Processo petrolchimico Brindisi - Un'altra morte.
di Maurizio Portaluri
 

SITUAZIONE SANITARIA DELLA POPOLAZIONE DI BRINDISI, LAVORATIVA E NON: ANCORA UN LAVORATORE MORTO PER IL CLORURO DI VINILE. PUBBLICATO LO STUDIO SULLA MORTALITA’ PER TUMORE INTORNO AL PETROLCHIMICO. PROCEDE IL PROCESSO SUI MESOTELIOMI.

Lunedì 16 febbraio scorso Antonio Fusco, lavoratore presso la Montedison/Enichem di Brindisi, manutentore dal 1963 al 1971 addetto alle pulizie delle autoclavi in cui il cloruro di vinile veniva trasformato in PVC, è morto per un tumore determinato da questa sostanza cancerogena. Se ne andato a 58 anni, in silenzio, dopo aver ottenuto davanti al giudice ordinario il riconoscimento della natura professionale della sua malattia e superando due gradi di giudizio contro l’INAIL. I lavoratori, infatti, sono spesso costretti a lunghi e mortificanti ricorsi giudiziari contro l’Istituto assicuratore anche quando richiedono il riconoscimento di malattie “tabellate”, quelle cioè che dovrebbero essere riconosciute a semplice domanda. Fusco aveva preso parte anche ad alcune delle numerose trasmissioni televisive che si erano interessate delle malattie tra i lavoratori del petrolchimico di Brindisi. Un altro decesso, quindi, che allunga la lista delle morti senza colpevoli della nostra realtà. Alla famiglia di Antonio Fusco le condoglianze di Medicina Democratica.

Quasi contestualmente è stato pubblicato su una rivista scientifica internazionale (European Journal of Epidemiology, 2004) uno studio caso-controllo di mortalità in aree concentriche intorno al petrolchimico riferito agli anni 1996-1997. Lo studio, realizzato da ricercatori dell’Istituto Superiore di sanità (Belli, Benedetti, Comba,Trinca e Viviano), del Centro Europeo per l’Ambiente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Martuzzi) e della AUSL BR1 (Lagravinese e Martucci) rileva un moderato eccesso di mortalità nei primi due chilometri dal petrolchimica per i tumori del polmone, del sistema linfoematopietico e della vescica. Gli autori consigliano di estendere la rilevazione ad anni più vicini per aumentare la numerosità dei casi in studio ed a misurare i cancerogeni nell’area in questione. Questo documento è rilevante in una fase in cui continuano a progettarsi nuovi impianti ad elevato rischio ambientale, inceneritori compresi, come se mancassero ancora evidenze di effetti negativi sulla salute collettiva dell’ industrializzazione sinora attuata.
Considerati i risultati dello studio sui sarcomi delle parti molli intorno al petrolchimico di Mantova, che ha messo in evidenza una probabilità 25 volte maggiore di ammalare di tali temibili tumori per i residenti intorno allo stabilimento rispetto a coloro che vivono a distanze maggiori, Medicina Democratica non solo chiede che lo studio condotto a Brindisi sia esteso anche agli anni più recenti ma sia anche arricchito della ricerca dei tumori correlati con l’esposizione a diossine (i sarcome delle parti molli), abbondantemente presenti nel sito del petrolchimico brindisino come risulta dalle caratterizzazioni effettuate in vista della bonifica e divulgate qualche tempo fa dalla stampa.

Si sono svolte il 12 e 13 febbraio scorso altre due udienze del processo che vede imputati venti dirigenti del petrolchimico per la morte di due lavoratori per tumori maligni della pleura (mesoteliomi) dovuti ad esposizione ad amianto e per le lesioni gravissime determinate dallo stesso agente in un altro lavoratore. I consulenti di Medicina Democratica (i medici Totire, Bracci e Portaluri) hanno sottolineato la consolidata evidenza in letteratura scientifica di una relazione dose risposta tra esposizione all’amianto e incidenza dei mesoteliomi con la conseguenza che le esposizioni successive alla prima rivestono, comunque, un ruolo causale nell’insorgenza del temibile tumore. Il dott. Vito Totire ha illustrato i documenti scientifici comprovanti che la capacità dell’asbesto di produrre il cancro era nota ai medici di base già all’inizio degli anni ’60 ed agli specialisti anche negli anni ’50.

(dr Maurizio Portaluri)

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