio Padre e lo Spirito santo. [15,
1] L'età, dunque, di mio padre, quel vecchio giusto, fu complessivamente
di centoundici anni, così avendo deliberato il Padre mio celeste. Il
giorno poi in cui l'anima abbandonò il suo corpo era il giorno ventisei
del mese di abib. L'oro iniziò a perdere il suo magnifico splendore e
l'argento a essere sciupato dall'uso: mi riferisco alla sua conoscenza e
al suo intelletto. [2]
Cibo e bevanda gli davano fastidio, aveva perso la sua perizia di
falegname e non ne aveva più cognizione alcuna. Avvenne che alla prima
luce del ventiseiesimo giorno di abib, l'anima del giusto vecchio Giuseppe
coricato sul suo letto principiò ad agitarsi. Aprì la sua bocca con
sospiri, batté le mani l'una contro l'altra, ed esclamò a voce alta così: [16,
1] "Guai al giorno in cui sono nato in questo mondo. Guai all'utero
che mi portò. Guai alle viscere che mi accolsero. Guai alle mammelle che
mi allattarono. Guai ai piedi sui quali me ne sono stato seduto
tranquillo. Guai alle mani che mi portarono e mi educarono fino a quando
divenni adolescente. [2]
Sono stato infatti concepito nell'iniquità e mia madre mi ha desiderato
nei peccati. Guai
alla mia lingua e alle mie labbra che hanno proferito e detto cose vane,
calunnie, menzogne, ignoranza, irrisioni, finzioni, astuzie e ipocrisie.
Guai ai miei occhi che guardarono scandali. Guai alle mie orecchie che si
dilettavano all'udire discorsi pieni di calunnie. [3]
Guai alle mie mani che rapirono quanto non era di loro proprietà. Guai al
mio ventre e al mio intestino che desiderarono cibi proibiti. Guai alla
mia gola che, come un fuoco, consumava tutto quanto incontrava. Guai ai
miei piedi che spesso percorsero strade non gradite a Dio. Guai al mio
corpo e guai all'anima mia triste, già contraria a Dio, suo creatore. [4]
Che farò quando giungerò al luogo nel quale dovrò stare davanti al
giudice giustissimo, ed egli mi rimprovererà a causa delle azioni da me
accumulate nella mia gioventù? Guai a ogni uomo che muore nei suoi
peccati. Ecco che grava su di me quella stessa ora terribile sperimentata
da mio padre Giacobbe, allorché la sua anima se ne volò via dal corpo. [5]
Oh, quanto sono miserabile oggi e quanto sono degno di commiserazione! Ma,
Dio solo é il padrone dell'anima e del corpo, ed egli si comporta con
essi come meglio gli piace". [17,
1] Tali furono le parole pronunciate da Giuseppe, quel vecchio giusto.
Entrando da lui, io vidi la sua anima terribilmente agitata: si trovava,
infatti, in grande angustia. Gli dissi: "Salve, padre mio Giuseppe,
uomo giusto, come stai?". Egli mi rispose: "Mille volte salve,
figlio mio diletto. [2]
Ormai il dolore e la paura della morte mi hanno assalito, ma appena sentì
la tua voce, l'anima mia si é sollevata. O Gesù nazareno, Gesù mio
consolatore, Gesù liberatore della mia anima. Gesù mio protettore. Gesù,
nome soavissimo sulla mia bocca e su quella di tutti coloro che lo amano.
Occhio che vedi e orecchio che ascolti, esaudiscimi. [3]
Io, tuo servo, oggi ti venero umilissimamente e verso le mie lacrime
davanti a te. Tu sei veramente il mio Dio, tu sei il mio Signore. Come
spessissimo mi ha riferito l'angelo, specie il giorno in cui il mio animo
oscillava tra pensieri cattivi verso la pura e benedetta Maria in stato di
gravidanza, ch'io pensavo di dimettere segretamente (Mt 1, 19). [4] Mentre
io riflettevo su questo evento, mi diede pace l'apparizione di un angelo
del Signore con l'annunzio di un meraviglioso mistero, dicendo: Giuseppe,
figlio di David, non temere di prendere Maria in tua sposa, non
rattristarti, non proferire parole indecorose a proposito del suo
concepimento: é infatti incinta dallo Spirito santo e partorirà un
figlio il cui nome sarà Gesù. [5]
Non volermene, o Signore, a causa di tutto ciò: io ignoravo il mistero
della tua nascita. Mi sovvengo pure, mio Signore, del giorno in cui, a
causa di un morso di serpente, quel fanciullo stava per morire. I vicini
ti volevano consegnare a Erode, affermando che eri stato tu a ucciderlo;
ma tu lo hai restituito loro risuscitandolo dai morti: avvicinatomi, presi
la tua mano dicendo: figlio mio, sta in guardia. Tu però mi rispondesti:
non sei tu forse mio padre secondo la carne? Ti insegnerò chi sono io. [6]
Ed ora, Signore e Dio mio, non ti adirare e non condannarmi a causa di
quell'ora. Io sono tuo servo e figlio della tua serva. Tu invece sei il
mio Signore, Dio mio e salvatore, e certissimamente figlio di Dio". [18,
1] Dopo aver detto ciò, il mio padre Giuseppe non pot‚ più piangere.
