Il Presidente :dr.d’Angelo Fernando
Via Cantatore 32/N 71016 S.Severo(Fg)
Documento a cura
del Centro per Salute "Giulio A.
Maccacaro" e per Medicina Democratica della Provincia di
Varese-dr.M.Caldiroli e dr.L.Mara
26 ottobre 2001
Oggetto : Note
concernenti le "Contro deduzioni alle
memorie presentate relativamente al
progetto di nuovo impianto
termoelettrico a ciclo combinato sito nel Comune di San
Severo (FG)", Mirant Italia Srl - Techint, depositate il 2
ottobre 2001.
Le presenti note riguardano delle osservazioni alle "Contro deduzioni" presentate dalle società in oggetto, come risposta - tardiva - alle note degli scriventi del 26 luglio 2001.Queste ultime, come è noto, sono state fatte proprie e depositate nei termini di legge dal "Coordinamento contro la centrale termoelettrica per la tutela e la valorizzazione del territorio e dell'agricoltura" di San Severo e comuni limitrofi (vedi Allegato 1 a documento del 28-7-2001 del Coordinamento contro la Centrale termoelettrica).
Per comodità espositiva l'ordine delle presenti osservazioni segue quello del documento delle società Mirant - Techint in oggetto.
1. Premessa - (V.
osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)
Nella premessa delle osservazioni in oggetto, tra l'altro, il proponente si duole che le memorie presentate siano relative al "progetto di massima" e alla "sintesi non tecnica" dello Studio di Impatto Ambientale e non allo Studio nella sua versione integrale depositato per la consultazione presso il Comune di San Severo, la Provincia di Foggia e la Regione Puglia.
E' appena il caso di osservare che chi scrive ha potuto esaminare solo i documenti oggetto delle osservazioni esposte nella nota 26 luglio 2001, in quanto gli stessi documenti corrispondono a quelli che il Coordinamento è riuscito a reperire ovvero che le istituzioni hanno messo a disposizione.
In altri termini, le lagnanze non possono essere addebitate a chi ha svolto delle osservazioni, ma a coloro che hanno promosso una consultazione monca ovvero senza la dovuta informazione e la messa a disposizione della popolazione di tutta la documentazione disponibile sul progetto in questione.
Peraltro - proprio nello spirito di alcune delle contro deduzioni del proponente - la carenza di elementi conoscitivi (alla base delle valutazioni presentate con il SIA integrale) nella "sintesi non tecnica" sta lì a dimostrare non i limiti valutativi di chi scrive ma piuttosto la inidoneità di tale sintesi a rappresentare il "SIA" ("Studio di Impatto Ambientale"). In altri termini, sono le carenze del proponente che hanno impedito una valutazione su tutti i materiali disponibili e non viceversa. (Infatti, queste carenze nella redazione del documento di sintesi, rappresentano una violazione della normativa sulla "procedura di compatibilità ambientale" italiana, finalizzata a far conoscere alla popolazione interessata gli effetti ovvero i rischi per la salute pubblica e l'ambiente derivanti dalla realizzazione di una determinata opera).
A conferma di quanto sopra, si vedano le ammissioni delle società Mirant-Techint (v. "2. errata corrige" delle contro deduzioni in oggetto) circa le incongruenze segnalate dagli scriventi nel loro documento del 26 luglio 2001, inerenti i valori di concentrazione del monossido di carbonio e del consumo di acqua dell'impianto.
3.[1]
Contributo dell'impianto alla riduzione dell'effetto serra - (V. osservazioni in
oggetto delle società Mirant-Techint)
A fronte delle osservazioni di questi relatori che gli impatti ambientale e sanitario - compresi quelli connessi con un incremento nella produzione dei gas serra -, nel caso si realizzasse l'impianto in questione senza una contestuale ed equivalente riduzione delle emissioni, si determinerebbe un inevitabile e significativo incremento delle emissioni di gas serra, le stesse sono state semplicemente ignorate dalle società in questione.
In sintesi le società Mirant-Techint sostengono che il quadro normativo di liberalizzazione della produzione di energia elettrica consente di operare "esclusivamente in base a 'criteri di merito economico', ovvero produce chi ha un costo di generazione più basso", di conseguenza, il funzionamento effettivo degli impianti secondo le stesse società va regolato solo dalle regole del mercato e non da altro. (Sul punto, la Mirant rammenta strumentalmente che il freno alla realizzazione degli impianti con fonti rinnovabili è dovuto ai costi di investimento connessi agli stessi, che sono temperati solo parzialmente dalle previsioni della normativa vigente).
Se il principio unico fosse davvero quello del mercato, ogni vincolo generale e locale, teso a ridurre ai minimi termini gli impatti ambientale e sanitario, non avrebbero più alcun peso o avrebbero solo un'influenza secondaria e subordinata, determinando così danni alla salute pubblica e all'ambiente che, in un simile e aberrante contesto, verrebbero semplicemente ignorati e sacrificati.
In altri termini : da un lato sarebbe possibile (purchè economicamente e tecnologicamente fattibile) concentrare numerosi impianti in una unica zona geografica (tant'è che più avanti la società Mirant contesta la necessità di far riferimento ad un ambito regionale per valutare la necessità o meno di nuovi impianti termoelettrici) facendo subire a una limitata frazione della popolazione - in nome di tale logica - i corrispondenti impatti ambientali e sanitari, in modo concentrato ovvero cumulato; dall'altro il processo di valutazione di impatto ambientale si trasformerebbe solo in un momento burocratico-amministrativo, un passaggio in più nell'iter autorizzativo, senza alcuna valenza decisionale e partecipativa da parte dei principali interessati, le popolazioni a rischio; e questo va detto a chiare lettere è in contrasto con la stessa normativa italiana in materia di VIA che, tra l'altro, prevede l'opzione zero e la necessità di presentare e valutare scenari alternativi rispetto a uno specifico progetto.
Da ultimo, si ricorda che l'osservazione degli scriventi che l'impianto in questione, se realizzato, rappresenterebbe una fonte aggiuntiva di "gas serra", discendeva proprio dalla dichiarazione della società Mirant-Techint (p. 35 della Sintesi non tecnica), secondo la quale "l'energia prodotta dalla nuova CCC (Centrale a Ciclo Combinato, ndr) permetterà la dismissione di centrali esistenti"; una affermazione generica, priva di riscontri e del tutto infondata. Infatti, la società Mirant nelle sue contro deduzioni depositate 2 ottobre 2001, sul punto non dice nulla confermando così indirettamente la fondatezza delle originarie osservazioni di questi relatori.
