VANGELO
DI NICODEMO (Memorie
di Nicodemo) I Recensione
greca "A" ** PROLOGO Io
Anania, protettore 1, ufficiale pretoriano, versato nella legge,
avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi che Gesù
Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo battesimo. Indagando
sulle memorie dei fatti accaduti in quel periodo a proposito del padrone
nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato per scritto dagli Ebrei su
Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in lingua ebraica e, per
volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché ne possano prendere
conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro Signore Gesù
Cristo: era l'anno diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio
Teodosio e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano, l'indizione nona
2. Voi
tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri libri, pensate a me e
pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me e perdoni i peccati
che ho commesso contro di lui. Pace
ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro domestici: Amen. Nell'anno
quindicesimo del regno di Tiberio Cesare 3, imperatore dei Romani, l'anno
diciannovesimo della dominazione di Erode, figlio di Erode, re della
Galilea, nell'ottavo giorno 4 prima delle calende di aprile e cioè il
venticinquesimo giorno del mese di marzo, sotto il consolato di Rufo e
Rubellione, il quarto anno dell'olimpiade duecentodue, mentre era sommo
sacerdote degli Ebrei Giuseppe, figlio di Caifa. Quanto
Nicodemo 5 scrisse e tramandò a proposito della croce e della passione
del Signore nostro Gesù Cristo, Dio salvatore, e passò ai sommi
sacerdoti e gli altri Ebrei Ä Nicodemo però scrisse in lingua ebraica Ä
suona circa così: [1,
1] Accuse delle autorità ebraiche. I sommi sacerdoti e scribi, Anna e
Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e Neftali, Alessandro e Giairo
e gli altri Ebrei tennero consiglio e andarono da Pilato ad accusare Gesù
di molte azioni malvagie, dicendo: "Sappiamo che è figlio del
falegname Giuseppe e di Maria, ma egli afferma di essere figlio di Dio e
re; non solo, ma viola il sabato e dissolve la legge dei nostri
padri". Domandò
Pilato: "Che cosa fa dunque, che cos'è che vuole distruggere?".
Risposero gli Ebrei: "Noi abbiamo una legge che ci proibisce di
guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma costui ha guarito,
maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi, impotenti, paralitici,
ciechi, lebbrosi e indemoniati". Pilato
domandò: "In che modo, maliziosamente?". Essi gli risposero:
"E' un mago, ed in nome di Beelzebub scaccia i demoni e gli sono
soggette tutte le cose". Pilato disse loro: "Lo scacciare i
demoni non è un'azione di spirito immondo, ma della potenza del dio
Esculapio". [2]
Gesù sul sudario del cursore. Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la
tua grandezza di ordinare che comparisca davanti al tuo tribunale".
Ma Pilato li chiamò e disse loro: "Come posso, io che sono un
governatore, esaminare un re?". Essi gli risposero: "Noi non
diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se stesso". Pilato
allora chiamò un cursore e gli disse: "Mi sia condotto qui Gesù, ma
con gentilezza!". Il cursore uscì fuori e quando riconobbe Gesù,
l'adorò, stese a terra il sudario che aveva in mano, e gli disse:
"Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il governatore ti
chiama". Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore, mandarono
alte grida e dissero a Pilato: "Perché non l'hai convocato per mezzo
di un araldo, ma gli hai inviato un cursore? Il cursore, infatti,
vedendolo l'adorò, distese a terra il suo sudario e ve lo fece camminare
(sopra) come un re". [3]
Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli domandò "Perché hai
fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai fatto camminare sopra
Gesù?". Il cursore gli rispose: "Signore governatore, allorché
tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo vidi che sedeva sopra un
asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in mano gridavano, mentre
altri stendevano i loro vestiti davanti a lui, dicendo: "Salva ora,
tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!"". [4]
Gli Ebrei risposero al cursore gridando: "I fanciulli ebrei gridavano
in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?". Il cursore rispose
loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa gridano costoro in
ebraico?"". Gli Ebrei gli risposero: "Osanna membrome
baruchamma Adonai". Pilato domandò: "Che cosa significa
"Osanna" e il resto?". Gli risposero: "Salva ora, tu
che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!". Pilato allora disse: "Voi stessi dunque confermate
che i fanciulli dicevano queste parole; in che cosa ha dunque mancato il
cursore?". Ed essi tacquero. Gesù
e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore: "Va' e
introducilo nel modo che più ti aggrada". Il cursore uscì, fece
come la prima volta e disse a Gesù: "Signore, entra! Il governatore
ti chiama". [5]
Allorché Gesù entrò, le immagini che i vessilliferi portavano sulle
insegne si inchinarono da sole e adorarono Gesù. Gli Ebrei, vedendo come
le immagini si erano inchinate da sole adorando Gesù, gridarono al di là
di ogni misura contro i vessilliferi. Ma Pilato disse agli Ebrei:
"Non stupite che le immagini si siano piegate e abbiano adorato Gesù?".
Gli Ebrei risposero: "Abbiamo visto che i vessilliferi le hanno fatte
piegare ad adorarlo". Il
governatore chiamò allora i vessilliferi e disse loro: "Perché
avete fatto così?". Risposero a Pilato: "Siamo Greci e adoriamo
nei templi. Che motivo avevamo noi per adorarlo? Mentre noi tenevamo le
insegne, esse si piegarono da sole e l'adorarono". [6]
Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo:
"Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e fate tenere loro le
insegne e vedremo se si piegano da sole". Gli
anziani degli Ebrei presero dodici uomini forti e robusti e li posero, per
sei, a tenere le insegne davanti al tribunale del governatore. Pilato
disse al cursore: "Prendilo dal pretorio e introducilo nel modo che
più ti aggrada". E Gesù uscì, con il cursore, dal pretorio. Pilato
chiamò davanti a sé coloro che avevano tenuto le insegne prima, e disse
loro: "Ho giurato, per la salute di Cesare, che se gli stendardi non
si piegheranno quando entra Gesù, vi farò tagliare le mani". Il
governatore ordinò che Gesù entrasse per la seconda volta. Il cursore
fece come la prima volta e pregò molto Gesù affinché camminasse sul suo
sudario; egli vi camminò sopra ed entrò. Or quando egli entrò gli
stendardi si piegarono di nuovo e adorarono Gesù. [2,
1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu colto da spavento, e
prese a levarsi dalla sua sedia curule. Quand'egli era in procinto di
alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere nulla a che fare
con quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa
sua". Pilato
allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse loro: "Sapete bene che
mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole agli usi ebraici".
Essi gli risposero: "Sì, è vero". Pilato proseguì: "Ed
ecco che mia moglie ha mandato a dirmi: "Non immischiarti nelle
faccende di quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a
causa sua"". Ma gli Ebrei risposero a Pilato: "Non ti
avevamo detto che è un mago? Ecco, infatti, che ha mandato, nel sogno,
una visione a tua moglie". [2]
Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò a sé Gesù e gli
domandò: "Che cos'è che costoro attestano contro di te? Non hai
nulla da dire?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere
non direbbero nulla. Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire, con la sua
bocca, sia il bene sia il male. Se la vedranno loro!". [3]
Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: "Che cosa vedremo? Anzitutto
che sei nato da fornicazione; in secondo luogo che la tua nascita a
Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in terzo luogo che tuo
padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non godevano
della fiducia del popolo". [4]
La difesa. Alcuni Ebrei tra i presenti, meno cattivi degli altri, dissero:
"Noi non diciamo che egli venga dalla fornicazione. Sappiamo che
Giuseppe era sposato con Maria ed egli non nacque da fornicazione". A
quelli che avevano affermato che era nato da fornicazione, Pilato disse:
"Questo vostro dire non è giusto. Ci sono stati gli sponsali, come
attestano costoro che sono della vostra stessa nazione". Anna e Caifa
dissero a Pilato: "Tutta una moltitudine grida che è nato da
fornicazione, e noi non siamo credenti! Costoro sono proseliti e sono suoi
discepoli". Pilato
chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro: "Chi sono i
proseliti?". Gli risposero: "Sono figli di Greci che si sono
fatti Ebrei". Poi
coloro che avevano detto che egli non era nato da fornicazione, tra i
quali c'erano Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Amne, Zena, Samuele,
Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda, dissero: "Non siamo nati
proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero quanto affermiamo. In verità,
noi eravamo presenti agli sponsali di Giuseppe e Maria". [5]
Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che avevano detto che non era nato
da fornicazione e disse loro: "Vi scongiuro per la salute di Cesare!
Sono vere queste cose che avete detto e cioè che non è nato da
fornicazione?". Essi risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che
ci vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a quelli là di giurare
per la salute di Cesare che non è vero quanto noi abbiamo detto, e saremo
rei di morte". Pilato
disse ad Anna e Caifa: "Non rispondete nulla a queste cose?".
Anna e Caifa dissero a Pilato: "Si crede a questi dodici uomini che
asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma tutta la nostra
moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un mago e che egli
disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si crede". [6]
Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò a tutta la moltitudine di
andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che avevano detto che non era
nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse posto in disparte, e disse
loro: "Per qual motivo quelli desiderano che sia messo a
morte?". Risposero a Pilato: "Essi sono gelosi perché egli guarì
di sabato". Rispose Pilato: "Desiderano metterlo a morte per
un'opera buona?". Gli risposero: "Sì". [3,
1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse agli Ebrei: "Chiamo
il sole a testimonio! In quest'uomo non ho trovato alcuna colpa". Gli
Ebrei risposero al governatore dicendo: "Se quest'uomo non fosse un
malfattore, non te lo avremmo consegnato". Pilato disse:
"Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge".
Risposero gli Ebrei: "A noi non è lecito mettere qualcuno a
morte". Pilato disse: "Forse che Dio l'ha proibito a voi, e l'ha
permesso a me?". [2]
Il regno di Gesù. Pilato ritornò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte
e gli disse: "Sei tu il re degli Ebrei?". Gesù rispose a
Pilato, dicendo: "Tu dici questa cosa da te, o te l'hanno detta altri
di me?". Rispose Pilato: "Sono, forse, io un Ebreo? La tua
nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me, che hai fatto?". Gesù
rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se, infatti, il mio
regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero resistito ed io non
sarei stato consegnato agli Ebrei. Ma il mio regno non è qui".
Pilato gli domandò: "Allora, sei tu re?". Gesù gli rispose:
"Tu dici che io sono re. Per questo sono nato e sono venuto, affinché
chiunque è della verità ascolti la mia voce". Pilato
gli domandò: "Che cos'è la verità?". Gesù gli rispose:
"La verità è dal cielo". Pilato disse: "Non c'è verità
sulla terra?". Rispose Gesù: "Tu vedi come quelli che dicono la
verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra". [4,
1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Pilato, lasciato Gesù nel
pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Non trovo in lui colpa
alcuna". Gli Ebrei gli dissero: "Quest'uomo disse: "Posso
distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre giorni"". Pilato
disse: "Che tempio?". Gli Ebrei risposero: "Quello che
edificò Salomone in quarantasei anni, e costui disse che lo distruggerà
e ricostruirà in tre giorni". Pilato disse loro: "Sono
innocente del sangue di questo giusto! Vedetevela voi!". Gli
Ebrei dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri
figli!". [2]
Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro
segretamente: "Non fate così! Non c'è infatti nulla reo di morte in
ciò di cui l'accusate, la vostra accusa riguarda, infatti, le guarigioni
e la profanazione del sabato". Gli
anziani, i sacerdoti e i leviti risposero: "Se uno bestemmia contro
Cesare è o non è reo di morte?". "E' reo di morte",
rispose Pilato. Gli Ebrei gli risposero: "Se è reo di morte chi
bestemmia contro Cesare, quest'uomo ha bestemmiato contro Dio". [3]
Angoscia di Pilato. Allora il procuratore ordinò che tutti gli Ebrei
uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e gli disse: "Che debbo
fare io di te?". Gesù gli rispose: "Fa' come ti è stato
dato!". Pilato gli rispose: "Come è stato dato?".
"Mosè e i profeti predissero la mia morte e la mia
risurrezione", disse Gesù. Degli
Ebrei che si erano nascosti, udirono e dissero a Pilato: "Hai bisogno
ancora di udire un'altra bestemmia?". "Se questa parola è
blasfema", disse Pilato, "prendetelo per questa sua bestemmia,
portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra
legge". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Nella nostra legge c'è
che se uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta fustigate, meno
una; ma se bestemmia contro Dio, deve essere ucciso con la
lapidazione". [4]
Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e punitelo a modo vostro!".
"Vogliamo che sia crocifisso", dissero gli Ebrei. "Non è
reo della morte in croce", disse Pilato. [5]
Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli Ebrei che stavano là, il
procuratore osservò che molti Ebrei piangevano, e disse: "Non è
vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a morte". Gli
anziani degli Ebrei dissero: "Noi e tutta la moltitudine siamo
convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a morte".
Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual motivo dovrebbe morire?".
Gli Ebrei risposero: "Perché egli si dice Figlio di Dio e re". [5,
1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo di nome Nicodemo venne davanti al
procuratore e gli disse: "Ti prego, o pio, permettimi di dire poche
parole". Pilato rispose: "Parla pure!". "Io
ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine
degli Ebrei Ä affermò Nicodemo Ä nella sinagoga: "Che cosa avete
voi contro quest'uomo? Egli ha compiuto molti e meravigliosi segni che mai
alcun uomo ha fatto né farà. Lasciatelo solo e non accampate alcuna
malignità contro di lui. Se i segni da lui compiuti provengono da Dio,
resisteranno, ma se provengono dagli uomini, si elimineranno. Mosè quando
fu mandato da Dio in Egitto fece molti segni che Dio gli aveva ordinato di
compiere davanti al faraone, re d'Egitto; vi erano degli uomini servi del
faraone, Jamne e Jambre, che fecero non pochi dei suoi segni operati sicché
gli Egiziani ritennero Jamne e Jambre come dèi. Ma siccome i segni da
essi compiuti non erano da Dio, essi perirono e così pure quanti
credevano in loro. Ed ora, lasciate andare libero quest'uomo: egli,
infatti, non è reo di morte"". [2]
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo, e
perciò parli in suo favore". "Anche il procuratore, Ä rispose
Nicodemo, Ä è diventato suo discepolo, per il fatto che parla in suo
favore? Non è forse Cesare che l'ha posto nella sua dignità?". Gli
Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i denti contro Nicodemo.
"Perché siete furibondi e digrignate i denti contro di lui?",
domandò Pilato, "perché avete udito la verità?". Gli
Ebrei dissero a Nicodemo: "Prenditi la sua verità ed entra nella sua
sequela!". "Amen, Amen Ä rispose Nicodemo Ä mi avvenga ciò
che voi avete detto!". [6,
1] Testimonianza di un paralitico. Ed ecco che un altro Ebreo si fece
avanti e domandò di poter dire una parola al procuratore. Il procuratore
gli disse: "Se hai qualcosa da dire, parla!". L'Ebreo disse:
"Io giacqui trentotto anni su di un letto in preda a sofferenze; e
quando venne Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e afflitti da
diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà anche di me, mi prese con
il mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi vide ebbe compassione di
me e mi disse una parola: "Prendi il tuo letto e cammina!". Ed
io presi il mio letto e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato:
"Domandagli in quale giorno fu guarito". Ed il guarito spiegò:
"Nel giorno di sabato". Gli Ebrei risposero: "Non ti
avevamo noi spiegato che egli guariva e scacciava demoni di sabato?". [2]
Altre testimonianze. Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io
nacqui cieco. Udivo le parole ma non potevo vedere faccia d'uomo; al
transito di Gesù gridai a voce alta: "Abbi pietà di me, o figlio di
David!". Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui miei occhi ed
immediatamente acquistai la vista". Si
fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io ero gobbo ed egli mi drizzò
con una parola". Ed un altro ancora disse: "Ero lebbroso ed egli
mi guarì con una parola". [7,
1] Ed una donna gridando da lontano disse: "Soffrivo di una perdita
di sangue, toccai il lembo del suo manto e il flusso del mio sangue, del
quale soffrivo da dodici anni, si arrestò". Gli
Ebrei dissero: "Secondo la nostra legge una donna non può
testimoniare". [8,
1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e donne, gridarono ad alta
voce, dicendo: "Quest'uomo è un profeta! Anche i demoni gli sono
soggetti!". A
costoro che dissero che i demoni gli sono soggetti, Pilato disse:
"Perché non gli sono soggetti anche i vostri maestri?".
Risposero: "Non lo sappiamo". Altri
affermarono che egli aveva fatto risorgere dalla tomba Lazzaro morto da
quattro giorni. Allora il procuratore cominciò ad avere paura e disse a
tutta la folla degli Ebrei: "Per qual motivo volete voi versare
sangue innocente?". [9,
1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamati a sé Nicodemo e i dodici uomini
che avevano affermato ch'egli non era nato da fornicazione, disse loro:
"Che debbo fare? Tra il popolo infatti scoppia una sommossa".
Gli risposero: "Non sappiamo. Se la vedano loro". Pilato
chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei e disse: "Voi sapete che
c'è l'uso che io vi liberi un prigioniero nel giorno della festa del pane
azzimo. Ora, in prigione, ho un condannato per omicidio, che si chiama
Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e nel quale non trovo colpa
alcuna. Chi volete che vi liberi?". Ma gridarono:
"Barabba!". "Che
devo fare allora di Gesù, detto Cristo?", domandò Pilato. Gli Ebrei
risposero: "Deve essere crocifisso!". Ma alcuni Ebrei risposero:
"Se lasci quest'uomo libero, tu non sei amico di Cesare! Egli,
infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque vuoi questo re, e non
Cesare". [2]
Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: "Siete stati sempre un popolo
sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri benefattori".
"Quali benefattori?", domandarono gli Ebrei. "Da quanto ho
sentito", disse Pilato, "il vostro Dio vi ha liberato dalla dura
schiavitù dell'Egitto, e vi ha salvato attraverso il mare quasi fosse
terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi diede le quaglie,
dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge. In tutto questo
voi avete provocato l'ira del vostro Dio: volevate un vitello di metallo
fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò voleva
annientarvi. Ma Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte. Ed
ora voi mi accusate di odiare l'imperatore". [3]
S'alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli Ebrei gridarono dicendo:
"Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo Gesù! Certo, i magi
gli portarono doni dall'Oriente come ad un re, e quando Erode seppe dai
magi che era nato un re, cercò di ucciderlo; saputolo, suo padre Giuseppe
lo prese con la madre e fuggirono in Egitto. Allorché Erode lo venne a
sapere fece strage dei bambini ebrei che erano nati in Betlemme" [4]
Udite queste cose, Pilato ebbe paura. Alla folla che ancora gridava, ordinò
di tacere e domandò: "Questo è dunque il ricercato da Erode?".
Gli Ebrei risposero: "Sì, è proprio lui!". Pilato
allora prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al sole, dicendo:
"Sono innocente del sangue di quest'uomo giusto. Vedetevela
voi!". Gli Ebrei gridarono nuovamente: "Il suo sangue sia su di
noi e sui nostri figli!". [5]
La sentenza. Pilato allora ordinò che fosse tirato il velo davanti alla
sedia curule, e disse a Gesù: "Il tuo popolo ti accusa di pretendere
il titolo di re. Perciò ho decretato che, in ossequio alla legge dei pii
imperatori, sia prima flagellato e poi sospeso sulla croce nel giardino
dove tu sei stato preso. Disma e Gesta, ambedue malfattori, saranno
crocifissi con te". [10,
1] Gesù in croce tra i malfattori. Gesù uscì dal pretorio e con lui i
due malfattori. Quando giunsero al luogo (stabilito), lo spogliarono dei
suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul suo capo una
corona di spine e lo crocifissero; appesero con lui anche i due
malfattori. Ma
Gesù disse: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno". E i soldati divisero tra loro i suoi abiti. Il
popolo se ne stava a guardarlo; i sommi sacerdoti, e con essi i capi, lo
deridevano dicendo: "Egli salvò altri, salvi se stesso. Se è Figlio
di Dio discenda dalla croce". Anche
i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli aceto e fiele, e dicevano:
"Se tu sei il re degli Ebrei, salvati!". Dopo
la sentenza, Pilato ordinò che l'accusa fosse scritta, qual
"titolo", in lettere greche, latine ed ebraiche, secondo
l'accusa degli Ebrei, che cioè egli fosse il re degli Ebrei. [2]
Uno dei malfattori che erano appesi con lui, gli disse: "Se tu sei il
Cristo, salva te e noi!". Ma Disma gli rispose rimproverandolo,
dicendo: "Non temi Dio, proprio per nulla, vedendo che ti trovi nella
sua stessa condanna? Noi, per la verità, riceviamo il compenso delle
nostre azioni, ma quest'uomo non ha fatto nulla di male". E disse a
Gesù: "Signore, ricordati di me, nel tuo regno!". Gesù gli
rispose: "Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai con me in
paradiso". [11,
1] La morte. Verso l'ora settima, l'oscurità si estese sulla terra fino
all'ora nona, perché il sole si era oscurato. Il velo del tempio si
stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce: "Padre, baddach efchid
ruel, che significa: "Nelle tue mani io affido il mio
spirito"". Ciò detto, spirò. Quando
il centurione vide l'accaduto, rese gloria a Dio, dicendo:
"Quest'uomo era giusto!". E tutta la folla che era venuta per
vedere, davanti all'accaduto batt‚ il proprio petto e se ne ritornò. [2]
Ma il centurione riferì al procuratore quanto era avvenuto. All'udire ciò,
Pilato e sua moglie si rattristarono e non mangiarono né bevettero per
tutto il giorno. Pilato mandò a dire agli Ebrei: "Avete visto quanto
è avvenuto?". Ma essi risposero: "Ci fu una eclisse di sole,
nel modo consueto". [3]
Lontano c'erano pure dei conoscenti e delle donne venute dalla Galilea,
che osservavano questi eventi. Un
uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di Arimatea, egli pure in
attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo
tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in una tomba scavata
nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno. [12,
1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito che Giuseppe aveva
chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con lui le dodici
persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione, Nicodemo
e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le sue
buone azioni. Ma
tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo, perché era un capo
degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: "Com'è che vi siete radunati nella
sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a entrare
nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la
sua parte sarà con te". Nicodemo rispose: "Amen, amen". Così
pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete irritati verso di me
per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù? Vedete l'ho posto nella mia
tomba nuova, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho fatto rotolare
la pietra all'ingresso della caverna. Voi non vi siete comportati bene
verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando l'avete crocifisso,
anzi lo avete ancora trapassato con una lancia". [2]
Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di mantenerlo sotto
buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli dissero:
"Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché sta
spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba:
la tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo". Rispose
Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello del superbo Golia che si
erse contro il Dio vivente e il santo David. Giacché Dio disse, per mezzo
del profeta: Mia è la vendetta, io ricompenserò, dice il Signore. Ed
ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese
dell'acqua e si lavò le mani dicendo: "Sono innocente del sangue di
questa persona giusta. Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato:
"Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo
che l'ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete
detto". Udite
queste parole, gli Ebrei si infuriarono, gli posero le mani addosso, lo
legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e alla porta posero
delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove avevano
rinchiuso Giuseppe. [3]
Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, emanarono una
ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana, tutti gli uomini si
radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo, s'alzò di buon mattino e,
nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da infliggergli.
Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto,
con grande disonore. Aperta la porta non lo trovarono. Tutto
il popolo restò stupito, perché i sigilli erano intatti e la chiave
l'aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su colui che, davanti a
Pilato, aveva parlato in favore di Gesù. [13,
1] Testimonianza delle guardie. Mentre ancora sedevano nella sinagoga,
stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie che gli Ebrei avevano
chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi
discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi della sinagoga,
sacerdoti e leviti, quanto era accaduto. Come fosse avvenuto un grande
terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far
rotolare la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era
splendente come la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento
e restammo come morti. Udimmo la voce dell'angelo che parlava con le
donne, che attendevano alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti,
che voi cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui! Risorse, come disse.
Venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore, e andate subito a dire
ai suoi discepoli che egli risorse dai morti, ed è in
Galilea"". [2]
Gli Ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?". Le guardie
risposero: "Non sappiamo chi erano". E gli Ebrei: "Che ora
era?". "La mezzanotte", risposero le guardie. Gli
Ebrei domandarono: "E perché non avete preso le donne?".