Mi accorsi che la morte già lo sovrastava. Mia madre, vergine illibata,
s'alzò allora e avvicinatasi a me disse: "Mio diletto figlio, a
momenti muore questo pio vecchio Giuseppe". Io risposi: "Madre
mia amatissima, su tutte le creature che nascono in questo mondo grava la
stessa necessità di morire. La morte, infatti, ha diritto su tutto il
genere umano. Anche per te, o vergine madre mia, come per gli altri
mortali, c'é da aspettarsi la stessa uscita dalla vita. [2]
Tuttavia la tua morte, come anche la morte di questo giusto, non é morte,
ma perenne vita in eterno. Anzi, anche per me vi é la necessità di
morire per quanto concerne il corpo preso da te. Ora, alzati, o mia
venerabile madre, va' e entra dal vecchio benedetto Giuseppe, e vedi che
cosa avviene del suo corpo mentre l'anima sale in cielo". [19,
1] Maria e Gesù al capezzale di Giuseppe. Maria dunque, la mia madre
pura, entrò nel locale ove si trovava Giuseppe. Io mi posi a sedere ai
suoi piedi, e lo guardavo. I segni della morte erano già apparsi sul suo
volto. Ma quel vecchio benedetto, alzata la testa, fissava gli occhi sul
mio volto; ma attanagliato dal dolore della morte, non aveva più forza di
parlarmi, e emetteva molti sospiri. [2] Io tenni le sue mani per tutto lo
spazio di un'ora: ed egli voltando la faccia verso di me, mi indicava di
non abbandonarlo. Gli posi poi la mano sul petto e compresi che la sua
anima era già vicina alla preparazione della partenza dal suo abitacolo. [20,
1] Visto ch'io toccavo il suo corpo, anche mia madre vergine gli toccò i
piedi. Sentendoli smorti e privi di calore, mi disse: "Mio amato
figlio, ormai i suoi piedi iniziano a raffreddarsi e imitano il biancore
della neve". Chiamati dunque i suoi figli e figlie, disse loro:
"Venite tutti e appressatevi al vostro padre. Certamente egli é
giunto ormai agli estremi". [2]
La figlia Assia disse: "Guai a me, fratelli miei, egli é morto della
stessa malattia della mia amata madre". Gridava e lacrimava
accompagnata dal pianto degli altri figli di Giuseppe. Io, poi, e Maria,
mia madre, piangemmo con essi. [21,
1] Rivolti gli occhi a meridione, vidi venire la morte con tutta la
gehenna, stretta dal suo esercito e dai suoi satelliti: i loro abiti, il
loro volto e le loro sacche sprizzavano fuoco. Mio padre Giuseppe, visto
che tutto questo era diretto a lui, si sciolse in lacrime e allo stesso
tempo emise un gemito straordinario. All'udire questa veemenza di sospiri,
scacciai la morte e tutto l'esercito dei suoi accompagnatori. Invocai poi
il mio buon Padre, dicendo: [22,
1] ''O Padre di ogni clemenza, occhio che vedi e orecchio che ascolti,
esaudisci la supplica e le mie preghiere per il vecchio Giuseppe, e manda
Michele, principe dei tuoi angeli, e Gabriele, annunziatore di luce, e
tutto lo splendore dei tuoi angeli: tutta la loro schiera scorti l'anima
del mio padre Giuseppe fino a quando sia giunta a te. [2]
Questa é l'ora in cui mio padre ha bisogno di misericordia". Vi
assicuro che tutti i santi, anzi tutti gli uomini che nascono al mondo,
siano essi giusti o perversi, devono necessariamente gustare la morte. [23,
1] Giunsero allora Michele e Gabriele presso l'anima di mio padre
Giuseppe, la presero e avvolsero in uno splendente involucro. Affidò così
lo spirito nelle mani del mio Padre buono, ed egli gli diede la pace.
Nessuno dei figli s'era ancora accorto ch'egli si era addormentato. [2] Ma
gli angeli custodirono la sua anima dai demoni delle tenebre che erano
sulla via, e lodarono Dio fino a quando l'accompagnarono alla dimora dei
giusti. [24,
1] Il suo corpo restò prostrato ed esangue. Tolta perciò la mano dai
suoi occhi, li ho composti e ho chiuso la sua bocca; dissi poi alla
vergine Maria: "O madre mia, dov'é il suo mestiere, quello che egli
ha esercitato per tutto il tempo vissuto in questo mondo? Esso é
scomparso, ed é come se non fosse mai esistito". I suoi figli, udite
queste parole dette da me a mia madre vergine pura, capirono ch'egli era
spirato e, lacrimando, iniziarono a gridare. [2] Io dissi loro: "Sì,
la morte del vostro padre non é morte, ma vita sempiterna. E' stato,
infatti, liberato dalle tribolazioni di questo mondo, e passò alla pace
perpetua che dura in eterno". Udito ciò, si strapparono le vesti
piangendo. [25,
1] Gli abitanti di Nazaret e quelli della Galilea, venuti a conoscenza del
loro pianto, andarono da essi e piansero dall'ora terza fino all'ora nona.
All'ora nona andarono tutti insieme alla camera di Giuseppe. Di unguenti
sceltissimi riempirono il suo corpo e lo portarono via. [2] Io pregavo mio
Padre con la preghiera dei celesti: é quella stessa ch'io scrissi prima
di venire portato dall'utero della mia madre vergine; appena l'ebbi
terminata e pronunziai l'amen, giunse un'ingente moltitudine di angeli; a
due di loro ordinai di stendere la loro bianca veste e di avvolgervi il
corpo del vecchio benedetto Giuseppe. [26,
1] Rivolta la parola a Giuseppe, dissi: "Su di te non regnerà né
l'odore della morte né la sua corruzione, dal tuo corpo non uscirà mai
un verme. Non un solo membro sarà spezzato, non un solo capello sarà
mutato sul tuo capo, nulla del tuo corpo perirà, o padre mio Giuseppe, ma
resterà integro e incorrotto fino al convito dei mille anni. [2] Ogni
mortale che nel giorno del tuo anniversario avrà cura della oblazione sarà
da me benedetto e ricompensato nell'assemblea dei vergini. Chiunque,
nel giorno della tua memoria e nel tuo nome, avrà dato cibo ai miseri, ai
poveri, alle vedove e agli orfani faticando con le sue mani, per tutti i
giorni della sua vita non sarà privo di beni. [3]
Chiunque, in tuo nome, avrà dato da bere un bicchiere d'acqua o di vino a
una vedova oppure a un orfano, io lo affiderò a te affinché tu faccia
ingresso con lui nel banchetto dei mille anni. Ogni
uomo che nel giorno della tua commemorazione avrà cura di fare oblazione,
sarà da me benedetto e avrà una rimunerazione nella chiesa dei vergini:
gli renderò il trenta, il sessanta e il cento per uno. [4]
Chiunque avrà scritto la storia della tua vita, il tuo travaglio e il tuo
transito da questo mondo, nonché il presente discorso da me pronunziato,
durante la sua vita presente io l'affiderò alla tua tutela; e quando la
sua anima si separerà dal suo corpo, quando sarà giunta per lui l'ora di
abbandonare questo mondo, io brucerò il libro dei suoi delitti e nel
giorno del giudizio non lo tormenterò con alcun supplizio: passerà il
mare di fuoco, senza alcuna molestia e senza alcun dolore lo attraverserà
(Ap 20, 12-15). [5]
Al povero, che non può fare alcuna delle cose sopra menzionate, é
necessario che qualora gli nasca un figlio gli dia il nome Giuseppe. Così