3. [2]
Indice energetico e rendimento - (V. osservazioni in oggetto delle società
Mirant-Techint)
La Mirant afferma che l'indice IEN non è più utilizzato a fini normativi (leggi finanziamento pubblico di impianti) e, sul punto, cerca di contro dedurre rispetto alla non congruità del progetto dell'impianto di San Severo, evidenziata dagli scriventi nelle loro note del 26 luglio 2001.
Il senso delle osservazioni svolte da questi relatori è stato quello di ancorare a dei parametri riconosciuti a livello normativo la valutazione relativa al rendimento di un impianto termoelettrico. In proposito, si sottolinea che l'indice IEN è stato finora utilizzato e non risulta sia stato abbandonato [1]; il suo uso, per esempio, è ancora previsto nell'ambito della definizione di cogenerazione e di "assimilità" delle fonti energetiche - nel nostro caso il gas metano - a quelle rinnovabili (proprio perché la normativa di liberalizzazione, come ricordato dalle società Mirant-Techint, prevede degli obblighi quantitativi di immissione in rete di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto alla produzione di energia da fonti definite non rinnovabili).
Comunque sia, quello che in particolare qui interessa, è la definizione di cogenerazione ovvero della produzione combinata di energia elettrica e calore[2], che debbono essere calcolate in modo idoneo, per il semplice fatto che si tratta di due diverse forme di energia.
In proposito, le società Mirant-Techint presentano la formula di calcolo dell'indice IEN che pesa appunto, al suo interno, il contributo della "energia termica esportata", concludendo che l'indice IEN ottenibile dai dati di progetto della centrale di San Severo sarebbe pari a 0,592, superiore allo 0,51 di riferimento nei provvedimenti attuativi della Legge n. 10/1991.
In realtà le società
Mirant-Techint non forniscono i dati a supporto di tale conclusione e, in ogni
caso, le stesse società
ammettono (come già osservato da questi estensori nel loro documento del
26 luglio 2001) che non
hanno idea circa l'impiego del calore prodotto, dichiarando una loro "disponibilità
a questo riguardo - ritenendo
- … che questa potenzialità potrà essere in futuro motivo di richiamo per
l'insediamento di nuove aziende …".
Questa ammissione delle società in questione evidenzia che si intende realizzare l'impianto in un territorio che non ha "clienti" per l'utilizzo di energia termica. In altri termini, il progetto in questione è privo di una delle condizioni indispensabili per il corretto calcolo dell'indice IEN, cosa che fa perdere ogni giustificazione per la realizzazione a qualsiasi impianto di cogenerazione.
Insomma, il risultato dell'indice IEN proposto dalle società Mirant-Techint è del tutto artificioso; sul punto basti qui ricordare che le stesse società a pag. 18 del documento della Sintesi non tecnica, scrivono testualmente : "scarico termico all'atmosfera MWt 295,3", fatto già sottolineato da questi redattori nelle loro note del 26 luglio 2001.
Ancora, l'assenza di utilizzatori in loco dimostra per tabulas anche la non idoneità del sito prescelto per realizzare questa centrale di cogenerazione a gas metano nel comune di San Severo (FG).
Da ultimo si rammenta pure che, nel documento in approvazione dell'Autorità per l'Energia elettrica e il gas citato nella nota 1, il valore minimo proposto per il "nuovo" indice IEN passa dal valore di rendimento di 0,51 a quello di 0,60 , in quanto l'Autorità ritiene che le innovazioni tecnologiche degli ultimi 10 anni consentano un incremento nei rendimenti complessivi (elettrico più termico) di tali impianti, tali da poter agevolmente raggiungere un indice superiore a quello precedentemente fissato.
In proposito, si sottolinea che l'indice IEN di 0,60 è contenuto, per esempio, nel DM 8.05.2000 ai fini della determinazione dei contributi a favore della realizzazione di alcune tipologie di impianti di cogenerazione.
3. [3]
Rilevanza del Piano Energetico Regionale - (V. osservazioni in oggetto
delle società Mirant-Techint)
Secondo le società Mirant-Techint, nessuna delle previsioni normative inerenti la programmazione locale è attinente all'impianto proposto, ovvero lo stesso sarebbe svincolato da qualsiasi forma di programmazione in virtù della liberalizzazione del mercato.
Pertanto, sempre secondo le affermazioni strumentali delle società in questione, agli enti locali coinvolti spetterebbe unicamente un ruolo in tema di sviluppo delle fonti rinnovabili (nell'accezione riportata nel Dlgs 79/1999) e in tema di iniziative concernenti il risparmio/uso efficiente dell'energia a partire dalla sua distribuzione e degli usi finali (v. i due DM 24 aprile 2001).
Queste affermazioni contrastano con la normativa vigente per i motivi che seguono.
Le società Mirant-Techint, per supportare le loro strumentali affermazioni richiamano un estratto dell’art. 3 della L. 10/1991 (in realtà il testo richiamato è quello dell’art. 5 e non dell'art. 3 della legge anzidetta) ma, colpevolmente, non fanno cenno ai contenuti del Dlgs 112/1998 inerente proprio il conferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali.
Qui, per comodità, si riporta una sintesi delle competenze regionali, provinciali e comunali in materia di politica energetica così come individuate dal Dlgs 112/1998 (v. prospetto ricavato dal Rapporto Energia e Ambiente 2000 redatto dall’ENEA, la stessa fonte dell’allegato IV – Evoluzione nel settore delle tecnologie energetiche, prodotto unitamente alle contro deduzioni in oggetto dalle società suddette). Al riguardo, di seguito si riporta il testo di questo prospetto.
ü Predisposizione
dei Piani Energetici Regionali.
ü Funzioni
amministrative in tema di energia, ivi comprese quelle relative alle fonti
rinnovabili, all’elettricità, all’energia nucleare, al petrolio ed al gas.
ü Pianificazione
territoriale e settoriale (Piano Regionale di Sviluppo, Piani di settore –
rifiuti, energia, acque, sanità, infrastrutture – Piano Integrato
Territoriale).
ü Programmi di
incentivazione e sostegno allo sviluppo socio-economico ed ambientale della
Regione (Fondi strutturali, incentivazione a sostegno della competitività delle
piccole e medie imprese – esclusi legge 488/92, fondi “Carbon tax” ecc.).
