LE SHASHANE

Primo Capitolo

LAS CHICAS

- Life is a bitch

and then you die.

Life is a beach

and then you dive! -

Dopo questo giochetto di parole, dove le due affermazioni concidono nella pronuncia, George cadde a bocca piena con il viso nel piatto di riso che era appena riuscito ad iniziare. Nessuno si preoccupò di controllare se si stava strozzando; avevano ben altro da fare.

Tutti bevevano all'americana e non soltanto gli europei, anche i latino-americani ingurgitavano i loro beveraggi in un colpo solo: testa indietro e giù in gola.

Roberto Rossi ricordava di trangugiare così gli sciroppi della tosse.

Amari o dolciastri erano sempre schifosi; tanto valeva buttarli giù decisamente senza allungarli con acqua zuccherata e immaginando di essere John Wayne al bancone del saloon di Toombstone.

- Whisky per noi e latte per questi mocciosi! -

Tutti gli inverni con il suo cucchiaione la nonna tormentava amorosamente il gracile cow-boy, piccola vittima dei grandi freddi delle praterie del nord padano.

Adesso, sotto il tropico del Capricorno si stava bevendo caña, ovvero alcool estratto dai residui della canna da zucchero; soltanto l'oste molto sfrontato e i gringos molto ingenui potevano chiamarlo Rhum.

Era finita la birra o forse il padrone della baracca aveva trovato un occasione d'oro per sbolognare, al prezzo del Whisky di marca, quella porcheria miscelata con alcool brasiliano. Lo stesso intruglio che sostituisce la benzina e fa marciare i motori delle automobili in quel paese.

- Venite a farvi un goccetto con noi Mister, ve lo siete meritato, e anche noi naturalmente, non è vero ragazzi? -

Roberto stava lì per lavoro, comunque non disdegnava di sbevazzare di tanto in tanto in compagnia dei suoi clienti, specialmente a escursione finita.

Diversamente dagli altri avventori e nonostante che da un anno mancasse dall'Italia, non aveva perso il gusto del centellinare la roba buona: quella che mancava quella sera, purtroppo.

I suoi turisti erano rimasti soddisfatti dell'escursione notturna nella "mata", come viene chiamata la foresta in Brasile.

Questi signori, prima di tornare al freddo cane dei loro paesi, provavano un gran piacere ad ustionarsi le budella in quel locale tanto squallidamente arredato quanto sublimemente popolato d'ogni sorta di forestieri e di indigeni.

Nell'abbondanza di acquavite si avvertiva però la mancanza di qualcosa: la musica.

La guida, questo era il nuovo mestiere di Roberto, parlottò un poco con l'oste e scucì qualche dollaro.

D'incanto comparì un'arpa paraguaiana senza pedali, portata da un baffuto suonatore che immediatamente iniziò a schiaffeggiare e ad artigliare le corde dello strumento estraendone un ritmo allegro e trascinante.

James

saltò sul tavolo e tentò di ballare qualcosa, forse un can can, e piroettando innaffiò tutti con l'alcool centrifugato dal boccale che teneva alto come un vessillo.

Tutti sollevarono nuovamente i bicchieri per un'ulteriore ingozzata in onore della Union Jack e molti iniziarono a ballare ciascuno a modo suo.

Fu allora che Mark

fece notare che mancava ancora qualcosa alla cosa e che proprio la musica e le danze, rendevano questa ineffabile "cosa" una necessità imprescindibile.

L'italiano, pur non avendo studiato ad Oxford come il suo cliente Inglese, comprese al volo e ritornò a parlottare con l’oste; scucì qualche dollaro in più di prima e d’incanto comparirono alcune ragazzotte sode e variopinte.

Alla vista delle "chicas" James superò se stesso e con un grandi salti percorse tutti i tavoli senza versare un bicchiere o calpestare un piatto, per atterrare in braccio alla più robusta delle quattro.

I due caddero abbracciati sul pavimento nella perfetta posizione del missionario.