in quella famiglia non vi sarà mai in eterno miseria né morte
improvvisa". [27,
1] Si radunarono allora i patrizi della città nel luogo ove era stato
posto il corpo del benedetto vecchio Giuseppe, portando seco le lenzuola,
volendolo avvolgere come gli Ebrei sogliono comporre i cadaveri. Ma
trovarono che la sua sindone era così aderente al suo corpo che,
nonostante i tentativi di toglierla, la si trovò immobile e indissolubile
come ferro; in quella sindone non riuscirono neppure a trovare un lembo:
il che destò in essi uno stupore grande. Finalmente lo portarono al luogo
ove era una grotta e aprirono la porta per sistemare il suo corpo ove
erano i corpi dei suoi padri. [2] Mi venne allora in mente il giorno in
cui andò con me in Egitto e i grandissimi disagi sostenuti per causa mia:
perciò piansi per lungo tempo la sua morte e, chinatomi sul suo corpo,
dissi: [28,
1] Ineluttabilità della morte. O morte che rendi caduca ogni scienza e
susciti così tante lacrime e grida! Certo é mio Padre che ti ha concesso
questo potere. Gli uomini, infatti, muoiono a causa della trasgressione di
Adamo e di sua moglie Eva, e la morte non ha pietà di nessuno. Ma non
avviene nulla ad alcuno, né é arrecata alcuna cosa, senza l'ordine del
Padre mio. [2] Hanno, certo, vissuto degli uomini che prolungarono la vita
fino a novecento anni, ma poi morirono. Anzi, sebbene qualcuno di loro
abbia vissuto più a lungo, dovette pur sempre soccombere al fato e
nessuno di loro disse mai: io non gustai la morte. Il Signore, infatti,
infligge la stessa pena una sola volta, quando piace a mio Padre di
mandarla all'uomo. Nella stessa ora in cui essa si vede giungere l'ordine
dal cielo (la morte) dice: uscirò contro quel tale suscitando una grande
costernazione. [3]
Immediatamente si scatena un movimento impetuoso, la morte lo domina e
agisce con lui a suo arbitrio. Ma siccome Adamo non ha compiuto la volontà
di mio Padre, bensì ne ha trasgredito l'ordine, mio Padre si é adirato
contro di lui e l'ha destinato alla morte: é per tale motivo che la morte
é entrata nel mondo. Se invece Adamo avesse osservato l'ordine di mio
Padre, non gli sarebbe mai sopraggiunta la morte. [4]
Ritenete voi ch'io possa chiedere al mio Padre buono di mandare un carro
di fuoco a prendere il corpo di mio padre Giuseppe per trasferirlo nel
luogo della pace, affinché dimori con gli esseri spirituali? Questa
calamità é giunta a causa della prevaricazione di Adamo e con essa la
violenza della morte in tutto il genere umano. Questa la causa per cui é
necessario ch'io muoia secondo la carne, nell'adempimento del mio compito
per gli uomini che io creai, affinché ottengano la misericordia. [29,
1] Così parlando, abbracciavo il corpo di mio padre Giuseppe e piangevo
su di lui: gli altri aprirono allora la porta del sepolcro e disposero in
esso il suo corpo vicino a quello di suo padre Giacobbe. Quando
si addormentò aveva compiuto centoundici anni. Non gli aveva mai fatto
male un dente, mai fu indebolita la forza dei suoi occhi, né incurvata la
sua persona, né diminuite le sue forze; esercitò il suo mestiere di
falegname fino all'ultimo giorno della sua vita. Questo giorno era il
ventisei del mese di abib". [30,
1] Noi apostoli, udito ciò dal nostro Salvatore, ci alzammo gioiosi, ci
prostrammo davanti a lui per rendergli gli onori, e gli abbiamo detto:
"Salvatore nostro, offrici la tua grazia; abbiamo invero ascoltato un
sermone di vita. Ma desta la nostra meraviglia, Salvatore nostro, il
destino di Enoc e di Elia: il fatto cioé che essi non siano stati
soggetti alla morte. Già da ora abitano nella dimora dei giusti senza che
i loro corpi abbiano visto la corruzione. [2] Mentre quel vecchio
Giuseppe, falegname, era ben tuo padre secondo la carne. Hai ordinato che
andando in tutto il mondo predichiamo il santo vangelo e ci hai detto:
"Annunziate loro anche la morte di mio padre Giuseppe, e celebrate
con solennità il giorno festivo sacro al suo anniversario. Chiunque poi
avrà detratto qualcosa da questo sermone, o avrà aggiunto qualcosa,
costui pecca". [3]
Desta ancora la nostra meraviglia che dal giorno in cui sei nato a
Betlemme Giuseppe ti abbia chiamato suo figlio secondo la carne (Rm 1, 3).
Perché dunque tu non l'hai reso immortale come loro? Eppure tu dici
ch'egli é stato giusto ed eletto". [31,
1] Il nostro Salvatore rispose, dicendo: "La profezia di mio Padre,
già si é avverata su di Adamo a causa della sua disobbedienza, e tutte
le cose sono disposte secondo il volere e la volontà di mio Padre. Se
l'uomo abbandona l'ordinamento di Dio e segue le opere del diavolo
commettendo il peccato, la sua età é allungata: viene conservato in vita
affinché resti la possibilità che faccia penitenza e consideri che si
sta dando nelle mani della morte. [2] Se invece uno é intento alle opere
buone, avrà egli pure un prolungamento di vita (da Dio) affinché,
crescendo la fama della sua vecchiaia, gli uomini giusti lo imitino. Ma
quando vedete un uomo dall'animo gretto incline all'ira, i giorni di
costui sono di certo accorciati: sono quelli che vengono tolti nel fiore
dell'età. Ogni profezia pronunziata da mio Padre sui figli degli uomini,
a proposito di qualsiasi cosa, deve compiersi. [3]
Per quanto riguarda Enoc ed Elia, il fatto cioé che ancor oggi siano vivi
mantenendo gli stessi corpi con i quali sono nati, mentre mio padre
Giuseppe l'ha lasciato, é certo che per quanto l'uomo viva nel mondo
molte miriadi di anni, sarà un giorno costretto a cambiare la vita con la
morte. [4] Vi assicuro, o fratelli miei, che alla fine dei tempi
necessariamente essi (Enoc e Elia) ritorneranno nel mondo e moriranno: ciò
avverrà nel giorno del cambiamento, del terrore, dell'angustia e
dell'afflizione. L'anticristo ucciderà infatti quattro corpi e verserà
il loro sangue come acqua, per la vergogna alla quale lo esporranno e per
l'ignominia con cui, scoperta la sua empietà, i vivi lo
additeranno". [32,
1] Noi esclamammo: "O Signore nostro, Dio e Salvatore nostro, chi
sono quei quattro di cui hai parlato dicendo che l'anticristo li toglierà
di mezzo per il loro biasimo?". Il Salvatore rispose: "Essi sono
Enoc, Elia, Schila e Tabita". Udite
queste parole del nostro Salvatore ce ne rallegrammo e esultammo, e
abbiamo dato ogni gloria e ringraziamento al Signore Dio e Salvatore
nostro Gesù Cristo. [2]
A lui la gloria, l'onore, la dignità, il dominio, la potenza e la lode,
assieme al Padre buono e allo Spirito vivificante, ora e in ogni tempo,
nel secolo dei secoli. Amen. STORIA
DI GIUSEPPE FALEGNAME: RECENSIONE
COPTA Questa
é la relazione del trapasso del corpo del nostro santo padre Giuseppe
falegname, padre di Cristo 1 secondo la carne, che visse centoundici anni.