ü
Normativa (di indirizzo e coordinamento degli Enti locali per le funzioni
loro delegate, attuativa di leggi nazionali, standard di qualità – livelli di
inquinamento ambientale in aree critiche, prestazione di servizi,sistemi e
impianti, specifiche tecniche, qualificazioni tecnologiche ecc.).
ü
Sistema informativo regionale.
Sistema di
monitoraggio e sistemi a rete (v. Alta tecnologia).
Compatibilità con il
sistema informativo e statistico nazionale.
ü Responsabilità
attiva e diretta nei confronti delle politiche e degli indirizzi della UE (in
particolare nei processi di riequilibrio/risanamento di aree svantaggiate e in
ritardo di sviluppo e nella tutela/valorizzazione di aree di pregio ambientale).
ü Coordinamento
patti territoriali ed in generale della programmazione negoziata.
ü Alle Regioni è data la disponibilità dell’1% delle accise sui carburanti.
ü Attuazione (con
programmazione di interventi) della pianificazione territoriale e settoriale
della Regione a livello provinciale.
ü Stesura del Piano
Territoriale di Coordinamento (legge 142/90) per la regolamentazione e
l’indirizzo dell’attività amministrativa dei Comuni in certi settori e per
materie di interesse intercomunale.
ü Numerose funzioni
di carattere tecnico-amministrativo e gestionale già delegati dalla Regione o
in trasferimento in attuazione del decreto legislativo 112/98 (v.
autorizzazioni di impianti per la produzione di energia fino a 300 MW termici);
settori tipici: rifiuti, acque, scuole secondarie.
ü Valorizzazione
delle risorse idriche ed energetiche.
ü Banche dati (aria,
acqua, rifiuti ecc.) compatibili con il sistema informativo regionale.
ü Amministrazione e gestione dei servizi ai cittadini (rifiuti solidi urbani, trasporti, illuminazione pubblica ecc.).
ü Destinazione
urbanistica aree cittadine, autorizzazioni e concessioni per attività
produttive (v. anche sportello unico), Regolamento edilizio.
ü Piano Energetico
Comunale (legge10/91, art. 5 ultimo comma).
ü Piano Urbano del
Traffico, zonizzazione rumore ecc.
ü Controlli di
impianti termici (> 40.000 ab.), sicurezza impianti legge 46/90.
ü Monitoraggio
dell’ambiente cittadino.
ü Eventuale adesione
all’Agenda XXI.
ü Rapporti con le Aziende municipalizzate.
Inoltre, la presunta esclusione degli enti locali dalla politica energetica per la parte relativa alla realizzazione di nuove centrali termoelettriche a combustibili “convenzionali”, contrasta anche con la esplicita previsione contenuta nel DPR 348/1999 che, al punto 3, relativo agli impianti termoelettrici, richiede, nell'ambito delle verifiche inerenti il quadro di riferimento programmatico, di indicare le relazioni che intercorrono tra il progetto di impianto proposto con :
- Il piano dei trasporti e della viabilità nell'area interessata;
- I piani regionali e provinciali di gestione dei rifiuti;
- I piani regionali per la salvaguardia e il risanamento ambientale;
- I piani territoriali paesistici o piani urbanistico-territoriali, i piani di bacino, i piani di sviluppo per le attività industriali;
- Gli strumenti urbanistici locali.
3. [4]
Surplus energetico della Regione Puglia;
3. [5]
Presenza di numerose iniziative nella Provincia di Foggia - (V. osservazioni in
oggetto
delle
società Mirant-Techint)
Le società Mirant-Techint nel confermare per la Regione Puglia l'eccedenza nella produzione di energia elettrica, obiettano che le osservazioni svolte da questi relatori conterrebbero un elemento distorsivo nelle politiche energetiche, in quanto implicherebbero un concetto di "autosufficiente" equivalente a una sorta di "autarchia" regionale.
Si tratta di affermazioni di nessun pregio; esse rappresentano un insulto letterale anche alle posizioni più prudenti e rispettose delle autonomie locali e regionaliste, per non scomodare il federalismo.
Inoltre, l'azienda, ad usum delphini afferma che l'area da considerare correttamente è quella di maggiore ampiezza e corrispondente al "basso adriatico" (Puglia, Molise e Abruzzo), dove - sempre a dire delle due società - vi sarebbe un deficit della capacità produttiva di energia elettrica.
E' vero il contrario :
- la regione Puglia ha un surplus produttivo di energia elettrica di 5.599 GWh (dati ENEL 1998);
- la regione Abruzzo ha un deficit produttivo di energia elettrica di 2.798 GWh (dati ENEL 1998);
- la regione Molise ha un - (quasi pareggio) - deficit produttivo di energia elettrica di 213 GWh (dati ENEL 1998).
Pertanto, anche considerando le tre regioni come
un'unica area, questa presenta un surplus produttivo di energia elettrica pari a
2.088 GWh (al 1998).
Si badi bene che la fonte dalla quale sono tratti questi dati è insospettabile, l'Ente Nazionale Energia Elettrica (ENEL).
Non si comprendeno poi le ragioni per le quali le società Mirant-Techint non realizzino l'impianto nella regione Molise o Abruzzo dove esse affermano esserci un deficit produttivo, tenuto anche conto che le stesse società nelle loro motivazioni a sostegno della realizzazione dell'impianto in questione affermano che la scelta localizzativa deve essere finalizzata ad "avvicinare le centrali produttive alle zone di consumo" , riducendo così le perdite di immissione e trasmissione in rete.
Sul punto, va ancora sottolineato che le società Mirant-Techint prevedono di scaricare nell'ambiente - inquinandolo - l'energia termica che vorrebbero produrre nell'impianto di San Severo. Infatti, oltre a quanto già detto al riguardo, i numerosi progetti di centrali termoelettriche che imprese private intendono realizzare sul territorio nazionale e, per quanto qui interessa, nell'area del basso adriatico prevedono - a differenza dell'impianto Mirant di San Severo - ovviamente l'impiego finalizzato sia dell'energia elettrica che termica prodotte.