"A causa della paura, eravamo diventati come morti", risposero
le guardie, "e pensavamo di non rivedere più la luce del giorno. E
come avremmo potuto prenderle?". Gli Ebrei risposero: "Quant'è
vero che il Signore vive, noi non vi crediamo". Le
guardie dissero agli Ebrei: "In quell'uomo avete visto così tanti
segni e non credete; come dunque potreste credere a noi? Avete fatto
proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore vive",
egli infatti vive veramente. Abbiamo udito Ä proseguirono le guardie Ä
che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete
apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non l'avete
trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù". Gli
Ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua città". "Anche
Gesù risorse", dissero le guardie, "come abbiamo udito
dall'angelo, ed è in Galilea". [3]
All'udire queste parole, gli Ebrei temettero grandemente e dissero:
"Che questo racconto non giunga alle orecchie del popolo e tutti si
rivolgano a Gesù!". Gli
Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e
la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi dormivate,
nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il
procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da
preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati
istruiti. [14,
1] Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un
sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai
capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù che
sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai suoi
discepoli: "Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la
creazione: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà
sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel
mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in
mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun
male, imporranno le mani sui malati e guariranno". E abbiamo visto
che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in
cielo". [2]
Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Date gloria al
Dio di Israele e confessate davanti a lui se veramente avete udito e visto
queste cose, così come le avete presentate". Gli annunziatori
risposero: "Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo,
Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre era
preso in cielo". Gli
anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete venuti ad
annunziarci questa novella o siete venuti per presentare a Dio la vostra
preghiera?". "Per presentare a Dio la nostra preghiera",
risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se
siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che scopo queste
ciance davanti al popolo?". Il
sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo risposero ai capi della
sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che abbiamo detto e
quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci quanto è
giusto ai vostri occhi". Essi
allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad
alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da bere e li
scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini
che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace. [3]
Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi uomini per la Galilea,
si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i capi della sinagoga e
gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande lamentazione
dicendo: "Perché avvenne questo segno di Israele?". Ma Anna e
Caifa dissero: "Di che vi turbate, che avete da piangere? Non sapete
che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e li
ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la
pietra dall'ingresso della tomba?". Ma
i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I suoi discepoli
rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima ad entrare nel suo corpo
sicché ora egli si trova in Galilea?". Incapaci di rispondere a
questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere
agli incirconcisi". [15,
1] Alla ricerca di Gesù sui monti. S'alzò Nicodemo e stette in mezzo al
sinedrio, dicendo: "Dite bene! Non ignorate, popolo del Signore, gli
uomini che vennero dalla Galilea; temono Dio, sono uomini benestanti,
odiano la cupidigia, sono uomini di pace. Sotto giuramento essi dissero:
"Abbiamo visto Gesù sul monte Mamilch con i suoi discepoli" che
insegnava quanto avete udito da loro, ed ancora: "Lo abbiamo visto
mentre era preso in cielo". Nessuno ha domandato loro in che modo è
stato preso. Come ci ha insegnato il libro delle sacre Scritture, anche
Elia fu preso in cielo, Eliseo gridò a gran voce, Elia gettò il suo
manto di montone sopra Eliseo, Eliseo gettò il suo manto di montone sul
Giordano, gli passò sopra e andò a Gerico. I figli del profeta lo
incontrarono e gli dissero: Eliseo, dov'è il tuo signore, Elia? Ed egli
rispose che era stato preso in cielo. Essi domandarono ad Eliseo: Non l'ha
rapito uno spirito e gettato su di una montagna? Prendiamo con noi i
nostri ragazzi e cerchiamolo. Persuasero
così Eliseo: partirono con lui e andarono a cercarlo per tre giorni, ma
non lo trovarono; capirono così che era stato preso. Ed ora ascoltatemi.
Mandiamo su di ogni monte di Israele per vedere se il Cristo è stato
rapito da uno spirito e posato su di una montagna". Questo
discorso piacque a tutti; mandarono su di ogni monte di Israele a cercare
Gesù, ma non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe da Arimatea, ma
nessuno osò afferrarlo. [2]
Missione a Giuseppe da Arimatea. Ed annunziarono agli anziani, ai
sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo percorso ogni montagna di Israele, e
Gesù non lo abbiamo trovato. Abbiamo invece trovato Giuseppe in
Arimatea". Udito ciò su Giuseppe, gioirono e glorificarono il Dio di
Israele. I capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, tennero consiglio sul
come incontrarsi con Giuseppe; presero un rotolo di papiro e scrissero a
Giuseppe così: Pace a te! Sappiamo di aver peccato contro Dio e contro
te. Abbiamo pregato il Dio di Israele affinché ti fosse concesso di
andare dai tuoi padri e dai tuoi figli, giacché tutti fummo rattristati
allorché, aperta la porta, non ti abbiamo più trovato. Sappiamo di aver
deliberato contro di te un consiglio maligno, ma il Signore rese vano il
nostro consiglio contro di te, onorevole padre Giuseppe. [3]
E da tutto Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e che lo stesso
Giuseppe riconosceva come amici; ad essi dissero i capi della sinagoga,
sacerdoti e leviti: "Vedete! Se ricevuta la nostra lettera la leggerà,
è segno che verrà da noi. Ma se non la leggerà è segno che è
arrabbiato con noi: salutatelo in pace e ritornate da noi". Essi
benedissero questi uomini e li mandarono. Essi
andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli dissero: "Pace a te!".
Egli rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele". Gli
diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe lo lesse, baciò la
lettera e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto il Signore Dio che ha
redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue innocente!
Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede rifugio sotto
le sue ali". Imbandì davanti a loro una tavola: essi mangiarono,
bevettero e là si riposarono. [4]
Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si alzarono e pregarono.
Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e giunsero nella città
santa, Gerusalemme. E tutto il popolo andò incontro a Giuseppe, gridando:
"Pace a te, nel tuo ingresso!". Egli rispose a tutto il popolo:
"Pace a voi!". E li baciò. Il popolo pregava con Giuseppe e
alla sua vista restavano stupiti Nicodemo
lo ricevette a casa sua; gli fece una grande festa e invitò Anna e Caifa,
gli anziani, i sacerdoti e i leviti a casa sua, e mangiarono e bevettero
allegri con Giuseppe. E inneggiando a Dio, ognuno se ne ritornò a casa
sua. Giuseppe invece rimase in casa di Nicodemo. [5]
Il giorno dopo, era il giorno di preparazione, i capi della sinagoga,
sacerdoti e leviti, s'alzarono di buon mattino e andarono a casa di
Nicodemo. Nicodemo andò loro incontro dicendo: "Pace a voi!".
Essi risposero: "Pace a te e a Giuseppe, a tutta la tua casa e a
tutta la casa di Giuseppe!". E li introdusse in casa sua. Sedette
tutto il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma nessuno osava
rivolgergli la parola. "Perché
mi avete chiamato?", domandò Giuseppe. Essi fecero cenno a Nicodemo
di parlare lui a Giuseppe. Allora Nicodemo aprì la bocca e disse a
Giuseppe: "Padre, tu sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i
leviti desiderano sapere da te una cosa". "Domandate",
disse Giuseppe. [6]
Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono Giuseppe dicendo: "Da'
gloria al Dio di Israele e fa' la tua confessione. Achar, infatti,
scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò un giuramento falso, ma gli
annunziò ogni cosa e non gli nascose una sola parola. Anche tu dunque non
nasconderci neppure una parola" E
Giuseppe: "Non vi nasconderò una sola parola". Allora gli
dissero: "Siamo profondamente tristi perché hai chiesto il corpo di
Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai posto in una tomba. E'
per questo che ti avevamo messo in guardina in una camera senza finestre,
la chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte e lasciammo delle
guardie al luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno della settimana,
aprimmo, non ti trovammo e ne restammo profondamente tristi, e lo stupore
colpì tutto il popolo di Dio fino a ieri. Or dunque annunziaci che cosa
è avvenuto". [7]
Giuseppe rispose: "Nel giorno della preparazione, dalle ore dieci
circa, quando mi avete chiuso, fino a tutto il sabato, io rimasi là.
Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la camera nella quale mi
avete chiuso fu presa ai quattro angoli, sollevata in alto, ed io vidi con
i miei occhi qualcosa come un lampo splendente. Pieno di paura, caddi a
terra. Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal luogo in cui ero
caduto, mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed
un profumo di unguento venne alle mie narici. Egli asciugò il mio viso,
mi baciò e disse: "Non temere, Giuseppe! Apri gli occhi e vedi chi
è colui che parla con te". Alzai lo sguardo e vidi Gesù. Tremai e
ritenevo che si trattasse di un fantasma. Allora recitai i comandamenti ed
egli li recitò con me. Non ignorate che se un fantasma incontra qualcuno
e ode i comandamenti scappa di corsa. Vedendo io che li recitava con me,
gli dissi: "Rabbi Elia!". Ma quello mi rispose: "Non sono
Elia". Gli domandai: "Chi sei dunque, signore?". Mi
rispose: "Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto il corpo da Pilato; mi
hai avvolto in una sindone pura, hai posto un sudario sul mio viso, mi hai
messo nella tua tomba nuova e hai arrotolato una grande pietra alla porta
della tomba". [8]
Dissi allora al mio interlocutore: "Indicami il luogo nel quale ti
avevo messo". Egli mi trasportò e mi fece vedere il luogo nel quale
l'avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario che avevo posto sul
suo viso. E riconobbi che era Gesù. Mi prese per mano e, a porte chiuse,
mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio letto e mi disse:
"Pace a te!". Poi mi baciò e disse: "Per quaranta giorni
non uscire di casa tua. Ecco, infatti, ch'io vado in Galilea dai miei
fratelli"". [16,
1] All'udire queste parole di Giuseppe, i capi della sinagoga, i sacerdoti
e i leviti, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino
all'ora nona. Poi Nicodemo e Giuseppe confortarono Anna e Caifa, i
sacerdoti e i leviti, dicendo: "Alzatevi, state ritti sui vostri
piedi, assaggiate del pane e sostenete le anime vostre, giacché domani è
il sabato del Signore". Essi si alzarono, pregarono Dio, mangiarono e
bevettero ed ognuno se ne andò a casa sua. [2]
Testimonianza di Levi. Nel sabato, i nostri maestri, sacerdoti e leviti,
sedettero indagando l'un l'altro, e dicendo: "Perché mai venne su di
noi quest'ira? Conosciamo, infatti, suo padre e sua madre". Il
maestro Levi, disse: "So che i suoi parenti temono Dio, adempiono i
loro voti e pagano le decime tre volte all'anno. Quando nacque Gesù i
suoi genitori lo portarono in questo luogo ed offrirono a Dio sacrifici ed
olocausti. E quando il grande maestro Simeon lo prese sulle sue braccia,
disse: "Ora
congedi il tuo servo, o padrone, in
pace, conforme alla tua parola, poiché
i miei occhi videro la tua salvezza, da
te preparata al cospetto di tutti i popoli, luce
per illuminare le nazioni e
gloria del tuo popolo Israele". Simeon
li benedisse e, rivolto a Maria, sua madre, disse: "Ti annunzio una
lieta notizia a proposito di questo fanciullo!". Maria domandò:
"Lieta, mio signore?". Simeon rispose: "Lieta! Ecco che
costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e
per segno contraddetto, e a te stessa una spada trapasserà l'anima
affinché siano svelati i pensieri di molti cuori"". [3]
Domandarono al maestro Levi: "E tu come sai queste cose?". Levi
rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da lui?". Il
sinedrio gli disse: "Vogliamo vedere tuo padre". Mandarono a
chiamare suo padre. Lo interrogarono ed egli rispose: "Perché non
credete a mio figlio? Il beato e giusto Simeon lo istruì nella
legge". Il sinedrio domandò a rabbi Levi: "E' vera la parola
che hai detto?". Rispose: "E' vera!". Testimonianza
di Adas, Finee, Aggeo. Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti
dissero tra sé: "Su, mandiamo nella Galilea dai tre uomini che erano
venuti qui a parlarci della sua dottrina e della sua assunzione, e ci
racconteranno come lo abbiano visto assunto". Questo
discorso fu gradito a tutti, e mandarono in Galilea i tre uomini che prima
avevano accompagnato, dicendo loro: "Dite a rabbi Adas, a rabbi Finee
e a rabbi Aggeo: "Pace a voi e a tutti coloro che sono con voi!
Siccome nel sinedrio è sorta una grande diatriba, noi siamo stati mandati
ad invitarvi in questo luogo santo, a Gerusalemme"". [4]
Gli uomini dunque partirono verso la Galilea; li trovarono seduti in
meditazione della legge e li salutarono in pace. Gli uomini che erano in
Galilea dissero a quelli che erano andati da loro: "Sia pace a tutto
Israele!". E poi ancora dissero loro: "Perché siete
venuti?". Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella
città santa, Gerusalemme". Udendo
che erano ricercati dal sinedrio, gli uomini pregarono Dio e poi si posero
a tavola con gli (altri) uomini: mangiarono, bevettero, si lavarono e
partirono in pace per Gerusalemme. [5]
Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una seduta nella sinagoga; e li
interrogarono, dicendo: "Avete veramente visto Gesù sedere sul monte
Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici apostoli? L'avete visto mentre
era assunto?". Allora gli uomini risposero e dissero: "L'abbiamo
visto mentre egli era assunto, già l'abbiamo riferito!". [6]
"Separateli l'un l'altro Ä disse Anna Ä e vediamo se il loro
parlare concorda". E li divisero l'uno dall'altro. Poi
chiamarono prima Adas e gli dissero: "Come hai visto Gesù mentre era
assunto?". "Mentre ancora sedeva sul monte Mamilch Ä rispose
Adas Ä ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto una nube che coprì
con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la nube lo trasportò
su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia a terra". Poi
chiamarono il sacerdote Finee ed interrogarono anche lui dicendo:
"Come hai visto Gesù mentre era assunto?" Ed egli rispose nello
stesso modo. Interrogarono
ancora Aggeo, e anch'egli rispose nello stesso modo. [7]
Testimonianze del sinedrio. Allora il sinedrio disse: "Nella legge di
Mosè è detto: "Qualsiasi fatto sarà stabilito sulla parola di due
testimoni o sulla parola di tre testimoni"". Il
maestro Abutem disse: "Sta scritto nella legge: "Ed Enoc camminò
con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò via"". Il
maestro Giairo disse: "Noi abbiamo udito della morte del santo Mosè,
ma non l'abbiamo vista. Sta scritto infatti nella legge del Signore:
"E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al giorno d'oggi
l'uomo non conosce il suo sepolcro"". Rabbi
Levi disse: "Che cosa significa quanto disse rabbi Simeon allorché
vide Gesù: "Ecco, costui è posto per la caduta e per la
risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto?"". E
rabbi Isaac disse: "Nella legge sta scritto: "Ecco ch'io mando
il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà davanti a te per
custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu invocato il mio
nome"". [8]
Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa dissero: "Avete
riferito bene quanto è scritto nella legge di Mosè: "Nessuno vide
la morte di' Enoc, e nessuno ha nominato la morte di Mosè". Ma
Gesù parlò con Pilato, l'abbiamo visto ricevere schiaffi e sputi sul suo
volto, i soldati lo circondarono con una corona di spine, fu flagellato,
ricevette la condanna da Pilato, fu crocifisso sul Cranio con due ladri,
bevette aceto con fiele, il soldato Longino trafisse il suo costato con
una lancia, il suo corpo fu chiesto dal venerato padre nostro Giuseppe e,
secondo quanto egli afferma, risorse; e i tre maestri affermano: "Lo
abbiamo visto mentre era assunto in cielo". Rabbi Levi testimoniò le
cose dette da rabbi Simeon assicurando: "Ecco, costui è posto per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e per segno
contraddetto"". Conclusione
della sinagoga e del popolo. E tutti i maestri dissero all'intero popolo
del Signore: "Se ciò è venuto da Dio ed è mirabile ai vostri occhi
certamente saprete, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto
chiunque è appeso ad un legno"; e un altro testo insegna: "Gli
dèi che non hanno fatto il cielo e la terra, periranno"". I
sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Se il suo ricordo (dura)
fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà in eterno e si susciterà
un popolo nuovo". Allora
i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, ammonirono tutto Israele,
dicendo: "Maledetta la persona che venera l'opera della mano di un
uomo! Maledetta la persona che venera creature a lato del Creatore!".
E tutto il popolo rispose: "Amen, Amen!". [9]
Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo: "Benedetto il Signore
che ha dato requie al popolo di Israele, in conformità di quanto aveva
promesso. Non è caduta una sola delle buone parole che disse a Mosè, suo
servo. Il Signore nostro Dio sia con noi come fu con i padri nostri. Non
ci abbandoni e non permetta che noi cessiamo dal rivolgere a lui il nostro
cuore, dal camminare in tutte le sue vie, dal custodire i suoi
comandamenti e gli statuti che egli ha ordinato ai padri nostri. In quel
giorno il Signore sarà re su tutta la terra. Uno sarà il Signore ed uno
il suo nome: Re Signore nostro! Egli ci salverà. Nessuno è simile a te,
Signore. Tu, Signore, sei grande e grande è il tuo nome. Guarisci
con la tua potenza, Signore, e saremo guariti. Salvaci, Signore, e saremo
salvi. Noi, infatti, siamo tua parte ed eredità. Il
Signore non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo grande nome;
giacché il Signore ha iniziato a fare di noi il suo popolo". E,
inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua glorificando Dio. Poiché
sua è la gloria per i secoli dei secoli. Amen.
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VANGELO
DI NICODEMO (Memorie
di Nicodemo) I Papiro
copto di Torino* I
MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE Gli
atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio Pilato Io
Ainia, protettore 1, ero ebreo e conoscitore della legge, ma fui afferrato
dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso. Conobbi
Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai verso di lui, credetti in
lui al fine di diventare degno del santo battesimo. Prima di tutto ho
indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano stati stesi su
nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto Ponzio Pilato;
e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del Signore Gesù
Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho tradotti nella lingua
dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l'anno 17 del suo
consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona. Chiunque
legge questo libro o lo trascrive in un altro libro preghi per me, per me
piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia per i peccati da me
commessi contro di lui. A
coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa sia pace per
sempre. Amen. L'anno
nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode era re della Galilea
all'inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di Paremhot del
consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto della duecentoduesima
olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote degli Ebrei,
tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo sia dopo la
sua crocifissione. [1,
1] Accuse delle autorità ebraiche. Nicodemo, principe degli Ebrei, indagò
sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero contro il
Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici, tali e
quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i loro nomi: Anna, Caifa,
Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e gli
altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore
Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname
Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re.
Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole
distruggere la nostra legge". Gli Ebrei dissero ancora: "La
nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma Gesù,
di sabato e in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli
storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e
indemoniato". [2]
Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni malvagie?". Gli
Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù di Beelzebul,
principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa". Pilato disse
loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il
demone viene scacciato nel nome di Dio". Gli
Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua grandezza di farlo
comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo
pubblicamente". Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso
che un governatore convochi un re in tribunale!". Gli risposero:
"Noi non diciamo che sia re". [3]
Il turbante del cursore. Pilato chiamò dunque un cursore e gli disse:
"Conducimi Gesù, ma in modo pacifico". Il cursore uscì, e
quando riconobbe Gesù, l'adorò. Tolse poi dalla testa il suo turbante,
lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli
disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il
governatore ti chiama". Allorché
dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto questo cursore, alzarono alte
grida a Pilato dicendo: "Perché non l'hai tu convocato per mezzo di
un banditore, ma l'hai, al contrario, onorato con un cursore? Il cursore,
infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo turbante, lo prese
nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli disse: cammina
sopra!". Pilato
chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché ti sei comportato così?".
Il cursore rispose: "Il giorno in cui tu mi hai mandato a
Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un trono, mentre i figli
degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami nelle loro
mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi, dicendo:
"Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel
nome del Signore!"". [4]
Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono: "I figli
degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai tu potuto sapere nella
lingua dei Greci ciò che essi dicevano?". Il cursore rispose loro:
"Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono costoro in questa
lingua ebraica?". E questi me lo spiegò". Pilato
domandò loro: "Che cosa gridavano in ebraico?". Risposero:
"Essi dicevano osanna". Pilato domandò: "Che cosa vuole
dir osanna?". Gli risposero: "Osanna vuol dire: salvaci!".
Pilato disse loro: "Se voi stessi testimoniate in favore delle parole
degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?". Essi
tacquero. [5]
Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore: "Esci, e
introduci Gesù nella maniera che tu vorrai". Uscito che fu, il
cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all'inizio, e disse a Gesù:
"Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti chiama". Quando
Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si inchinarono da sole e
adorarono Gesù. Allorché gli Ebrei videro il modo con cui avevano agito
le insegne e come le loro facce anteriori avevano adorato Gesù, gridarono
contro gli uomini che le tenevano asserendo che essi le avevano inchinate. [6]
Il governatore disse agli Ebrei: "Non meravigliatevi del modo in cui
le facce anteriori dei vessilli si sono inchinate da sole e hanno adorato
Gesù e non gridate accusando i vessilliferi asserendo che siano stati
loro a inchinarle e a fare loro adorare Gesù". Gli Ebrei risposero a
Pilato: "Noi sappiamo in qual modo i vessilliferi hanno inchinato i
vessilli fino a fare adorare Gesù". Il governatore chiamò i
vessilliferi e disse loro: "E' così che vi siete comportati?".
Risposero a Pilato: "Noi siamo dei gentili e servitori di templi.
Come potremmo adorarlo? E difatti, mentre tenevamo i vessilli, le loro
facce anteriori si sono inchinate da sole per adorarlo". [7]
Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo:
"Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che vengano dal
popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce anteriori si
inchineranno da sole per adorarlo". Gli anziani degli Ebrei, presero
dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero un vessillo e
sei l'altro vessillo davanti al tribunale del governatore. Pilato
disse al cursore: "Conduci fuori Gesù e poi introducilo nel modo che
tu vorrai". [8] Gesù uscì dal pretorio con il cursore. Il
governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli precedentemente e
disse loro: "Giuro per la salute di Cesare! Se questa volta quando
entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non l'adoreranno, io
prenderò la vostra testa". Il governatore ordinò di fare entrare
Gesù per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò
Gesù di camminare sul turbante della sua testa. Gesù entrò. E quando
entrò, i vessilli s'inchinarono e adorarono Gesù. [2,
1] La moglie di Pilato. Allorché Pilato vide questo, ebbe timore e cercò
di alzarsi dal suo tribunale. Mentre rifletteva su di questo, sua moglie
gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo giusto! Questa
notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Pilato,
dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro: "Voi sapete che mia
moglie è una persona che ama Dio e propende verso la parte degli
Ebrei". Risposero: "Sì, lo sappiamo". Disse Pilato:
"Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da
quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa
sua". Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo
detto, forse, che è un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua
moglie!". [2]
Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato dunque chiamò Gesù e gli
disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che tu proferisca
parola?". Gesù rispose: "Se non fosse stato conferito loro il
potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della propria bocca per
proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che fanno!". I
sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi sappiamo bene?
Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio; in secondo
luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa
tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo
sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in
Egitto perché non godevate della fiducia del popolo". [3]
La difesa. Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e dissero:
"Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu concepito
nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria:
dunque non l'hanno concepito nell'adulterio". Agli Ebrei che
pretendevano che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì,
questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato
proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei
sposata a suo marito". [4]
Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra moltitudine afferma
ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi! Quelli là sono dei
proseliti e sono suoi discepoli". Domandò Pilato: "E che cos'è
un proselito?". Risposero gli Ebrei: "E' colui che nacque tra i
Greci e divenne Ebreo in questi giorni". Coloro
che avevano asserito che egli non era stato generato nell'adulterio e cioè
Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele, Isacco, Finee, Crispo,
Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un'unica voce: "Noi
non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti, noi
eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria". [5]
Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch'egli non era stato
generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare, dicendo:
"Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato generato
nell'adulterio, è proprio la verità?". Gli Ebrei risposero a
Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un
peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo
detto la verità, e noi siamo pronti a morire". Pilato
disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la verità in nulla e non
replicate alle parole che proferiscono questi?". Essi risposero a
Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di fede,
quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre a noi,
a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che è un
mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?". [6]
Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di mandare via tutta la
moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano testimoniato, asserendo
che egli non era un frutto dell'adulterio. Ordinò di fare mettere da
parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo vogliono fare
morire?". Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di lui perché
guarisce nel giorno di sabato". Esclamò Pilato: "E' dunque per
questa azione buona che lo vogliono fare morire!". [3,
1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro: "Mi è
testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di accusa contro
quest'uomo". Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: "Se
non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato". Rispose
Pilato: "Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra
legge". Gli Ebrei risposero: "A noi è vietato giudicare gli
uomini". Pilato disse: "Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma
io...". [2]
Il regno di Gesù. Pilato entrò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e
gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?". Rispose Gesù a Pilato:
"Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno affermato altri a mio
proposito?". Pilato rispose a Gesù: "Forse ch'io sono Ebreo? La
tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me". Gesù
rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo
mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli
Ebrei. Or dunque il mio regno non è di questo mondo". Pilato
domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?". Gesù rispose a Pilato:
"Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato per questo e per
questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità ascolti la
mia voce!". [3]
Pilato domandò: "Che cos'è la verità?". Gesù rispose:
"La verità viene dal cielo". Domandò Pilato: "Non c'è
verità sulla terra?". Gesù rispose a Pilato: "Tu vedi come
coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che sulla terra
posseggono la potenza!". [4,
1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Dopo queste cose, Pilato lasciò
Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro:
"Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui". Gli Ebrei
gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il
tempio e di farlo risorgere il terzo giorno". Pilato
domandò loro: "Che tempio?". Gli Ebrei gli risposero:
"Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei anni.
Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo riedificherò in
tre giorni"". [2]
Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo.
Vedetevela voi!". Gli Ebrei gli dissero: "Il suo sangue sia su
di noi e sui nostri figli" Pilato
chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse loro in segreto:
"Non comportatevi così! Giacché non c'è (contro di lui) alcun capo
d'accusa capitale. Non c'è che la vostra accusa a proposito delle
guarigioni e della violazione della legge". I
leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno bestemmia contro Cesare è
o no degno di morte?". Pilato rispose: "E' degno di morte".
Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui che bestemmia contro Cesare è
degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio". [3]
Angoscia di Pilato. Il governatore ordinò agli Ebrei di uscire dal
pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: "Che hai fatto?".
Gesù rispose: "Mosè e i profeti furono i primi ad annunziare la mia
morte e la mia risurrezione". Gli
Ebrei stavano attenti e l'ascoltarono proferire queste cose. Dissero a
Pilato: "Che vuoi udire ancora di più enorme di questa
bestemmia?". Pilato rispose agli Ebrei: "Se questa parola è una
bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo
secondo la vostra legge". Gli
Ebrei dissero a Pilato: "La nostra legge afferma: se un uomo pecca
contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi meno uno, ma colui che
bestemmia contro Dio viene lapidato" Pilato rispose:
"Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete" Gli
Ebrei gli dissero: "Noi lo vogliamo crocifiggere". [4]
Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro: "Non è degno di
essere crocefisso", guardò coloro che stavano davanti alla
moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che piangevano.
E disse: "Non tutta la folla vuole ch'egli muoia". Gli anziani
risposero a Pilato: "Noi tutti e la nostra moltitudine siamo venuti
affinché egli muoia". Pilato
domandò agli Ebrei: "Per qual ragione deve morire?". Gli Ebrei
gli risposero: "Lui stesso ha affermato: io sono il figlio di Dio, io
sono re". [5,
1] Intervento di Nicodemo. Un Ebreo dal nome Nicodemo andò davanti a
Pilato. Gli disse: "Ti prego, o pio governatore, di ordinarmi di dire
qualche parola". Pilato gli rispose: "Dilla!". Nicodemo
rispose dicendo: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e anche a
tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro sinagoga io ho detto: che
avete da fare voi con quest'uomo? Ha operato miracoli e prodigi, prodigi
grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e che nessuno potrà operare
in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del male. [2] Se questi
miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini, si dissiperanno.
Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto miracoli grandi che
Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone. Anche Iamne e
Iambre fecero i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che non
riuscirono a fare. E gli Egiziani consideravano Iamne e Iambre come dèi,
ma in seguito i miracoli fatti da costoro, che non erano da Dio, perirono
come coloro che credevano in essi. Or dunque che avete da fare voi con
quest'uomo? Egli, infatti, non è degno di morte". [3]Gli
Ebrei risposero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo. E' per
questo che parli in suo favore". Nicodemo domandò: "Forse che
il governatore è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? E'
forse per questo che Cesare l'ha posto in questo ufficio?". Gli
Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti contro Nicodemo. Allorché
Pilato li vide, disse loro: "Perché digrignate i denti? E' forse
perché avete udito la verità?". Gli
Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu riceverai la parte di Gesù".
Nicodemo rispose: "Amen! Ch'io la riceva come avete detto!". [4]
Testimonianza di un paralitico. Un altro Ebreo prese coraggio e disse a
Pilato: "Ti prego di permettermi una parola". Il governatore gli
rispose: "Dì quello che vuoi". Quello gli parlò in questi
termini: "Io ho passato quarant'anni sdraiato su di un letto preso da
grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c'era un buon numero di
indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti
guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul
letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di
me e mi disse: "Amico, prendi il tuo letto e vattene". E
all'istante io fui guarito, presi il mio letto e camminai". [5]
Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in qual giorno l'ha
guarito". Pilato disse a colui che era stato liberato dalla sua
malattia: "Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?". Egli
rispose: "Un giorno di sabato". Gli Ebrei dissero a Pilato:
"Non è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni
di sabato". [6]
Altre testimonianze. Un Ebreo disse: "Io ero cieco dalla nascita.
Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e quando Gesù passò
gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David, abbi pietà
di me!". Egli stese le sue mani sui miei occhi, e all'istante io
vidi". Un
altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così: "Io ero
storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca". Ed
ecco che un altro prese coraggio. Disse: "Io ero lebbroso e mi ha
purificato". Una
donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse: "Io perdevo
sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue si arrestò". Gli
Ebrei dissero: "Abbiamo per legge che una donna non può testimoniare
o proferire parola". [7]
Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano: "Quest'uomo è un
profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi demoni". A
questi che dicevano: "Gli stessi demoni gli obbediscono", Pilato
domandò: "Perché non gli obbediscono i vostri dottori?". Essi
risposero a Pilato: "Risuscitò dai morti Lazzaro che era morto e si
trovava nella sua tomba". Il
governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine degli Ebrei:
"Perché volete versare un sangue innocente?". [6,
1] Ultimi tentativi di Pilato. Infine, Pilato chiamò nuovamente Nicodemo
e i dodici uomini che avevano detto ch'egli non era stato generato
nell'adulterio e disse loro: "Che farò io? Il popolo è in
agitazione". Essi gli risposero: "Noi non sappiamo, tocca a loro
decidere". [2]
Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e disse loro: "Sapete
che tra voi c'è l'uso che ad ogni festa sia liberato un prigioniero. Ho
in prigione un brigante omicida, di nome Barabba, e Gesù, che è qui in
piedi, nel quale non trovo alcun motivo di condanna. Chi è quello che voi
volete ch'io liberi?". Gli Ebrei gridarono a gran voce:
"Barabba!". Egli domandò: "Che farò io di Gesù, detto
Cristo?". Gli Ebrei risposero: "Crocifiggilo!". [3]
Altri Ebrei dissero: "Tu sei l'amico di Cesare. Ora egli ha detto:
"Io sono figlio di Dio e sono re"". Pilato salì in collera
e disse agli Ebrei: "In ogni tempo, la vostra nazione è stata
ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene". [4]Gli
Ebrei domandarono a Pilato: "Chi ci ha fatto del bene?". Pilato
rispose: "Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto dalla terra d'Egitto,
da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora per voi una strada
come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la manna e le quaglie.
Per dissetarvi estrasse per voi l'acqua da una roccia; vi diede una legge.
E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva distruggervi. Mosè
pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del male contro di
me". [5]
Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di andarsene, ma gli Ebrei
gridarono e dissero a Pilato: "Conosciamo il Cesare come re, ma Gesù
non lo conosciamo. I magi, infatti, dall'Oriente gli hanno portato dei
doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era stato generato
un re, cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo padre, Giuseppe,
prese lui e sua madre e fuggì in Egitto. Erode poi, a causa di quanto
aveva saputo, uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme". [6]
Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato ebbe timore. Impose
silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e disse: "E' Costui
che era cercato da Erode?". Gli risposero: "Sì, è lui". Pilato
prese allora dell'acqua e si lavò le mani davanti a tutti dicendo:
"Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete voi". Gli
Ebrei gridarono: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri
figli". [7]
La sentenza. Allora Pilato ordinò di tirare il velo del tribunale sul
quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore: "Sentenza di
Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. E' per questo ch'io ti
condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle leggi degli
imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui sei stato
preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te". [7,
1] Gesù in croce tra i ladri. Dopo queste cose, Gesù uscì dal pretorio
con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si spogliò dei
vestiti, lo si cinse di un linteum e si pose sulla sua testa una corona di
spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema alla sua
destra e Cista alla sua sinistra. Gesù
disse: "Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò che fanno". [2]
I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò in piedi a
guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano dicendo:
"Colui che ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il figlio di
Dio, da lui scelto". I
soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e innalzarono verso di
lui aceto e fiele, dicendo: "Se tu sei il re degli Ebrei, salva te
stesso!". [3]
Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il titulus in lettere
greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato detto dagli
Ebrei, cioè: "Egli è il re degli Ebrei". Uno
dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui nome era Cista, gli
disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi". L'altro il cui
nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con collera:
"Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua
condanna; ma noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo
fatto, lui invece non ha fatto alcun male". [4]
Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista, questo stesso Dema
gridò e disse: "Ricordati di me, mio Signore, quando sarai nel tuo
regno!". Gesù gli rispose: "In verità ti dico, oggi tu sarai
con me nel paradiso". [5]
La morte. Era l'ora sesta. In quel giorno si fecero tenebre su tutta la
terra fino all'ora nona; nel momento in cui si oscurò il sole, il velo
del tempio si strappò in due, dall'alto in basso, e Gesù gridò a gran
voce: "Padre mio, rimetto l'anima mia tra le tue mani".
Proferite queste parole, rese il suo spirito. [6]
Allorché il decurione vide quanto era accaduto, diede gloria a Dio e
disse: "Veramente, quest'uomo era giusto". E tutti coloro che
erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste cose, si
battevano il petto e se ne ritornavano. [7]
Il decurione informò il governatore sugli avvenimenti. E allorché il
governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza si afflissero molto. Quel
giorno non mangiarono a causa del loro grande dispiacere. [8] Infine
Pilato mandò a chiamare gli Ebrei. Disse loro: "Avete visto quanto
è avvenuto?". Essi tacquero. [9]
Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo. Anche le donne che
lo avevano seguito dalla Galilea videro questo. Ecco
che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e giusto che non aveva
partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli Ebrei poiché egli
era ad Arimatea nell'attesa del regno di Dio, venne a trovare Pilato, e
gli chiese il corpo di Gesù. Quando l'ebbe ricevuto l'avvolse in un panno
molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata (nella roccia) nella
quale non aveva ancora deposto nessuno. [8,
1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Allorché gli Ebrei sentirono
che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono e con lui i
dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato concepito
nell'adulterio, tra i quali c'era Nicodemo e un certo numero di altre
persone, volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e gli
avevano rivelato i miracoli di Gesù. [2]
Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si nascosero. Soltanto
Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli Ebrei. Disse loro:
"Come siete entrati nella sinagoga?". Gli risposero:
"Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte sarà con
lui". Nicodemo rispose: "Amen, amen!". Anche
Giuseppe andò a trovarli e disse: "Perché siete in collera contro
di me? E' forse perché ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco: l'ho posto in
una tomba nuova, l'ho avvolto con un panno bianchissimo, ed ho arrotolato
una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete compiuto una
sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi siete neppure
pentiti d'averlo crocifisso e di averlo trafitto con una lancia". [3]
Gli Ebrei montarono in collera. Si impadronirono di Giuseppe e ordinarono
che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero: "Sappi che non
è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è sabato; ricordati,
tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una sepoltura: daremo le tue
carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge della terra".
Giuseppe rispose loro: "Questa è una parola accanita; ma io non ho
paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate il giudizio a me e io
farò giustizia, dice il Signore. [4] Avete visto che ora colui che è
circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso dell'acqua e si è
lavato le mani davanti al sole dicendo: "Io sono puro del sangue di
questo giusto". Voi avete visto e avete risposto a Pilato, dicendo:
"Il suo sangue è su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo
che la collera di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete
detto". All'udire
questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e lo gettarono in un luogo
oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a guardia degli uomini, e
sigillarono la porta con il loro sigillo. [5]
L'indomani mattina, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti si
affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga. Tennero consiglio per vedere
come farlo morire. Allorché il sinedrio fu seduto, ordinarono di condurlo
con disprezzo. Ma quando fu aperta la porta, Giuseppe non fu trovato. Tutto
il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta era stata trovata
chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella mano di Caifa. Cessarono
dunque dal mettere la mano su coloro che avevano parlato bene di Gesù
davanti a Pilato. [9,
1] Testimonianza delle guardie. Mentre tutto il popolo sedeva ancora nella
sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché non l'avevano trovato,
alcuni tra quelli della guardia andarono da loro: erano quelli cioè che
gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la guardia alla tomba di Gesù
nel timore che i suoi discepoli venissero a prenderlo di nascosto. Costoro
avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti di quanto era
accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi vegliavano. [2]
"Noi tutti Ä essi proseguirono Ä abbiamo visto un angelo del
Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era davanti
alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come la
neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell'angelo
che parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù. Disse loro:
"Non temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato
crocifisso. E' risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era
il Signore. Andate e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed
ecco che vi precederà in Galilea. Lo vedrete in quel luogo". Ecco,
vi abbiamo riferito quanto abbiamo visto". [3]
Gli Ebrei domandarono: "Chi erano le donne con le quali parlava
l'angelo?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano".
Gli Ebrei domandarono: "Che tempo era?". Le persone di guardia
risposero: "La mezzanotte". Gli Ebrei domandarono: "Perché
non vi siete impadroniti di queste donne?". Le guardie risposero:
"Eravamo rimasti come morti a causa della paura. Non pensavamo di
rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto impadronircene?".
Gli Ebrei dissero alle guardie: "Non vi crediamo". [4]
Le guardie dissero agli Ebrei: "In quest'uomo avete visto tutti quei
segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi credeste a noi? Abbiamo
inteso pure un'altra cosa prodigiosa. Colui che ha domandato il corpo di
Gesù, cioè Giuseppe, voi l'avete chiuso in un luogo tenebroso e dietro
di lui avete serrato la porta, l'avete sigillata... dopo questo avete
aperto la porta e non l'avete trovato. Dateci dunque prima Giuseppe, e poi
noi vi daremo Gesù". [5]
Gli Ebrei dissero: "Dateci prima Gesù, e poi noi vi daremo
Giuseppe". Le guardie risposero: "Dateci prima Giuseppe, dopo vi
daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe se n'è andato
nella sua città". Le guardie dissero: "Anche Gesù se ne è
andato in Galilea come abbiamo inteso dire dall'angelo che rotolava la
pietra davanti al sepolcro. Diceva: "Egli vi precederà in
Galilea"". [6]
Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero timore che fossero
divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un consiglio.
Diedero ai soldati molto denaro dicendo: "Dite: durante la notte,
mentre noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero furtivamente. Se
la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo credere questo e
distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione". Essi allora
ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato. Tra
gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno d'oggi. [10,
1] Gesù sul monte Mabrech. Un sacerdote di nome Finee, il dottore Adda e
il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i capi della sinagoga e
il popolo degli Ebrei, dicendo: "Abbiamo visto Gesù e i suoi undici
discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama Mabrech e diceva ai
suoi discepoli: "Andate nel mondo intero ed evangelizzate ogni
creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà salvo. Colui
che non crederà sarà condannato al giudizio. [2] Quanto a voi, miei
discepoli, ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome: scaccerete i
demoni, parlerete lingue nuove, prenderete serpenti velenosi nelle vostre
mani senza che vi facciano del male; vi si darà a bere delle bevande
mortali per uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere; poserete le mani sui
malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi domanderete nel mio nome,
le riceverete". Abbiamo inteso Gesù dire queste parole. Dopo di ciò
salì al cielo in una grande e indicibile gloria". [3]
Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro:
"Rendete gloria al Dio di Israele e dategli l'attestazione che avete
visto e sentito queste cose". Essi risposero: "Per la vita del
Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, queste cose le
abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo". [4]
Gli Ebrei dissero loro: "Voi siete dunque venuti in questo luogo per
evangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per fare preghiera a
Dio, allora pregate per domandare perdono dell'insolenza che avete
dimostrato davanti al popolo". Il sacerdote Finee, lo scriba Adda, e
il levita Ogia dissero: "Se queste parole a proposito delle cose che
noi abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che noi siamo
davanti a voi. Fateci ciò che vi piacerà". [5]
Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non ripetere
assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero. Furono
gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre uomini
che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace. Angoscia
delle autorità ebraiche. Quando questi uomini andarono in Galilea, gli
Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano con grande tristezza,
dicendo: "Che cos'è mai questa cosa straordinaria che è capitata in
Israele?". [6]
Anna e Caifa dissero: "Perché la vostra anima è abbattuta in questo
modo? Non sono degni di fede; e così neppure i soldati che hanno detto
che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla
porta della grotta. Il fatto è invece che i discepoli hanno dato molto
denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù. [7] Sono essi che hanno
insegnato la lezione, dicendo: "Dite che un angelo del Signore è
disceso e ha rotolato la pietra davanti alla tomba". Ignorate forse
che non bisogna credere nulla da chi è incirconciso? Certo, comunque, che
hanno ricevuto molto oro anche da noi ed hanno agito nel modo che abbiamo
detto loro". [11,
1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Quand'ebbero proferito queste parole,
Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si espresse così: "Voi
parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono discesi dalla Galilea,
come essi temano Dio; sono uomini che odiano il mercanteggiare e odiano
l'amore esagerato della ricchezza. Sono uomini pacifici e sono appunto
essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti, queste parole:
"Abbiamo visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech con i suoi
discepoli, e insegnava loro le cose che voi avete sentito". E sono
essi che lo videro rapito in cielo. [2]
Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul Giordano, lo traversò e
andò a Gerico... I figli dei profeti vennero davanti a lui. Domandarono a
Eliseo: dov'è il tuo maestro Elia? Egli rispose: è stato trasportato in
cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non sarà forse uno spirito che l'ha
rapito e l'ha trasportato su di una montagna? [3] Su, prendiamo con noi i
nostri servi per cercarlo; e persuasero Eliseo ad accompagnarli: ed egli
andò con loro. Lo cercarono per tre giorni, senza trovarlo. [4] Allora
seppero ch'era stato rapito. Ora
dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di Israele per vedere, se
per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non l'abbia posato su di una
montagna". Questa
parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le montagne di Israele per
cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però Giuseppe d'Arimatea.
Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire gli anziani, i
sacerdoti e i leviti in questi termini: "Abbiamo percorso tutte le
montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo trovato
Giuseppe d'Arimatea". [5]Missione
a Giuseppe d'Arimatea. Quando essi intesero questo a proposito di
Giuseppe, resero gloria al Dio di Israele e tennero consiglio, sia i capi
della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo: "In che modo ci
presenteremo a Giuseppe?". [6]
Convennero di prendere un foglio di carta e di scrivere a Giuseppe in
questa maniera: "Pace a te e a tutti coloro che sono con te! Sappiamo
di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto contro di te. Prega
dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi figli. Noi tutti
siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché abbiamo aperto la
porta e non t'abbiamo trovato, abbiamo capito che era un disegno maligno
quello che noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il nostro disegno
contro di te, o padre nostro Giuseppe venerato da tutto il popolo". [7]
In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e
amati dallo stesso Giuseppe. I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
dissero loro: "Fate attenzione a questa parola. Se Giuseppe riceverà
la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che verrà da noi, ma
se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e si affligge
molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi". E li condussero
fuori. [8]
Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad Arimatea presso
Giuseppe. Lo videro. L'adorarono e gli dissero: "Con te sia la
pace!". Egli rispose: "Pace sia a voi e a tutto il popolo di
Israele". Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e
benedisse Dio, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha salvato
Israele e non gli ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto
sia il Signore che ha mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto
le sue ali". Li
abbracciò, li baciò e apparecchiò loro la tavola. Essi mangiarono,
bevettero e dormirono da lui. [9]
Testimonianza di Giuseppe. All'indomani, alla prima ora, Giuseppe bardò
la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero alla città santa di
Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe, mandando grida e
dicendo: "Pace al tuo ingresso!". Giuseppe disse a tutto il
popolo: "Pace a voi". L'intero popolo abbracciò Giuseppe,
meravigliato di vederlo. [10]
L'accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in casa sua e fece per lui
un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna e Caifa e gli anziani
affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si rallegrarono e
mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò a casa
propria. Giuseppe restò nella casa di Nicodemo. [12,
1] L'indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti si affrettarono
ad andare nella casa di Nicodemo. Egli si presentò davanti a loro e
disse: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a te, a
Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe". Entrarono in
casa sua. Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in
mezzo a loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò
dirgli una parola. [2]
Giuseppe disse loro: "Qual è il soggetto a proposito del quale mi
avete mandato a chiamare?". Essi fecero segno a Nicodemo di parlare a
Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così: "Nostro padre Giuseppe,
venerato da tutto il popolo, tu sai che i più venerabili tra gli scribi,
i sacerdoti e i leviti anelano di udire una parola da te". Giuseppe
disse: "Interrogate su ciò che desiderate". [3]
Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare Giuseppe dicendogli:
"Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la confessione della verità.
E' stato scongiurato anche Achar e non ha giurato menzogne, ma ha detto la
verità senza nascondere una sola parola. Anche tu, non nasconderci nulla,
neppure una parola". Giuseppe rispose: "Io non vi nascondo
nulla". Gli
dissero: "Noi siamo rimasti molto rattristati perché tu hai chiesto
il corpo di Gesù, l'hai avvolto in un sudario molto bianco e l'hai
deposto nella tua tomba nuova. [4] A causa di ciò ti abbiamo rinchiuso in
una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo chiuso la
porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per vigilare
sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L'indomani abbiamo aperto la
porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto il popolo
del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci quanto è
accaduto". [5]
Giuseppe disse: "Mi avete imprigionato il sesto giorno alla decima
ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo della notte ero in
piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu sospesa per aria
ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un lampo. In
quell'istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove io ero
caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell'acqua
discendendo poi in basso fino ai miei piedi, ed un profumo giunse fino
alle mie narici. [6]
Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia faccia, mi abbracciò
e mi disse: "Giuseppe, non temere! Apri i tuoi occhi e riconosci chi
ti parla". Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù, ed ebbi paura.
Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui pure li recitò
con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a ingannare
qualcuno, viene scacciato, se ne va e l'abbandona a causa dei
comandamenti. Dunque,
quando vidi che li recitava con me, io dissi: "Rabbi Elia!".
Egli mi rispose: "Io non sono Elia". Gli dissi: "Chi dunque
sei tu, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù del quale tu
ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l'hai avvolto in un panno molto
bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella grotta
nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della grotta, e
l'hai chiusa". [7]
A colui che parlava con me, io dissi: "Mostrami il luogo ove io ti ho
posto". Egli mi prese, mi mostrò il panno e il sudario ch'io avevo
messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese, mi condusse fuori
a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece mettere sul mio luogo
di riposo e mi disse: "Pace e te!". Mi abbracciò, e disse:
"Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io andrò dai miei
fratelli in Galilea"". [13,
1] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti allorché sentirono
queste parole restarono come delle mummie, caddero a terra e digiunarono
fino all'ora nona. Nicodemo
e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e Caifa, ai sacerdoti e ai
leviti, ed aggiunsero: "Perseverate dritti sui vostri piedi, mangiate
il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani è il sabato del
Signore". Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono, bevettero, e
ognuno andò a casa sua. [2]
Testimonianza di Levi. L'indomani, sabato, gli scribi, i sacerdoti e i
leviti sedettero, dicendo: "Che è questa collera che ci ha colpito?
