BUNJIN: ESSENZA ED ESSENZIALITA'

Quando il bonsai è il tramite tra la natura e l'uomo , il bunjin è l'espressione di un sentimento che unisce l'uomo alla "Natura", un sentimento estetico che origina forme in cui vedere il simbolo di una visione della vita. In questo senso il bunjin, che è difficile definire soltanto uno stile perchè va oltre le regole che lo definiscono, è qualcosa di più , è l'essenza stessa del bonsai, la sua più alta espressione. E' chiamato anche "stile libero", libero da schemi fissi, libero perchè simbolo di una libertà di spirito che è quella dell'uomo che non si conforma ai modelli dominanti. Ha origine infatti tra la classe colta che si opponeva alla morale dominante e che ha identificato nel pino slanciato cresciuto sul dirupo il simbolo del suo pensiero. Tutti i suoi tratti rimandano ad una bellezza interiore che supera le difficoltà della lotta per la quotidiana sopravvivenza, pur in un ambiente difficile.E' stato chiamato anche "espressione della vicinanza allo stato di illuminazione", dove lo spirito si è liberato di tutto ciò che è basso , inutile ed eccessivo, tutto ciò che appesantisce l'animo è stato abbandonato, solo l'essenziale rimane nel distacco dal terreno.
Carattere primo del bunjin è infatti l'essenzialità in tutti i suoi tratti.La vegetazione è sempre leggera, rada , i rami sono pochi , mai grossi e pesanti, il tronco è una linea sottile,il piede non è possente e le radici non sono troppo evidenti ,tutto insomma ha i tratti del minimo indispensabile , anche il vaso, che deve essere molto sobrio, quasi a confondersi con la poca terra che contiene. Come il "saggio" elimina tutto ciò che non conduce all'elevazione dello spirito, così il bunjin non ha nulla che appaia in più ad esprimere l'essenza, la sostanza. Non può esserci eccesso ed appariscenza per cui anche l'invecchiamento della pianta non si esprime con una grossa e ruvida corteccia, ma con una lieve rugosità che si nota anche sui rami. Essenzialità è anche la semplicità estrema della forma che indica quella bellezza che non appare ,la bellezza interiore.Essenzialità è anche leggerezza e lo slancio del lungo tronco che allontana dalla terra ed avvicina alla luce. Le curve del tronco sono lievi perchè la pianta esprime la serenità di uno spirito senza affanni. .Anche per questo la corteccia non deve mostrare le grosse placche che la isolano da un mondo aspro, nè le ferite e le ciccatrici di una lunga vita difficile.Jin e shari non dovrebbero esserci per non turbare la serenità, ma se ci sono non devono appesantire con la eccessiva apparenza del loro colore chiaro, quindi essere poco evidenti , piccoli e pochi, sempre discreti, appena accennati.
Il bunjin non comunica la dolorosa lotta per la sopravvivenza di un fukinagashi , ma neppure la placida, piena, matura tranquillità di un chokkan, nè la forza vitale di un kengai. L'età nel bunjin è quella del saggio illuminato che ha lasciato dietro di sè anche la sofferenza, per cui nessun tratto mantiene il carattere dell'esuberanza e della forza , gli aghi devono essere corti ,le foglie piccole.Come nel chokkan anche nel bunjin c'è una ricerca di perfezione ,ma mentre nel primo è una perfezione formale nel secondo è una perfezione spirituale. Così la sua forma diviene un' armonia di spazi , un insieme di vuoti e linee leggere che sottolineano lo slancio del lungo tronco.Lo spazio vuoto generato dall'essenzialità conquistata è ciò che domina il sentimento estetico del bunjin , uno spazio che è luce, e ne fa l'espressione della bellezza del "vuoto". Il bunjin con il suo piede poco evidente allenta il legame con la terra ed accentua lo slancio verso il vuoto, verso la luce.
Così sono le piante cresciute in una natura impervia, difficile,il pino sul ghiaione , nell'anfratto roccioso, tutto teso verso il vuoto alla ricerca della luce, ha perso molti rami ed ha poca vegetazione quella sufficiente per vivere di ciò che lì la natura gli offre. Lì ha trovato il suo equilibrio , come deve trovarlo nel piccolo vaso basso , con pazienti anni di coltivazione che ne accentuano l'età. Il vaso deve essere vecchio e poco evidente, senza elementi ricercati, niente si mostra , niente "appare",non ci sono particolari che spiccano, tutto è silenziosa armonia. Nel bunjin c'è il silenzio ed il fruscio del vento delle alte cime, il bunjin è un haiku, una poesia in tre parole che riassume il senso della vita.


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