A quest'ultimo riguardo, si segnalano i seguenti progetti finalizzati alla realizzazione delle centrali termoelettriche nell'area in questione :
-
Enipower a Brindisi;
- Energia Spa a Termoli (CB);
- Mirant Italia a Chieti;
- Italcementi a Foggia;
- Power Consulting a Montenero di Bisaccia (CB);
- Sitel Sondel a Foggia;
- Sitel Sondel a Serracapriola (FG);
- Fiat Avio a Brindisi;
- Fiat Energia a Modugno (BA).
Come si può rilevare, ci troviamo in presenza di ulteriori proposte per la realizzazione di impianti - tra cui uno nella regione Abruzzo della stessa società Mirant - nella stessa area che, proprio per questo, si vorrebbe ancor più "beneficiare" con la realizzazione della centrale di San Severo, con il conseguente inquinamento ambientale per la popolazione ivi residente.
E' appena il caso di aggiungere che, oltre ai progetti suddetti, le società Mirant-Techint nell’allegato III relativo agli impianti termoelettrici della provincia di Foggia, segnalano anche quelli che la società Italenergia vorrebbe realizzare nei comuni di Rignano Garganico e di Candela.
La capacità complessiva dei
nuovi impianti termoelettrici progettati per la provincia di Foggia, indicati
dalla società Mirant nell'Allegato III delle sue contro
deduzioni, è pari a ben 4.340
MW. Sempre la società
Mirant valuta, sulla base della capacità di trasmissione di energia dell'intera
rete regionale esistente, che “la
massima potenza di nuove centrali che può essere installata in Puglia
senza determinare violazione della capacità di trasporto della RTN non
può superare i 1.600 MW (compreso l’impianto a ciclo combinato di San
Severo); tale potenza rappresenta circa il 40 % della potenza complessiva delle
richieste di allacciamento in provincia di Foggia”. Il restante 60 %,
ovvero il surplus produttivo previsto nei progetti richiamati dalla società in
questione, rispetto alla capacità della rete distributiva di energia elettrica,
non tiene inoltre conto dei progetti di analoghi impianti che altre società
intendono realizzare nelle restanti province della stessa regione.
Questa
paradossale situazione si riscontra anche a livello nazionale.
Infatti, nell’agosto 2000, il Gestore della rete di trasmissione
nazionale dell'energia elettrica (GRTN) ha evidenziato nuove richieste di
connessione alla rete per 105 nuovi impianti,corrispondenti a una potenza
complessiva di 35.300 MW(di questi 34.200 MW riguardano impianti
termoelettrici;sono inoltre esclusi dal com-
puto
gli impianti di potenzialità inferiore ai 10 MW,gli impianti funzionanti con
fonti rinnovabili
e
quelli autorizzati-valgano per tutti i molteplici progetti di incenerimento
rifiuti disseminati per la penisola-inseriti nelle graduatorie del CIP 6/92)a
fronte di una potenza installata a livello nazionale,
al
1999,pari a 76.231 MW, di cui 55.429 MW prodotti attraverso impianti
termoelettrici. Insomma, se malauguratamente si dovessero realizzare tali
progetti ci sarebbe un aumento della potenza installata a livello nazionale di
oltre il 46 % rispetto a quella attiva nel 1999 ! Per limitarci alla regione
Puglia, va da sé che da San Severo al restante territorio regionale non serve
l'installazione di nuovi impianti di produzione di energia; il problema - come
già evidenziato da questi estensori nelle loro note del 26 luglio 2001 - è
quello di realizzare una efficace politica dei recuperi e dei risparmi
energetici (da ogni fonte !), dotando contestualmente gli impianti attivi degli
idonei sistemi di captazione e di abbattimento di tutti gli inquinanti ora
sversati nell'ambiente, chiudendo inoltre gli impianti fortemente obsoleti e
inquinanti e, in primis, quelli che funzionano con carbone e orimulsion.
Analogamente,
verificando di volta in volta le situazioni territoriali interessate, questo
discorso è valido anche a livello nazionale.
Questa situazione evidenza gli effetti caotici determinati dai soggetti privati che operano al di fuori di ogni controllo pubblico-istituzionale, in spregio delle più elementari esigenze di programmazione territoriale, regionale e nazionale. In altri termini, in assenza perfino di un "sistema filtro" rispetto alle richieste avanzate dai più diversi soggetti imprenditoriali per realizzare nuovi impianti, la situazione non potrà che degenerare sia a livello locale che, per quanto qui interessa, della provincia di Foggia e della regione Puglia.
Superfluo dire che, per quanto precede, le motivazioni delle società Mirant-Techint a sostegno del progetto della centrale di cogenerazione da realizzare a San Severo, sono letteralmente infondate e costituiscono una provocazione per la popolazione a rischio.
Quanto appena sottolineato, trova conferma laddove nelle "contro deduzioni" aziendali si afferma che, anche sommando gli impatti dei progetti degli impianti previsti per la provincia di Foggia, l'impatto complessivo risultante sarebbe limitato e comunque non paragonabile a quello prodotto dalle due centrali termoelettriche di Brindisi.
Non è assolutamente accettabile questo piano del discorso che sottende il seguente sragionamento : le popolazioni a rischio di San Severo e della provincia di Foggia non dovrebbero preoccuparsi perché l'inquinamento ambientale che verrebbe causato dalla realizzazione delle centrali termoelettriche in questione non raggiungerebbe la spaventosa magnitudo dell'inquinamento determinato dalle centrali termoelettriche di Brindisi. Si tratta di affermazioni così anguste che si commentano da sole e che rimandiamo al mittente.
3. [8]
Coerenza con gli strumenti di pianificazione urbanistica;
3. [9]
Obbligo di conferenza dei servizi o accordo di programma e accesso agli atti -
(V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)
A fronte di quanto evidenziato da questi relatori nelle lore note del 26 luglio 2001 (localizzazione dell'impianto in area a destinazione urbanistica diversa da quella di tipo industriale, non coerenza con il piano territoriale), le società Mirant-Techint segnalano l'esistenza di un accordo di programma che sarebbe stato sottoscritto dalla società Mirant, dalla Regione Puglia e, da ultimo, dal Consiglio Comunale di San Severo il 5 giugno 2001. In forza di tale accordo di programma e per la valenza che avrebbe quest'ultimo in relazione agli effetti di modifica sul PRG la società - errando - conclude che vi sarebbe una coerenza nella destinazione d'uso dell'area, che verrebbe così modificata per effetto dell'accordo stesso. In proposito si rammenta che la società Mirant nei suoi documenti esaminati da questi relatori e richiamati nelle note del 26 luglio 2001, affermava :
a) "la destinazione d'uso del sito della CCC (Centrale a Ciclo Combinato, ndr) sarà resa congruente con la pianificazione comunale attraverso una specifica variante di PRG, in fase di concordata elaborazione tra Amministrazione Comunale e Regionale, che destinerà l'area interessata dal progetto ad uso industriale". (par. 2.2.3 della Sintesi non tecnica presentata il 15.06.2001);
b) la nota del Sindaco di San Severo n. 19020 del 10.08.2000 evidenziava che il PIP del Comune di San Severo– tuttora privo di approvazione – non poteva accogliere l'impianto in questione e che lo stesso “non può essere ubicato nell’ambito delle aree P.I.P." dato che queste sono "inidonee nonchè insufficienti. Inoltre, le stesse previsioni P.I.P., non consentono, in termini di destinazione d’uso, la possibilità di realizzare, nell’ambito delle aree interessate al piano, detto impianto”.