Eppure conosciamo suo padre e sua madre". Lo
scriba Levi disse: "Io conosco i suoi genitori: temevano Dio, non
tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte all'anno. Allorché
nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono i
loro sacrifici e i loro olocausti a Dio. [3]
E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia e disse:
"Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi hanno
visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per
illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo
Israele". E Simeone li benedisse. Disse a sua madre Maria "A
proposito di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per
la caduta e risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima,
c'è una spada che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del
cuore di moltissime persone"". [4]
Anna e Caifa dissero: "Come hai tu saputo queste cose?". Lo
scriba Levi, rispose: "Ignorate voi ch'io sono stato ammaestrato
nella legge da Simeone?". Gli risposero: "Noi siamo il sinedrio
dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere". Egli mandò a cercare
suo padre. Allorché
giunse suo padre, disse loro: "Perché non credete a mio figlio Levi?
L'ha istruito nella legge il beato e giusto Simeone". Il
sinedrio disse: "La parola che tu hai detto è verità". [5]
Testimonianza di Adda, Finee, Ogia. E i capi della sinagoga, i sacerdoti e
i leviti tennero consiglio insieme. Dissero:
"Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini che sono venuti l'altra
volta e ci hanno parlato dell'insegnamento di Gesù e del modo con cui era
stato rapito in cielo, affinché ci dicano come l'hanno visto trasportato
nei cieli". Questa parola piacque a tutti e mandarono a prendere
questi tre uomini dalla Galilea. Quando
giunsero, dissero: "Sei tu il rabbi Adda, siete voi Finee e Ogia? La
pace sia con voi e con tutti coloro che sono con voi. Nel sinedrio ci fu
una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi uomini affinché
veniate nel luogo santo di Israele". [6]
Gli uomini andarono in Galilea. Trovarono costoro seduti che leggevano la
legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a coloro che erano venuti
da loro: "Sia pace al popolo di Israele! Perché siete venuti in
questo luogo?". Gli
inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città santa di
Gerusalemme". Quando quegli uomini udirono che erano ricercati dal
sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini che erano
venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e camminarono
con essi, in pace verso Gerusalemme. [7]
L'indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga. Interrogarono quelli
che erano venuti, dicendo: "In verità, avete voi visto Gesù sul
monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e l'avete visto
anche quando era rapito in cielo?". Anna
disse: "Prendeteli e separateli l'uno dall'altro, per vedere se la
loro parola concorda". Li separarono. Li posero separati l'uno
dall'altro. [8]
Chiamarono prima Adda e gli domandarono: "Dì, come l'hai visto
allorché era rapito in cielo?". Adda rispose in questi termini:
"Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i suoi
discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi
discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò in cielo. I suoi
discepoli erano invece stesi a terra e pregavano". Chiamarono
il sacerdote Finee. L'interrogarono in questi termini: "Come l'hai
visto allorché era rapito in cielo?". Ed anche lui disse la stessa
parola. Interrogarono
Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose ancora la stessa parola. Allora
i membri del sinedrio dissero l'un l'altro: "La legge di Mosè
afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di due o tre
testimoni". [14,
1] Testimonianze del sinedrio. Uno degli scribi prese la parola, e disse:
"E' scritto che Enoc fu trasportato e che non lo si trovò perché
era stato trasportato". Anche
lo scriba Hierio disse: "Anche della morte di Mosè abbiamo sentito
parlare, ma non l'abbiamo vista, giacché è scritto nella legge del
Signore: "Mosè è morto al cospetto del Signore e nessuno, fino al
giorno d'oggi, ha conosciuto la sua tomba"". [2]
Il rabbi Levi si espresse così: "Quando Simeone vide Gesù, disse:
"Ecco che costui è posto per la rovina e per la risurrezione di una
moltitudine in Israele"". Un
altro, di nome Isacco, disse: "E' scritto nella legge: "Ecco
ch'io manderò un angelo davanti a te affinché vegli su di te in tutti i
tuoi sentieri, giacché su di te è il mio nome"". [3]
Conclusione di Anna e Caifa. Presero la parola anche Anna e Caifa, in
questi termini: "Avete ricordato in modo esatto le cose scritte nella
legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno ha parlato della
morte di Elia. Ma Gesù, l'abbiamo visto parlare con Pilato, l'abbiamo
visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava sulla sua
persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e lo si
flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo del
Cranio. [4]
Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu abbeverato di aceto e
fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal soldato Longino, il
nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed egli è risuscitato
dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito i tre dottori,
dicendo: l'abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre, il rabbi
Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè: "Costui è
posto per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine in Israele e
come un segno contro il quale si combatterà"". [5]
Conclusione della sinagoga e del popolo. I dottori, in mezzo a tutto il
popolo del Signore, dissero: "Costui doveva essere come una persona
che suscita stupore davanti ai nostri occhi, ed invece sappiate, o casa di
Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è sospeso a un
legno". E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che non hanno
creato il cielo e la terra morranno". I
sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Il suo ricordo durerà
fino a Sum e fino al cosiddetto Iobel. Se è così, vedrete che il suo
nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo nuovo". [6]
I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti annunziarono al popolo di
Israele: "Sia maledetto l'uomo che adora l'opera della mano degli
uomini, sia maledetto colui che adora una creatura preferendola al
Creatore". E tutto il popolo rispose: "Amen, amen, amen". [7]
Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo: "Benedetto sia il
Signore che ha dato pace al popolo di Israele in conformità di tutte le
parole ch'egli aveva detto. Non cadrà neppure una sola parola della sua
bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto per mezzo di Mosè,
suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il Signore, secondo quanto
ha detto ai nostri padri. Non
abbandonarci, Signore, non permettere che ci allontaniamo da te! Fai sì
che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te, che camminiamo sulle tue
vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non vergogniamoci di
abbandonarci a te, Signore. Signore,
proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a noi e così le tue verità
a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo, come già ai nostri
padri. [8]
Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore rimasto in piedi è
uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! E' lui che ci salverà.
Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande è il tuo
nome. [9]
Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua parte, siamo la tua
eredità. Il
Signore non abbandonerà il suo popolo, a causa del suo grande nome. Il
Signore ha cominciato a fare di noi il suo popolo". Terminato
quest'inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in pace. Amen. VANGELO
DI NICODEMO * (Memorie
di Nicodemo)
I Recensione
latina** PROLOGO Io
Enia, protettore, di stirpe ebraica, e seguace della legge, fui afferrato
dalla grazia del Salvatore e dal suo grande dono. Conobbi Cristo Gesù
nella santa Scrittura, a lui mi avvicinai e ho abbracciato la sua fede per
divenire degno del suo santo battesimo. Per
prima cosa cercai le memorie scritte in quei tempi a proposito di nostro
Signore Gesù Cristo, pubblicate dagli Ebrei all'epoca di Ponzio Pilato, e
le abbiamo trovate scritte in caratteri ebraici all'epoca del Signore Gesù
Cristo. Io le ho tradotte in lettere etniche mentre regnavano le
eccellenze Teodosio, che compiva il diciassettesimo consolato, e
Valentiniano, quinto console, durante la nona indizione. Voi
tutti che leggete questo libro e lo trascrivete in altri codici,
ricordatevi di me Enia, piccolissimo servo del Signore, affinché egli
abbia misericordia di me e perdoni i peccati che io ho commesso contro di
lui. Sia
pace a tutti coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro famiglia,
per sempre. Amen. Si
era nell'anno decimo ottavo di Tiberio Cesare imperatore dei Romani e
nell'anno decimo ottavo del regno di Erode, figlio di Erode, re della
Galilea, nell'ottava calenda di aprile, cioè il giorno venticinque del
mese di marzo, durante il consolato di Rufino e di Rubellione, nel quarto
anno della olimpiade duecentesimaseconda, sotto il principato dei
sacerdoti degli Ebrei Giuseppe e Caifa. Le
cose compiute dai prìncipi dei sacerdoti e dagli altri Ebrei le ha
narrate Nicodemo dopo la croce e la passione del Signore e lo stesso
Nicodemo ha ordinato che fossero scritte in lettere ebraiche. [1,
1] Accuse delle autorità ebraiche. Anna e Caifa, Summa e Datan, Gamaliel,
Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e tutti gli altri Ebrei vennero
da Pilato accusando il Signore Gesù Cristo di molte cose e dicendo:
"Sappiamo che costui è figlio del falegname Giuseppe ed è nato da
Maria, e dice di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e
vuole abrogare la nostra legge paterna". Pilato
domanda: "Che cos'è che fa e quale legge vuole abrogare?". Gli
rispondono gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta di curare nel
giorno di sabato: costui invece, con opere malvagie, di sabato cura zoppi,
gobbi, ciechi, paralitici, lebbrosi e indemoniati". Pilato
domanda: "Con quali opere malvagie?". Gli rispondono: "E'
un mago, e caccia i demoni per opera di Belzebub principe dei demoni e
tutti gli sono sottomessi". Pilato dice: "Questo non è uno
scacciare i demoni per opera di uno spirito immondo, ma per opera del dio
Asclepiade". [2]
Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua grandezza di convocarlo in
udienza al tuo tribunale". Pilato chiama a sé gli Ebrei e dice loro:
"Ditemi, come posso, io che sono preside, udire un re?". Gli
rispondono: "Noi non affermiamo che egli sia re, è lui stesso che lo
dice". Gesù
sul sudario del cursore. Chiamato un cursore, Pilato gli dice: "In un
modo conveniente, sia convocato Gesù". Il cursore uscì, lo
riconobbe, lo adorò, stese a terra il fazzoletto che portava in mano per
asciugare il sudore e gli disse: "Signore, cammina su di questo ed
entra, perché il preside ti chiama". Gli Ebrei, vedendo quanto aveva
fatto il cursore, gridarono contro Pilato, dicendo: "Perché non
l'hai convocato con il banditore invece che con il cursore? Il cursore,
infatti, al vederlo, l'adorò, e stese a terra davanti a sé il fazzoletto
che teneva in mano per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, il
preside ti convoca"". [3]
Chiamato il cursore, Pilato gli domandò: "Perché hai fatto questo e
hai onorato Gesù detto Cristo?". Gli rispose il cursore:
"Quando mi mandasti in Gerusalemme da Alessandro, lo vidi che sedeva
su di un asino e i ragazzi ebrei che spezzavano i rami di alberi e li
stendevano sul cammino, mentre altri tenevano dei rami in mano, altri
stendevano le loro vesti sul cammino gridando e dicendo: "Salve,
dunque, tu che sei nei luoghi eccelsi! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore"". [4]
Gli Ebrei gridarono contro il cursore dicendo: "I ragazzi ebrei
gridavano in ebraico, e tu, che sei gentile, come potevi capire?".
Risponde loro il cursore: "Interrogai un Ebreo dicendo: "Che
cos'è che dicono in ebraico?". E quello me lo spiegò". Pilato
domanda loro: "Come gridavano in ebraico?". Gli Ebrei
rispondono: "Osanna negli altissimi". Pilato li interrogò:
"Che cosa significa: Osanna negli altissimi?". Gli rispondono:
"Salva, tu che sei nei luoghi eccelsi!". Disse loro Pilato:
"Se voi stessi attestate le voci e le parole con le quali acclamavano
i ragazzi, che ha fatto di male il cursore?". E tacquero. Gesù
e i vessilli romani. Il preside dice al cursore: "Esci, e introducilo
nel modo che tu vorrai". Il cursore, uscito, fece come prima, e disse
a Gesù: "Signore, entra, poiché il preside ti chiama". [5]
Entrato Gesù, i vessilli portati dai vessilliferi inchinarono da soli le
loro cime e adorarono Gesù. Gli Ebrei alla vista dei vessilli che si
erano inchinati e avevano adorato Gesù, gridarono ancor più contro i
vessilliferi. Pilato dice però agli Ebrei: "Non vi meravigliate che
i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù?". Rispondono
gli Ebrei a Pilato: "Noi abbiamo visto come gli uomini che portano i
vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù". Il
preside, chiamati i vessilliferi, dice loro: "Perché avete agito così?".
Rispondono a Pilato: "Noi siamo uomini gentili e servi dei templi.
Come potevamo adorarlo? E' piuttosto che mentre noi li tenevamo, le facce
dei vessilli si curvarono da sole e lo adorarono". [6]
Pilato dice ai prìncipi della sinagoga e agli anziani del popolo:
"Scegliete voi degli uomini forti e robusti che tengano i vessilli e
vedremo se si inchinano da soli". Gli
anziani degli Ebrei presero dodici uomini fortissimi e robustissimi,
fecero tenere loro i vessilli sei a sei e li posero davanti al tribunale
del preside. Pilato dice al cursore: "Manda Gesù fuori del pretorio,
e poi introducilo di nuovo nel modo che vorrai". Uscirono dunque
fuori del pretorio sia Gesù che il cursore. Pilato chiamò coloro che
avevano tenuto le insegne prima e disse loro: "Per la salute del
Cesare, se i vessilli, quando entra Gesù, non si inchineranno, vi amputerò
la testa". E il preside ordinò di introdurre Gesù per la seconda
volta. Il cursore si comportò come prima e supplicò molto Gesù affinché
passasse sopra e camminasse sul suo fazzoletto per asciugare il sudore.
Gesù vi passò sopra ed entrò. All'ingresso di Gesù, i vessilli subito
si inchinarono e adorarono Gesù. [2,
1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu preso dal timore, e
volle subito alzarsi dalla sedia curule. Mentre pensava di alzarsi e
andarsene, sua moglie gli mandò a dire: "Non ci sia nulla tra te e
quest'uomo giusto: questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa
sua". Radunati
gli Ebrei, Pilato disse loro: "Sapete che mia moglie è devota verso
Dio e riguardo al giudaismo simpatizza con voi". Gli Ebrei gli
rispondono: "Così è, lo sappiamo". Pilato dice loro:
"Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: non ci sia nulla tra te e
quest'uomo giusto. Questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa
sua". Gli Ebrei risposero a Pilato, dicendo: "Non ti abbiamo
detto, forse, che è un mago? Ecco che ha inviato a tua moglie i fantasmi
dei sogni". [2]
Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò Gesù e gli disse:
"Che ne è di ciò che costoro attestano contro di te? E non rispondi
loro nulla?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere, non
parlerebbero. Ognuno ha la padronanza della sua bocca per dire cose buone
e cose cattive: essi vedranno". [3]
Gli anziani degli Ebrei risposero dicendo a Gesù: "Che cosa abbiamo
da vedere noi? Primo, che tu sei nato dalla fornicazione; secondo, che
alla tua nascita in Betlemme è stata fatta l'esecuzione dei bambini;
terzo, che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché
non avevano fiducia nel popolo". [4]
La difesa. Alcuni degli Ebrei presenti erano benevoli e dissero: "Noi
non affermiamo che egli venga dalla fornicazione, ma sappiamo che Maria è
sposata a Giuseppe e non è nato dalla fornicazione". Pilato,
rivolto agli Ebrei che avevano asserito ch'egli era (nato) dalla
fornicazione, dice: "Questo vostro parlare non è veritiero, poiché
c'è stato il matrimonio, come affermano le stesse persone della vostra
gente". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Noi con tutta una
moltitudine affermiamo che è nato dalla fornicazione e che è un mago:
costoro poi sono proseliti e suoi discepoli". Chiamati
Anna e Caifa, Pilato domanda loro: "Chi sono i proseliti?". Gli
rispondono: "Coloro che per nascita sono figli di gentili e ora si
sono fatti Ebrei". Coloro
che avevano affermato che Gesù non era nato dalla fornicazione, e cioè
Lazzaro e Asterio, Antonio e Giacomo, Anne e Azara, Samuele e Isacco,
Finee e Crispo, Agrippa e Giuda, risposero: "Noi non siamo nati
proseliti, ma siamo figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti eravamo
presenti al matrimonio di Maria". [5]
Convocati a sé questi dodici uomini che asserivano come Gesù non era
nato dalla fornicazione, Pilato disse loro: "Vi scongiuro per la
salute del Cesare, ditemi se è vero che Gesù non è nato dalla
fornicazione". Quelli rispondono a Pilato: "Noi abbiamo una
legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Giurino essi, per la
salute del Cesare, che non è come abbiamo detto, e noi saremo rei di
morte". Allora
Pilato domandò ad Anna e a Caifa: "Non rispondete a ciò che
attestano costoro?". Anna e Caifa rispondono a Pilato: "Si crede
a questi dodici che non sia nato nella fornicazione. Mentre tutto il
popolo grida che è nato dalla fornicazione, che è mago, che si dice
figlio di Dio e re, e non siamo creduti". [6]
Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di fare uscire tutta la
moltitudine, ad eccezione dei dodici uomini che avevano detto ch'egli non
è nato dalla fornicazione; e ordinò di separare Gesù da loro. Poi
domanda loro Pilato: "Per quale motivo gli Ebrei vogliono uccidere
Gesù?". Gli rispondono: "Gli sono rivali perché guarisce di
sabato". Pilato disse: "Per una buona opera, lo vogliono
uccidere?". Gli rispondono: "Proprio così, signore". [3,
1] Pieno di ira, Pilato uscì fuori dal pretorio e dice loro: "Mi è
testimone il sole ch'io non trovo in quest'uomo una sola colpa". Gli
Ebrei risposero e dissero al preside: "Se costui non fosse un
malfattore, mai te lo avremmo consegnato". Dice loro Pilato:
"Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli
ebrei risposero: "A noi non è lecito uccidere alcuno". Dice
loro Pilato: "Dio ha detto a voi di non uccidere alcuno. Disse dunque
a me di uccidere?". [2]
Il regno di Gesù. Entrato di nuovo nel pretorio, Pilato chiamò a sé Gesù
segretamente, e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?". Gesù
rispose a Pilato: "Parli da te, oppure sono altri che te lo dissero a
mio riguardo?". Pilato risponde: "Forse ch'io sono ebreo? Il tuo
popolo e i pontefici ti consegnarono a me; che hai fatto?". Gesù
rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse
di questo mondo, i miei servi certo combatterebbero affinché non fossi
consegnato agli Ebrei. Ma ora il mio regno non è di qui". [3]
Gli disse Pilato: "Dunque sei tu re?". Dice a lui Gesù:
"Tu lo dici perché io sono re. Io, infatti, sono nato così e per
questo sono venuto, per rendere testimonianza alla verità e ognuno che è
dalla verità ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è
la verità?". Gesù risponde: "La verità è dal cielo".
Pilato domanda: "Non c'è verità, in terra?". Gesù risponde a
Pilato: "Osserva come coloro che dicono la verità sono giudicati da
coloro che hanno autorità sulla terra". [4,
1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Lasciato Gesù nel pretorio,
Pilato uscì fuori dagli Ebrei e dice loro: "Io non trovo in lui
alcuna colpa". Gli Ebrei gli dicono: "Costui disse: "Posso
distruggere questo tempio e in tre giorni risuscitarlo"". Disse
loro Pilato: "Che tempio?". Gli rispondono gli Ebrei:
"Quello che Salomone edificò in quarantasei anni. E costui parla di
distruggerlo e di edificarlo in tre giorni". Dice loro Pilato:
"Io sono innocente del sangue di quest'uomo. Vedrete voi". Gli
Ebrei gli risposero: "Il sangue sopra di noi e sopra i nostri
figli". [2]
Chiamati gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro
segretamente: "Non fate così! Mentre voi lo accusate, io non l'ho
trovato degno di morte, né per la guarigione né per la violazione del
sabato". I
sacerdoti, i leviti e gli anziani gli dicono: "Dì un po', se
qualcuno bestemmia il Cesare, non è forse degno di morte?". Risponde
Pilato: "E' degno di morte". Gli risposero gli Ebrei:
"Tanto più è degno di morte costui che ha bestemmiato Dio". [3]
Angoscia di Pilato. Il preside ordinò che gli Ebrei uscissero dal
pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: "Che ti debbo fare?". Gesù
rispose a Pilato: "Come ti è stato dato". E Pilato. "Come
è stato dato?". Rispose Gesù: "Mosè e i profeti
preconizzarono la mia morte e la mia risurrezione". All'udire
queste cose, gli Ebrei dicono a Pilato: "Desideri ancora sentire una
bestemmia?". Disse Pilato: "Se questo parlare è blasfemo,
prendetelo voi, conducetelo alla vostra sinagoga e giudicatelo secondo la
vostra legge". Gli Ebrei rispondono a Pilato: "Nella nostra
legge sta scritto: se un uomo peccherà contro un uomo, è degno di
ricevere quaranta fustigate meno una; ma se bestemmierà contro Dio è
degno di essere lapidato". [4]
Disse loro Pilato: "Dunque giudicatelo secondo la vostra legge".
Gli dicono gli Ebrei: "Vogliamo che sia crocifisso". Rispose
loro Pilato: "Non è reo di essere crocifisso". [5]
Guardando il circostante popolo ebraico, il preside vide che molti
lacrimavano, e disse: "Non tutta la moltitudine vuole ch'egli
muoia". Gli anziani dicono a Pilato: "E' per questo che noi e
tutta questa moltitudine siamo venuti, affinché muoia". Pilato disse
agli Ebrei: "Che ha fatto per morire?". Quelli gli risposero:
"Ha affermato di essere figlio di Dio e re". [5,
1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo, Nicodemo, si presentò davanti al
preside e gli disse: "Ti supplico, misericordioso, ordinami di dire
poche parole". Pilato gli rispose: "Dì!". Nicodemo
dice: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine
degli Ebrei io dissi nella sinagoga: che avete con quest'uomo? Quest'uomo
fa molti segni e molte cose mirabili che nessun uomo ha mai fatto né può
fare. Lasciatelo e non vogliate comportarvi malamente contro di lui: se i
segni che fa sono da Dio, dureranno; se invece dagli uomini, si
dissolveranno. Poiché anche Mosè, inviato da Dio in Egitto, compì molti
segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re
d'Egitto; c'erano presenti i maghi curatori Iamne e Mambre, ed anch'essi
compirono i segni fatti da Mosè Ä non tutti però Ä, e gli Egiziani
ritennero Iamne e Mambre come dèi: ma i segni compiuti da costoro non
erano da Dio perciò perirono sia essi sia coloro che avevano ad essi
creduto. E ora lasciate quest'uomo: non è, infatti, degno di morte". [2]
Gli Ebrei rispondono a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo e
parli in suo favore". Risponde loro Nicodemo: "Forse che il
preside è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? Non l'ha
forse costituito Cesare in questa dignità?". Gli
Ebrei fremevano e digrignavano i denti contro Nicodemo Dice loro Pilato:
"Perché, all'udire la verità, digrignate i denti contro di
lui?". Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Accetta pure la sua
verità e abbi parte con lui!". Nicodemo rispose: "Amen, amen,
amen! Accetterò come dite". [6,
1] Testimonianza di un paralitico. Balzò fuori un altro Ebreo a pregare
il preside di permettergli una parola. Il preside gli dice: "Dì
quello che vuoi dire". E disse: "Da trentotto anni io giacevo
infermo su di un lettuccio, in un tremendo dolore. E all'arrivo di Gesù
furono da lui guariti molti indemoniati e colpiti da varie infermità.
Alcuni giovani ebbero pietà di me, mi presero sul lettuccio, e mi
portarono davanti a lui. A questa vista, Gesù ebbe pietà di me e mi
disse le parole: "Prendi il tuo lettuccio e cammina". E subito
fui guarito. Presi il mio lettuccio e camminai". Gli Ebrei dissero a
Pilato: "Domandagli in quale giorno fu guarito". Rispose:
"Di sabato". Dicono gli Ebrei: "Non avevamo forse avvertito
che guarisce e scaccia i demoni di sabato?". [2]
Altre testimonianze. Un altro Ebreo balzò fuori, e disse: "Io sono
nato cieco. Udivo la voce, ma non vedevo nessuno. Mentre Gesù passava,
gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David!". Ed
ebbe pietà di me. Pose le sue mani sui miei occhi e subito vidi". Balzò
fuori un altro Ebreo, che disse: "Io ero gobbo e, con una parola, mi
raddrizzò". E un altro disse: "Io ero lebbroso, e mi guarì con
una parola". [7,
1] Così una donna, di nome Veronica, da lontano gridò al preside:
"Da dodici anni avevo un flusso di sangue; toccai un lembo del suo
vestito, e subito il flusso del mio sangue si arrestò". Dissero
gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta alle donne di
testimoniare". [8,
1] Ed altri, una moltitudine di uomini e di donne, gridarono dicendo:
"Quest'uomo è un profeta, e i demoni gli sono soggetti". A
coloro che avevano affermato che i demoni sono soggetti, Pilato domanda:
"E perché non gli sono soggetti i vostri maestri?". Rispondono
a Pilato: "Non sappiamo". Altri risposero a Pilato: "E'
perché suscitò da morte Lazzaro, dopo che da tre giorni era nella
tomba". Udendo queste cose, Pilato ebbe paura e disse a tutta la
moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare sangue
innocente?". [9,
1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamato Nicodemo e i dodici uomini che
avevano affermato che egli non era nato da fornicazione, Pilato dice loro:
"Che debbo fare? Tra il popolo, infatti, c'è sommossa".
