Alcune note
sul carbone usato in centrale termoelettrica
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Premessa In Italia le emissioni di gas serra dal 1990 al 1998 sono aumentate complessivamente del 4,5 %. Le emissioni della sola anidride carbonica dal 1990 al 1998 sono cresciute del 6.3% nonostante le Linee Guida e le prime misure adottate dallItalia allindomani della firma del Protocollo di Kyoto nel 1997. In particolare in un documento redatto dal "gruppo di lavoro interministeriale per lattuazione del Protocollo di Kyoto, DPCM 20 marzo 1998" e pubblicato dal Ministero dellAmbiente viene lanciato un allarme preciso e serio: non bastano le attività sperimentali e pilota avviate dal Ministero dellAmbiente a far rispettare allItalia le riduzioni di emissioni di gas serra sottoscritte in Giappone, serve il rispetto lapplicazione delle Linee Guida. Nel rapporto si richiama al rispetto delle "Linee guida" elaborate dal governo italiano e approvate dal CIPE il 19 novembre 1998. Tali linee guida prevedono la realizzazione di sei azioni nazionali, per ora tutte o quasi disattese, per laumento dellefficienza del sistema elettrico, la riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici nei settori abitativo/terziario e industriale, la riduzione delle emissioni nei settori non energetici, lassorbimento delle emissioni di carbonio dalle foreste. Tra il 1990 ed il 1998 le emissioni di anidride carbonica dalle centrali termoelettriche e delle raffinerie sono aumentate del 10%, si legge testualmente nella relazione del "Gruppo interministeriale DPCM 20 marzo 1998", andando oltre ogni pessimistica previsione. Questo incremento prosegue la relazione è determinato dagli scarsi rendimenti di almeno il 25 % del parco termoelettrico (che ha rendimenti tra il 30 % - 35%) contro uno standard delle migliori tecnologie compreso tra il 45% ed il 55% e dalla persistente utilizzazione di carbone ed olio combustibile con tecnologie di combustione a bassa efficienza. I combustibili sono la più importante fonte di energia, quella che viene utilizzata sotto forma di calore. Infatti con la combustione si va ad utilizzare lenergia chimica racchiusa nei legami delle molecole liberata nella reazione tra combustibile e comburente portati ad una certa temperatura, temperatura di innesco delle reazioni. Per chiarire con un esempio, il fiammifero per accendersi e far bruciare il legnetto ha bisogno che si "scaldi sino alla temperatura di innesco" (mediante lo strofinamento) la "testa" del fiammifero dotata di un combustibile infiammabile. Prodottasi la fiamma, sostenuta dallossigeno contenuto nellaria, il legnetto inizia a bruciare e produce energia sotto forma di calore. La legna, si forma negli alberi per effetto dellenergia solare, la forza motrice per la fotosintesi clorofilliana, il meccanismo di costruzione delle piante che trasforma lacqua e lanidride carbonica in zuccheri, amidi e cellulosa. Il rendimento energetico della fotosintesi clorofilliana va dall1°/°° al 10 °/°°, cioè da un millesimo ad un massimo di un centesimo dellenergia solare che colpisce le foglie viene utilizzata per la crescita della pianta. Bruciando la legna si liberano in atmosfera di nuovo vapore acqueo, anidride carbonica ossidi di azoto ed altri microinquinanti più o meno dannosi alla salute e allambiente. La legna non è però dal punto di vista industriale un buon combustibile, avendo un potere calorifico di circa 3000 Kcal/Kg. Nel XVIII secolo i primi "ambientalisti" si posero il problema che un inteso uso di legna a fini energetici stava distruggendo le foreste in modo irreparabile. Dunque si cominciarono ad interessare ad un altro combustibile, il "carbone di terra". Il carbone è infatti un prodotto della lentissima combustione di vegetali durata milioni di anni in condizioni di quasi assenza di aria, che trasforma la legna in un combustibile ad altissimo contenuto di carbonio dotato di un più alto potere calorifico di circa 7.000 7.800 Kcal/Kg. Il carbone si è prodotto prevalentemente durante periodi preistorici in cui si sono verificate le condizioni ottimali di formazione: grandi quantità di piante morte formarono uno strato spesso, isolato praticamente dallossigeno contenuto nellaria da uno strato di sostanze alluvionali che impediva la rapida ossidazione del materiale ligneo e favoriva invece la lentissima