c) nel paragrafo 3.2 della Sintesi non tecnica si affermava che la società aveva proceduto alla ricerca di un sito idoneo identificandolo nel comune di San Severo, dato che "in tale comune è stato inoltre riscontrato il maggior consenso locale rispetto a quanto verificatosi nei diversi comuni appartenenti alla provincia di Foggia inizialmente presi in esame".
Come già osservato queste dichiarazioni evidenziano l'aberrante procedura adottata dalla società : essa prima ha cercato l'assenso politico per la realizzazione dell'impianto in questione, poi ha proceduto, tramite l'accordo di programma, a far sì che la zona prescelta "divenisse compatibile" con tale impianto (esattamente il contrario di quanto stabilito dalla procedura di compatibilità ambientale) e, solo successivamente, ha attivato la procedura prevista dal DPCM 27.12.1988[3].
Quindi al di là di quanto già evidenziato la scelta del sito è stata fatta in netta violazione della normativa e dei diritti inalienabili delle popolazioni a rischio, attraverso il preventivo e strumentale assenso politico dato all'iniziativa dalle istituzioni locali.
La pretesa - errata - della società Mirant di risolvere le violazioni di legge circa la localizzazione dell'impianto con l'assenso politico delle istituzioni locali che hanno operato sulla testa dei cittadini, trovano conferma alle pagine 8 e 9 delle "contro deduzioni" in oggetto, dove si sostiene artatamente la congruità della proposta avanzata dalle aziende in questione con la programmazione locale; è appena il caso di ricordare che la Regione Puglia fa parte della Commissione di Inchiesta Pubblica e in questo ambito ha il dovere di esprimere un proprio parere, vincolante, ai fini della pronuncia di compatibilità.
E' pacifico che non ha alcuna credibilità e legittimità il parere della Regione su un progetto approvato in violazione delle leggi (valga per tutti il citato art. 2 del DPCM 377/1988) prima di ogni valutazione di carattere ambientale (e non solo ambientale), con la sottoscrizione dell'anzidetto accordo di programma invocato dall'azienda proponente per l'impianto di San Severo.
Siamo allo stravolgimento completo dei fini della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e allo svuotamento totale di quest'ultima quale strumento di partecipazione dei diretti interessati, la popolazione.
Nel complesso è stato costruito un iter autorizzativo che ha espunto preventivamente da sé l'indispensabile studio di impatto ambientale finalizzato alla verifica della "compatibilità" di un'opera da realizzare in un dato territorio, tenendo conto delle peculiari caratteristiche di quest'ultima. Insomma lo studio della VIA va attuato, questo sì preventivamente, ovvero al "momento zero" e cioè prima di ogni decisione di merito rispetto alla realizzazione dell'opera. Tant'è che il SIA (Studio di Impatto Ambientale) deve contenere non solo le motivazioni che hanno portato a scegliere quel territorio ma anche le alternative progettuali, tecnologiche, di taglia, di localizzazione dell'opera stessa (v. DPR 348/99). Aspetti che non sono stati considerati e sono stati surrogati con decisioni preventive di tutt'altro tipo, eludendo la procedura di compatibilità ambientale contestualmente alla mancata informazione e al mancato coinvolgimento della popolazione interessata dai riflessi negativi che deriverebbero dalla realizzazione a San Severo dell'impianto in questione.
Come già detto siamo ad uno stravolgimento delle finalità della valutazione di impatto ambientale che rende quest'ultima un mero passaggio burocratico-amministrativo per "giustificare" una scelta - errata - fatta a monte escludendo appunto la popolazione e i suoi bisogni di salute, ambiente salubre, economici e sociali.
La VIA, nel caso di specie, si configurerebbe come un artificio destinato appunto a giustificare qualsiasi iniziativa tecnologica invece che essere, come stabilisce la legge, uno strumento positivo di intervento, a monte del progetto che si intende realizzare. In altri termini, qui si vuole ancora una volta sottolineare che il progetto va discusso preventivamente con la popolazione interessata e non post quando altri (lo ripetiamo violando la legge) hanno deciso il tutto sulla testa della cittadinanza.
Per questo non hanno alcun valore reale le considerazioni delle società Mirant-Techint (pagine 15-16 delle "contro deduzioni" in oggetto) che strumentalmente cercano di "giustificare" l'operato aziendale richiamando la previsione della partecipazione della popolazione, tramite un'inchiesta pubblica, nelle forme previste dal DPCM 27.12.1988. Le società in questione non si sono semplicemente limitate ad ottemperare "a tutte le disposizioni previste, depositando copia della documentazione a disposizione del pubblico presso il Comune, la Provincia e la Regione e dando comunicazione a mezzo stampa dell'avvenuto deposito". Infatti le società Mirant-Techint in realtà - escludendo la popolazione interessata - hanno cercato (e purtroppo ottenuto !) un preventivo e aprioristico assenso politico ben prima che si giungesse alla inchiesta pubblica. In altri termini, la procedura attivata - attraverso una arbitraria commistione privato/pubblico - ha teso ad evitare sia la valutazione dell'impianto proposto che il confronto fra quest'ultima proposta e altre alternative con i rispettivi impatti sanitari e ambientali.
Chi scrive ha ben presente i limiti della normativa nazionale che non risponde ai requisiti sopra ricordati di corretta e rigorosa valutazione di impatto ambientale, come è già stato sottolineato da questi relatori nelle note del 26 luglio 2001.