Rispondono: "Noi non sappiamo. Vedano loro". Pilato
convocò nuovamente la moltitudine degli Ebrei e disse: "Sapete che
presso di voi c'è la consuetudine che per il giorno degli azimi io vi
mandi in libertà un prigioniero. Ho in carcere un notissimo prigioniero
omicida che si chiama Barabba, e Gesù detto Cristo nel quale non trovo
alcun motivo di morte. Chi volete ch'io vi mandi in libertà?". Tutti
gridarono: "Mettici in libertà Barabba". Dice
loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?". Tutti
esclamarono: "Sia crocifisso!". Dissero ancora gli Ebrei:
"Non sei amico di Cesare, se metti questo in libertà: giacché disse
di essere figlio di Dio e re. A meno che tu voglia che sia lui il re, e
non Cesare". [2]
Pieno di furore, allora disse loro Pilato: "La vostra stirpe fu
sempre sediziosa e voi foste contrari a coloro che erano favorevoli a
voi". Gli risposero gli Ebrei: "E chi sono coloro che ci sono
favorevoli?". Dice loro Pilato: "Il vostro Dio, che vi ha tolto
dalla dura servitù degli Egiziani, che vi ha condotto fuori dall'Egitto
attraverso il mare come attraverso una terra secca e nel deserto vi cibò
con manna e pernici, e per voi estrasse acqua da una pietra e vi dissetò,
e vi diede una legge: in tutti questi eventi avete irritato il vostro Dio
e vi siete ricercato come dio un vitello di metallo fuso. Avete esacerbato
il vostro Dio, ed egli volle uccidervi. Ma Mosè supplicò in vostro
favore affinché non foste fatti morire. E ora affermate ch'io odio il
re!". [3]
E alzatosi dal tribunale, volle uscire fuori. Ma gli Ebrei gridarono e
dissero: "Sappiamo che il re è Cesare e non Gesù. Anche i magi,
infatti, gli offrirono doni come a un re, ma Erode, udito dai magi che era
nato un re, lo volle uccidere. Saputo questo, suo padre, Giuseppe, prese
lui e sua madre, e fuggirono in Egitto. A questa notizia, Erode uccise i
bambini ebrei che erano nati in Betlemme". [4]
All'udire queste parole, Pilato ebbe timore e, ordinato il silenzio tra il
popolo che gridava, domandò: "Dunque, questi è colui che era
ricercato da Erode?". Gli risposero: "E' questo!". Presa
dell'acqua, Pilato si lavò le mani davanti al popolo dicendo: "Io
sono innocente del sangue di questo giusto. Vedete voi". Gli Ebrei
gridarono di nuovo, dicendo: "Il suo sangue su di noi e sui nostri
figli!". [5]
La sentenza. Poi Pilato ordinò di togliere il velo e disse a Gesù:
"La tua gente ti ha condannato come re. Per questo ho ordinato che
prima tu sia flagellato a motivo degli statuti dell'imperatore, e poi tu
sia crocifisso in croce". [10,
1] Gesù in croce tra i ladroni. Pilato
consegnò agli Ebrei Gesù flagellato, affinché fosse crocifisso, e con
lui due ladroni: uno aveva nome Disma, l'altro aveva nome Gesta. Quando
giunsero al luogo, lo spogliarono delle sue vesti, lo cinsero con un panno
di tela e posero sul suo capo una corona di spine. Appesero con lui i due
ladroni: Disma a destra, e Gesta a sinistra. Gesù
diceva: "Padre, perdona loro, non sanno, infatti, quello che
fanno". I
soldati si divisero i suoi vestiti. E il popolo stava ad aspettare, mentre
i prìncipi dei sacerdoti e i loro giudici lo deridevano, dicendo tra sé:
"Salvò gli altri, ora salvi se stesso; se è figlio di Dio, discenda
dalla croce". I soldati lo schernivano inchinandosi davanti a lui,
offrendogli aceto con fiele, e dicendo: "Se sei il re degli Ebrei,
libera te stesso!". Dopo
la sentenza, Pilato aveva ordinato che il titolo fosse scritto in
caratteri ebraici, greci e latini, in base a quanto avevano detto gli
Ebrei: "Questo è il re degli Ebrei". [2]
Uno dei ladri appesi, di nome Gesta, gli disse: "Se tu sei il Cristo
libera te stesso e noi". Ma Disma lo pose in imbarazzo, dicendo:
"Neppure tu, che sei in questa sentenza, temi Dio? Noi, infatti,
riceviamo giustamente ed equamente quanto abbiamo fatto. Ma costui non ha
fatto nulla di male". E diceva a Gesù: "Ricordati di me,
Signore, nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "Ti dico, in verità,
che oggi sarai con me in paradiso". [11,
1] La morte. Era quasi l'ora sesta, quando apparvero le tenebre su tutta
la terra, si oscurò il sole, e il velo del tempio si stracciò nel mezzo,
allorché Gesù disse a gran voce: "Padre, nelle tue mani affido il
mio spirito". E così dicendo, spirò. Il
centurione vedendo quanto era accaduto, glorificò Dio, esclamando:
"Quest'uomo era giusto!". E tutti i popoli presenti a questo
spettacolo, visto l'accaduto, se ne ritornavano percotendo il loro petto. [2]
Il centurione riferì poi al preside quanto era avvenuto. All'udire
questo, il preside e sua moglie furono molto rattristati; e in quel giorno
né mangiarono né bevettero. Convocati gli Ebrei Pilato disse loro:
"Avete visto quanto è avvenuto?". Risposero al preside:
"Avvenne una comune eclisse di sole". [3]
Alla vista di queste cose, anche i suoi amici e le donne che l'avevano
seguìto dalla Galilea stavano lontani. Ed
ecco un uomo di nome Giuseppe, membro della curia, uomo buono e giusto,
che non acconsentì né ai loro consigli né alle loro azioni, da
Arimatea, città ebrea, anch'egli in attesa del regno di Dio, andò da
Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, depostolo dalla croce, lo avvolse in
un lenzuolo pulito e lo pose nel suo sepolcro nuovo nel quale non era
stato posto ancora nessuno. [12,
1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Gli Ebrei, udito che Giuseppe
aveva chiesto il corpo di Gesù, cercavano lui, quei dodici uomini che
avevano affermato che non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri
che erano stati davanti a Pilato e avevano manifestato le sue opere buone. Essendo
tutti nascosti, apparve loro soltanto Nicodemo, poiché era principe degli
Ebrei, e domanda a essi: "Come siete entrati nella sinagoga?".
Gli Ebrei gli rispondono: "E tu come sei entrato nella sinagoga,
essendo d'accordo con essi? Abbi la sua parte nel secolo futuro".
Disse Nicodemo: "Amen, amen, amen!". Anche
Giuseppe, uscito fuori, disse loro: "Perché vi rattristate contro di
me, per il fatto ch'io ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco che l'ho posto
nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un lenzuolo mondo, poi ho
rotolato la pietra all'ingresso della caverna. Non vi siete comportati
bene verso un giusto, poiché crocifiggendolo e perforandolo con la lancia
non vi siete ricordati quanto è stato profetato a suo riguardo". [2]
Gli Ebrei, dunque, trattennero Giuseppe, ordinarono di custodirlo, a causa
del sabato, e gli dissero: "Sappi che l'ora non permette che si
faccia qualcosa contro di te giacché spunta il sabato. Sappi però che
non sei neppure degno della sepoltura, ma daremo le tue carni in pasto ai
volatili del cielo e alle bestie della terra". Giuseppe
rispose loro: "Questo è il parlare superbo di Golia che bestemmiò
il Dio vivo contro il santo David. Ma Dio disse: "A me la vendetta,
io ricompenserò", dice il Signore. Con una stretta al cuore, Pilato
prese dell'acqua e si lavò le mani davanti al sole, dicendo: "Io
sono innocente del sangue di questo giusto; vedrete voi". Rispondendo
a Pilato, avete detto: "Il suo sangue su di noi e sui nostri figli!
Ed ora temo che venga l'ira di Dio su di voi e sui vostri figli come avete
detto". All'udire
queste cose, il cuore degli Ebrei si amareggiò e, preso Giuseppe, lo
chiusero in una camera senza finestra, alla porta misero delle guardie e
posero i sigilli alla porta del luogo ove era stato chiuso Giuseppe. [3]
Il sabato mattina fecero un consiglio con i sacerdoti e i leviti per
radunarsi poi tutti dopo il giorno di sabato. Svegliatasi presto, tutta la
moltitudine prese consiglio, nella sinagoga, con quale morte l'avrebbero
ucciso. Durante la seduta ordinarono che, con molte ingiurie, fosse
introdotto; ma, aperta la porta, non lo trovarono. Tutto il popolo ne fu
spaventato e preso da un enorme stupore giacché i sigilli furono trovati
intatti, e le chiavi le aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su
coloro che, davanti a Pilato, avevano parlato in favore di Gesù. [13,
1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano nella sinagoga e
altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei custodi che
avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché
non venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi, ai
sacerdoti e leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il
grande terremoto, dicendo: "L'angelo del Signore discese dal cielo,
rotolò la pietra dall'ingresso della tomba e sedette su di essa con un
aspetto folgorante e i vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo
diventati come morti. E abbiamo udito la voce dell'angelo che parlava alle
donne venute al sepolcro, dicendo: "Non temete, voi! So, infatti, che
cercate Gesù crocifisso. Non è qui! Risorse come aveva detto. Venite a
vedere il luogo dove era stato posto il Signore. E andate subito a dire ai
suoi discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come
vi ha detto"". [2]
Gli Ebrei domandano: "A quali donne parlava?". I soldati
rispondono: "Non sappiamo che donne erano!". Gli Ebrei
domandano: "Che ora era?". I custodi rispondono:
"Mezzanotte". Gli
Ebrei domandano: "E perché non le avete prese?". I custodi
rispondono: "Dalla paura dell'angelo eravamo diventati come morti, e
più non speravamo di vedere la luce del giorno. E come potevamo
prenderle?". Gli Ebrei dicono: "Viva il Signore Dio! Non vi
crediamo". I custodi risposero agli Ebrei: "In quell'uomo avete
visto tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi che il
Signore vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù
Cristo vive!". I custodi dicono ancora agli Ebrei: "Abbiamo
sentito che avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di
Gesù, che avete posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete
aperto non l'avete più trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo
Gesù Cristo". Gli
Ebrei risposero: "Giuseppe è andato ad Arimatea, la sua città".
I custodi dicono agli Ebrei: "E Gesù è in Galilea, come abbiamo
udito dall'angelo". [3]
Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande paura e dicevano:
"Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano in Gesù!".
E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del denaro
sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: "Dite: "Mentre noi
dormivamo vennero i suoi discepoli e l'hanno rubato". Se questo
giungerà alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi sarete
tranquilli". I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro
intimato dagli Ebrei: e presso tutti si sparsero le loro parole. [14,
1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote, Finee, il maestro Adda e
il levita Egia discesero dalla Galilea a Gerusalemme e riferirono agli
archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che avevano visto Gesù seduto e
con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi, che si chiama Mambre, o
Malech, e diceva ai suoi discepoli: ""Andate in tutto il mondo,
annunziate a tutte le creature il vangelo del regno. Colui che crederà e
sarà battezzato, sarà salvo; colui invece che non crederà, sarà
condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che credono:
nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno i
serpenti e se berranno qualcosa di velenoso non farà loro male, porranno
le mani sui malati e guariranno". Mentre Gesù così parlava ai suoi
discepoli, lo abbiamo visto elevato in cielo" [2]
I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro: "Date gloria al Dio
di Israele e confessategli se queste cose che avete narrato le avete udite
e viste". Quelli che avevano riferito, dicono: "Viva il Signore
Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe!
Abbiamo udito e abbiamo visto". Gli Ebrei gli domandano: "E' per
questo che siete venuti a darcene notizia, oppure siete venuti ad elevare
una preghiera a Dio;" Essi risposero: "Siamo venuti ad elevare
una preghiera a Dio". Gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i
leviti dicono loro: "E se siete venuti ad elevare una preghiera a
Dio, che cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo su questa
stravaganza?". [3]
Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia dicono agli
archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: "Se le parole che abbiamo
detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che siamo al
vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi". Ed
essi, presa la legge, li fecero giurare di non raccontare più a nessuno
quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da bere, e li cacciarono fuori
della città. Dopo aver dato loro del denaro e tre uomini che li
accompagnassero fino in Galilea. [4]
Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre quelli salivano nella
Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si chiusero
nell'archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo: "Perché
accadde questo segno in Israele?". Anna e Caifa dicono: "Sono
tristi le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l'angelo del
Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I
suoi discepoli diedero molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e
presero Gesù, e li ammaestrarono affinché dicessero: "Dite che un
angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dall'ingresso
della tomba". Ignorate che agli Ebrei non è lecito credere alcuna
parola da stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi oro abbondante,
dissero come abbiamo loro insegnato". [15,
1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Ma Nicodemo, alzatosi, stette in mezzo
al consiglio, e disse: "Gli uomini discesi dalla Galilea non temono
forse Dio, non sono uomini di pace, odiatori della menzogna? Anch'essi
raccontarono sotto giuramento di avere visto Gesù sul monte Mambre che
sedeva con i suoi discepoli, che insegnava mentre essi udivano, e che lo
videro elevato in cielo. Nessuno li interrogò sul come è stato elevato
in cielo. Come ci insegna la Scrittura, i Libri Sacri, anche sant'Elia è
stato elevato in cielo: Eliseo gridò a gran voce ed Elia gettò la sua
pelle di pecora sopra Eliseo; a sua volta, Eliseo gettò la sua pelle di
pecora sopra il Giordano e così passò e andò a Gerico. E gli andarono
incontro i figli dei profeti e gli dissero: "Dov'è il tuo signore
Elia?". E rispose: "E' stato elevato in cielo". E dissero a
Eliseo: "Lo ha rapito uno spirito e lo ha gettato su di una montagna?
Prendiamo piuttosto con noi i nostri figli e cerchiamolo". Persuasero
Eliseo e andò con loro. Lo cercarono per tre giorni e tre notti, e non lo
trovarono perché è stato elevato. Ed ora, uomini, ascoltatemi: mandiamo
in tutto Israele, che Gesù non sia stato elevato in qualche luogo e sia
stato gettato in una montagna". Questo
parlare piacque a tutti. Mandarono dunque in tutte le montagne di Israele
a cercare Gesù, e non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe d'Arimatea,
ma nessuno osò prenderlo. [2]Missione
a Giuseppe d'Arimatea. Annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai
leviti: "Abbiamo girato per tutte le montagne di Israele e non
abbiamo trovato Gesù; abbiamo invece trovato Giuseppe d'Arimatea".
All'udire di Giuseppe, si rallegrarono e diedero gloria al Dio di Israele.
Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio sul modo con
cui mandare da Giuseppe: presero un foglio di carta e scrissero a
Giuseppe. "Pace a te e a tutti i tuoi! Abbiamo compreso di avere
peccato verso Dio e verso te. Hai supplicato il Dio di Israele e ti ha
liberato dalle nostre mani. Degnati ora di venire dai tuoi padri e dai
tuoi figli, poiché siamo terribilmente tristi. Tutti noi ti abbiamo
cercato, dopo che, aperta la porta, non ti avevamo trovato. Sappiamo di
avere preso una cattiva deliberazione contro di te, ma il Signore ha
rovesciato la nostra deliberazione. Sei onorabile da tutto il popolo, o
padre Giuseppe". [3]
Da tutte le tribù scelsero sette uomini amici di Giuseppe, noti anche a
lui come amici, e gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti dicono loro:
"Osservate. Se riceverà la lettera e la leggerà, certamente verrà
con voi da noi; se invece non la leggerà sappiate che macchina contro di
noi: salutatelo e ritornate in pace qui da noi". Li benedissero e li
congedarono. Giunsero
in Arimatea da Giuseppe, lo adorarono con la faccia a terra e gli dissero:
"Pace a te e a tutti i tuoi!". Giuseppe rispose: "Pace a
voi e a tutto il popolo di Israele!". E gli diedero il rotolo della
lettera. Giuseppe prese la lettera, la lesse, se la strinse al petto,
benedisse Dio e disse: "Benedetto il Signore Dio che liberò Israele
dallo spargere sangue innocente! Benedetto Dio, che ha mandato il suo
angelo e mi ha coperto con le sue ali". Li baciò, preparò loro la
mensa, mangiarono, bevettero e dormirono. [4]
Testimonianza di Giuseppe. Al mattino, quando si alzarono, Giuseppe preparò
la sua asina, andò con loro ed entrarono nella città santa, Gerusalemme.
Tutto il popolo andò incontro a lui acclamando e dicendo: "Pace al
tuo ingresso, padre Giuseppe!". Egli rispose: "La pace del
Signore, a tutto il popolo". E
tutti lo baciarono. Pregarono con Giuseppe, e al vederlo avevano paura. Nicodemo
lo ricevette in casa sua, fece un gran convito, e invitò in casa sua Anna
e Caifa, gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti. Assieme a
Giuseppe scherzarono, mangiarono, bevettero, e benedissero Dio; ognuno andò
poi a casa propria. Mentre Giuseppe rimase con Nicodemo. [5]
Il giorno dopo era la vigilia; i sacerdoti, gli archisinagoghi e i leviti
vegliarono e andarono in casa di Nicodemo. Andò loro incontro Nicodemo, e
disse loro: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a te e a
Giuseppe, alla tua casa e alla casa di Giuseppe". Nicodemo li
introdusse in casa sua. Vi fu una seduta di consiglio, e Giuseppe sedette
in mezzo tra Anna e Caifa: e nessuno osò dire parola. Giuseppe
disse loro: "Perché mi avete chiamato?". Essi, con gli occhi,
fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Aperta la bocca, Nicodemo
disse: "Padre Giuseppe, sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i
leviti desiderano udire da te una parola". Giuseppe disse:
"Domandate!". [6]
Anna e Caifa, presa la legge, scongiurarono Giuseppe dicendo: "Da'
gloria al Dio di Israele e fa' a lui la confessione di non nasconderci
alcuna cosa". E gli dissero: "Ci ha rattristato molto che tu
abbia chiesto il corpo di Gesù, l'abbia avvolto in un panno puro e
l'abbia posto in una tomba. Per questo ti abbiamo rinchiuso nella camera
ove non c'era alcuna finestra, abbiamo chiuso a chiave e sulla porta
abbiamo posto i sigilli; e, passato il sabato, aperta la porta, non ti
abbiamo trovato. Siamo quindi rattristati molto e lo stupore ha invaso
tutto il popolo di Dio. Perciò sei stato chiamato, ed ora annunziaci
quanto è accaduto". [7]
Allora Giuseppe, disse: "Nel giorno della vigilia, verso l'ora
decima, voi mi avete rinchiuso e ivi rimasi per tutto il sabato. Giunta la
mezzanotte, mentre io ero dritto e pregavo, la casa dove mi avete
rinchiuso è stata sospesa ai quattro angoli e passò nei miei occhi un
bagliore di luce. Tremante, caddi a terra. Poi qualcuno mi alzò dal luogo
ove ero caduto, mi inondò con abbondante acqua da capo a piedi, pose un
odore di unguento profumato alle mie narici, con la stessa acqua mi ha
sfregato la faccia come per lavarmi, mi ha baciato e mi ha detto:
"Giuseppe non temere! Apri i tuoi occhi e vedi chi è che ti
parla". Guardai e vidi Gesù; ma, tremante, pensavo trattarsi di un
fantasma. Gli parlai con la preghiera e con i precetti: ma lui recitava
con me. Gli dissi: "Tu sei rabbi Elia?". Mi rispose: "Io
non sono Elia". Dissi: "Chi sei, signore?". Mi rispose:
"Io sono Gesù, il cui corpo tu hai chiesto a Pilato e lo hai avvolto
in un panno puro, e hai messo un sudario sulla mia faccia, e mi hai posto
in un sepolcro nuovo, e hai arrotolato una pietra all'ingresso". [8]
Allora dissi a colui che parlava: "Signore, fammi vedere dove ti ho
posto". E mi condusse e mi fece vedere il luogo ove lo avevo posto,
il panno che gli avevo messo e il sudario nel quale avevo avvolto la sua
faccia: e conobbi che era Gesù. Mi prese con la sua mano e, a porte
chiuse, mi pose in mezzo alla mia casa, mi mise sul mio letto e mi disse:
"Pace a te!". Mi baciò e mi disse: "Per quaranta giorni
non uscire da casa tua. Ecco. infatti, che vado in Galilea dai miei
fratelli"". [16,
1] Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti, udendo da Giuseppe queste
parole, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino all'ora
nona. Giuseppe e Nicodemo li pregarono dicendo: "Alzatevi e state
dritti sui vostri piedi, prendete del pane e irrobustite le vostre anime,
giacché domani è il sabato del Signore". Si alzarono, pregarono il
Signore, mangiarono, bevettero, e ognuno se ne andò a casa propria. [2]
Testimonianza di Levi. Sabato, poi, i maestri e i dottori sedettero
interrogandosi l'un l'altro e dicendo: "Che è quest'ira che ci
sovrasta? Abbiamo, infatti, conosciuto suo padre e sua madre". Il
maestro Levi disse: "Conobbi i suoi genitori. Sono timorati di Dio,
non si allontanano mai dalla preghiera e danno le decime tre volte l'anno.
E quando Gesù nacque, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e
offrirono al Signore sacrifici e olocausti. Anche Simeone, il grande
maestro, lo prese tra le sue braccia, dicendo: "Ora congeda in pace
il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, giacché i miei occhi hanno
visto la tua salvezza, che hai preparato al cospetto di tutti i popoli,
luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". E
benedisse Maria, sua madre, e disse: "E' su questo bambino che ti
annunzio". Maria rispose: "Bene, o mio signore?". E Simeone
disse: "Bene!". Ed ancora: "Ecco che costui è posto in
Israele in rovina e risurrezione di molti, e in segno di contraddizione; e
una spada trapasserà la tua stessa anima, affinché si manifestino i
pensieri di molti cuori"". [3]
Ma gli Ebrei dissero a Levi: "E tu come sai questo?". Levi
rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da lui?". Questi
del consiglio gli dissero: "Vogliamo vedere tuo padre".
Interrogarono suo padre e vennero a conoscenza di tutto; ed egli domandò
loro: "Perché non avete creduto a mio figlio? E' il beato e giusto
Simeone che gli ha insegnato la legge". Il consiglio dice a rabbi
Levi: "Le parole che hai detto sono vere". Testimonianza
di Adda, Finee, Egia. Gli archisinagoghi, i prìncipi dei sacerdoti e i
leviti deliberarono: "Su, mandiamo in Galilea da quei tre uomini che
vennero qui e raccontarono della sua dottrina e assunzione, affinché ci
riferiscano come l'hanno visto assunto in cielo". Queste parole
furono gradite a tutti. [4]
Mandarono allora tre uomini in Galilea, dicendo: "Andate a dire a
rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia: "Pace a voi e ai vostri!