Il poco flemmatico Inglese prese a mimare quello che un sacerdote non farebbe mai in pubblico, provocando sguaiate risate da parte dei suoi compari, ma con scarso sostegno dal resto del pubblico.

Roberto lo sollevò e strizzandogli l'occhio lo avvertì di non provocare eccessivamente gli altri ospiti presenti: non era raro che certe storie finissero a coltellate perché questo posto era pur sempre una quasi dignitosa taverna e non un vero e proprio "quilombo", ovvero un casino.

James

era sicuramente il meno sbronzo e, intelligentemente quanto cavallerescamente, sollevò la dama ed iniziò a ballare con lei esibendosi in eleganti volteggi, degni della corte di Vienna.

All'arpa si erano uniti un charango, sorta di mandolino ottenuto con dalla corazza di un armadillo e un bandoneon, tipica fisarmonica a bottoni del tango.

Adesso il baccano era sublime e Mark, un medico condotto, doveva urlare nell'orecchio della sua brunetta.

Cosa le stesse dicendo sarebbe sempre rimasto un mistero soprattutto per la ragazza che parlava quasi soltanto la lingua del posto, il guaranì.

Neanche lui sembrava interessarsi molto di quello che lei gli rispondeva mentre la palpava meticolosamente in giro quasi fosse stata una delle sue petulanti pazienti londinesi.

- Ehi Mark

, stai giocando ai dottori eh? , qui c’è un'altra malatina. Dai andiamo nel nostro ambulatorio di sopra. Da militare facevo l’infermiere e un poco me ne intendo anch'io. -

James, impiegato modello e buon padre di famiglia in patria, li afferrò entrambi per mano e tenendo abbracciata anche la sua ragazza li trascinò camminando a marcia indietro verso le scale che Roberto gli aveva indicato.

(Non era questo il caso, ma l'entrare a marcia indietro in un bar dopo la mezzanotte potrebbe indurre i ben pensanti a credere che uno stia uscendo.)

Una volta trascinati tutti sul ballatoio che dava alla camera dei tre allegri compari, "l'ambulatorio" appunto, il coscienzioso professionista ridiscese veloce per requisire una bottiglia.

- Scusate, avevo dimenticato la medicina.-

Adesso due erano sistemati. La guida si preoccupava di non inimicarsi l'ambiente e questo non gli permetteva di divertirsi come quando veniva in quel locale con il suo socio paraguaiano, ma dal nome tedesco: Karl.

Non gli rimaneva che occuparsi di George che stava riprendendosi.

Le due ragazze rimaste gli sollevarono la testa e tentarono di ripulirgli la bocca, ma l'Inglese vomitò ancora qualche etto di riso nello stesso piatto da cui lo aveva mangiato.

Questo alleggerimento dello stomaco lo rimise in sesto e, ritornato un gentleman, se ne uscì con un "sorry" decorato di chicchi dorati, mentre più flemmatico di James, si avviava al bagno.

Roberto parlottò con l’oste che lo tranquillizzò con grandi cenni del capo mentre afferrava altri dollari destinati ad un'ulteriore bevuta generale offerta a tutti i presenti.

Un grande brindisi festeggiò il rientro dal cesso dell'eroe nuovamente lancia in resta e camicia pulita.

George parlava un poco di castigliano, come viene chiamato qui lo spagnolo, così si buttarono tutti in un discorso giocato esclusivamente con allusioni e doppi sensi, preludio ad un'ammucchiata alla quale la guida doveva necessariamente sottrarsi per evitare guai con la sua ragazza.

Gladis lo marcava stretto e dato che era nata da quelle parti aveva spie e parenti dappertutto.

A questo riguardo il buon Karl, figlio e disperazione di un fervente pastore mennonita, lo aveva consigliato secondo i suoi principi, in perfetto accordo con la natura e i costumi del luogo.