La nota delle società Mirant-Techint in oggetto, che sostiene che la normativa europea di VIA è stata recepita in Italia con il DPCM 27.12.1988 non corrisponde al vero. Purtroppo, da diversi anni, è in discussione una legge di recepimento complessivo di tale norme. E' altresì evidente che una normativa del 1988 non può recepire anche direttive successive, come la direttiva n. 11 del 3 marzo 1997[4]. Inoltre le norme UNI non sono da considerarsi un surrogato della normativa (le norme UNI si limitano a dare indicazioni sui contenuti degli Studi di Impatto Ambientale e non della Valutazione di Impatto Ambientale che è una procedura e non si esaurisce in un documento).
Nel paragrafo [9] la Mirant, per quanto concerne le infrastrutture del progetto (gasdotto ed elettrodotto), nega che le stesse debbano essere considerate nella procedura di VIA dell'impianto termoelettrico.
Tale affermazione è in
contrasto con quanto definito dalla specifica normativa; infatti, il DPR
348/1999 recita, tra l'altro, proprio per le centrali termoelettriche : "in
particolare dovranno essere approfonditi, quantificati … i seguenti aspetti :
(…) - impatti di varia natura collegati alle nuove infrastrutture e reti
tecnologiche finalizzate o funzionali alla realizzazione e all'esercizio, ed
alla interazione con altri progetti o opere esistenti".
Sul punto, ogni altro commento appare superfluo.
3. [10]
Obbligo di Valutazione Ambientale Strategica - (V. osservazioni in oggetto delle
società Mirant-Techint)
Sulla assenza di obblighi inerenti la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) si precisa che questi sono in via di definizione. La direttiva 2001/42/CE del 27.06.2001 "concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente" prevede che gli stati membri emanino delle legislazioni inerenti la valutazione di impatto ambientale applicata a determinati "piani e programmi", tra i quali sono esplicitamente richiamati (art. 3) quelli "che sono elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli e che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CE" (tra cui vi sono gli impianti termoelettrici).
3. [11]
Confronto tra tecnologie e tagli di impianti termoelettrici - (V. osservazioni
in oggetto delle società Mirant-Techint)
Le società Mirant-Techint ammettono sostanzialmente le carenze evidenziate in merito all'assenza nel SIA delle valutazioni inerenti i "criteri e motivazioni delle scelte, anche localizzative, raffrontando e motivando la soluzione prescelta con quelle alternative, in merito alla tecnologia del ciclo termico, dei sistemi di contenimento ed abbattimento degli inquinanti nelle emissioni in atmosfera ……" (DPR 348/99).
A tale proposito le società in oggetto, tardivamente, tentano di coprire tale carenza allegando nelle "contro deduzioni" in questione l'estratto di uno studio MICA-ENEA del 1999; inoltre le stesse società dichiarano, senza nulla documentare, la presunta indisponibilità sul mercato di impianti di termocombustione con le caratteristiche dell'impianto che intendono realizzare a San Severo ma di potenzialità inferiore ai 400 MW termici.
3. [12]
Contenuto di inquinanti - Riferimento per la normalizzazione (V. osservazioni in
oggetto delle società Mirant-Techint)
Oltre a quanto riportato in precedenza in merito agli "errori" inerenti le concentrazioni di monossido di carbonio le società Mirant-Techint specificano che i dati riportati nella Sintesi non tecnica sono riferiti ad una normalizzazione delle emissioni con un tenore di ossigeno del 15 %; si prende atto dell'ammissione da parte dell'azienda della precedente omissione nel suo documento di Sintesi.
3. [13]
Contenuto di inquinanti nel gas naturale - Zolfo e polveri
- (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)
Le società in oggetto ora forniscono delle caratteristiche del gas naturale rilevate da un documento SNAM, dove si afferma che il gas è esente da zolfo e da polveri.
E' appena il caso di osservare che nelle "contro deduzioni" in oggetto le due società smentiscono sé stesse : infatti nelle citate note del 26 luglio 2001 si sottolineava che nel "Progetto di massima" (Tabella 1) delle società in questione, venivano forniti i seguenti dati relativi al gas naturale da utilizzare nell'impianto di San Severo, e precisamente :
- "Solidi : - concentrazione
ppmp 30 max
-
granulometria
mm
10 max
- Zolfo
ppmv 30 max".
La presenza di zolfo (acido solfidrico) varia in funzione della provenienza del gas, inoltre lo zolfo viene anche additivato sotto forma di mercaptani per l'odorizzazione dello stesso gas metano.
L'osservazione formulata nelle note del 26 luglio 2001 evidenziava la necessità, prevista per legge (DPR 348/99), di documentare le "caratteristiche e quantità delle emissioni in atmosfera …" , tale previsione riguarda le reali emissioni di un impianto e non certo solo quelle per le quali la normativa prevede dei limiti e/o delle modalità di controllo.
3. [14
]
Ore operative annue - (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)
Tenuto conto che le società proponenti affermano "che impianti di questo tipo necessitano di una sola fermata lunga (due-tre settimane) per gli interventi di manutenzione annuale", ci appare congruo considerare un funzionamento annuo di questi impianti pari a 8.000 ore.
3. [15]
Impatto degli NOx sulla salute pubblica -
(V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)
Le società Mirant-Techint
ribadiscono che gli effetti sulla salute pubblica delle emissioni di NOx dal
progettato impianto di San Severo, da esse calcolate con uno studio relativo
alla dispersione di questi inquinanti, non sarebbero "tal(i)e da modificare la
qualità dell'aria o da generare impatti sulla salute pubblica".
Nelle note del 26 luglio 2001 questi relatori evidenziavano che tale studio non era sufficiente a dar conto dell'apporto delle sostanze inquinanti emesse dell'impianto in questione in rapporto alle caratteristiche orografiche, di urbanizzazione, agricole e metereologiche del territorio in questione.
Infatti, nelle note dello scorso 26 luglio, si sottolineava che :
- l'azienda ha dichiarato una emissione annua dall'impianto di San Severo di ossidi di azoto pari a 940.000 kg/anno (una quantità ancor più elevata può essere emessa se si spinge al massimo il funzionamento degli impianti);
- le emissioni esistenti - da tutte le fonti - che instano sul territorio in esame sono state valutate dalle stesse società pari a 720.000 kg/anno di NOx.