Nel consiglio sono state compiute molte ricerche su Gesù; perciò siamo
stati inviati ad invitarvi nel luogo santo, in Gerusalemme"". Gli
uomini andarono in Galilea e li trovarono seduti che meditavano sulla
legge. Si salutarono in pace. Essi domandarono: "Perché siete
venuti?". I legati risposero: "Il consiglio vi invita nella città
santa, Gerusalemme". Quegli uomini, udito che erano cercati dal
consiglio, pregarono Dio, sedettero con gli altri uomini e mangiarono e
bevettero con loro. All'indomani, alzatisi, partirono per Gerusalemme, in
pace. [5]
Il giorno seguente si tenne consiglio, e li interrogarono dicendo:
"Veramente avete visto Gesù seduto sul monte Mambre mentre
ammaestrava i suoi discepoli e mentre fu assunto in cielo?". Rispose
per primo il maestro Adda: "Sì, l'ho proprio visto seduto sul monte
Mambre che ammaestrava i suoi discepoli; e una nube luminosa coprì lui e
i discepoli con la sua ombra, e poi egli salì in cielo, mentre i suoi
discepoli pregarono con la faccia a terra". [6]
Chiamato il sacerdote Finee, interrogarono pure lui domandando: "Come
hai visto Gesù assunto?". Ed egli disse come l'altro. Chiamarono
ancora il terzo, rabbi Egia, e lo interrogarono: egli rispose come il
primo e il secondo. Testimonianza
del sinedrio. Quelli che erano in consiglio dissero: "La legge di Mosè
afferma che dalla bocca di due o tre testimoni è concluso ogni
fatto". Il
maestro Abude, uno dei dottori, affermò: "Nella legge sta scritto:
"Enoc camminò con Dio e fu trasferito, giacché Dio lo
prese"". Il
maestro Giairo disse: "Abbiamo udito della morte di san Mosè, ma non
l'abbiamo visto. Sta scritto, infatti, nella legge del Signore:
"Dalla bocca del Signore Mosè morì, ma nessun uomo conobbe, fino ad
oggi, il suo sepolcro"". Il
rabbi Levi disse: "Per quale motivo rabbi Simeone disse: "Ecco
che costui è per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, e in
segno di contraddizione?"". Il
rabbi Isacco disse: "Nella legge sta scritto: "Ecco ch'io mando
il mio angelo che preceda la tua faccia per custodirti, sulla buona
strada, poiché ho portato il suo nome nuovo"". [7]
Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa dissero: "Avete
detto bene che queste cose sono scritte nella legge di Mosè. Nessuno
infatti ha visto la morte di Enoc e nessuno ha ricordato il sepolcro di
san Mosè. Ma Gesù parlò con Pilato, lo abbiamo visto sotto i flagelli e
ricevere sputi sulla faccia; i soldati gli posero una corona di spine ed
ebbe la sentenza da Pilato; poi è stato crocifisso, gli diedero da bere
aceto e fiele, e con lui sono stati crocifissi anche due ladri, e il
soldato Longino gli perforò il costato con la lancia; il suo corpo fu
chiesto dal nostro prezioso padre Giuseppe: poi risorse e, a quanto
dicono, tre maestri lo videro assunto in cielo. E rabbi Levi ha
testimoniato quanto è stato detto dal vecchio Simeone, cioè che è stato
posto a rovina e a risurrezione di molti in Israele, e quale segno di
contraddizione". [8]
Allora il maestro Dida, disse a tutta l'assemblea: "Se in Gesù si
sono avverate tutte le cose che questi hanno testimoniato, ciò viene da
Dio: non desti meraviglia ai vostri occhi". I prìncipi della
sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero tra loro: "Nella nostra
legge sta scritto: "Il suo nome sarà benedetto nei secoli; il suo
luogo è anteriore al sole e alla luna; in lui saranno benedette tutte le
tribù della terra e tutte le genti lo serviranno; i re verranno da
lontano per adorarlo e magnificarlo"".
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VANGELO
DI NICODEMO (Discesa
di Gesù agli inferi) II Recensione
greca * [1,
1] (17) Invito di Giuseppe. Disse Giuseppe: "E perché vi stupite che
Gesù sia risorto? Ciò non costituisce una meraviglia; la meraviglia sta
invece nel fatto che egli non sia risorto solo bensì siano risorti anche
molti altri morti e siano apparsi, in Gerusalemme, a parecchie persone. E
se finora non conoscete altri, conoscete almeno Simeon, che ricevette Gesù,
e i suoi due figli che ha fatto risorgere: almeno questi li conoscete. Li
abbiamo, infatti, sepolti da poco tempo, ed ora i loro sepolcri furono
visti aperti ed essi sono vivi ed abitano ad Arimatea". Mandarono
allora degli uomini e videro le loro tombe aperte e vuote. Giuseppe esclamò:
"Andiamo a trovarli ad Arimatea". [2]
Due risorti. Sorsero allora i sommi sacerdoti Anna e Caifa Giuseppe,
Nicodemo, Gamaliel ed altri con essi ed andarono ad Arimatea e trovarono
coloro di cui aveva parlato Giuseppe. Fecero dunque una preghiera, si
salutarono l'un l'altro, vennero con essi a Gerusalemme, li condussero
nella sinagoga e sprangarono le porte; poi posero nel mezzo l'Antico
(Testamento) degli Ebrei e i sommi sacerdoti dissero loro: "Vogliamo
che giuriate per il Dio di Israele e per Adonai, e diciate così la verità
sul modo in cui siete risorti e su chi vi ha fatto risorgere dai
morti". [3]
Udito ciò, gli uomini che erano risorti si fecero il segno della croce
sul viso e dissero ai sommi sacerdoti: "Dateci carta, inchiostro e
penna!". Allorché furono loro consegnati, essi si sedettero e
scrissero così. [2,
1] (18) Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita del mondo, dacci la
grazia di potere parlare della tua risurrezione e delle meravigliose opere
che tu hai compiuto nell'Ade. Abramo,
Isaia, Giovanni Battista. Allora abitavamo nell'Ade con tutti i morti
dell'eternità. E nell'ora di mezzanotte in quei luoghi oscuri sorse e
risplendette una luce come quella del sole, ne restammo tutti illuminati e
ci vedemmo l'un l'altro. Subito
il nostro padre Abramo e con lui i patriarchi e i profeti furono ripieni
di gioia e dissero l'un l'altro: "Questa luce viene da un luminare
grande". Il
profeta Isaia che era là presente disse: "Questa luce viene dal
Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo, come ho profetizzato quando ero
tra i vivi, dicendo: "La terra di Zabulon e la terra di Neftali, il
popolo seduto nelle tenebre, vide una grande luce"". [2]
Poi, dal deserto venne là in mezzo un asceta, e i patriarchi gli
domandarono: "Chi sei tu?". Egli rispose: "Io sono
Giovanni, l'ultimo dei profeti, colui che ha appianato le vie del figlio
di Dio ed ha annunziato al popolo la penitenza nella remissione dei
peccati. Venne da me il figlio di Dio e, vedutolo, da lontano, dissi al
popolo: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo".
Con le mie mani io lo battezzai nel fiume Giordano e vidi, come colomba,
lo Spirito santo discendere su di lui, e udii la voce di Dio Padre che gli
diceva: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono
compiaciuto". Per questo mi ha mandato anche da voi per annunziare
che l'unigenito figlio di Dio viene quaggiù affinché chiunque crede in
lui sia salvo, e chiunque non crede sia condannato. Dico quindi a tutti
voi di venerarlo tutti, non appena lo vedrete, giacché a voi, solo ora è
concesso un tempo di penitenza per voi, per gli idoli che avete venerato
nel mondo vano e per i peccati che avete commesso; ed è impossibile che
questo capiti in un altro tempo". [3,
1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Mentre Giovanni stava così
ammaestrando quelli dell'Ade, il primo creato e il primo padre, Adamo, udì
anche lui e disse a suo figlio Set: "Set, figlio mio, voglio che tu
dica ai primi padri e ai profeti dove ti ho mandato allorché caddi nella
malattia di cui morii". Disse
allora Set: "Profeti e patriarchi, udite! Mio padre Adamo, il primo
creato, allorché giunse alla fine mi mandò a compiere una preghiera a
Dio, nell'immediata vicinanza della porta del paradiso affinché fossi
condotto da un angelo all'albero della misericordia per prendere l'olio e
ungere mio padre e farlo risorgere dalla sua infermità. Ed è quanto io
feci. Dopo
la preghiera venne un angelo del Signore e mi disse: "Che cosa
chiedi, Set? Chiedi l'olio che fa risorgere gli infermi oppure l'albero
dal quale scorre quell'olio per l'infermità di tuo padre? Ciò ora non si
può trovare. Vai dunque e dì a tuo padre che dopo che saranno compiuti
cinquemila e cinquecento anni dalla creazione del mondo, discenderà sulla
terra l'unigenito figlio di Dio fatto uomo: egli lo ungerà con questo
olio e risorgerà; con acqua e Spirito santo monderà sia lui sia i suoi
discendenti e allora guarirà da ogni malattia. Ora però questo è
impossibile"". All'udire
questo i patriarchi e i profeti gioirono moltissimo. [4,
1] (20) Alterco tra Satana e l'Ade. E mentre tutti si godevano questa
gioia, venne Satana, l'erede delle tenebre, e disse all'Ade: "O tu
che divori tutto e sei insaziabile, ascolta le mie parole! Per un mio
artifizio gli Ebrei hanno messo in croce un certo Gesù della stirpe degli
Ebrei; egli chiama se stesso figlio di Dio, ma è un uomo, ed ormai che è
finito è pronto per essere qui rinchiuso. So infatti ch'egli è un uomo e
l'ho udito affermare: "L'anima mia è terribilmente triste fino alla
morte". Nel mondo di sopra, allorché viveva con i mortali, mi ha
fatto molto male. Ovunque trovava dei miei servi, li perseguitava, e
quelli che io avevo reso storpi, ciechi, lebbrosi, zoppi, o simili, li
guariva solo con una parola e diede vita a molti che erano ormai pronti
per essere sepolti, solo con la parola". [2]
L'Ade disse: "E' proprio così possente da poter fare, con la sola
parola, cose del genere? E se è così, gli puoi tu resistere? A me pare
che nessuno potrà resistergli. Tu dici di avere udito che era timoroso
della morte: ma egli disse ciò per ridere e giocarsi di te, volendo
afferrarti con mano forte. E guai, guai a te in eterno, per sempre!". Satana
rispose: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, hai tanta paura
per quanto hai udito a proposito del comune nostro nemico? Io non ne ebbi
paura, ma lo consegnai in mano agli Ebrei che lo misero in croce e
l'abbeverarono con aceto e fiele. Preparati dunque ad afferrarlo
fortemente allorché verrà". [3]
L'Ade rispose: "O erede delle tenebre, figlio della perdizione,
diavolo, tu mi hai detto or ora che, con la sola parola, egli ha dato la
vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti: se ha liberato
altri dal sepolcro, come e con quale forza potrà essere egli trattenuto
presso di noi? In
verità, poco tempo addietro io inghiottii un morto di nome Lazzaro e dopo
poco tempo uno di tra i vivi lo strappò dalle mie viscere con la sola
parola. Penso che costui sia quello di cui tu hai parlato. Temo dunque che
se lo riceviamo qui, metteremo in pericolo anche gli altri. Io ho
inghiottito tutti gli uomini fin dall'inizio; ma ecco che sono agitati, ed
io ho male alla pancia. Per me non è un buon segno quel Lazzaro che mi è
stato strappato: egli infatti fuggì da me non come morto, ma come
un'aquila; la terra lo respinse fuori istantaneamente così. Ti scongiuro,
perciò, per tutto ciò che è caro a te e a me, di non condurlo quaggiù.
Penso, infatti, che verrà qua per risuscitare tutti i morti. Questo ti
dico: in verità, per le tenebre che ci circondano, non portarlo quaggiù
se no in me non rimarrà più alcun morto". [5,
1] (21) Aprite le porte! Mentre
Satana e l'Ade parlavano così tra loro, ci fu una voce grande come un
tuono, che diceva: "Alzate le vostre porte, o prìncipi, aprite le
vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria". L'Ade udì e
disse a Satana: "Esci e resistigli, se puoi!". Satana dunque
venne fuori, e l'Ade disse ai suoi demoni: "Rafforzate bene le porte
bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure,
vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!". [2]
Udito ciò, i primi padri incominciarono a disprezzarlo, dicendo: "O
tu che divori tutto e sei insaziabile, apri affinché possa entrare il re
della gloria!". Il
profeta David disse: "Non sai, o cieco, che quando vivevo nel mondo
profetai questa parola: "Alzate le vostre porte, o prìncipi"?". Isaia
disse: "Illuminato dallo Spirito santo io previdi e dissi: "I
morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe saranno svegliati e si
rallegreranno quanti si trovano sulla terra"; e: "Dov'è il tuo
pungolo, o morte? Dov'è la tua vittoria, o Ade?"". [3]
Venne allora una voce che diceva: "Aprite le porte!". Udita
questa voce per la seconda volta, l'Ade rispose come se non lo conoscesse,
dicendo: "Chi è questo re della gloria?". Gli angeli del
padrone gli risposero: "Un Signore forte e potente, un Signore
potente in guerra!". A
queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e ridotte a pezzi,
le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in catene, furono
liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della gloria e
furono illuminate tutte le tenebre dell'Ade. [6,
1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L'Ade gli gridò subito:
"Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che hai una tale
autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto qui? Tu che
sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto, servo e
padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui vivi?
Tu sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei
diventato libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù
del quale ci ha parlato l'archisatrapo Satana e che per opera della croce
e della morte sei in procinto di ereditare tutto il mondo?". [2]
Poi il re della gloria afferrò per il capo l'archisatrapo Satana e lo
consegnò agli angeli, dicendo: "Con catene ferree legategli mani e
piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell'Ade dicendo:
"Prendilo e tienlo fino alla mia seconda venuta!"". [7,
1] (23) Preso Satana, l'Ade gli disse: "O Beelzebul, erede del fuoco
e del tormento, nemico dei santi, che cos'è che ti ha costretto a
determinare la morte in croce del re della gloria sicché venisse qui a
spodestarci? Guardati attorno e osserva come a noi non è più rimasto
alcun morto e come tutti quanti avevi guadagnato per mezzo del legno della
conoscenza, li hai persi tutti per il legno della croce, e tutta la tua
gioia s'è mutata in tristezza: mentre volevi dare la morte al re della
gloria, hai dato la morte a te stesso. Avendoti ricevuto per tenerti ben
sicuro, imparerai per esperienza quali mali addosserò su di te. [2]
O arcidiavolo, principio della morte, radice del peccato, compimento di
ogni male, che cosa hai trovato di male in Gesù che hai brigato per la
sua distruzione? Come hai osato compiere un male così grande? Come hai
potuto agognare di introdurre in queste tenebre un uomo simile lasciandoti
togliere da lui tutti coloro che sono morti fin dall'inizio?". [8,
1] (24) Il re della gloria e Adamo. Mentre l'Ade così parlava con Satana,
il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò il primo padre
Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: "Dietro di me voi
tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco, infatti,
che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce". Così
dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro primo padre Adamo fu visto
pieno di gioia, e disse: "Ti ringrazio per la tua grandezza, o
Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo Ade". Così tutti i
profeti e i santi, dissero: "Ti ringraziamo, o Cristo, salvatore del
mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla corruzione". [2]
Dopo che si erano espressi così, il salvatore benedisse Adamo con il
segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente fece per i patriarchi, i
profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì dall'Ade. E mentre
egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano salmodiando e dicendo:
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Alleluia! A lui la
gloria di tutti i santi". [9,
1] (25) Incontro con due vegliardi. Proseguendo dunque il cammino verso il
paradiso, tenne per mano il primo padre Adamo e affidò lui e tutti i
giusti all'arcangelo Michele. E mentre entravano per la porta del
paradiso, si fecero loro incontro due vegliardi ai quali dissero i santi
padri: "Chi siete voi che non avete visto la morte né siete discesi
nell'Ade, bensì dimorate in paradiso in anima e corpo?". Uno
di essi rispose: "Io sono Enoc, colui che fu gradito a Dio, dal quale
fui trasferito qui. E questo è Elia, il tesbita. Vivremo fino alla fine
del mondo, quando saremo mandati da Dio a resistere all'anticristo e ad
essere uccisi da lui. Ma anche a risorgere dopo tre giorni, a essere presi
nelle nubi per andare incontro al Signore". [10,
1] (26) Incontro con il bhuon ladrone. Essi parlavano così allorché
venne un altro uomo umile portando egli pure una croce sulle spalle. A lui
domandarono i santi padri: "Chi sei tu dall'apparenza del
predone?". Rispose loro: "Come dite, nel mondo io ero predone e
ladro, perciò gli Ebrei mi presero e condannarono alla morte in croce
insieme a nostro Signore Gesù Cristo. Quando egli pendeva dalla croce,
io, vedendo i segni che avvenivano, credetti in lui e lo pregai dicendo:
"Signore, non dimenticarmi allorché regnerai!". E subito egli
mi rispose: "Amen, Amen, io ti dico che oggi sarai con me nel
paradiso". [2]
Portando dunque la mia croce, venni in paradiso, trovai l'arcangelo
Michele e gli dissi: "Il Signore nostro Gesù che fu crocifisso mi
mandò qui; conducimi perciò alla porta dell'Eden". Quando la spada
fiammeggiante vide il segno della croce, mi aprì ed entrai. Allora
l'arcangelo mi disse: "Aspetta un poco, giacché viene Adamo, il
primo padre del genere umano, con i giusti, anch'essi per entrare qui. Ed
ora, vedendovi, vi sono venuto incontro"". Quando
i santi udirono queste cose, gridarono tutti a gran voce: "Grande è
il Signore nostro e grande è la sua potenza!"". [11,
1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Noi due fratelli abbiamo visto
e udito tutte queste cose, e siamo stati mandati dall'arcangelo Michele e
incaricati di annunziare la risurrezione del Signore, ma prima ancora di
andare nel Giordano ed essere battezzati. Ove appunto ci siamo recati e
siamo stati battezzati con altri morti risorti. Poi siamo venuti a
Gerusalemme e abbiamo terminato la pasqua della risurrezione. Ma
ora non possiamo intrattenerci oltre in questo luogo. L'amore di Dio
Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello
Spirito santo sia con voi tutti. [2]
Essi scrissero così, sigillarono i rotoli e ne diedero uno al sommo
sacerdote e l'altro a Giuseppe e Nicodemo. E
subito sparirono, a gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Amen. VANGELO
DI NICODEMO (Discesa
di Gesù agli inferi) II Recensione
latina "A" * [1,
1] (17) ** Invito di Giuseppe. Giuseppe s'alzò e disse ad Anna e Caifa:
"Veramente e giustamente vi meravigliate avendo udito che Gesù è
stato visto vivo dopo la morte e che è salito in cielo. Ma più
meraviglioso è il fatto che egli non risorse dai morti solo, ma ha
risuscitato vivi, fuori dai sepolcri, molti altri morti, e sono stati
visti da molti in Gerusalemme. Ed ora ascoltatemi: giacché tutti
conosciamo il beato Simeone, sommo sacerdote, colui che prese nelle sue
mani il bambino Gesù, nel tempio. Questo Simeone ebbe due figli, fratelli
germani, e tutti noi siamo stati alla loro dormizione e alla loro
sepoltura. Andate, dunque, a vedere i loro sepolcri: sono aperti, poiché
essi risorsero, ed ecco che si trovano nella città di Arimatea ed abitano
insieme in preghiera. Si sentono gridare, ma non parlano con alcuno e sono
silenziosi come i morti. Ma, venite, andiamo da loro, e con ogni onore e
rispetto conduciamoli qui da noi. Scongiurandoli, forse, ci parleranno del
mistero della loro risurrezione". [2]
Carino e Leucio risorti. All'udire queste cose, tutti si rallegrarono.
Anna e Caifa, Nicodemo, Giuseppe e Gamaliel andarono e non li trovarono
nel loro sepolcro. Ma proseguendo poi fino alla città di Arimatea, quivi
li trovarono in ginocchio e in preghiera. Li baciarono e poi, con ogni
onore e nel timore di Dio, li condussero a Gerusalemme, nella sinagoga.
Chiusero le porte, presero la legge del Signore, la posero tra le loro
mani e li scongiurarono, per il Dio Adonai e il Dio di Israele che ha
parlato ai nostri padri per mezzo della legge e dei profeti, dicendo:
"Credete voi che Gesù vi abbia risuscitato dai morti? Diteci come
siete risorti dai morti". [3]
Udito questo giuramento, i corpi di Carino e di Leucio fremettero, i loro
cuori furono turbati e gemettero. Assieme guardarono in cielo, con le dita
si fecero un segno di croce sulla lingua e subito presero a parlare
dicendo: "Date a ognuno di noi un rotolo di carta e scriveremo quanto
abbiamo visto e udito". Ricevutili, si sedettero e ognuno scrisse,
dicendo: [2,
1] (18) "Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita dei morti,
permettici di parlare dei misteri divini della tua maestà, avveratisi
dopo la tua morte in croce, giacché siamo stati scongiurati per il tuo
nome santo. Tu hai infatti ordinato ai tuoi servi di non riferire ad
alcuno i segreti della tua maestà, quello che tu hai compiuto negli
inferi. Abramo
e Isaia. Mentre stavamo nella profonda caligine delle tenebre con tutti i
nostri padri, avvenne improvvisamente un aureo calore solare e una luce
purpurea splendette su di noi. Immediatamente,
il padre di tutto il genere umano con tutti i patriarchi e profeti
esultarono, dicendo: "Questa luce è il principio della luce
sempiterna che la luce coeterna promise di trasmetterci". Isaia
esclamò e disse: "Questa è la luce del Padre, del figlio di Dio,
come avevo predetto quand'ero vivo in terra: la terra di Zabulon e la
terra di Neftali al di là del Giordano, la terra della Galilea dei
gentili, il popolo che sedeva nelle tenebre vide una gran luce, e una luce
risplendette tra coloro che erano nella regione dell'ombra di morte. Ora
giunse e risplendette per noi che sediamo nella morte". [2]
Il vecchio Simeone. E mentre tutti esultavano nella luce che risplendette
per noi, sopraggiunse nostro padre Simeone e disse esultante:
"Glorificate il Signore Gesù Cristo figlio di Dio, giacché, quando
nacque bambino, io nel tempio lo ricevetti tra le mie mani e spinto dallo
Spirito santo, confessai e dissi: ora i miei occhi hanno visto la tua
salvezza che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per
illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Tutta la
moltitudine dei santi, udendo questo, esultava ancora di più. [3]
Giovanni Battista. Dopo di ciò venne uno che pareva un eremita, e tutti
l'interrogavano: "Chi sei tu?". Rispondendo loro, disse:
"Io sono Giovanni, voce e profeta dell'Altissimo, precorsi davanti
alla sua venuta per preparare le sue vie e dare al suo popolo la
conoscenza della salvezza per la remissione dei suoi peccati. E vedendolo
venire a me, mosso dallo Spirito santo, dissi: Ecco l'agnello di Dio, ecco
colui che toglie i peccati del mondo. E lo battezzai nel fiume Giordano, e
vidi lo Spirito santo discendere sopra di lui sotto l'apparenza di una
colomba e udii una voce che diceva dal cielo: Questo è il mio figlio
diletto, nel quale mi compiaccio. Ed ora precorsi davanti a lui e discesi
ad annunziarvi che è imminente la sua visita: egli, oriente e figlio di
Dio, viene dall'alto su di noi che sediamo nelle tenebre e nell'ombra di
morte". [3,
1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Quando il padre Adamo, colui
che fu creato per primo, udì queste cose, e cioè che Gesù era stato
battezzato da Giovanni nel Giordano, esclamò verso suo figlio Set:
"Racconta ai tuoi figli patriarchi e profeti tutto quanto hai udito
dall'arcangelo Michele quando, allorché ero malato, ti mandai alle porte
del paradiso affinché supplicassi Dio che ti inviasse un suo angelo per
darti l'olio dell'albero della misericordia per ungere il mio corpo". Allora
Set, avvicinatosi ai santi patriarchi e profeti disse: "Io, Set,
pregavo Dio alle porte del paradiso, allorché mi apparve l'angelo del
Signore, Michele, dicendo: Io sono stato mandato a te dal Signore. Io sono
costituito sopra il corpo umano. E a te, Set, io dico: non affaticarti
pregando e supplicando con le lacrime per avere l'olio dell'albero della
misericordia ed ungere così tuo padre Adamo a causa del suo corpo
dolorante. In nessun modo, infatti, potrai attingere ad esso se non negli
ultimissimi giorni e tempi, se non quando si compieranno cinquemila e
cinquecento anni". [2]
Allora verrà sulla terra l'amabilissimo figlio di Dio a risuscitare il
corpo di Adamo e i corpi dei morti: al suo avvento, egli sarà battezzato
nel Giordano. Quando uscirà dall'acqua del Giordano, ungerà tutti coloro
che credono in lui con l'olio della sua misericordia: quello sarà olio di
misericordia per la generazione di coloro che nasceranno nella vita eterna
dall'acqua e dallo Spirito santo. Poi
l'amabilissimo figlio di Dio, Cristo Gesù, discenderà dentro la terra e
introdurrà nel paradiso il padre nostro Adamo presso l'albero della
misericordia". All'udire
da Set tutte queste cose, tutti i patriarchi e i profeti esultarono con
grande gioia. [4,
1] (20) Alterco tra Satana e l'Infero. E mentre tutti i santi esultavano,
ecco che Satana, principe e duce della morte, disse all'Infero:
"Preparati a ricevere Gesù che si gloria di essere figlio di Dio,
mentre è un uomo che teme la morte, dicendo: L'anima mia è triste fino
alla morte. Mi ha contrariato in molti modi facendomi del male, e con la
parola guarì molti ch'io avevo fatto ciechi, storpi, sordi, lebbrosi e
tormentati; e quelli ch'io ti avevo condotti morti, questi egli li tirò
fuori da te". [2]
L'Infero rispose e disse al principe Satana: "Chi è costui che è
così potente, se è un uomo che teme la morte? Tutti i potenti della
terra che tu mi hai assoggettato e condotto qui con la tua potenza sono,
infatti, rimasti soggetti al mio potere. Se
dunque tu sei potente, chi è quest'uomo Gesù che teme la morte e
contraria la tua potenza? Se nell'umanità è così potente, veramente ti
assicuro che nella sua divinità è onnipotente e nessuno può resistere
al suo potere. E quando dice di temere la morte, ti vuole sorprendere, e
per te sarà un guaio per i secoli sempiterni". Rispondendo,
il principe del Tartaro, Satana, disse: "Perché tu dubiti e hai
paura di ricevere quel Gesù, mio e tuo avversario? Io, infatti, lo tentai
e suscitai contro di lui l'invidia e l'ira del mio antico popolo ebraico;
ho appuntito la lancia per colpirlo, ho mescolato fiele e aceto per dargli
da bere, ho preparato il legno per metterlo sulla croce e i chiodi per
configgerlo, la sua morte è imminente per condurlo a te, soggetto a te e
a me". [3]
L'Infero rispose e disse: "Tu mi hai detto che egli è quello che
estrasse da te i morti. Ci sono stati molti che mentre vivevano sulla
terra hanno preso dei morti da me, non però per mezzo del loro proprio
potere, bensì per opera di preghiera a Dio, e il loro Dio onnipotente li
portò via da me. Chi è questo Gesù che, senza preghiere, per mezzo
della sua parola portò via da me dei morti? Forse è quello stesso che
con la parola del suo comando restituì alla vita Lazzaro morto da quattro
giorni, maleodorante e in dissoluzione, ch'io già tenevo morto". [4]
Satana, principe della morte, rispose dicendo: "E' proprio lui, Gesù".