Il nostro Salvatore ha raccontato agli apostoli tutta la sua biografia sul
monte degli Ulivi. Gli stessi apostoli hanno scritto queste parole e le
hanno depositate nella biblioteca di Gerusalemme. Il giorno in cui il
santo vegliardo lasciò il suo corpo, era il 26 del mese di epep 2. Nella
pace di Dio. Amen! [1,
1] Dal matrimonio agli anni centoundici. Un giorno, sul monte degli Ulivi,
il nostro buon Salvatore era seduto ed aveva attorno a sé i suoi
discepoli; parlò ad essi in questi termini: "Miei cari fratelli,
figli del mio buon Padre che vi ha scelto da tutto il mondo, spesso, come
sapete, vi ho avvertito ch'io devo essere crocifisso, ch'io devo
assolutamente gustare la morte, che risusciterò dai morti, che vi affiderò
il compito di predicare il vangelo affinché l'annunciate in tutto il
mondo, che vi investirò di una forza dall'alto (Lc 24, 49), che vi
riempirò di uno Spirito santo affinché predichiate a tutte le nazioni,
dicendo loro: [2] "Fate penitenza, poiché per l'uomo é meglio
trovare un bicchier d'acqua nel mondo che verrà, che possedere tutti i
beni del mondo intero"; ed ancora: "Lo spazio di un'impronta di
piede nella casa di mio Padre (Gv 14, 2), vale più di tutte le ricchezze
di questo mondo"; ed ancora: "Un'ora di gioia dei giusti, vale
più di cento anni dei peccatori che piangono e si lamentano senza che
alcuno asciughi le loro lacrime o s'interessi minimamente di essi". [3]
Or dunque, mie membra gloriose, quando andrete, rivolgete loro questo
insegnamento: "Il Padre mio regolerà il vostro conto con una
bilancia giusta e un peso giusto" (Pro 16, 11); ed ancora: "Sarà
esaminata anche una parola vana detta da voi. Come non v'é modo di
sfuggire alla morte, così nessuno può sfuggire alle proprie azioni buone
o cattive". [4]
Tutto quanto vi ho detto si riassume in questo: il forte non può essere
salvato dalla sua forza, né alcuno può salvarsi ad opera della sua
grande ricchezza (Ger 9, 22-23). Ascoltate ora, ch'io vi racconterò la
storia di mio padre Giuseppe, il vecchio falegname. Sia benedetto! [2,
1] C'era un uomo chiamato Giuseppe della città di Betlemme degli Ebrei,
città di David. Era ben dotato di saggezza e istruito nell'arte della
falegnameria. Quest'uomo chiamato Giuseppe sposò una donna, nell'unione
di un matrimonio santo, che gli diede figli e figlie: quattro maschi e due
femmine. Ecco i loro nomi: Giuda e Ioseto, Giacomo e Simone; i nomi delle
figlie sono: Lisia e Lidia. [2] La moglie di Giuseppe morì, come é
stabilito per tutti gli uomini, lasciando Giacomo ancora in tenera età. Giuseppe
era una persona giusta che in tutte le sue azioni dava gloria a Dio.
Andava ad esercitare il mestiere di falegname di fuori; secondo la legge
di Mosé, lui e i suoi due figli vivevano del lavoro delle loro mani.
Questa persona giusta di cui parlo é Giuseppe, mio padre secondo la carne
(Rm 1, 3), colui al quale fu unita come sposa mia madre Maria. [3,
1] Mentre mio padre viveva nella vedovanza, Maria, mia madre, buona e
benedetta sotto tutti gli aspetti, si trovava nel tempio, dedita al suo
servizio nella santità. Aveva raggiunto l'età di dodici anni dopo aver
passato tre anni in casa dei suoi genitori e nove nel tempio del Signore.
[2] I sacerdoti, vedendo che la vergine praticava l'ascetismo e proseguiva
nel timore del Signore, deliberarono tra loro dicendo: "Cerchiamo un
uomo per bene al quale fidanzarla in attesa della celebrazione del
matrimonio, affinché non le avvenga nel tempio quanto suole capitare alle
donne, e diventiamo così colpevoli di un grande peccato". [4,
1] Nello stesso tempo convocarono le tribù di Giuda e scelsero in essa
dodici nomi secondo il nome delle dodici tribù. La sorte cadde sul buon
vecchio Giuseppe, mio padre secondo la carne. Allora i sacerdoti risposero
e dissero a mia madre, la vergine benedetta: "Va' con Giuseppe,
obbedisci a lui fino a quando verrà il tempo in cui avverrà il
matrimonio". Mio padre Giuseppe prese Maria a casa sua. [2] Lei vi
trovò il piccolo Giacomo nella tristezza dell'orfano, e si prese cura di
allevarlo: per questo motivo fu chiamata Maria madre di Giacomo (Mt 27,
56). Dopo che l'ebbe presa a casa sua, si pose in cammino nell'esercizio
del suo mestiere di falegname. In casa sua, mia madre Maria passò due
anni, fino al momento opportuno. [5,
1] Nel quattordicesimo anno della sua età, di mia propria volontà, venni
ed entrai in lei: io, Gesù, vostra vita. [2] Dopo che era incinta da tre
mesi, il candido Giuseppe ritornò dal viaggio ove aveva esercitato il
mestiere di falegname, e trovò che mia madre, la vergine, era incinta. Ne
fu turbato, ebbe paura e pensò di congedarla segretamente (Mt 1, 19). Ma
a causa del suo dispiacere non mangiò né bevve. [6,
1] Ed ecco che nel cuore della notte, Gabriele, l'arcangelo della gioia,
per ordine del mio Padre buono, andò da lui con una visione e gli disse:
"Giuseppe, figlio di David, non temere di ricevere presso di te Maria
tua sposa, poiché colui che lei partorirà viene dallo Spirito santo, sarà
chiamato Gesù (Mt 1, 20-21) e farà pascolare tutti i popoli con uno
scettro di ferro (Ap 12, 5)". [2] L'angelo si allontanò, poi, da
lui. Alzatosi dal suo giaciglio, Giuseppe fece come gli aveva ordinato
l'angelo del Signore, e Maria rimase con lui. [7,
1] Venne in seguito un ordine del re Augusto per fare registrare tutta la
terra, ognuno nella sua città. Nella sua buona vecchiaia, il vecchio si
alzò e condusse la vergine Maria, mia madre, nella sua città, Betlemme.
Essendo lei prossima al parto, egli aveva iscritto il suo nome presso lo
scriba, così: Giuseppe, figlio di David, con Maria, sua sposa, e Gesù,
suo figlio, della tribù di Giuda. [2] Mia madre Maria mi mise al mondo
sulla via del ritorno da Betlemme, nella tomba di Rachele, moglie del
patriarca Giacobbe, madre di Giuseppe e di Beniamino. [8,
1] Satana consigliò a Erode il Grande, padre di Archelao, di decapitare
il mio amico e parente Giovanni; assecondandolo, cercò di uccidere anche
me pensando che il mio regno fosse di questo mondo. Giuseppe ne fu
avvertito da mio Padre per mezzo di una visione: s'alzò e mi prese (Mt 2,
19-21) con Maria, mia madre, sulle braccia della quale mi trovavo; Salome
venne dietro di noi. [2] Partimmo per l'Egitto e restammo là un anno,
fino al giorno in cui i vermi entrarono nel corpo di Erode: di essi egli
morì, a causa del sangue dei piccoli bambini innocenti da lui sparso. [9,
1] Dopo la morte dell'empio Erode, ritornammo in una città della Galilea,
che si chiama Nazaret (Mt 2, 23). Mio padre Giuseppe, il vecchio
benedetto, esercitava il mestiere di falegname e noi abbiamo vissuto del
lavoro delle sue mani; osservante della Legge di Mosé, non mangiò mai il
suo pane gratuitamente. [11,
1] I suoi due figli più giovani, Ioseto e Simeone, si sposarono e si
stabilirono nelle loro case. Anche le due sue figlie si sposarono, come é
lecito ad ogni essere umano. Giuseppe restò in casa con l'ultimo figlio,
Giacomo. Dopo che la vergine mi aveva generato, rimasi presso di loro in
completa sottomissione, come un figlio. [2] In verità, infatti, ho
compiuto tutte le azioni umane, con la sola eccezione del peccato.
