Il Presidente :dr.d’Angelo Fernando

Via Cantatore 32/N 71016 S.Severo(Fg)

 

Documento a cura del Centro per Salute "Giulio A. Maccacaro" e per Medicina Democratica della Provincia di Varese-dr.M.Caldiroli e dr.L.Mara

 

26 ottobre 2001

 

 

Oggetto : Note concernenti le "Contro deduzioni alle memorie presentate relativamente al

                   progetto di nuovo impianto termoelettrico a ciclo combinato sito nel Comune di San

                          Severo (FG)", Mirant Italia Srl - Techint, depositate il 2 ottobre 2001.

 

 

Le presenti note riguardano delle osservazioni alle "Contro deduzioni" presentate dalle società in oggetto, come risposta - tardiva - alle note degli scriventi del 26 luglio 2001.Queste ultime, come è noto, sono state fatte proprie e depositate nei termini di legge dal "Coordinamento contro la centrale termoelettrica per la tutela e la valorizzazione del territorio e dell'agricoltura" di San Severo e comuni limitrofi (vedi Allegato 1 a documento del 28-7-2001 del Coordinamento contro la Centrale termoelettrica).

Per comodità espositiva l'ordine delle presenti osservazioni segue quello del documento delle società Mirant - Techint in oggetto.

 

1. Premessa - (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)

 

 

Nella premessa delle osservazioni in oggetto, tra l'altro, il proponente si duole che le memorie presentate siano relative al "progetto di massima"  e alla "sintesi non tecnica" dello Studio di Impatto Ambientale e non allo Studio nella sua versione integrale depositato per la consultazione presso il Comune di San Severo, la Provincia di Foggia e la Regione Puglia.

E' appena il caso di osservare che chi scrive ha potuto esaminare solo i documenti oggetto delle osservazioni esposte nella nota 26 luglio 2001, in quanto gli stessi documenti corrispondono a quelli che il Coordinamento è riuscito a reperire ovvero che le istituzioni hanno messo a disposizione.

In altri termini, le lagnanze non possono essere addebitate a chi ha svolto delle osservazioni, ma a coloro che hanno promosso una consultazione monca ovvero senza la dovuta informazione e la messa a disposizione della popolazione di tutta la documentazione disponibile sul progetto in questione.

Peraltro - proprio nello spirito di alcune delle contro deduzioni del proponente - la carenza di elementi conoscitivi (alla base delle valutazioni presentate con il SIA integrale) nella "sintesi non tecnica" sta lì a dimostrare non i limiti valutativi di chi scrive ma piuttosto la inidoneità di tale sintesi a rappresentare il "SIA" ("Studio di Impatto Ambientale"). In altri termini, sono le carenze del proponente che hanno impedito una valutazione su tutti i materiali disponibili e non viceversa. (Infatti, queste carenze nella redazione del documento di sintesi, rappresentano una violazione della normativa sulla "procedura di compatibilità ambientale" italiana, finalizzata a far conoscere alla popolazione interessata gli effetti ovvero i rischi per la salute pubblica e l'ambiente derivanti dalla realizzazione di una determinata opera).

 

A conferma di quanto sopra, si vedano le  ammissioni delle società Mirant-Techint (v. "2. errata corrige" delle contro deduzioni in oggetto) circa le incongruenze segnalate dagli scriventi nel loro documento del 26 luglio 2001, inerenti i valori di concentrazione del monossido di carbonio e del consumo di acqua dell'impianto.

 

3.[1] Contributo dell'impianto alla riduzione dell'effetto serra - (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)

 

A fronte delle osservazioni di questi relatori che gli impatti ambientale e sanitario - compresi quelli connessi con un incremento nella produzione dei gas serra -, nel caso si  realizzasse l'impianto in questione senza una contestuale ed equivalente riduzione delle emissioni, si determinerebbe un inevitabile e significativo incremento delle emissioni di gas serra, le stesse sono state semplicemente ignorate dalle società in questione.