Udendo questo, l'Infero gli disse: "Per la tua forza e la mia, ti
scongiuro di non addurlo qui da me. Io, infatti, quando udii il comando
della sua parola tremai, atterrito dalla paura, e i miei ministri furono
tutti sconvolti con me. Non abbiamo potuto trattenere lo stesso Lazzaro,
ma scuotendosi con tutta l'agilità e la celerità di un'aquila se ne salì,
uscendo da noi; la stessa terra che custodiva il corpo morto di Lazzaro lo
restituì subito vivo. Di qui io comprendo che quell'uomo che ha potuto
fare questo, è un Dio forte nel suo comando, potente tra l'umanità e
salvatore del genere umano. Se l'addurrai qui da me, libererà tutti
coloro che sono chiusi in questo carcere crudele e legati dalle catene dei
peccati, e li condurrà alla vita eterna della sua divinità". [5,
1] (21) Aprite le porte! E
mentre il principe Satana e l'Infero parlavano così tra loro,
improvvisamente venne una voce come un tuono e un grido spirituale:
"O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte eterne, ed
entrerà il re della gloria". L'Infero, all'udire ciò, disse al
principe Satana: "Allontanati da me ed esci fuori dalle mie sedi: se
sei un abile combattente, lotta contro il re della gloria. Ma che
relazione c'è tra te e lui?". E
l'Infero scacciò Satana fuori delle sue sedi. Ed ai suoi empi ministri,
l'Infero disse: "Chiudete le dure porte di bronzo e ponete su di esse
le sbarre di ferro, resistete con forza affinché noi che custodiamo la
prigione non siamo presi prigionieri". [2]
Ma all'udire queste cose, tutta la moltitudine dei santi, con una voce di
rimprovero, disse all'Infero: "Apri le tue porte affinché entri il
re della gloria". E
David esclamò dicendo: "Quando ero vivo, in terra, non vi ho forse
predetto: Diano gloria al Signore le sue misericordie e i suoi prodigi
verso i figli degli uomini poiché ha spezzato le porte di bronzo e
infranto le sbarre di ferro? Egli li ha liberati dalla via delle loro
iniquità". E
così anche Isaia disse: "Quando ero vivo, in terra, non vi ho forse
predetto: S'alzeranno i morti, risorgeranno quelli che sono nei sepolcri
ed esulteranno quelli che sono sulla terra, giacché la rugiada che viene
dal Signore è la loro guarigione? Io dissi ancora: Dov'è, o morte, il
tuo aculeo? Dov'è, o infero, la tua vittoria?". [3]
Tutti i santi, udendo da Isaia queste cose, dissero all'Infero: "Apri
le tue porte. Ora tu sarai vinto, debole e impotente". E risuonò una
gran voce, come un tuono, che diceva: "O prìncipi, togliete le
vostre porte, alzatevi, porte infernali ed entrerà il re della
gloria". L'Infero,
vedendo che avevano gridato così per due volte, quasi non lo sapesse,
domandò: "Chi è il re della gloria?". Rispondendo all'Infero,
David disse: "Conosco le parole di questo grido, giacché io, per
mezzo dello spirito, ho vaticinato le stesse cose. Ed ora ti dico quanto
ho già affermato prima: il Signore forte e potente, il Signore potente in
battaglia, questi è il re della gloria. Lo stesso Signore guardò dal
cielo in terra per udire i gemiti dei prigionieri e liberare i figli di
coloro che sono stati uccisi. Ed ora, sporchissimo e puzzolentissimo
Infero, apri le tue porte affinché entri il re della gloria". [4]
Mentre David parlava così, in forma umana, sopraggiunse all'Infero il
Signore delle maestà: illuminò le tenebre eterne, sciolse i vincoli
indissolubili e l'ausilio della sua invincibile potenza visitò noi che
sedevamo nelle tenebre profonde dei nostri delitti e nell'ombra di morte
dei nostri peccati. [6,
1] (22) Cristo nella sede dell'Infero e della morte. A questa vista,
l'Infero e la morte, e gli empi loro ministri con i crudeli ufficiali,
constatando un così grande splendore nel loro regno, allorché videro
improvvisamente Cristo nella loro sede, ebbero paura ed esclamarono:
"Siamo stati vinti da te!". Chi
sei tu, mandato dal Signore per nostra confusione? Chi
sei tu, che senza essere soggetto alla corruzione, nell'integra
testimonianza della tua maestà, condanni con furore il nostro potere? Chi
sei tu, piccolo e grande, umile ed eccelso, soldato e imperatore,
lottatore mirabile sotto l'apparenza di servo, morto e vivo, re della
gloria, che la croce sostenne ucciso? Tu
che giacesti morto nel sepolcro, sei disceso a noi vivo! Alla tua morte
tremò tutto il creato e sono state scosse tutte le stelle. Ed ora ecco
che, libero tra i morti, perturbi le nostre legioni. Chi
sei tu che assolvi quanti, legati dal peccato originale, sono tenuti
prigionieri, e li restituisci alla primitiva libertà? Chi
sei tu che con la tua splendida luce divina inondi coloro che sono
accecati nelle tenebre dei peccati?". [2]
Anche tutte le legioni dei demoni scosse da una identica paura, nel
terrore della loro confusione, gridarono ad una sola voce: "Donde
vieni tu, Gesù, che sei un uomo così forte e così splendido nella maestà,
così eccellente e senza macchia e così immune da peccato? Il mondo
terrestre, infatti, che finora ci è sempre stato soggetto e pagava i
tributi in nostro favore, non ci ha mai trasmesso un uomo morto di questo
genere, mai ha destinato agli inferi doni di questo genere. Chi
sei dunque tu che hai passato i nostri confini così intrepido, che non
soltanto non temi i nostri supplizi, ma cerchi pure di liberare tutti
dalle nostre catene? Forse tu sei quel Gesù del quale diceva il nostro
principe, Satana, che, dopo la tua morte in croce, avresti ricevuto il
potere su tutto il mondo". [3]
Allora il re della gloria, calpestando la morte, afferrò il principe
Satana e lo consegnò in potere dell'Infero, e attrasse Adamo al suo
splendore. [7,
1] (23) Apostrofe dell'Infero a Satana. Allora l'Infero prese il principe
Satana e con molti rimproveri, gli disse: "O principe della
perdizione e duce dello sterminio, Beelzebub, irrisione degli angeli e
sputo dei giusti, perché hai voluto compiere queste cose? Hai voluto
crocifiggere il re della gloria e al suo decesso ci hai promesso un
bottino così grande? Insipiente, tu ignoravi quanto facevi. Ecco ormai
che questo Gesù, con il fulgore della sua divinità, disperde tutte le
tenebre della morte, spezza le salde fondamenta delle carceri, scaccia i
prigionieri e scioglie coloro che sono legati. Ci insultano tutti coloro
che solevano sospirare sotto i nostri tormenti, alle loro suppliche
vengono espugnati i nostri imperi, vinti i nostri regni e nel genere umano
non c'è più alcuno che ci rispetti. E acerbamente ci minacciano i morti
che mai furono superbi verso di noi, i prigionieri che non riuscirono mai
a essere lieti. [2]
O principe Satana, padre di tutti i cattivi, degli empi e dei rinnegati,
perché hai voluto agire così? Di coloro che dall'inizio fino ad ora
avevano disperato della salvezza e della vita, ora non si ode qui più
alcun lamento, non risuona più il loro gemito, né sui loro volti vi è
più traccia di lacrime. O
principe Satana, detentore delle chiavi degli inferi, quelle tue ricchezze
che avevi acquisite per mezzo dell'albero della prevaricazione e della
perdita del paradiso, ora le hai perdute per mezzo dell'albero della
croce, ed è perita tutta la tua gioia. Quando tu hai appeso questo Cristo
Gesù, re della gloria, hai agito contro di te e contro di me. Ora
sperimenterai quanti tormenti eterni e infiniti supplizi dovrai patire
sotto la mia custodia sempiterna. [3]
O principe Satana, autore della morte e fonte di ogni superbia, dovevi
prima indagare se vi era qualcosa di cattivo in questo Gesù: perché,
senza alcun motivo, ingiustamente, hai osato crocifiggere colui nel quale
non avevi trovato alcuna colpa, e hai condotto nella nostra regione un
uomo innocente e giusto, e hai perduto i colpevoli, gli empi e gli
ingiusti di tutto il mondo?". Satana
in luogo dei morti liberati. Mentre l'Infero così parlava al principe
Satana, il re della gloria disse all'Infero: "Il principe Satana sarà
sotto il tuo potere per tutti i secoli in luogo di Adamo e dei suoi figli,
i miei giusti". [8,
1] (24) I morti liberati. E stendendo la sua mano il Signore disse:
"Venite a me, tutti voi, miei santi, che portate la mia immagine e
somiglianza. Voi che siete stati dannati a causa dell'albero, del diavolo
e della morte, vedete ora il diavolo e la morte dannati a causa
dell'albero". Tutti i santi si radunarono subito sotto la mano del
Signore. Presa
la mano destra di Adamo, il Signore gli disse: "Pace a te e a tutti i
figli tuoi, miei giusti. Allora
Adamo, gettatosi alle ginocchia del Signore, lo pregava con lacrime e a
gran voce, dicendo: "Ti esalterò, Signore, poiché mi hai preso, non
permettendo che i miei nemici si rallegrassero su di me. Signore Dio,
gridai a te e tu mi hai sanato, o Signore: hai estratto dagli inferi
l'anima mia, mi hai liberato da coloro che discendono giù nel lago.
Salmeggiate al Signore voi tutti suoi santi e lodate la memoria della
santità: poiché nella sua indignazione c'è l'ira, ma nella sua volontà
c'è la vita". Così
pure tutti i santi di Dio, inginocchiati ai piedi del Signore, dissero
all'unisono: "Sei giunto, o redentore del mondo! Come avevi predetto
per mezzo della legge e dei tuoi profeti, così hai realmente fatto. Hai
redento i vivi per mezzo della tua croce e per mezzo della morte in croce
sei disceso da noi a toglierci dagli inferi e dalla morte per mezzo della
tua maestà. Signore, come hai posto in cielo il titolo della tua gloria e
in terra hai eretto la tua croce come titolo della redenzione, così poni
nell'Infero il segno della vittoria della tua croce, affinché più non
domini la morte". [2]
Stendendo la sua mano, il Signore fece il segno della croce sopra Adamo e
sopra tutti i suoi santi e, tenendo la destra di Adamo, salì dagli inferi
seguìto da tutti i santi. Allora
il santo David gridò forte dicendo: "Cantate al Signore un cantico
nuovo, poiché ha compiuto cose mirabili. La sua destra portò salvezza
per mezzo suo e del suo santo braccio. Il Signore manifestò la sua
salvezza, al cospetto delle genti rivelò la sua giustizia". E
tutta la moltitudine dei santi rispose dicendo: "Questa è la gloria
di tutti i suoi santi! Amen, alleluia". [3]
Dopo di ciò, Abacuc profeta esclamò dicendo: "Sei venuto per la
salvezza del tuo popolo, per liberare i tuoi eletti". E tutti i santi
risposero: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Il
Signore è Dio, e ci ha illuminato. Amen, alleluia". Dopo,
anche il profeta Michea esclamò dicendo: "Quale Dio è come te,
Signore, che tolga le iniquità e rimuova i peccati? Ed ora tu trattieni
la tua ira dimostrando così che tu sei spontaneamente misericordioso, ci
perdoni e hai misericordia di noi, assolvi tutte le nostre iniquità e hai
immerso tutti i nostri peccati nelle profondità del mare, come avevi
giurato ai nostri padri negli antichi giorni. E
tutti i santi risposero dicendo: "Questo è il nostro Dio in eterno e
nei secoli dei secoli, egli ci reggerà per sempre. Amen, alleluia". Così
parlarono tutti i profeti, riferendo parole sacre dalle loro lodi e anche
tutti i santi seguivano il Signore gridando: "Amen, alleluia". [9,
1] (25) Incontro con Enoc ed Elia. Ed il Signore, tenendo per mano Adamo,
lo consegnò all'arcangelo Michele: e tutti i santi seguivano Michele
arcangelo che li introdusse nella grazia gloriosa del paradiso. E corsero
loro incontro due uomini onusti di giorni. Interrogati dai santi:
"Chi siete voi che non eravate morti con noi negli inferi e vi
trovate in paradiso con il corpo?", uno di essi rispose e disse loro:
"Io sono Enoc e sono stato traslato qui per mezzo della parola del
Signore. Questo qui con me è Elia tesbita che è stato assunto con il
carro di fuoco. Fino ad ora non abbiamo gustato la morte, siamo invece
mantenuti fino all'avvento dell'anticristo per combattere contro di lui
con prodigi e segni divini, essere poi uccisi da lui a Gerusalemme ed
infine, dopo tre giorni e mezzo, essere nuovamente assunti vivi tra le
nubi". [10,
1] (26) Il buon ladrone e la sua croce. Mentre Enoc ed Elia parlavano con
i santi, sopraggiunse un altro uomo dall'aspetto miserabile, portando
sulle sue spalle il segno della croce. Alla sua vista tutti i santi gli
dissero: "Chi sei tu? Il tuo aspetto infatti è quello di un ladro. E
perché porti sulle spalle il segno della croce?". Egli rispose loro
e disse: "Avete detto bene! Poiché sono stato un ladro e sulla terra
ho fatto ogni genere di mali. Gli Ebrei mi crocifissero con Gesù, vidi le
cose mirabili che avvennero nel creato quando Gesù fu crocifisso,
credetti che egli era il creatore di tutte le creature e il re
onnipotente, e lo supplicai dicendo: Ricordati di me, Signore, quando
giungerai nel tuo Regno. [2]
Subito egli accolse la mia supplica e mi disse: "in verità ti dico,
oggi sarai con me in paradiso. Mi diede poi questo segno della croce
dicendo: Portalo camminando in paradiso e, qualora l'angelo che custodisce
il paradiso non ti permettesse di entrare, mostragli questo segno della
croce e digli: mi ha mandato Gesù Cristo, figlio di Dio, che ora è
crocifisso. Io feci così e dissi all'angelo che custodisce il paradiso
tutte queste cose. Udito ciò da me, egli subito aprì, mi fece entrare e
mi pose alla destra del paradiso, dicendo: ecco, aspetta un poco, fino
all'ingresso del padre di tutto il genere umano, Adamo, con tutti i suoi
figli santi e giusti, dopo il trionfo e la gloria dell'ascensione di
Cristo Signore crocifisso". [3]
Udendo tutte queste parole del ladro, tutti i santi patriarchi e profeti
dissero a una sola voce: "Benedetto, o Signore onnipotente, padre dei
beni eterni e padre delle misericordie, che hai concesso una tale grazia
ai tuoi peccatori e li hai introdotti nuovamente nella grazia del paradiso
e nei tuoi pingui pascoli: questa è infatti la vera vita spirituale.
Amen, amen". [11,
1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Questi sono i misteri divini e
sacri che abbiamo visto e udito noi, Carino e Leucio. Non ci è concesso
di narrare gli altri misteri di Dio come ci ha ordinato l'arcangelo
Michele, dicendo: "Andate a Gerusalemme dai vostri fratelli e restate
in preghiera supplicando e glorificando la risurrezione del Signore Gesù
Cristo che vi ha risuscitato con se stesso dalla morte. Non parlerete con
alcun uomo ma resterete come muti fino a quando giunga l'ora in cui lo
stesso Signore vi permetterà di riferire i misteri della sua divinità". [2]
L'arcangelo Michele ci ha ordinato di andare al di là del Giordano, in un
luogo ricco e fertile, dove sono molti che risorsero con noi a
testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Poiché, noi che siamo
risuscitati dai morti, abbiamo soltanto un permesso di tre giorni per
celebrare in Gerusalemme la pasqua del Signore con i nostri parenti vivi
in testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Siamo anche stati
battezzati nel santo fiume Giordano e ognuno di noi ha ricevuto una stola
candida. [3]
Al di là del Giordano. "Tre giorni dopo, celebrata la pasqua del
Signore, tutti coloro che erano risorti con noi, sono stati rapiti nelle
nubi e portati al di là del Giordano e non sono più stati visti da
alcuno. A noi invece è stato detto di perseverare in preghiera nella città
di Arimatea. Questo
è quanto il Signore ci ha ordinato di riferire a voi: date a lui lode e
ringraziamento, e fate penitenza affinché abbia misericordia di voi. Pace
a voi dallo stesso Signore Gesù Cristo, salvatore di tutti noi.
Amen". [4]
Quando terminarono di scrivere tutte queste cose in vari rotoli di carta,
si alzarono. Carino diede ciò che aveva scritto nelle mani di Anna, di
Caifa e di Gamaliel; e Leucio diede quanto aveva scritto nelle mani di
Nicodemo e di Giuseppe. E subito si trasfigurarono, diventando
straordinariamente diafani e non sono più stati visti. I loro scritti poi
sono stati trovati uguali: neppure una sola lettera vi era in più o in
meno. [5]
Udendo tutte queste mirabili cose dette da Carino e Leucio, tutti i membri
della sinagoga degli Ebrei dissero l'un l'altro: "Tutte queste cose
sono state fatte veramente dal Signore, e benedetto sia il Signore nei
secoli dei secoli, amen". E in grande fretta uscirono tutti tremanti,
pieni di timore, e percuotendosi il petto andarono ognuno a casa propria. [6]
Tutte queste cose dette dagli Ebrei nella loro sinagoga furono subito
riferite al preside da Giuseppe e Nicodemo. Lo
stesso Pilato scrisse tutte le cose che dagli Ebrei erano state fatte e
dette a proposito di Gesù e annotò tutti i fatti nei pubblici registri
del suo pretorio. [12,
1] (28) Pilato, le autorità ebraiche e le Scritture. Dopo di ciò, Pilato
andò nel tempio degli Ebrei, radunò tutti i prìncipi dei sacerdoti, i
grammatici, gli scribi, i dottori della legge, ed entrò con essi nel
sacrario del tempio; ordinò che fossero chiuse tutte le porte e disse
loro: "Abbiamo udito che in questo tempio avete un grande armadio di
libri. Vi prego perciò che sia posto davanti a noi". E mentre questo
armadio di libri ornato di oro e di gemme preziose veniva portato da
quattro ministri, Pilato disse a tutti: "Vi scongiuro per il Dio dei
vostri padri, che vi ha ordinato di edificare questo tempio quale luogo
del suo sacrario, di non tacermi la verità. Voi sapete tutte le cose che
sono scritte nei libri di questo armadio, e ora dite se nelle Scritture
avete trovato che questo Gesù, colui che avete crocifisso, è il figlio
di Dio che doveva venire per la salvezza del genere umano, ed entro quanti
anni doveva venire. Fatemi sapere se l'avete crocifisso coscientemente o
incoscientemente". [2]
Così scongiurati, Anna e Caifa ordinarono che uscissero dal sacrario
tutti quelli che erano con loro; poi chiusero tutte le porte del tempio e
del sacrario, e dissero a Pilato: "Siamo stati scongiurati da te,
giudice eccellente, per la costruzione di questo tempio, di stenderti un
resoconto veritiero. Dopo che abbiamo crocifisso Gesù, ignorando che
fosse il figlio di Dio, e ritenendo che facesse prodigi in virtù di
qualche incantesimo, abbiamo tenuto una grande assemblea in questo tempio.
E discutendo tra di noi a proposito dei segni delle opere mirabili che
aveva fatto Gesù, abbiamo trovato molti testimoni della nostra stirpe che
asseriscono di avere visto Gesù, vivo dopo la sua passione e morte
penetrare nell'alto dei cieli. Abbiamo visto anche due testimoni che Gesù
ha risuscitato dai morti i quali ci annunziarono le molte cose mirabili
fatte da Gesù tra i morti, cose che sono state scritte e che sono nelle
nostre mani. [3]
Le autorità ebraiche riconoscono Gesù. E' nostra consuetudine che ogni
anno, aprendo questo sacro armadio di libri davanti alla nostra assemblea,
cerchiamo una testimonianza di Dio. Nel primo libro dei settanta abbiamo
trovato che l'arcangelo Michele ha parlato al terzo figlio del primo uomo,
Adamo, di cinquemila e cinquecento anni, dopo i quali sarebbe venuto dai
cieli Cristo, il dilettissimo figlio di Dio. Abbiamo considerato anche che
forse era il Dio di Israele che disse a Mosè: "Fatti un'arca
dell'alleanza della lunghezza di due cubiti e mezzo, della larghezza di un
cubito e mezzo e dell'altezza di un cubito e mezzo". In questi cinque
cubiti e mezzo abbiamo inteso e conosciuto la formazione dell'arca
dell'antica alleanza, giacché entro cinquemila e cinquecento anni doveva
venire Gesù Cristo nell'arca del suo corpo e abbiamo riscontrato che egli
è lo stesso Dio di Israele, figlio di Dio. [4]
Dopo la sua passione, stupiti dai segni che avvenivano per mezzo suo, noi
principi dei sacerdoti abbiamo aperto questa Bibbia e abbiamo indagato
tutte le generazioni fino alla generazione di Giuseppe, contando Maria
madre di Cristo e della stirpe di David, e abbiamo trovato che, dal tempo
in cui Dio fece il cielo e la terra e il primo uomo fino al diluvio vi
sono 2212 anni; dal diluvio fino alla erezione della torre vi sono 531
anni; dall'erezione della torre fino ad Abramo vi sono 606 anni; da Abramo
fino all'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto vi sono 470 anni; e
dall'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto fino alla costruzione del
tempio vi sono 511 anni; dalla costruzione del tempio fino alla sua
distruzione vi sono 464 anni; con la Bibbia di Esdra siamo giunti fino a
qui; indagando dall'incendio del tempio fino all'avvento di Cristo e alla
sua nascita abbiamo trovato che ci sono 636 anni. La somma totale è di
5500 anni, secondo quanto abbiamo trovato scritto nella Bibbia, come aveva
predetto Michele arcangelo a Set, terzo figlio di Adamo: dopo 5500 anni
sarebbe venuto Cristo, il figlio di Dio. [5]
Finora non l'abbiamo detto ad alcuno affinché non vi fossero dissensi
nelle nostre assemblee; ma ora che tu ci hai scongiurati, eccellente
giudice, per questo sacro armadio di libri, sulle divine testimonianze, te
lo abbiamo manifestato. A nostra volta ti scongiuriamo, per la tua vita e
per la tua salute, di non manifestare ad alcuno in Gerusalemme queste
parole". [13,
1] (29) Lettera di Pilato a Claudio imperatore. Udite queste parole di
Anna e Caifa, Pilato le ripose tutte tra gli atti del Signore e salvatore,
nei pubblici registri del pretorio, e scrisse una lettera a Claudio, re
della città di Roma, dicendo: [2]
"Ponzio Pilato a Claudio suo re, salute. Avvenne
or ora che, come io stesso provai, gli Ebrei punissero se stessi e i loro
posteri con una crudele condanna. Infatti Dio aveva dato la promessa ai
loro padri che avrebbe mandato loro dal cielo il suo santo che giustamente
sarebbe stato chiamato loro re, e aveva promesso che questo sarebbe stato
mandato in terra per mezzo di una vergine: questo dunque venne nella
Giudea mentre io ero preside. E avendo visto che dava luce ai ciechi,
mondava i lebbrosi, guariva i paralitici, metteva in fuga i demoni dagli
uomini, risuscitava i morti, comandava ai venti camminava a piedi asciutti
sulle onde del mare, e faceva molti altri segni miracolosi, tutto il
popolo ebraico lo diceva figlio di Dio; ma i prìncipi dei sacerdoti,
presi da invidia contro di lui, lo catturarono e me lo consegnarono.