E' del tutto evidente che se l'impianto suddetto venisse malauguratamente realizzato, lo stesso determinerebbe un aumento di oltre il 130 % delle emissioni annue di NOx nel territorio considerato. Come possano le due società affermare che queste emissioni non siano tali "da modificare la qualità dell'aria o da generare impatti sulla salute pubblica" è cosa inspiegabile per i comuni mortali.
Si ricorda che nello studio di impatto ambientale di un'opera (SIA), la normativa (DPR 348/99) stabilisce esplicitamente che "in particolare dovranno essere approfonditi, quantificati … i seguenti aspetti : - contributi all'inquinamento atmosferico locale e regionale …". In altri termini, lo studio della ricaduta al suolo degli inquinanti è uno dei parametri da considerare, ma non il solo; infatti un altro parametro da considerare è proprio quello della emissione globale nell'ambiente di un determinato inquinante, nel nostro caso i 940.000 kg/anno di NOx che verrebbero emessi dall'impianto in questione progettato per San Severo.
Per quanto concerne il monossido di carbonio non è possibile fare valutazioni rispetto alla situazione esistente, dato che non vengono forniti i valori per poter effettuare un confronto puntuale di queste emissioni.
3. [17]
Dati meteoclimatici utilizzati per lo studio di dispersione - (V. osservazioni
in oggetto delle società Mirant-Techint)
Per quanto concerne il mancato utilizzo dei dati meteoclimatici disponibili relativi agli ultimi 10 anni, le aziende - nelle contro deduzioni - affermano che gli stessi non sono disponibili in forma completa.
Sul punto, si osserva che si tratta di una mera affermazione dato che nulla viene documentato al riguardo.
In proposito, si sottolinea che la normativa prevede esplicitamente che il SIA evidenzi tutte le difficoltà nel reperimento di dati utili per una compiuta valutazione dei rischi (per poter valutare il grado di incertezza dei dati riportati, bisogna corredare gli stessi di tutte le informazioni utili a valutarne la loro significatività). Ancora una volta si rileva l'inidoneità della documentazione prodotta dalla Mirant.
Per quanto concerne le condizioni di stabilità atmosferica e la loro frequenza, di cui parlano le società in oggetto nelle loro contro deduzioni, si sottolinea che i dati da esse riportati sono sommari e non consentono una appropriata analisi dei fenomeni meteo in relazione alle stime fatte dalle aziende relativa alla ricaduta a terra dei contaminanti.
3. [18]
Inquinamento termico - (V. osservazioni in oggetto delle società
Mirant-Techint)
Le società Mirant-Techint affermano che questo problema è stato trattato nell'ambito del SIA e che le conclusioni sono di un impatto trascurabile, senza però precisare su quali dati si fonda una simile affermazione. Infatti, esse non spiegano neppure se tale affermazione faccia riferimento ai 295,3 MWt che l'azienda dichiara di scaricare all'atmosfera (v. pag. 18 della relazione di Sintesi non tecnica, giugno 2001).
Le affermazioni aziendali risultano pertanto inattendibili.
3. [20]
Utilizzo di combustibili diversi dal gas metano (V. osservazioni in oggetto
delle società Mirant-Techint)
Questa possibilità viene confermata dalle società Mirant-Techint come una possibile opzione.
Sono diversi gli studi dedicati a questa prospettiva - che questi relatori non condividono assolutamente -, di seguito riportiamo alcuni passi di una pubblicazione ISPESL [5] :
<< Le innovazioni tecnologiche, unitamente alle condizioni del mercato
internazionale, caratterizzato al momento da una buona offerta dei vari
combustibili fossili e l’affermarsi in tutti i paesi di vincoli ambientali
sempre più stretti apre la strada ad un riequilibrio delle diverse fonti
energetiche. Si profila quasi ovunque una diminuzione della prevalenza
dell’olio e del carbone a vantaggio di fonti intrinsecamente più pulite come
il gas naturale, mentre la termodistruzione, nata come soluzione
finalizzata a ridurre la massa di rifiuti civili e industriali, diventa in
molti casi una fonte energetica complementare di sicuro interesse -
(OVVIAMENTE A FAVORE DEI PRODUTTORI E A DANNO DELLA SALUTE PUBBLICA E
DELL'AMBIENTE, ndr) -, anche perchè incentivata dalla stessa normativa che favorisce la
produzione energetica da cosiddette fonti rinnovabili. In questo contesto,
particolare interesse suscitano le tecnologie di gassificazione, che
consentono di recuperare ad una produzione energetica rifiuti industriali
quali i residui della raffinazione del petrolio, nonchè altri combustibili,
come il carbone, altrimenti caratterizzati da effetti ambientali senz’altro
negativi.
.... il nostro Paese tenderà ad avvicinarsi al mix energetico adottato dagli
altri paesi, con la sola eccezione del carbone, che continuerà a fornire un
contributo percentualmente inferiore rispetto agli altri Paesi Europei ed agli
Stati Uniti.
All’impiego
di gas naturale può essere validamente sostituito, negli impianti a ciclo
combinato, l’utilizzo,
previa purificazione, del prodotto della gassificazione del carbone, nonchè di
residui della raffinazione del petrolio, di minerali bituminosi e, come
prospettiva futura, di rifiuti selezionati. >>.
E più avanti nella stessa pubblicazione si legge (p. 138) :
-
<<
OMISSIS Conversione energetica dei rifiuti (…) La disponibilità di soluzioni
tecnologiche innovative rende però appetibile anche da un punto di vista
energetico la termodistruzione dei rifiuti. In particolare i rifiuti solidi
urbani, caratterizzati da poteri calorifici di 2.500 kcal/kg, ed ancor più una
varietà di rifiuti civili, agricoli ed industriali preventivamente selezionati
e trattati, costituiscono una fonte energetica che, in un quadro generale di
razionalizzazione complessiva, non può essere considerata marginale, anche
perché incentivata dalla normativa (art. 11 Dlgs 79/99). In particolare la
valorizzazione energetica dei rifiuti può convenientemente essere associata,
oltre che alla produzione elettrica, alla cogenerazione termica, che … appare
estremamente importante.>>.
-
Ancora (p. 139) : << OMISSIS
Ai più o meno classici processi di bruciamento dei rifiuti si aggiunge la
possibilità della gassificazione (…) la possibilità di produrre un syngas
con caratteristiche appropriate per l'impiego in ciclo combinato alimentando il
gassificatore con materiali di origine vegetale come residui agricoli, legno,
segatura, cortecce e torba, da soli o mischiati con carbone.>>.