 

In sintesi le società Mirant-Techint sostengono che il quadro normativo di liberalizzazione della produzione di energia elettrica consente di operare "esclusivamente in base a 'criteri di merito economico', ovvero produce chi ha un costo di generazione più basso", di conseguenza, il funzionamento effettivo degli impianti secondo le stesse società va regolato solo  dalle regole del mercato e non da altro.  (Sul punto, la Mirant rammenta strumentalmente che il freno alla realizzazione degli impianti con fonti rinnovabili è dovuto ai costi di investimento connessi agli stessi, che sono temperati solo parzialmente dalle previsioni della normativa vigente).

Se il principio unico fosse davvero quello del mercato, ogni vincolo generale e locale, teso a ridurre ai minimi termini gli impatti ambientale e sanitario, non avrebbero più alcun peso o avrebbero solo un'influenza secondaria e subordinata, determinando così danni alla salute pubblica e all'ambiente che, in un simile e aberrante contesto, verrebbero semplicemente ignorati e sacrificati.

In altri termini : da un lato sarebbe possibile (purchè economicamente e tecnologicamente  fattibile) concentrare numerosi impianti in una unica zona geografica (tant'è che più avanti la società Mirant contesta la necessità di far riferimento ad un ambito regionale per valutare la necessità o meno di nuovi impianti termoelettrici) facendo subire a una limitata frazione della popolazione - in nome di tale logica - i corrispondenti impatti ambientali e sanitari, in modo concentrato ovvero cumulato; dall'altro il processo di valutazione di impatto ambientale si trasformerebbe solo in un momento burocratico-amministrativo, un passaggio in più nell'iter autorizzativo, senza alcuna valenza decisionale e partecipativa da parte dei principali interessati, le popolazioni a rischio; e questo va detto a chiare lettere è in contrasto con la stessa normativa italiana in materia di VIA che, tra l'altro, prevede l'opzione zero e la necessità di presentare e valutare scenari alternativi rispetto a uno specifico progetto.

 

Da ultimo, si ricorda che l'osservazione degli scriventi che l'impianto in questione, se realizzato, rappresenterebbe una fonte aggiuntiva di "gas serra", discendeva proprio dalla dichiarazione della società Mirant-Techint (p. 35 della Sintesi non tecnica), secondo la quale "l'energia prodotta dalla nuova CCC (Centrale a Ciclo Combinato, ndr) permetterà la dismissione di centrali esistenti"; una affermazione generica, priva di riscontri e del tutto infondata. Infatti, la società Mirant nelle sue contro deduzioni depositate 2 ottobre 2001, sul punto non dice nulla confermando così indirettamente la fondatezza delle originarie osservazioni di questi relatori.

 

 

3. [2] Indice energetico e rendimento - (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)

 

La Mirant afferma che l'indice IEN non è più utilizzato a fini normativi (leggi finanziamento pubblico di impianti) e, sul punto, cerca di contro dedurre rispetto alla non congruità del progetto dell'impianto di San Severo, evidenziata dagli scriventi nelle loro note del 26 luglio 2001.

 

 

Il senso delle osservazioni svolte da questi relatori è stato quello di ancorare a dei parametri riconosciuti a livello normativo la valutazione relativa al rendimento di un impianto termoelettrico. In proposito, si sottolinea  che l'indice IEN è stato finora utilizzato e non risulta sia stato abbandonato [1]; il suo uso, per esempio, è ancora previsto nell'ambito della definizione di cogenerazione e di "assimilità" delle fonti energetiche - nel nostro caso il gas metano - a quelle rinnovabili (proprio perché la normativa di liberalizzazione, come ricordato dalle società Mirant-Techint, prevede degli obblighi quantitativi di immissione in rete di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto alla produzione di energia da fonti definite non rinnovabili).

Comunque sia, quello che in particolare qui interessa, è la definizione di cogenerazione ovvero della produzione combinata di energia elettrica e calore[2], che debbono essere calcolate in modo idoneo, per il semplice fatto che si tratta di due diverse forme di energia.