Chiamavo Maria, mia madre, e Giuseppe, mio padre, e obbedivo loro
prevenendo i loro ordini; non rispondevo mai una sola parola e li amavo
molto. [12,
1] Tristezza di fronte alla morte. Poi si avvicinò la morte di mio padre
Giuseppe, come é stato imposto a tutti gli uomini. Allorché il suo corpo
fu colpito da malattia, il suo angelo lo avvertì: "Quest'anno tu
morrai". Rimase turbato, ed allora si recò a Gerusalemme nel tempio
del Signore, si prostrò davanti all'altare e pregò così: [13,
1] "Dio, padre di ogni consolazione (2 Cor 1, 3) e Dio di tutta la
carne, Dio della mia anima, del mio corpo e del mio spirito, poiché ho
terminato i giorni di vita che mi avete accordato in questo mondo, ecco
che vi prego, Signore Dio, di mandarmi l'arcangelo Michele affinché resti
presso di me fino a tanto che la mia povera anima sia uscita dal mio corpo
senza dolore e senza turbamento. [2] La morte, infatti, costituisce una
grande paura e un grande dolore per ogni uomo. Per l'uomo come per
l'animale domestico, per la bestia selvatica come per il rettile, per
l'uccello come per tutte le creature che sono sotto il cielo ed hanno
un'anima viva, la separazione dell'anima dal corpo é un dolore e
un'afflizione grande. Or dunque, mio Signore, il tuo angelo sia presso
l'anima mia e presso il mio corpo, fino a che si siano separati l'uno
dall'altra senza dolore. [3] Quando io verrò verso di te, non permettere
che, lungo il cammino, l'angelo, al quale mi hai associato dal giorno in
cui mi hai formato fino ad ora, volti verso di me un viso infuocato
dall'ira, bensì mi tratti benevolmente. Non permettere che lungo il
cammino verso di te, mi tormentino quelli dalla faccia cangiante. Non fare
arrestare la mia anima dai preposti alla porta, e non confondermi davanti
al tuo terribile tribunale. [4] Non scatenare contro di me i flutti del
fiume di fuoco, quello nel quale sono purificate tutte le anime, prima di
vedere la gloria della tua divinità: Dio che giudichi ognuno con verità
e giustizia! Or dunque, mio Signore, mi conforti la tua misericordia,
giacché sei la fonte di ogni bene. A te la gloria nell'eternità delle
eternità. Amen!". [14,
1] Sul letto di morte. Ritornò poi a Nazaret, la città ove abitava, e si
pose a letto con la malattia della quale poi doveva morire, secondo il
destino di ogni uomo. La sua malattia divenne più grave che in tutti gli
altri casi nei quali era stato malato dal giorno in cui era al mondo. Ecco
i dati sulla vita del mio diletto padre Giuseppe. Giunto all'età di
quarant'anni, prese moglie e visse quarantanove anni di matrimonio con la
moglie; poi questa morì ed egli restò solo per un anno. [2] Poi mia
madre passò due anni a casa sua, allorché gliela affidarono i sacerdoti
dandogli il seguente avvertimento: "Sorvegliala fino al momento in
cui avverrà il vostro matrimonio". All'inizio del terzo anno che lei
era a casa sua, nel quindicesimo anno della sua età, mi mise al mondo con
un mistero che in tutto l'universo nessuno comprende ad eccezione di me,
di mio Padre e dello Spirito santo, che siamo uno. [15,
1] La somma dei giorni di vita di mio padre vegliardo benedetto, fu di
centoundici anni, come aveva ordina to il mio buon Padre. Il giorno in cui
abbandonò il suo corpo fu il 26 del mese di epip. Allora l'oro raffinato,
cioé la carne di mio padre Giuseppe, iniziò la trasformazione, e
l'argento, la sua ragione cioé e il suo giudizio, si alterò. Dimenticò
di bere e di mangiare, e la valentia della sua arte iniziò a vacillare. [2]
Capitò dunque che in quel giorno, e cioé il 26 di epifi, allo spuntare
dell'aurora, mio padre Giuseppe si agitò molto sul suo letto. Sperimentò
una viva paura, mandò un gemito profondo e con grande turbamento si mise
a gridare in questi termini: [16,
1]"Guai a me, oggi! Guai al giorno in cui mia madre mi ha partorito
in questo mondo! Guai al seno nel quale ricevetti il germe della vita!
Guai alle mammelle dalle quali ho succhiato il latte! Guai ai piedi sui
quali mi sono seduto! Guai alle mani che mi hanno sostenuto fino a quando
divenni adulto, per diventare peccatore! [2] Guai alla mia lingua e alle
mie labbra che così spesso si sono implicate nell'ingiuria, nella
calunnia, nella detrazione, in parole vane dissipate, piene di inganno!
Guai ai miei occhi che hanno guardato cose scandalose! Guai alle mie
orecchie che si sono dilettate a udire discorsi frivoli! Guai alle mie
mani che hanno preso quanto non apparteneva ad esse! Guai al mio stomaco e
alle mie viscere che hanno avuto cupidigia di alimenti che non
appartenevano ad essi! [3] Se quello trova qualcosa lo divora peggio di
una fiamma di fornace ardente fino a renderlo inutile sotto ogni aspetto!
Guai ai miei piedi che hanno servito male il mio corpo portandolo in vie
non buone! Guai al mio corpo che ha ridotto deserta la mia anima e
straniera per il Dio che l'ha creata! [4]
Che fare adesso? Sono stretto da ogni parte. Veramente, guai ad ognuno che
peccherà. Veramente, lo stesso grande turbamento che vidi abbattersi su
mio padre Giacobbe, allorché abbandonò il suo corpo, si impadronisce ora
di me, infelice. Ma Gesù Dio, arbitro della mia anima e del mio corpo,
compie su di me la sua volontà". [17,
1] Allorché il mio caro padre Giuseppe parlava così, io mi alzai e andai
da lui che giaceva sul letto. Lo trovai che aveva l'anima e lo spirito
turbati. Gli dissi: "Salute, amato padre Giuseppe, dalla vecchiaia
buona e benedetta!". Egli mi rispose con grande paura della morte e
mi disse: "Mille volte salute, amato figlio! All'udire la tua voce la
mia anima si calma un poco. [2] Gesù, mio signore! Gesù, mio vero re!
