Conosciuto impropriamente come "Casa Doria" il palazzo è stato innalzato, a metà del XVI secolo,
su un preesistente modesto edificio per la famiglia
algherese del Vescovo Ambrogio Machin, da maestranze catalane itineranti, che conservarono gli stilemi dell'architettura gotica, per tutto il seicento.
Le bifore del primo piano, meglio conservate, sono incorniciate da fregi diversi, elegantemente traforati e sorretti da esili colonnine che si chiudono in alto in una cornice rettangolare.