In proposito, le società Mirant-Techint presentano la formula di calcolo dell'indice IEN che pesa appunto, al suo interno, il contributo della "energia termica esportata", concludendo che l'indice IEN ottenibile dai dati di progetto della centrale di San Severo sarebbe pari a 0,592, superiore allo 0,51 di riferimento nei provvedimenti attuativi della Legge n. 10/1991.

In realtà le società Mirant-Techint non forniscono i dati a supporto di tale conclusione e, in ogni caso, le stesse società ammettono (come già osservato da questi estensori nel loro documento del 26 luglio 2001) che non hanno idea circa l'impiego del calore prodotto, dichiarando una loro "disponibilità a questo riguardo - ritenendo - … che questa potenzialità potrà essere in futuro motivo di richiamo per l'insediamento di nuove aziende …".

Questa ammissione delle società in questione evidenzia che si intende realizzare l'impianto in un territorio che non ha "clienti" per l'utilizzo di energia termica. In altri termini, il progetto in questione è privo di una delle condizioni indispensabili per il corretto calcolo dell'indice IEN, cosa che fa perdere ogni giustificazione per la realizzazione a qualsiasi impianto di cogenerazione.

Insomma, il risultato dell'indice IEN proposto dalle società Mirant-Techint è del tutto artificioso; sul punto basti qui ricordare che le stesse società a pag. 18 del documento della Sintesi non tecnica, scrivono testualmente : "scarico termico all'atmosfera MWt 295,3", fatto già sottolineato da questi redattori nelle loro note del 26 luglio 2001.

Ancora, l'assenza di utilizzatori in loco dimostra per tabulas anche la non idoneità del sito prescelto per realizzare questa centrale di cogenerazione a gas metano nel comune di San Severo (FG).

Da ultimo si rammenta pure che, nel documento in approvazione dell'Autorità per l'Energia elettrica e il gas citato nella nota 1, il valore minimo proposto per il "nuovo" indice IEN passa dal valore di rendimento di  0,51 a quello di 0,60 , in quanto l'Autorità ritiene che le innovazioni tecnologiche degli ultimi 10 anni consentano un incremento nei rendimenti complessivi (elettrico più termico) di tali impianti, tali da poter agevolmente raggiungere un  indice superiore a quello precedentemente fissato.

In proposito, si sottolinea che l'indice IEN di 0,60 è contenuto, per esempio, nel DM 8.05.2000 ai fini della determinazione dei contributi a favore della realizzazione di  alcune tipologie di impianti di cogenerazione.

 

 

3. [3]  Rilevanza del Piano Energetico Regionale - (V. osservazioni in oggetto delle società Mirant-Techint)

 

Secondo le società Mirant-Techint, nessuna delle previsioni normative inerenti la programmazione locale è attinente all'impianto proposto, ovvero lo stesso sarebbe svincolato da qualsiasi forma di programmazione in virtù della liberalizzazione del mercato.

Pertanto, sempre secondo le affermazioni strumentali delle società in questione, agli enti locali coinvolti spetterebbe unicamente un ruolo in tema di sviluppo delle fonti rinnovabili (nell'accezione riportata nel Dlgs 79/1999) e in tema di iniziative concernenti il risparmio/uso efficiente dell'energia a partire dalla sua distribuzione e degli usi finali (v. i due DM 24 aprile 2001).

Queste affermazioni contrastano con la normativa vigente per i motivi che seguono.

Le società Mirant-Techint, per supportare le loro strumentali affermazioni richiamano un estratto dell’art. 3 della L. 10/1991 (in realtà il testo richiamato è quello dell’art. 5 e non dell'art. 3 della legge anzidetta) ma, colpevolmente, non fanno cenno ai contenuti del Dlgs 112/1998 inerente proprio il conferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali.

Qui, per comodità, si riporta una sintesi delle competenze regionali, provinciali e comunali in materia di politica energetica così come individuate dal Dlgs 112/1998 (v. prospetto ricavato dal Rapporto Energia e Ambiente 2000 redatto dall’ENEA, la stessa fonte dell’allegato IV – Evoluzione nel settore delle tecnologie energetiche,  prodotto unitamente alle contro deduzioni in oggetto dalle società suddette). Al riguardo, di seguito si riporta il testo di questo prospetto.