trasformazione. Questo periodo detto "carbonifero" risale a circa 300 milioni di anni fa, anche se le epoche in cui si ebbe formazione di carbone sono state almeno cinque tra cui molto importante il periodo "permiano" risalente a 260 230 milioni di anni fa. Gli antichi si pensa non conoscessero il carbone, le prime note scritte si hanno nel Milione di Marco Polo il primo forse a portare il combustibile in Europa dai suoi viaggi. Il primo sfruttamento delle miniere risale al secolo scorso, quando con lavvento della rivoluzione industriale servivano massicce quantità di questo combustibile soprattutto nellindustria metallurgica. Inizialmente si consumavano circa 15 milioni di tonnellate allanno nel mondo (cioè in Europa) che divennero oltre 100 nella metà dell800, agli oltre 3 miliardi di tonnellate dei nostri tempi. Carbone e petrolio rappresentano circa il 75% delle fonti attualmente usate per produrre energia, in qualsiasi forma, nel mondo. A parità di calore prodotto il carbone costa circa tre volte meno del petrolio, anche se questultimo, essendo liquido è di più facile maneggiamento e trasporto (oleodotto o nave cisterna), mentre il carbone un solido polverizzato è più problematico da trasportare. Il carbone Origine e classificazione A seconda del tempo di formazione del carbone per ossidazione lentissima dei vegetali si hanno diverse tipologie di carbone dalla semplice torba che tutti conosciamo, di fatto si tratta di lignite, sino allantracite, il carbone più compatto. Nel carbone vi sono una miriade di altri elementi chimici oltre al costituente base, il carbonio, quali idrogeno, azoto, zolfo, ossigeno, vanadio, uranio, mercurio, cadmio ed altri metalli pesanti, che nella combustione creano prodotti nocivi allambiente e alla salute.
Tabella - principali prodotti commerciali e loro poteri calorifici (le percentuali sono espresse sul prodotto secco) Nel processo di formazione del carbone mediante la carbonizzazione dei componenti dei vegetali si ottengono diversi prodotti finali scanditi dalle ere geologiche. La torba nel Quaternario ed è anche un prodotto attuale, la lignite nel Terziario, lignite e litantrace nel Secondario, il litantrace e antracite nel Primario e precisamente nel cosiddetto periodo "carbonifero", in cui si ha il migliore dei carboni disponibili.
Tabella - Principali tipi di carbone (le percentuali sono espresse sul prodotto secco)
Tabella - Riserve accertate di carbone e ipotesi di durata dei giacimenti ai ritmi di estrazione degli anni 90. I livelli di utilizzabilità del carbone variano notevolmente dai giacimenti. Il U.S. Geological Survey ha stimato in circa 3200 miliardi di tonnellate la presenza di carbone nel sottosuolo, ma di queste solo la metà sono effettivamente estraibili. Quasi 780 miliardi di tonnellate di carbone sono situate ad uno profondità inferiore ai 1000 metri (m), altri 920 miliardi di tonnellate si trovano attorno ai 2000 metri (m) di profondità. Dei 780 miliardi di tonnellate presenti entro i 1000 metri, circa 200 miliardi di tonnellate si trovano a meno di 300 metri di profondità in strati di Antracite e Carbone Bituminoso (Borwn coal) spessi circa 1 metro, mentre la lignite si trova in strati di 3 metri. I costi dellestrazione del carbone crescono con la profondità di estrazione e con la esiguità dello strato presente nel sottosuolo. Così le riserve economicamente vantaggiose da estrarre si attestano attorno ai 250 miliardi di tonnellate su oltre 3200 miliardi di tonnellate stimati come presenti nel sottosuolo dalluomo. Questo significa che ad esempio nel nord America solo il 15% del carbone tecnicamente estraibile è convenientemente recuperato. Il Carbone e leffetto
serra Il petrolio ha una durata delle riserve stimate convenzionalmente di circa 45 50 anni, mentre il gas naturale tra i 55 60 anni. E logico presupporre che se non si investirà sulle rinnovabili in senso stretto si rischia di finire come abbiamo iniziato con la rivoluzione industriale nel 1800 cioè con il carbone. Emissioni di anidride carbonica in migliaia di tonnellate emesse per la produzione di un GWh di energia elettrica. (Carbone: 870.000 tonnellate di anidride carbonica per la produzione di 1 GWh elettrico). Vediamo anche in dettaglio nella tabella i livelli di pericolosità, da un punto di vista esclusivamente sanitario delle fonti energetiche.