- Sposala. Le donne aspettano soltanto questo, così tu metti tranquilla lei e i rompicoglioni dei suoi parenti. Qui tutti gli ammogliati hanno due o tre amanti in giro, a volte non ricordano più quale sia la vera moglie, ma non è mai un grosso problema. Vedrai che ti troverai bene, non ti tormenterà più. -

All'italiano il matrimonio non sembrava una bella soluzione, a lui la faccenda andava bene così, soltanto avrebbe preferito più elasticità nel loro rapporto.

Una delle ragazze, reagendo alle provocazioni di George stava indicando con una mano una bottiglia mentre scuoteva l'altra tenendo il pollice e l'indice aperti ad elle.

- Ingles, tu parli, parli, ma … -

Adesso George era stato punto nella sua virilità: avrebbe dovuto dimostrare che l’alcool, lungi dall’inibire un toro come lui, lo avrebbe reso ancora più animale da monta, un "Rambull" che tradotto in Italiano suonerebbe circa "Montoro"; un improbabile connubio tra un toro e un montone con un pizzico di Rambo.

Come creasse simili neologismi non era possibile saperlo, eppure era nato in un triste giorno di nebbia a Londra e faceva il poco allegro mestiere dell'impresario di pompe funebri.

L'amicizia di George con il medico Marck era continua fonte di sfottute da parte del terzo socio James:

- Sapete Roberto perché questi due hanno tanti soldi? Semplice: uno li ammazza e l'altro li sotterra! Non rimarranno mai senza clienti. -

- E voi mister. non avete parte nel gioco? -

- Io i loro morti li registro in comune e se il fisco venisse da me a controllare .. potrei ricattarli! -

Adesso George era lanciato e chi credesse che fare il becchino sia un mestiere noioso dovrebbe ricredersi.

- Una notte andai da una vedova fresca fresca. Lui c’era rimasto secco mentre ci dava giù .. .. ehm .. .. lasciandola a metà dell'affare, a volte succede no? E tutto questo soltanto un paio d’ore prima.-

- Immagino che tra i vostri doveri ci sia pure quello di consolare gli afflitti, non soltanto prendere le misure per la cassa, pensare ai fiori… -

- Dite bene mister, anzi dici bene, saresti un buon cliente, diamoci del tu, ebbene … dov'ero rimasto? …-

Era rimasto con lei, e per finire "l'affare" avevano pensato bene di spostare il defunto sul tappeto per usare comodamente il letto.

La cosa era stata di gran rilassamento per entrambi, fino a quando lui si era sentito tirare per una caviglia dal redivivo.

Un altro dei frequenti casi di morte apparente che lo indusse in seguito a rinunciare alle comodità del talamo nuziale in favore di più scomodi divani o pelli d'orso bianco, ovviamente nel soggiorno e con la camera da letto chiusa a doppia mandata.

Le ragazze, piuttosto superstiziose e desiderose di vita, non apprezzarono molto lo humor dell'inglese e cominciarono ad accostarsi all'italiano, meno funebre ed anche parecchio più giovane.

Il becchino, sentendosi trascurato, riprese a bere il torcibudella.

La guida, un ragazzo di ventisei anni, non era certo il tipo da tirarsi indietro, inoltre, fino ad allora, più che bere aveva finto di farlo, ma restava il problema già menzionato: la Gladis.

Del resto lui portava lì gli escursionisti maschi per offrire loro un avventura extra dall'effetto promozionale.

Molti lo avrebbero segnalato ai loro amici e agli amici dei loro amici: la famosa catena di San Sexonio.

Doveva recuperare George alla sana passione del sesso prima che la sua mente ripiombasse in fondo ad una bottiglia o che peggio, come spesso succedeva con gli anglosassoni, scatenasse una rissa in pieno stile hooligans.

A distoglierlo dai suoi pensieri arrivò alla taverna un nuovo ospite.

- Ola Roberto, ma chi sono tutta questa bella gente! -

La fortuna lo aiutava perché entrò in scena una mora con un vestitino completamente nero da sotto il quale emergevano gli orli di una lingerie bianchissima dalla quale a sua volta straripava una soda carne colora miele ambrato; roba da infarto.