In altri termini, come affermato dalle stesse società, un impianto di cogenerazione a gas naturale munito di impianto di gassificazione può essere alimentato da gas provenienti dal trattamento di determinati rifiuti industriali, da biomasse e da rifiuti urbani.
Abbiamo evidenziato le
suddette possibilità di funzionamento di un impianto di cogenerazione ANCHE con
"combustibili" ottenuti da
diverse matrici di rifiuti tossici, urbani e da biomasse per allertare la
popolazione, per quanto qui interessa quella di San Severo, dei rischi che vanno
ben oltre quelli sin qui evidenziati, nel caso della malaugurata realizzazione
dell'impianto Mirant-Techint.
Queste note portano alle medesime conclusioni di quelle del 26 luglio 2001.
Per tutto quanto precede la Centrale a Ciclo Combinato di San Severo (FG) che le società Mirant-Techint intendono realizzare nel territorio comunale di San Severo, non può essere realizzata perché il progetto in questione viola le leggi in materia e perché se lo stesso dovesse malauguratamente essere realizzato, determinerebbe rilevanti impatti ambientali e sanitari per le popolazioni residenti a San Severo e nei comuni limitrofi.
In particolare, il progetto in questione viola le leggi, principalmente per i seguenti motivi :
- il sito prescelto per la realizzazione della Centrale suddetta contrasta e non è compatibile con il vigente Piano Regolatore Generale (P.R.G.);
- i dati delle emissioni presentati dalla società proponente sono inattendibili come illustrato e documentato da questi relatori nelle presenti note e in quelle del 26 luglio 2001;
- nessun ulteriore elemento è stato portato dalle due società attraverso le contro deduzioni in oggetto, tale da rendere attendibili le valutazioni espresse dalle stesse società in tema di impatti ambientali e sanitari che si verrebbero a determinare dall'attivazione - malaugurata - della Centrale in questione;
- la scelta del sito è stata effettuata dall'azienda e dalle autorità preposte sulla base del "parametro" aberrante del "consenso" politico offerto dalla attuale Amministrazione comunale di San Severo;
- l'inchiesta pubblica, ai sensi del Dpcm 27.12.1988, è stata programmata per il giorno 30 luglio 2001 ovvero il 45° giorno dalla pubblicazione dell'avviso al pubblico del deposito del progetto di massima e dello “studio di impatto ambientale” da parte della società proponente, con il palese intento di mettere la popolazione interessata davanti al fatto compiuto. In proposito, come già detto in precedenza, quello presentato dalla società Mirant-Techint non costituisce affatto uno studio di impatto ambientale secondo i canoni della direttiva comunitaria che, fra gli altri, prevede la consultazione preventiva della popolazione interessata nonché l'illustrazione alla stessa della cosiddetta "opzione zero" ovvero la non realizzazione del progetto attraverso l’attuazione di iniziative alternative tese, nel caso di specie, a fornire (non far mancare !) a tutti gli utenti l'energia elettrica e termica. In proposito, va sottolineato che nelle osservazioni che precedono, è stato ampiamente documentato che l'area del cosiddetto "basso Adriatico" (Puglia, Molise, Abruzzi), complessivamente presa, presenta un surplus di produzione di energia elettrica e non un deficit come si ostinano ad affermare contro l'evidenza dei fatti le società in questione.
In particolare, in questo ambito, la regione Puglia presenta un surplus produttivo di energia, i più elevati consumi energetici nel comparto industriale italiano e, proprio per questi motivi, l'unica politica regionale sensata, economicamente utile nonché rispettosa della salute pubblica e dell'ambiente è costituita dalla realizzazione di un rigoroso ed efficace programma di recuperi e risparmi energetici, in primis da realizzare nel comparto industriale.
- Da ultimo, ma non per importanza, questi relatori sottolineano che le "CONTRO DEDUZIONI ALLE MEMORIE PRESENTATE RELATIVAMENTE AL : Progetto di nuovo impianto termoelettrico a ciclo combinato sito nel Comune di San Severo (FG)" depositate dalle società Mirant-Techint il 2 ottobre 2001 presso la Segreteria del Comune di San Severo, al di là del loro merito, qui contestato punto punto, sono tardive e non possono essere inserite nella procedura autorizzativa stabilita dalla legge, che si è aperta con la pubblicazione del deposito degli atti degli impianti in questione sul quotidiano Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno 2001.
Si fa esplicita riserva di produrre documenti, memorie e ulteriori note integrative.
Sperando di aver portato un fattivo contributo alla Vostra lotta per affermare la salute, la sicurezza, l'ambiente salubre e i diritti umani, inviamo i nostri migliori saluti.
Per il Centro per Salute "Giulio A. Maccacaro" e per Medicina Democratica della Provincia di Varese
Luigi Mara Marco Caldiroli
[1]
Nelle note del 26 luglio 2001, non a caso, si faceva riferimento al
documento della Autorità per
l’energia elettrica e il gas “Criteri
e proposte per la definizione di cogenerazione e per la modifica delle
condizioni tecniche di assimilabilità degli impianti che utilizzano fonti
energetiche assimilate a quelle rinnovabili”, del 3 agosto 2000.
[2]
Tra le definizioni correnti di cogenerazione ricordiamo che l’Unione
internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (UNIPEDE)
definisce come “Centrale di
produzione combinata di energia elettrica e calore (cogenerazione) un
impianto termoelettrico in cui l’energia sviluppata dal combustibile è
trasmessa ad un fluido intermediario immesso normalmente nella sua totalità
in gruppi generatori; questi sono progettati e realizzati in modo che
l’energia venga utilizzata in parte per farli funzionare per produrre
energia elettrica ed in parte per assicurare una fornitura di calore per usi
diversi: processi industriali, riscaldamento urbano, ecc.”
[3]
L'art. 2 del DPCM 377/1988 precisa che "si intendono per progetti delle opere di cui all'art. 1 i progetti di
massima delle opere stesse, prima che i medesimi vengano inoltrati per i
pareri, le autorizzazioni, i nulla-osta e gli altri atti previsti dalla
normativa vigente…".
[4] Si è proceduto, per esempio, a promuovere adeguamenti parziali, riferiti a specifiche categorie di opere, tra queste le centrali termoelettriche con il DPR 2 settembre 1999 n. 348.
[5] “Fogli d’Informazione ISPESL” del 2 marzo 2000, p .122.