Tabella - Tasso di mortalità espresso in decessi per GW elettrici prodotti allanno. I dati sono riferiti al ciclo intero del combustibile compreso lesercizio di produzione energia; sono invece esclusi gli incidenti rilevanti e la contaminazione dovuta alla sepoltura delle scorie Lenergia termoelettrica In un impianto tradizionale a vapore, la caldaia è utilizzata per produrre appunto il vapore, il quale aziona una turbina collegata ad un alternatore. Il vapore viene infine ricondensato ad acqua nuovamente da inviare alla caldaia. Nella caldaia si brucia il combustibile ed il calore serve a trasformare acqua in vapore. Il vapore surriscaldato espandendosi e raffreddandosi di nuovo aziona una turbina che agendo su un alternatore produce energia elettrica. Il vapore a fine ciclo ricondensa in torri di raffreddamento in acqua e viene riportato alla temperatura iniziale per un nuovo ciclo. Solo il 37 % circa dellenergia termica liberata dalla reazione di combustione (di combustibile e comburente nella caldaia) viene convertita in energia elettrica. Il restante 63 % viene dissipato nei fumi della ciminiera, nelle conversioni di energia chimica in energia termica e di questultima in energia meccanica trasformata poi in energia elettrica; inoltre anche nel vapore avviato alle torri di raffreddamento e recuperato come acqua calda da rimandare alla caldaia per un nuovo ciclo. Le centrali a carbone Per ovviare alle difficoltà di usare un combustibile solido movimentato in grandissime quantità vi sono due strade tecnologiche: le centrali a letto fluido o la gassificazione del carbone.
Il CDR in co-combustione nelle
centrali termolelttriche? Lintervento delle ecomafie offre la possibilità di smaltire rifiuti industriali miscelati con RSU, a basso costo, legalmente se si tratta di rifiuti non pericolosi, illegalmente, se pericolosi. I numerosi processi avviati dalle magistrature a carico di sedicenti aziende di recupero confermano questa cattiva prassi. Vi è uno scontro in atto tra chi vuole realizzare il recupero energetico mediante cocombustione nelle centrali termoelettriche a policombustibile (o nei cementifici) e chi invece vuole bruciare il rifiuto tal quale o la frazione secca, in impianti dedicati da costruire ex-novo. Molte industrie vorrebbero infatti costruire impianti per incenerire il rifiuto tal quale o la frazione secca sfruttando magari i vantaggi acquisiti con un contratto CIP 6/92, che riconosce incentivi per la cessione di energia elettrica nella rete nazionale di 285 lire e oltre, per ogni Kwh elettrico vettoriato. LENEL in questi anni sta sperimentando nelle proprie centrali dei combustibili sporchi quali appunto il CDR da usare in co combustione con il carbone o anche lOrimulsion, la miscela Venezuelana piena di zolfo e fenoli che non lasciano spazio ad un buon futuro per lItalia. Questo significa anche che il CDR può costituire un espediente per far perdere di vista alle autorità deputate ai controlli, amministrativi e ambientali, il flusso dei rifiuti solidi o liquidi pericolosi e non. Alcuni note sulle unità di
misura Il "TEP" è unaltra unità di misura che significa "Tonnellata Equivalente di Petrolio" e si usa per indicare lenergia corrispondente a quella ottenuta bruciando una tonnellata di petrolio. Si assume che il petrolio fornisca 10.000 chilocalorie (Kcal) per ogni chilogrammo e quindi 1 TEP corrisponde a 10 milioni di chilocalorie (Kcal), ma 1 TEP corrisponde anche a 11.600 chilowattora (KWh) cioè circa il consumo di una famiglia di persone per 4 anni. Per il concorrente più temibile del petrolio, il carbone, esiste il TEC, cioè "Tonnellata Equivalente di Carbone" e vale circa 2/3 del TEP. Infatti per il carbone si assume convenzionalmente un potere calorifico di 7.000 Kcal/Kg corrispondenti a circa 8.150 KWh. Con la dicitura MTEP (mega TEP) o MTEC (mega TEC) si indica un milione di tonnellate rispettivamente di petrolio o carbone. 1 cal = 4.185 J 1Kcal = 1000 cal = 4185 J 1 W = 1J/s 1KW = 1000 W 1 CV = 735.4 W = 735.4 J/s 1 KWh = 1000 Wh = 860 Kcal = 3.600.000 J |
e-mail: da: ACHAB <a.achab@iol.it> Data: martedì 9 gennaio 2001 20.44 Oggetto: lotta al carbone.
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