Dal modo con cui aveva salutato la si sarebbe potuta scambiare per una annoiata milanese che incontra i suoi compari figli di papà, stravaccati sulle sedie di un caffè di via Montenapoleone.

Ed era proprio in Italia che avrebbe voluto volare per svolgere alla grande la sua professione e con il nostro Roberto in veste di protettore.

L'assedio e le proposte di questa disinibita ragazza di vita lo avevano spaventato un po' inducendolo a confidarsi con solito Karl.

- A parte che mi faresti un po' schifo, tu non hai né il fisico né la cattiveria per un simile mestiere, appena là lei ti pianterebbe per un altro che magari ti riempirebbe anche di botte o, peggio ti denuncerebbe per sfruttamento mandandoti al fresco. -

Questa era stata la conclusione di Karl e Roberto in verità non aveva mai preso sul serio questa cosa, soltanto gratis l'altra "cosa" un paio di volte; prima della Gladis ovviamente.

- George guardala, tutta vestita di nero! Questa vedovella ne fa morire uno ogni sera, ecco perché non smette mai il lutto! -

La ragazza, di nome Eva, venne presentata all'inglese che a sua volta venne presentato a lei come un semplice turista, senza richiami alla sua attività, anche se per lei questo non avrebbe significato gran che: era una vera professionista.

Fu sufficiente un cenno del capo per intendersi con la ragazza: spremilo ma allontanalo dalle bottiglie.

George, quarantenne come i suoi compari, abituato a vedove attempate, aveva certo raramente gustato una pollastra allo stesso tempo così ruspante e raffinata: si affidò ciecamente a lei.

L'unico difetto di Eva era la sua smodata avidità. Chissà se a George sarebbero bastati gli incassi del prossimo funerale, certo le vedove avrebbero perso peso nella sue future considerazioni.

Ora che anche l'ultimo inglese era salito di sopra, il nostro amico poteva a sua volta concedersi di bere tranquillamente intrattenendo le due ragazze rimaste raccontando loro cose talmente esagerate da essere chiaramente increduli, ma simpatiche e innocue.

Rossi stava attraversando un periodo felice che durava quasi da un anno perché questo era il tempo che era trascorso dal suo arrivo in Paraguay.

Quello che lo rendeva entusiasta era di essere ben distante dall'Italia e da coloro che affermavano di pensare soltanto al bene suo e a quello della nazione (probabilmente intendevano la Svizzera, dove tengono i loro capitali).

Altrettanto poco gli mancava la compagnia dei complicatori di cose semplici, attività preferita di imbecilli in esubero occupanti pubbliche poltrone.

Qui c’erano la giungla, la savana, il fiume, il deserto, le bestie selvatiche ed una popolazione adorabile.

Regola madre: state attenti a dove mettete i piedi, a dove allungate le mani, al sole che scotta, a quello che mangiate o bevete e a dove scegliete di dormire.

Tutto qui… qualche pericolo ma nessuna prassi o scartoffia che vi imponga di fare una relazione tecnica sulla resistenza della vostra amaca singola se impiegata a scopo matrimoniale o sugli accorgimenti adottati per proteggere i serpenti dal vostro machete, mentre state ricavandovi la pista nella foresta dopo l'orario di chiusura dei negozi di biancheria intima per armadilli.

Roberto aveva mandato tutti a quel paese e adesso faceva l'apprendista guida agli ordini del suo socio ed istruttore Karl, nato e vissuto sotto il tropico del capricorno.

Erano le tre del mattino e i festaioli stavano perdendo colpi.

In qualunque grande città del Sud-America non ci si può aspettare di trovare qualcuno prima di quell'ora in un locale di divertimento, specialmente in posti per i giovani, ma nei paesini come quello in cui si trovava adesso la comitiva dei turisti, a quell'ora si andava a dormire.

Qualcuno invece stava per entrare in scena soltanto adesso.