 

Decreto legislativo 112/98: competenze di Regioni ed Enti locali in materia energetica

Competenze della Regione

ü Predisposizione dei Piani Energetici Regionali.

ü Funzioni amministrative in tema di energia, ivi comprese quelle relative alle fonti rinnovabili, all’elettricità, all’energia nucleare, al petrolio ed al gas.

ü Pianificazione territoriale e settoriale (Piano Regionale di Sviluppo, Piani di settore – rifiuti, energia, acque, sanità, infrastrutture – Piano Integrato Territoriale).

ü Programmi di incentivazione e sostegno allo sviluppo socio-economico ed ambientale della Regione (Fondi strutturali, incentivazione a sostegno della competitività delle piccole e medie imprese – esclusi legge 488/92, fondi “Carbon tax” ecc.).

ü  Normativa (di indirizzo e coordinamento degli Enti locali per le funzioni loro delegate, attuativa di leggi nazionali, standard di qualità – livelli di inquinamento ambientale in aree critiche, prestazione di servizi,sistemi e impianti, specifiche tecniche, qualificazioni tecnologiche ecc.).

ü  Sistema informativo regionale.

Sistema di monitoraggio e sistemi a rete (v. Alta tecnologia).

Compatibilità con il sistema informativo e statistico nazionale.

ü Responsabilità attiva e diretta nei confronti delle politiche e degli indirizzi della UE (in particolare nei processi di riequilibrio/risanamento di aree svantaggiate e in ritardo di sviluppo e nella tutela/valorizzazione di aree di pregio ambientale).

ü Coordinamento patti territoriali ed in generale della programmazione negoziata.

ü Alle Regioni è data la disponibilità dell’1% delle accise sui carburanti.

Competenze della Provincia

ü Attuazione (con programmazione di interventi) della pianificazione territoriale e settoriale della Regione a livello provinciale.

ü Stesura del Piano Territoriale di Coordinamento (legge 142/90) per la regolamentazione e l’indirizzo dell’attività amministrativa dei Comuni in certi settori e per materie di interesse intercomunale.

ü Numerose funzioni di carattere tecnico-amministrativo e gestionale già delegati dalla Regione o  in trasferimento in attuazione del decreto legislativo 112/98 (v. autorizzazioni di impianti per la produzione di energia fino a 300 MW termici); settori tipici: rifiuti, acque, scuole secondarie.

ü Valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche.

ü Banche dati (aria, acqua, rifiuti ecc.) compatibili con il sistema informativo regionale.

Competenze del Comune

ü Amministrazione e gestione dei servizi ai cittadini (rifiuti solidi urbani, trasporti, illuminazione pubblica ecc.).

ü Destinazione urbanistica aree cittadine, autorizzazioni e concessioni per attività produttive (v. anche sportello unico), Regolamento edilizio.

ü Piano Energetico Comunale (legge10/91, art. 5 ultimo comma).

ü Piano Urbano del Traffico, zonizzazione rumore ecc.

ü Controlli di impianti termici (> 40.000 ab.), sicurezza impianti legge 46/90.

ü Monitoraggio dell’ambiente cittadino.

ü Eventuale adesione all’Agenda XXI.

ü Rapporti con le Aziende municipalizzate.

 

Inoltre, la presunta esclusione degli enti locali dalla politica energetica per la parte relativa alla realizzazione di nuove centrali termoelettriche a combustibili “convenzionali”, contrasta anche con la esplicita previsione contenuta nel DPR 348/1999 che, al punto 3, relativo agli impianti termoelettrici, richiede, nell'ambito delle verifiche inerenti il quadro di riferimento programmatico, di indicare le relazioni che intercorrono tra il progetto di impianto proposto con :

 

-         Il piano dei trasporti e della viabilità nell'area interessata;

-         I piani regionali e provinciali di gestione dei rifiuti;

-         I piani regionali per la salvaguardia e il risanamento ambientale;

-         I piani territoriali paesistici o piani urbanistico-territoriali, i piani di bacino, i piani di sviluppo per le attività industriali;

-         Gli strumenti urbanistici locali.