Gesù, mio buono e misericordioso salvatore! Gesù liberatore! Gesù
guida! Gesù difensore! Gesù tutto bontà! Gesù dal nome dolce e tenero
sulla bocca di tutti! Gesù, occhio scrutatore! Gesù, orecchio veramente
attento, ascoltami oggi, io tuo servo che ti imploro e verso le mie
lacrime davanti a te. Sei veramente Dio, sei veramente Signore, come disse
molte volte l'angelo, e soprattutto il giorno in cui il mio cuore era
mosso da sospetti perché lei era incinta; io pensavo: Voglio rimandarla
segretamente! [3] Mentre riflettevo così, l'angelo mi apparve in una
visione e mi parlò così: Giuseppe, figlio di David, non avere timore di
ricevere con te Maria tua sposa, giacché colui che lei partorirà sarà
dello Spirito santo. Non avere alcun dubbio a proposito della sua
gravidanza, poiché partorirà un figlio che chiamerai Gesù. [4] Tu sei
Gesù Cristo, il salvatore della mia anima, del mio corpo e del mio
spirito. Non condannarmi! Io sono tuo schiavo e opera delle tue mani. Io
non sapevo, o Signore, e non comprendo il mistero dello sconcertante
concepimento. N‚ mai ho udito che una donna sia rimasta incinta senza un
uomo, e che una vergine abbia partorito pur conservando il sigillo della
sua verginità. [5] O mio Signore, se non ci fosse questo mistero, non
crederei in te né al tuo santo concepimento, rendendo gloria a quella che
ti ha generato, a Maria, vergine benedetta. [6]
Ricordo il giorno in cui il ceraste morse il ragazzo che poi morì; la sua
famiglia ti cercò per consegnarti ad Erode, ma la tua misericordia lo
raggiunse e hai risuscitato colui a proposito del quale ti dicevano: Sei
tu che l'hai ucciso! Vi fu gran gioia a casa di colui che era morto; ed io
ti presi subito per l'orecchio dicendo: Sii prudente, figlio mio! Ma tu mi
rimproverasti, dicendo: Se non foste mio padre, secondo la carne, non era
necessario ch'io vi insegnassi quanto avete compiuto. [7] Or dunque, mio
Signore e mio Dio, se é causa di quel giorno che tu mi hai mandato questi
segni terrificanti, io chiedo alla tua bontà di non entrare in contesa
con me. Io sono tuo schiavo, figlio della tua serva. Se tu spezzi i miei
vincoli, ti offrirò un sacrificio di lode, cioé la confessione della
gloria della tua divinità. Tu, infatti, sei Gesù Cristo, vero figlio di
Dio e allo stesso tempo figlio dell'uomo". [18,
1] Mentre mio padre Giuseppe diceva questo, io non potei trattenermi dal
versare lacrime alla vista della morte che lo dominava e all'udire le
parole di bisogno che proferiva. Poi, fratelli, mi ricordai della mia
morte in croce per la salvezza di tutto il mondo. E si alzò colei il cui
nome é soave alla bocca di tutti coloro che mi amano, la mia cara madre
Maria. [2]
Mi disse con grande tristezza: "Guai a me, figlio mio! Non muore
forse colui che ha una vecchiaia buona e benedetta, il vostro caro e
venerabile padre secondo la carne, Giuseppe?". Le risposi: "Mia
cara, ma qual é mai quell'uomo che, rivestito di carne umana, non debba
provare la morte? Giacché la morte é la sovrana dell'umanità, madre mia
benedetta! Anche voi, dovete morire come ogni altro uomo. Ma sia per il
mio padre Giuseppe che per voi, madre benedetta, la morte non sarà una
morte, ma una vita eterna senza fine. [3] Anch'io, infatti, devo
assolutamente morire a causa della carne mortale di cui mi sono rivestito
dentro di voi. Or dunque, mia cara madre, alzatevi per andare dal
vegliardo benedetto, Giuseppe, per conoscere il destino che gli giungerà
dall'alto". [19,
1] Maria e Gesù al capezzale di Giuseppe. Lei si alzò, andò nel luogo
ove giaceva e lo vide proprio mentre si stavano manifestando in lui i
segni della morte. Io pure, amici miei, mi sedetti al suo capezzale,
mentre Maria, mia madre, si sedette ai suoi piedi. Egli fissò gli occhi
sul mio viso, ma non pot‚ parlare essendo dominato dalla morte.
Improvvisamente alzò gli occhi in alto e mandò un grande gemito. [2] Per
lungo tempo, io tenni le sue mani e i suoi piedi, mentre egli mi guardava
e mi implorava dicendo: "Non permettere che essi mi portino
via!". Pressai la mano sul suo cuore e vidi che la sua anima era già
salita nella gola per sfuggire dal corpo. Ma l'ultimo momento non era
ancora giunto, quello cioé nel quale viene la morte senza indugio; di
fatti c'era ancora il tormento e le lacrime che la seguono, e lo sgomento
che la precede. [20,
1] Quando la mia amata madre mi vide tastare il suo corpo, anche lei gli
tastò i piedi. Sentì che la respirazione e il calore se ne erano andati,
e mi disse ingenuamente: "Grazie, mio caro figlio! Non appena avete
passato la vostra mano sul suo corpo, il calore se n'é andato. I suoi
piedi e i polpacci sono freddi come il ghiaccio". Io andai dai suoi
figli e dalle sue figlie e dissi loro: "Venite a parlare a vostro
padre, giacché é il momento di parlargli, prima che la sua bocca cessi
di parlare e la sua carne diventi fredda". [2] Allora i figli e le
figlie di Giuseppe vennero a intrattenersi con lui. Egli era in pericolo a
causa dei dolori della morte e sul punto di uscire da questo mondo. Lisia,
figlia di Giuseppe, disse: "Guai a me, fratelli miei, questo é certo
il male della nostra cara madre che fino ad oggi non abbiamo più rivisto.
Così avverrà pure al nostro padre Giuseppe: non lo rivedremo più".
I figli di Giuseppe alzarono allora la voce piangendo. Anch'io e mia
madre, la vergine Maria, piangemmo con essi, poiché era giunto il momento
della morte. [21,
1] Allora io guardai verso il sud e scorsi la morte. Essa entrò in casa
seguita dall'Amenti, che ne é lo strumento, e con il diavolo attorniato
da una folla innumerevole di inservienti vestiti di fuoco, dalla bocca dei
quali usciva fumo e zolfo. Mio padre Giuseppe guardò, vide che lo
cercavano pieni di ira, contro di lui, con la quale sono soliti infiammare
il loro volto, e contro ogni anima che lascia il corpo, specialmente
(contro) i peccatori nei quali vedono anche il più piccolo segno. [2]
Quando il buon vecchio li vide in compagnia della morte, i suoi occhi si
riempirono di lacrime. In quel momento, l'anima di mio padre Giuseppe ebbe
un sussulto mandando un grande respiro, mentre cercava un mezzo per
nascondersi ed essere salva. Udito il gemito di mio padre Giuseppe allorché
scorse potenze che non aveva ancora veduto, subito mi alzai e minacciai il
diavolo e tutti coloro che erano con lui: essi scapparono con gran
disordine e vergogna. [3]
Nessuna delle persone che si trovavano attorno a mio padre Giuseppe,
neppure mia madre Maria, si accorse degli eserciti terribili che
perseguitano le anime degli uomini. Anche la morte ebbe timore allorché
vide che avevo minacciato le potenze delle tenebre e le avevo scacciate.