In un tavolo posto ad un angolo abbastanza buio del locale si trovava un uomo della stessa età apparente degli inglesi e che finora era stato ignorato da tutti i presenti.

Il tipo aveva capelli lisci colora giallo-ottone e se dal suo tavolo Roberto avesse potuto vederlo, da questo particolare avrebbe subito individuato, la sua origine slava oltre a qualcos'altro di ancor più familiare.

L'uomo venuto dall'est era rimasto tranquillamente seduto bevendo lo stesso torcibudella del resto degli altri "parrocchiani" come curiosamente vengono chiamati qui gli avventori.

Dalla sua postazione aveva osservato la situazione con interesse e questo gli sembrò il momento adatto alle presentazioni poiché una delle ragazze rimaste con la guida lo aveva notato e gli aveva sorriso, unica in tutta la serata.

Si alzò e percorse un largo giro per giungere di fronte alle ragazze e trovarsi così alle spalle della guida.

Dichiarò di chiamarsi Alexander Ugrumof e di conoscere l'italiano, sia la lingua che il Roberto, anzi: il Roberto Rossi!

Il giovane sobbalzo sulla sedia.

- Porca puttana, ma tu sei Sasha! Che cosa ci fai qui? Fottuto di un russo comunista! -

Sasha é il diminutivo di Alexander e Roberto lo aveva sempre chiamato così.

Si erano incontrati per la prima volta in un cantiere a Kief, la capitale dell'Ucraina.

Questo era avvenuto un paio di anni prima della dissoluzione dell'URSS e Ugrumof era stato assegnato alla squadra dei tecnici Italiani come interprete.

- Hai detto bene, russi fottuti. -

Non bisogna mai confondere gli ucraini con i russi: queste teste giallo strano, sperando di liberarsi dei loro dominatori castani, al tempo della seconda guerra mondiale, avevano accolto festosi le avanguardie tedesche offrendo loro il sale, simbolo di amicizia e di ospitalità.

Gli invasori, eseguendo gli ordini di Hitler, li avevano ricambiati a calcio di fucile in faccia e baionettate in pancia spingendoli per forza di cose ancor più nelle braccia di Stalin: dalla padella alla brace.

- Inoltre, comunista sarai tu ed il tuo governo di Roma, noi li abbiamo spazzati via ed ora il mio paese è democratico. -

Spingere sul tasto della politica era il miglior modo per farlo arrabbiare, Roberto rincarò la dose:

- Non ti capisco. Prima, quando c'erano i rossi tu te ne stavi là e adesso che non ci sono più sei qui, dimmi: per caso non sei di passaggio per Cuba e vai a trovare il compagno Fidel? Non rimane che lui ormai. -

- Non vado da nessuna parte, sono qui per il National Geographic. Adesso vivo negli States e ho il passaporto americano. -

Il discorso si era svolto parte in italiano e parte in spagnolo e la menzione agli Estados Unidos del Norte aveva risvegliato l'interesse delle due figliole, sempre affascinate dalle cose Americane e in particolare del dio dollaro.

"In gold we trust", come traduceva ironicamente Sasha la scritta che si trova sulle verdi banconote.

Quella delle due che si chiamava Manuela, intenzionata a precedere l'altra che si chiamava Concepciòn, lo sommerse di domande.

Lei aveva una sorella sposata ad un californiano ed possedeva una discreta conoscenza della geografia della costa occidentale e gli chiese in che città abitasse, quanto grande fosse, e così via.

Mentre l'ex sovietico rispondeva ai quesiti della curiosa ragazza Roberto approfittò per rinfrescarsi la memoria.

Sasha era un interprete coi fiocchi. Parlava tranquillamente italiano, spagnolo, portoghese ed inglese oltre al Russo e ovviamente all’ucraino e per di più due o tre lingue orientali ed alcuni dialetti Caucasici.

- Così adesso fai il giornalista naturalista. -

- Non proprio, dirigo una spedizione di ricerca. -

Ugrumof, dopo una gioventù burrascosa di contestazione al regime e di inaudite limitazioni alla sua libertà era arrivato a concludere che non poteva abbattere da solo un simile sistema e che paradossalmente le uniche persone libere e padrone della loro vita erano i delinquenti.