Mentendo ed asserendo una cosa per l'altra, dissero che costui era un mago
e agiva contro la loro legge. [3]
Io credetti che le cose fossero così e, fattolo flagellare, lo consegnai
al loro arbitrio. Essi lo crocifissero, e quando fu sepolto gli posero le
guardie. Ma, mentre i miei soldati facevano la guardia, nel terzo giorno,
egli risorse. [4]
L'iniquità degli Ebrei però si accanì a tal punto da dare denaro ai
miei soldati, dicendo: "Dite che i suoi discepoli hanno rapito il suo
corpo". Ma, preso il denaro, non poterono tacere quanto era accaduto:
testimoniarono infatti di aver visto che egli era risorto e di avere
ricevuto denaro dagli Ebrei. Ho
riferito queste cose affinché, qualora qualcuno mentisca, tu non ritenga
giusto credere alle menzogne degli Ebrei". VANGELO
DI NICODEMO (Discesa
di Gesù agli inferi) II Recensione
latina "B" * [1,
1] (17) ** Adda, Finee ed Egia. Allora rabbi Adda, rabbi Finee e rabbi
Egia, i tre uomini che erano venuti dalla Galilea a testimoniare di avere
visto Gesù assunto in cielo, si alzarono in mezzo alla moltitudine dei prìncipi
degli Ebrei e, davanti ai sacerdoti e leviti convocati al consiglio del
Signore, dissero: "Mentre noi venivamo dalla Galilea verso il
Giordano, ci si fece incontro una moltitudine di uomini vestiti di bianco,
che prima erano morti e tra essi abbiamo visto anche Carino e Leucio. Si
avvicinarono a noi, ci baciammo l'un l'altro poiché erano stati nostri
cari amici, e li interrogammo: "Diteci, amici e fratelli, come mai
quest'anima e questa carne? E chi sono costoro ai quali vi accompagnate? E
come avete il corpo voi che una volta siete morti?". [2]
Essi risposero dicendo: "Siamo risorti con Cristo dagli inferi. Egli
stesso ci ha risuscitato dai morti. Da questo voi comprendete che le porte
della morte e delle tenebre sono state distrutte e le anime dei santi sono
state tolte di là e sono salite in cielo con Cristo Signore. A noi
infatti dallo stesso Signore è stato ordinato di camminare per un
determinato tempo lungo le sponde del Giordano e sui monti, e di non farci
vedere da tutti né parlare con tutti, ma solo con coloro ai quali piacerà
a lui. Anche ora non avremmo potuto né parlare né apparire a voi, se non
ci fosse stato permesso dallo Spirito santo"". [3] Udendo queste
cose, tutta la moltitudine presente al consiglio fu atterrita dal timore e
si meravigliava tremando e domandandosi se tutto ciò che testimoniavano
questi Galilei fosse realmente avvenuto. Allora
Caifa e Anna dissero al consiglio: "Ora deve farsi chiaro su tutte le
cose che costoro hanno manifestato, dalla prima all'ultima. Se si
dimostrerà vero che Carino e Leucio sono vivi nel corpo e se noi li
potremo contemplare con i nostri occhi, vuol dire che è proprio vero ciò
che questi hanno testimoniato: quando li avremo trovati, ci assicureranno
su di ogni cosa. Ma se così non avverrà, sappiate che si tratta soltanto
di menzogne". [4]
Allora piacque loro di prendere subito la decisione di scegliere uomini
idonei, timorati di Dio, che sapevano quando quelli erano morti e
conoscevano la tomba ove erano stati sepolti, affinché facessero una
diligente ricerca e vedessero se le cose erano veramente come avevano
sentito. Andarono
dunque uomini, in numero di quindici, che avevano assistito alla loro
morte, erano andati con i loro piedi là ove era stati sepolti e avevano
osservato i loro sepolcri. Giunti che furono trovarono i loro sepolcri
aperti e così quelli di molti altri, ma non trovarono neppure i segni
delle ossa o della loro polvere. Con
tutta fretta ritornarono per riferire quanto avevano veduto. [5]
Turbati da un profondo timore, i membri di tutta la sinagoga dissero l'un
l'altro: "Che cosa si può fare?". Anna e Caifa proposero:
"Mandiamo là ove abbiamo udito che essi si trovano! Inviamo da loro
uomini tra i più nobili affinché li supplichino e scongiurino: forse si
degneranno di venire da noi". Mandarono
dunque a loro, Nicodemo, Giuseppe e i tre rabbini galilei che li avevano
visti, affinché li pregassero di venire da loro. Questi andarono,
percorsero tutta la regione del Giordano e i monti, ma non trovandoli se
ne stavano ritornando. [6]
I risorti discendono dal monte Amalech. Quand'ecco improvvisamente
apparire dal monte Amalech una grande moltitudine che scendeva: erano
quasi dodicimila uomini risorti con il Signore. Pur riconoscendone molti,
non poterono parlare con loro a causa del timore e della apparizione
angelica; se ne stavano quindi a guardare e a sentire da lontano quelli
che camminavano salmodiando e dicendo: "Il Signore è risorto dai
morti, come aveva detto. Esultiamo dunque e rallegriamoci tutti, giacché
egli regna in eterno". Pieni
di ammirazione, quelli che erano stati inviati caddero a terra dalla
paura; ma un angelo del Signore li sollevò da terra e li avvertì di
cercare Carino e Leucio nelle loro case. [7]
Carino e Leucio. Alzatisi, andarono alle loro case e li trovarono in
preghiera. Entrati da loro, si prostrarono a salutarli, poi si alzarono e
dissero: "Amici di Dio, tutta la moltitudine degli Ebrei ci ha
inviati a voi, avendo udito che siete risorti dai morti, per pregarvi e
supplicarvi affinché vogliate venire da essi, e possiamo così conoscere
tutte le meravigliose opere di Dio accadute vicino a noi, nei nostri
giorni". Ad un cenno di Dio, essi subito si alzarono, andarono con
loro ed entrarono nella loro sinagoga. Allora
la moltitudine degli Ebrei con i sacerdoti pose tra le loro mani i libri
della legge, e li scongiurarono per il Dio Heloi, per il Dio Adonai, per
la legge e per i profeti dicendo: "Diteci in che modo siete risorti
dai morti e narrate le cose mirabili accadute nei nostri giorni, cose che
abbiamo mai udito siano avvenute in alcun tempo. Dalla paura si sono già
confuse e disseccate le nostre ossa, e la terra trema sotto i nostri
piedi: abbiamo infatti unito tutti i nostri cuori per spargere un sangue
giusto e santo". [8]
Carino e Leucio fecero dei segni con le mani affinché fosse dato loro un
rotolo di carta e l'inchiostro. Si comportarono così perché lo Spirito
santo non aveva loro permesso di parlare con essi. Dati
a ognuno dei fogli di carta, li separarono l'uno dall'altro in camere
distinte. Dopo aver fatto con le dita il segno della croce di Cristo, essi
principiarono a scrivere ognuno nel suo rotolo; e quand'ebbero finito,
quasi all'unisono esclamarono nelle loro camere: "Amen". Alzatisi,
Carino diede il suo foglio a Anna e Leucio a Caifa, poi si salutarono e
uscirono ritornandosene ai loro sepolcri. [9]
Allora Anna e Caifa aprirono il rotolo di carta e presero a leggere ognuno
per conto proprio. Ma tutto il popolo se l'ebbe a male; tutti gridavano:
"Leggeteci questi scritti pubblicamente! Dopo che saranno stati letti
li conserveremo affinché questa verità di Dio non sia mutata in una
falsità dall'accecamento degli immondi e bugiardi". Allora
Anna e Caifa, tremanti, diedero il rotolo di carta a rabbi Adda, a rabbi
Finee e a rabbi Egia che erano venuti dalla Galilea e avevano annunziato
che Gesù era stato assunto in cielo: e tutta la moltitudine degli Ebrei
confermò loro la sua fiducia affinché leggessero questo scritto. Ed essi
lessero il foglio di carta contenente queste cose. [2,
1] (18) "Io Carino. Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivo,
permettimi di parlare delle tue opere meravigliose che hai compiuto agli
inferi. Aprite
le porte! Dunque,
mentre eravamo agli inferi incatenati nelle tenebre e nell'ombra di morte,
improvvisamente risplendette su di noi una grande luce e si scossero
l'inferno e le porte della morte. Si udì la voce del figlio del Padre
altissimo, come la voce di un tuono, che proclamava, dicendo:
"Ritraete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, porte eterne! Si
approssima ad entrare il re della gloria, Cristo". [2]
Venne allora Satana, il duce della morte, fuggendo atterrito mentre diceva
ai suoi ministri e agli inferi: "Correte, miei ministri e voi tutti
inferi! Chiudete le vostre porte, sistemate le sbarre di ferro, combattete
con forza e perseveranza, affinché non siamo presi e incatenati".
Allora, furono scossi tutti i suoi empi ministri e presero a chiudere, con
ogni diligenza, le porte della morte, ad accostare poco alla volta le
serrature e le sbarre di ferro, a tenere stretti in mano tutti i loro
strumenti e a lanciare grida terribili e spaventose. [3,
1] (19) Colloquio tra Satana e l'Inferno. Allora Satana disse all'Inferno:
"Preparati a ricevere colui che ti condurrò". L'Inferno rispose
a Satana così: "Questa voce non può essere altro che il grido del
figlio del Padre altissimo, giacché al suono hanno tremato la terra e
tutti i luoghi dell'infero; penso perciò che io e tutti i miei lacci
siamo già aperti. Ma ti scongiuro, Satana, capo di tutti i mali, per le
tue e le mie forze, di non introdurlo qui da me, affinché mentre lo
vogliamo catturare non siamo da lui catturati. Ed infatti, se solo alla
sua voce tutta la mia forza fu così infranta, che pensi che farà quando
giungerà di presenza?" [2]
Satana, duce della morte, gli rispose: "Che hai da gridare? Non
temere, vecchio e pessimo amico! Io, infatti, ho aizzato contro di lui il
popolo ebraico, ordinai che fosse preso a schiaffi e già ho portato a
termine il suo tradimento ad opera di un suo discepolo. Inoltre, è un
uomo che ha molta paura della morte, e dalla paura disse: La mia anima è
triste fino alla morte! L'ho portato fino ad essa, giacché ora pende
innalzato sulla croce". [3]
Allora l'Inferno gli disse: "Se egli è colui che con una sola parola
ha fatto sfuggire dal mio seno, come un'aquila, Lazzaro morto da quattro
giorni, costui non è un uomo nella sua umanità, ma un Dio nella sua
maestà. Ti supplico di non addurlo qui da me". Satana
gli rispose: "Comunque preparati, non avere paura! Ormai pende dalla
croce, e non posso fare diversamente". Allora l'Inferno rispose a
Satana: "Se dunque non puoi fare altro, ecco che si avvicina la tua
rovina. Io resterò abbattuto e senza onore, ma tu sarai tormentato sotto
il mio dominio". [4,
1] (20) Adamo e l'albero della misericordia. I santi di Dio udivano la
discussione tra Satana e l'Inferno. Sebbene essi non si conoscessero
ancora reciprocamente, erano ormai già in procinto di conoscersi. Ma
il nostro santo padre, Adamo, rispose a Satana in questo modo: "Duce
della morte, di che cosa hai paura e tremi? Ecco che viene il Signore a
distruggere tutte le tue menzogne; tu sarai preso da lui e relegato per
sempre". [2]
Allora, tutti i santi udendo come la voce del padre nostro Adamo rispose
con fermezza a Satana, furono confermati nella gioia; corsero tutti dal
padre Adamo e si radunarono in quel posto attorno a lui. Vedendo tutta
quella moltitudine, il padre nostro Adamo prese a osservare accuratamente
se tutti erano stati procreati da lui nel mondo. E guardando tutto
all'intorno gli astanti, versava lacrime amarissime e volgendosi a suo
figlio Set, disse: "Figlio Set, racconta ai santi patriarchi e
profeti quanto ti aveva detto il custode del paradiso, allorché ti avevo
mandato da lui a prendere dell'olio della misericordia per ungere il mio
corpo malato". [3]
Egli, allora, rispose: "Quando, davanti alle porte del paradiso, con
le lacrime, ho pregato e supplicato il Signore e chiamai il custode del
paradiso affinché mi desse dell'olio, uscì l'arcangelo Michele e mi
disse: Set, perché stai piangendo? Sappi bene che tuo padre Adamo non
riceverà, ora, di quest'olio della misericordia, ma dopo molte
generazioni nel mondo. Il dilettissimo figlio di Dio verrà, infatti, dal
cielo nel mondo, sarà battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, ed
allora tuo padre Adamo riceverà di quest'olio della misericordia e così
tutti coloro che credono in lui. E il regno di coloro che credettero in
lui resterà nei secoli". [5,
1] (21) Isaia, Giovanni Battista e David. All'udire queste cose, tutti i
santi esultarono nuovamente nella gioia. E uno dei presenti, di nome
Isaia, proclamò a gran voce: "Padre Adamo e voi tutti che lo
circondate, udite le mie parole. Quand'ero in terra, sotto
l'ammaestramento dello Spirito santo, a proposito di questa luce, ho
cantato profeticamente: il popolo che sedeva nelle tenebre, vide una gran
luce, per gli abitatori della regione dell'ombra di morte, sorse una
luce". Udita
questa voce, il padre Adamo e tutti gli altri si voltarono a lui e gli
domandarono: "Tu chi sei? Sono, infatti, vere le cose che
dici!". Egli rispose dicendo: "Il mio nome è Isaia". [2]
Apparve allora un altro presso di lui dall'aspetto di eremita. Essi
l'interrogarono dicendo: "Chi sei tu che porti sul corpo tali
segni?". Egli rispose con fermezza: "Io sono Giovanni Battista,
voce e profeta dell'Altissimo. Io ho proceduto davanti alla faccia dello
stesso Signore per ridurre in strade pianeggianti i sentieri deserti e
tortuosi. Con il mio dito ho indicato ai gerosolimitani l'agnello del
Signore e il figlio di Dio, e l'ho glorificato. L'ho
battezzato nel fiume Giordano, e ho udito la voce del Padre che risuona
dal cielo proclamando a suo riguardo: Questo è il mio figlio diletto, nel
quale mi sono compiaciuto. Da lui io ricevetti la promessa che egli
sarebbe disceso agli inferi". Allora
il padre Adamo, all'udire queste cose, gridò a gran voce esclamando:
"Alleluia!". Che significa: "Il Signore viene per tutte le
case!". [6,
1] (22) Poi un altro dei presenti, di nome David, che incedeva con le
insegne quasi fosse imperatore, proclamò: "Quando ero in terra
rivelai al popolo gli arcani della misericordia di Dio e della sua visita
e, riferendomi a tutti i secoli, profetizzai le gioie future, dicendo:
Diano gloria a Dio le sue misericordie e le sue opere meravigliose per i
figli degli uomini, poiché spezzò le porte di bronzo e frantumò le
sbarre di ferro". Allora
i santi patriarchi e profeti incominciarono a conoscersi l'un l'altro e a
parlare ognuno delle proprie profezie. Il santo Geremia incominciò dunque
a ripensare le sue profezie e a dire ai patriarchi e profeti:
"Quand'ero in terra ho profetato sul figlio di Dio che apparve sulla
terra e si intrattenne con gli uomini". [2]
Tutti i santi esultarono, allora, per la luce del Signore, per la presenza
del padre Adamo e per le risposte di tutti i patriarchi e profeti, ed
esclamarono: "Alleluia, benedetto colui che viene nel nome del
Signore!". Tanto
che al loro grido di gioia Satana ebbe paura e cercò una via di scampo.
Ma non gli fu possibile perché l'Inferno e i suoi ministri lo tenevano
nell'inferno avvinto e vigilato da ogni parte, e gli dicevano: "Di
che hai paura? Noi non ti lasciamo uscire di qua, in alcun modo. Ricevi
queste cose, delle quali sei ben degno, da colui contro il quale tu
combatterai ogni giorno; in caso contrario, sappi che sarai da lui
incatenato e assoggettato alla mia vigilanza". [7,
1] (23) E risuonò nuovamente la voce del figlio del Padre altissimo, come
il fragore di un grande tuono, che diceva: "Togliete, o prìncipi, le
vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed entrerà il re della
gloria". Allora
Satana e l'Inferno gridarono, dicendo: "Chi è questo re della
gloria?". E la voce del Signore rispose loro: "Il Signore forte
e potente, il Signore potente in battaglia". [2]
Il buon ladrone e la sua croce. Dopo questa voce venne un uomo, avente
l'aspetto di un ladro, che portava una croce sulle spalle e dal di fuori
gridava, dicendo: "Apritemi affinché io possa entrare". Satana
gli dischiuse un poco la porta introducendolo nell'interno del recinto, e
subito la chiuse alle sue spalle. Tutti i santi lo videro splendente, e
subito gli domandarono: "Il tuo aspetto è quello di un ladro.
Indicaci che cos'è che tu porti sulla schiena". Egli rispose
umilmente: "Veramente sono stato un ladro in tutto e per tutto, e gli
Ebrei mi appesero a una croce con il mio Signore Gesù Cristo, figlio del
Padre altissimo. Io poi sono venuto qui prima di lui: egli stesso viene
subito dopo di me". [3]
Allora il santo David, acceso d'ira contro Satana innalzò forte la voce
proclamando: "Apri, abiettissimo, le tue porte, affinché entri il re
della gloria". Similmente
insorsero contro Satana tutti i santi di Dio e volevano afferrarlo e
dividerlo tra loro. Nuovamente si udì gridare dentro: "Togliete, o
prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed entrerà il re
della gloria". A
quella voce chiara e distinta l'Inferno e Satana interrogarono nuovamente,
dicendo: "Chi è questo re della gloria?". E da quella mirabile
voce, fu detto loro: "Il Signore degli eserciti è il re della
gloria". [8,
1] (24) Satana legato. Ed ecco che improvvisamente l'Inferno si scosse, si
infransero le porte della morte, si frantumarono le serrature, si
spezzarono le sbarre di ferro e caddero a terra, e si aprì ogni cosa.
Satana rimase in mezzo confuso e avvilito con i piedi avvinti da un ceppo. [2]
Ed ecco il Signore Gesù Cristo venire nello splendore di una luce
eccelsa, mansueto, grande e umile, portando in mano una catena: la avvinse
al collo di Satana, gli legò le mani dietro la schiena, lo scaraventò
all'indietro nel Tartaro e gli mise il suo santo piede sulla gola,
dicendo: "Per tutti i secoli hai fatto tanti mali, non ti sei
arrestato in alcun modo. Oggi ti affido al fuoco eterno" [3]
E chiamato immediatamente l'Inferno, gli ordinò: "Prendi questo
pessimo e perverso soggetto e tienilo sotto la tua custodia fino al giorno
in cui te l'ordinerò io". Egli
lo prese dai piedi del Signore e piombò con lui nel profondo dell'abisso. [9,
1] (25) Il re della gloria e Adamo ed Eva. Allora il Signore Gesù,
salvatore di tutti, mitissimo e pio, salutò benevolmente Adamo e gli
disse: "Pace a te, o Adamo, con i tuoi figli, per tutti i secoli dei
secoli. Amen". Allora il padre Adamo si prostrò ai piedi del Signore
e alzatosi baciò le sue mani e pianse dirottamente testimoniando a tutti
e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno plasmato!". Diceva
poi al Signore: "Sei giunto, o re della gloria, a liberare gli uomini
e ad aggregarli al tuo regno perpetuo!". Allora
la nostra madre Eva, si prostrò allo stesso modo ai piedi del Signore e
alzatasi baciò le sue mani, versò copiose lacrime, testimoniando a tutti
e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno plasmato!". [2]
Allora tutti i santi, adorando lo acclamarono dicendo: "Benedetto
colui che viene nel nome del Signore. Il Signore Dio ci illuminò. Amen
per tutti i secoli. Alleluia nel mondo senza fine: lode, onore, virtù e
gloria perché sei venuto dall'alto a visitarci". E
si radunarono sotto le mani del Signore cantando sempre alleluia e godendo
insieme della gloria. [3]
Il morso e la croce. Allora il Salvatore esaminò tutto attentamente e
diede un morso all'Inferno. Poi con rapidità, ne gettò una parte nel
Tartaro e una parte portò seco in alto. [10,
1] (26) Allora tutti i santi di Dio pregarono il Signore di lasciare
presso gli inferi il segno della vittoria, cioè la santa croce, affinché
i perversi suoi ministri non riescano a trattenere come colpevole uno che
è stato assolto dal Signore. E
così avvenne. Il Signore pose la sua croce in mezzo all'inferno quale
segno di vittoria, e vi rimarrà in eterno. Poi
siamo usciti tutti di lì con il Signore, abbandonando nel Tartaro Satana
e l'Inferno. A noi e a molti altri fu ordinato di risorgere con il corpo
per rendere nel mondo testimonianza della risurrezione del Signore nostro
Gesù Cristo e di quanto è avvenuto negli inferi. [2]
Queste, fratelli carissimi, sono le cose che abbiamo visto e che sotto
giuramento vi testimoniamo, e testifica con noi colui che per noi è morto
e risorto. Giacché, come è stato scritto, così avvenne in tutto e per
tutto". [11,
1] (27) Angoscia e pentimento degli Ebrei. Ma allorché il foglio di carta
fu letto interamente tutti coloro che avevano udito caddero bocconi e
piangendo amaramente si percuotevano il petto con violenza gridando:
"Guai a noi! Perché a noi miseri capitò questo? Fugge Pilato, fugge
Anna e Caifa, fuggono i sacerdoti e i leviti e anche il popolo ebraico
piangendo ed esclamando: Guai a noi i miseri che abbiamo versato sulla
terra un sangue santo!". [2]
Per tre giorni dunque e per tre notti non assaggiarono pane e acqua, né
alcuno di loro ritornò nella sinagoga. Il terzo giorno, radunato il
consiglio, fu letto il foglio di carta di Leucio: in esso non fu trovata
neppure una sillaba in più o in meno di quanto conteneva lo scritto di
Carino. [3]
Allora la sinagoga fu commossa, tutti piansero per quaranta giorni e
quaranta notti, aspettando da Dio la rovina e la vendetta divina. Ma quel
pio e altissimo misericordioso non li distrusse immediatamente, per dar
loro un comodo spazio di penitenza. Queste,
fratelli carissimi, sono le testimonianze di Carino e di Leucio su Cristo
figlio di Dio e sulle sue sante gesta negli inferi. A lui rendiamo tutti
lode e gloria per gli infiniti secoli dei secoli. Amen. |