Allora io mi alzai ed elevai una preghiera al mio misericordioso Padre,
dicendo: [22,
1] "Padre mio e padre di ogni misericordia, padre della verità!
Occhio che vede, orecchio che ascolta, ascoltate me, vostro amato figlio,
che vi supplico per l'opera delle vostre mani, per mio padre Giuseppe,
affinché mandiate un folto coro di angeli con Michele, dispensatore di
bontà, e Gabriele, messaggero di luce, ad accompagnare l'anima di mio
padre Giuseppe fino a tanto che oltrepassi i sette eoni delle tenebre. [2]
Che essa non transiti per quelle vie strette che é terribile percorrere e
lungo le quali si ha grande paura di vedere le potenze che le
signoreggiano, e il fiume di fuoco che vi scorre ed accavalla i suoi
flutti come le onde del mare. Siate misericordioso con l'anima di mio
padre Giuseppe che viene verso le vostre sante mani: é infatti il momento
in cui ha bisogno di questa misericordia". [3]
Vi assicuro, miei venerabili fratelli e miei apostoli benedetti: ogni uomo
che nasce in questo mondo e conosce il bene e il male, dopo avere
trascorso tutto il suo tempo sospeso alla concupiscenza dei suoi occhi, ha
bisogno della pietà del mio buon Padre, non appena giunge il momento di
morire, di valicare il transito e presentare la propria difesa davanti al
tribunale terribile. Ma ritorno al transito di mio padre Giuseppe, il
giusto vegliardo. [23,
1] Quando rese lo spirito, io l'abbracciai, gli angeli presero la sua
anima e la misero in un delicato tessuto di seta. Accostatomi, mi assisi
presso di lui, ma nessuno dei circostanti sapeva che era morto. [2] A
motivo delle potenze che erano sul sentiero, feci custodire la sua anima
da Michele e da Gabriele, mentre gli angeli cantavano davanti ad essa fino
a quando la riportarono al mio buon Padre. [24,
1] Ritornai dunque presso il corpo di mio padre Giuseppe che giaceva come
una cesta, mi sedetti, gli abbassai gli occhi, gli chiusi la bocca e
rimasi a contemplarlo. Dissi alla vergine: "Dove sono ora, o Maria,
tutti i lavori del mestiere da lui esercitato dall'infanzia ad oggi? Sono
finiti tutti in un istante. E' come se non fosse mai nato in questo
mondo". [2] I suoi figli e le sue figlie udendomi asserire questo a
Maria mia madre, mi dissero con molte lacrime: "Guai a noi, o
signore, il nostro padre é morto e noi non lo sapevamo". Risposi:
"E' morto veramente. Tuttavia la morte di Giuseppe, mio padre, non é
una morte, ma una vita per l'eternità. Molto grande é ciò che riceverà
il mio carissimo Giuseppe, giacché da quando la sua anima ha lasciato il
corpo, é per lui cessato ogni dolore. [3] Se n'é andato nel regno per
l'eternità. Dietro di sé ha lasciato il peso del corpo, dietro di sé ha
lasciato questo mondo pieno di ogni genere di dolori e di vani affanni. Se
n'é andato alla dimora del riposo del mio Padre celeste, quella che non
sarà mai distrutta". [4]
Quando io dissi ai miei fratelli: "Vostro padre Giuseppe il vegliardo
benedetto, é morto", si alzarono, si strapparono le vesti e piansero
a lungo. [25,
1] Tutti quelli della città di Nazaret e della Galilea, avuta notizia del
lutto, si adunarono tutti nel luogo ove eravamo noi, come é costume
presso gli Ebrei. Trascorsero tutto il giorno a piangere, fino all'ora
nona. All'ora nona li feci uscire tutti, versai dell'acqua sul corpo del
mio amato padre Giuseppe, l'unsi di olio profumato, e pregai il mio buon
Padre celeste con preghiere celestiali scritte con le mie stesse dita
sulle tavolette celesti quando ancora non avevo preso carne dalla vergine
Maria. [2] Nel momento stesso in cui io pronunciai l'amen della preghiera,
giunse una moltitudine di angeli: diedi loro ordine di spiegare un
vestito, feci alzare loro il corpo del mio benedetto padre Giuseppe e lo
feci deporre in questi abiti per seppellirlo. [26,
1] Posi la mia mano sul suo cuore dicendo: "Il fetido odore della
morte non ti colpisca mai, le tue orecchie non puzzino e la putrefazione
non coli mai dal tuo corpo! Il lenzuolo della tua carne, con il quale ti
ho vestito, non venga mai leso dalla terra, bensì rimanga sul tuo corpo
fino al momento del banchetto dei mille anni. I capelli della tua testa,
ch'io tante volte ho afferrato con le mie mani, non si scoloriscano mai,
mio caro padre Giuseppe! [2]
Con un dono celeste che (sarà dato loro) in cielo, benedirò quanti
metteranno da parte un'offerta per presentarla nel tuo santuario nel
giorno della tua commemorazione, cioé il 26 del mese di epifi. [3] Non
lascerò mancare di alcun bene di questo mondo, per tutti i giorni della
sua vita, colui che, nel tuo nome, avrà dato del pane in mano a un
povero. Coloro che nel giorno della tua commemorazione daranno un
bicchiere di vino nella mano di uno straniero o di una vedova o di un
orfano, io te li offrirò affinché tu li conduca al convivio dei mille
anni. [4]
Coloro che scriveranno il libro del tuo transito con tutte le parole che
oggi sono uscite dalla mia bocca, per la tua salvezza, mio caro padre
Giuseppe, io te li offrirò in questo mondo, ed inoltre quando
abbandoneranno il loro corpo io strapperò l'obbligo di pagamento dei loro
peccati affinché non subiscano alcun tormento, eccetto l'angoscia della
morte e il fiume di fuoco che é al cospetto di mio Padre e purifica ogni
anima. [5]
Se poi un pover'uomo non ha modo di fare quanto detto, se avrà un figlio
e lo chiamerà Giuseppe a gloria del tuo nome, la sua casa non sarà
raggiunta né da fame né da malattia, perché c'é il tuo nome". [26,
1] I capelli della tua testa...: il cod. M ha: "Non si cambi un sol
capello del tuo capo, non si disfacciano le tue ossa né si muti nulla del
tuo corpo. La tua bara non si tarli né si buchi né si rompa in eterno.