Comunque il suo orgoglio intellettuale non gli permise di entrare in grossi giri mafiosi e prese a fare quello che poteva per raggranellare un poco di soldi per abbandonare il paese.

Così a dispetto delle sue notevoli capacità divenne un piccolo intrallazzatore part-time mantenendo un impiego da interprete per avere i documenti in regola e una seconda attività diffusissima tra l'altro ancora oggi, di contrabbandiere di valuta e spacciatore di dollari falsi.

- Capisco che ora non ci sono più problemi per lasciare l'est, ma come hai fatto a farti la grana? -

- Un incontro fortunato, ma preferirei spiegartelo domani. -

Intanto il quarantenne slavo dai tratti un poco invecchiati dalle disavventure, con un fare da satiro, fece vedere alle ragazzine quello che per loro era certamente una novità: una banconota da mille dollari.

- Non sarà come quelle di Kief? -

Roberto si riferiva al tentativo, andato male, di bidonare un grosso cagnaccio della "nomeclatura" e al conseguente trasferimento di Sasha chissà dove nella taiga siberiana a tradurre i latrati dei lupi.

L'uomo non raccolse e con aria serissima se ne uscì con una proposta.

- Senti, mi serve una guida, i soldi sono parecchi e … buoni. -

- Accetto al più pezzi da cento, comunque devo parlarne al mio socio prima di accettare qualunque offerta, appunto per questo siamo soci… si fa una cosa soltanto se si è d'accordo. -

- Grazie per avermi spiegato il funzionamento delle società di fatto, non si finisce mai di imparare nella vita. Adesso se permetti vorrei affrontare argomenti più frivoli e illustrare alle signorine il funzionamento delle società a irresponsabilità illimitata. -

La guida non sapeva bene come comportarsi, questo lupo sembrava non aver perso il pelo e neppure i vizi. Il portafogli di Ugrumof era molto gonfio.

- Ci sono anche i piccoli tagli. -

Sasha fece scorrere un "piccolo taglio" a Manuela che fece sparire i 50 dollari con la rapidità di un fulmine.

Concepciòn fece un gesto sconsolato, quella sera non aveva avuto fortuna.

Diede un bacio sulla guancia a Roberto, poi salutò e sparì dalla circolazione.

Ugrumof ritornò per un momento sull'argomento spedizione.

- Domani ti farò conoscere una persona, un'entomologa. Lei ti convincerà. -

- Vedremo Sasha, vedremo….-

Rossi rimase a meditare e senza accorgersene trangugiò una sorsata di caña per subito pentirsene e cercare dell'acqua per lavare la cicatrice immediatamente sorta nell'esofago.

D'accordo che il mondo è piccino, ma che cavolo ci faceva lì Ugrumof ?

A Kief avevano fatto qualche affaruccio assieme, incettato un poco di vodka, venduto mutandine di pizzo e calze di nylon, cosette da turista …

Forse l'ucraino lo credeva un potenziale criminale ed il costatare che adesso viveva in Paraguay, rifugio di centinaia di nazisti fuggiti dalla Germania e diventati potenti in quel piccolo stato, lo induceva a pensare che fosse scappato dall'Italia per beghe con la giustizia.

National Gegraphic? Poteva anche darsi che fosse riuscito a gabbare questa brava gente e strappare un budget per combinare chissà che cosa…, ma perché scegliere il Sud-America e non i postacci suoi che conosceva a meraviglia?

- Ne parliamo domattina? Non andartene via senza di me, mi raccomando.-

- D'accordo Sasha, "spacco le noci".-

- Spakoile noci, buona notte Roberto! Ah, ti ricordi ancora qualcosa! -

L'italiano non ricordava quasi più niente della lingua russa, del resto non l'aveva mai imparata bene con le sue fottute declinazioni.

- Buonanotte a tutti. -


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