Benedetto tante volte o padre mio Giuseppe, vecchio retto e giusto. Sia a
te ogni bene!". [27,
1] I grandi della città si recarono poi ove era stato deposto il corpo di
mio padre, in compagnia dei preposti ai funerali per seppellire il suo
corpo secondo i riti funebri degli Ebrei; ma lo trovarono già sepolto. Il
lenzuolo era stato unito al suo corpo quasi con ganci di ferro, ed essi
non trovarono l'apertura del lenzuolo. Poi lo portarono alla tomba. [2]
Dopo che ebbero scavato l'ingresso della caverna per aprire la porta e
deporlo con i suoi padri, mi ricordai del giorno in cui era partito con me
verso l'Egitto, delle grandi tribolazioni che per me aveva subìto, e mi
stesi sul suo corpo e piansi a lungo su di lui, dicendo: [28,
1] Ineluttabilità della morte. "O morte causa di molte lacrime e
lamentazioni, tu hai ricevuto questo sorprendente potere da colui che
comanda ogni cosa. Il rimprovero, più che alla morte, é rivolto ad Adamo
e sua moglie. La morte non fa nulla senza l'ordine di mio Padre. [2] Ci
furono uomini che vissero novecento anni prima di morire e molti vissero
ancora di più; nessuno di loro disse: Ho visto la morte, e neppure: Essa
viene ad intervalli a tormentare qualcuno. Non tormenta che una sola
volta, ed é mio Padre che la invia all'uomo; nel momento in cui va verso
di lui, ode la sentenza che viene dal cielo. Se la sentenza viene con
tormento e con collera, anche la morte porta a compimento l'ordine del
Padre mio - prendere l'anima dell'uomo e condurla al suo Signore - con
tormento e con collera. La morte non ha il potere di condurla nel fuoco o
di condurla nel regno dei cieli. La morte adempie l'ordine di Dio. [3]
Adamo invece non adempì la volontà del Padre mio, la trasgredì tanto
che irritò mio Padre, obbedendo a sua moglie e disobbedendo al mio buon
Padre; attirò (in tal modo) la morte su di ogni vivente. Se Adamo non
avesse disobbedito al mio buon Padre, non avrebbe attirato su di sé la
morte. [4]
Che cosa dunque avrebbe potuto impedirmi di pregare il mio buon Padre
affinché mandasse un grande carro di luce sul quale io avrei posto mio
padre Giuseppe, prima che gustasse la morte, per farlo condurre verso il
luogo del riposo con gli angeli incorporei, con la carne nella quale fu
generato? E' a causa della trasgressione di Adamo che venne questo grande
dolore su tutt'intera l'umanità, con questa grande angoscia della morte. [5]
Io stesso, essendo rivestito di questa carne passibile, é necessario che
gusti la morte per essere misericordioso verso la creatura che ho
plasmato". [29,
1] Mentre parlavo così e abbracciavo, piangendo, il mio padre Giuseppe,
aprirono la porta della tomba e deposero il suo corpo presso il corpo di
suo padre Giacobbe. La
sua fine giunse alla età di centoundici anni. In bocca non aveva un sol
dente cariato e i suoi occhi non s'erano ancora affievoliti, la sua vista
era come quella di un fanciullo. Il suo vigore non s'era mai scemato e
proseguì il suo mestiere di falegname fino al giorno in cui fu colpito
dalla malattia della quale doveva poi morire". [30,
1] All'udire queste cose da nostro Signore, noi apostoli ce ne
rallegrammo; dopo esserci lavati, adorammo le sue mani e i suoi piedi e
gioimmo, dicendo: "Vi ringraziamo, nostro buon Salvatore, perché ci
avete resi degni di udire da voi queste parole di vita. [2] Ma siamo
rimasti stupiti di voi, nostro buon Salvatore; perché mai avete accordato
l'immortalità a Enoc e a Elia e fino ad oggi essi hanno ancora la carne
nella quale sono nati? Perché la loro carne non conobbe la corruzione,
mentre questo vegliardo benedetto, il falegname Giuseppe, al quale avete
fatto così grande onore di chiamarlo vostro padre e al quale avete
obbedito in tutto, e a proposito del quale ci avete dato degli ordini,
dicendo: [3] "Quando vi investirò di forza e quando vi avrò mandato
colui che é il promesso del Padre mio, cioé il Paraclito, lo Spirito
santo, inviandoci a predicare il santo vangelo, predicherete anche il mio
santo padre Giuseppe"; ed ancora: "Dite queste parole di vita
nel testamento della sua uscita dal corpo"; ed ancora: "Leggete
le parole di questo testamento nei giorni di festa e nei giorni
sacri"; ed ancora: "Nei giorni di festa leggete questo
testamento all'uomo che non ha imparato la scrittura", ed ancora:
" Mi vendicherò contro colui che eliminerà o aggiungerà qualcosa
di queste parole, relegandomi tra i bugiardi". [4] Siamo stupiti
giacché dal giorno in cui siete nato a Betlemme, l'avete chiamato vostro
padre secondo la carne, e ciononostante non gli avete promesso
l'immortalità per farlo così vivere eternamente". [31,
1] Il Salvatore nostro ci rispose dicendo: "La sentenza che mio Padre
ha emanato contro Adamo non sarà invalidata, poiché disobbedì ai suoi
ordini. Allorché mio Padre decreta che l'uomo sia giusto, questi diviene
suo eletto. Allorché l'uomo, desiderando fare del male, ama le opere del
diavolo, se egli lo lascia vivere a lungo, non sa forse che qualora non
faccia penitenza, cadrà nelle sue mani? Ma quando una persona raggiunge
un'età avanzata compiendo opere buone, queste opere fanno di lui un
vegliardo. [2] Ogni volta che egli (Dio) vede qualcuno pervertire le sue
vie, gli abbrevia la vita. Egli così interviene nei loro giorni. Ogni
profezia pronunziata da mio Padre sul genere umano deve compiersi e
realizzarsi interamente. [3]
Mi avete parlato anche di Enoc e di Elia, dicendo: "Vivono nella
carne in cui sono nati", e a proposito di Giuseppe, mio padre secondo
la carne: "Perché non l'avete lasciato vivere nella carne fino al
presente?". Avesse pur vissuto duemila anni, gli era pur sempre
necessario morire. [4]
Mie sante membra, vi assicuro che ogni qualvolta Enoc ed Elia pensano alla
morte vorrebbero non avere più nulla da fare con essa ed essere ormai
liberi dalla grande angoscia nella quale si trovano. Costoro, infatti,
devono morire in un giorno di terrore, di tormento, di clamore, di
minaccia e di afflizione. Questi due uomini saranno uccisi dall'anticristo
e, per un bicchier d'acqua, verseranno il loro sangue sulla terra, a causa
della vergogna che gli faranno subire rimproverandolo". [32,
1] Noi rispondemmo: "Signore e Dio nostro, chi sono i due uomini dei
quali avete detto che saranno uccisi dal figlio di perdizione per un
bicchiere d'acqua?". Gesù nostro Salvatore e nostra vita, rispose:
"Sono Enoc ed Elia". Mentre il nostro salvatore ci diceva
questo, noi ci rallegrammo e fummo pieni di gioia, lo ringraziammo
innalzando a lui omaggi e lodi, a lui che é nostro Salvatore e nostro
Dio. A lui dal quale giunge al Padre ogni gloria e ogni lode, a lui stesso e allo Spirito vivificatore, ora e in ogni tempo fino all'eternità di tutte le eternità. Amen! |