 

3. [4] Surplus energetico della Regione Puglia;

3. [5] Presenza di numerose iniziative nella Provincia di Foggia - (V. osservazioni in oggetto

            delle società Mirant-Techint)

 

Le società Mirant-Techint nel confermare per la Regione Puglia l'eccedenza nella produzione di energia elettrica, obiettano che le osservazioni svolte da questi relatori conterrebbero un elemento distorsivo nelle politiche energetiche, in quanto implicherebbero un concetto di "autosufficiente" equivalente a una sorta di "autarchia" regionale.

Si tratta di affermazioni di nessun pregio; esse rappresentano un insulto letterale anche alle posizioni più prudenti e rispettose delle autonomie locali e regionaliste, per non scomodare il federalismo.

Inoltre, l'azienda, ad usum delphini afferma che l'area da considerare correttamente è quella di maggiore ampiezza e corrispondente al "basso adriatico" (Puglia, Molise e Abruzzo), dove - sempre a dire delle due società - vi sarebbe un deficit della capacità produttiva di energia elettrica.

E' vero il contrario :

-         la regione Puglia ha un surplus produttivo di energia elettrica di 5.599 GWh (dati ENEL 1998);

-         la regione Abruzzo ha un deficit produttivo di energia elettrica di 2.798 GWh (dati ENEL 1998);

-         la regione Molise ha un - (quasi pareggio) - deficit produttivo di energia elettrica di 213 GWh (dati ENEL 1998).

Pertanto, anche considerando le tre regioni come un'unica area, questa presenta un surplus produttivo di energia elettrica pari a 2.088 GWh (al 1998).

Si badi bene che la fonte dalla quale sono tratti questi dati è insospettabile, l'Ente Nazionale Energia Elettrica (ENEL).

 

Non si comprendeno poi le ragioni per le quali le società Mirant-Techint non realizzino l'impianto nella regione Molise o Abruzzo dove esse affermano esserci un deficit produttivo, tenuto anche conto che le stesse società nelle loro motivazioni a sostegno della realizzazione dell'impianto in questione affermano che la scelta localizzativa deve essere finalizzata ad "avvicinare le centrali produttive alle zone di consumo" , riducendo così le perdite di immissione e trasmissione in rete.

 

Sul punto, va ancora sottolineato che le società Mirant-Techint prevedono di scaricare nell'ambiente - inquinandolo - l'energia termica che vorrebbero produrre nell'impianto di San Severo. Infatti, oltre a quanto già detto al riguardo, i numerosi progetti di centrali termoelettriche che imprese private intendono realizzare sul territorio nazionale e, per quanto qui interessa, nell'area del basso adriatico prevedono - a differenza dell'impianto Mirant di San Severo - ovviamente l'impiego finalizzato sia dell'energia elettrica che termica prodotte.

A quest'ultimo riguardo, si segnalano i seguenti progetti finalizzati alla realizzazione delle centrali termoelettriche nell'area in questione :

 

-         Enipower a Brindisi;

-         Energia Spa a Termoli (CB);

-         Mirant Italia a Chieti;

-         Italcementi a Foggia;

-         Power Consulting a Montenero di Bisaccia (CB);

-         Sitel Sondel a Foggia;

-         Sitel Sondel a Serracapriola (FG);

-         Fiat Avio a Brindisi;

-         Fiat Energia a Modugno (BA).

 

 

Come si può rilevare, ci troviamo in presenza di ulteriori proposte per la realizzazione di impianti - tra cui uno nella regione Abruzzo della stessa società Mirant  - nella stessa area che, proprio per questo, si vorrebbe ancor più "beneficiare" con la realizzazione della centrale di San Severo, con il conseguente inquinamento ambientale per la popolazione ivi residente.

E' appena il caso di aggiungere che, oltre ai progetti suddetti, le società Mirant-Techint nell’allegato III relativo agli impianti termoelettrici della provincia di Foggia, segnalano anche quelli che la società Italenergia vorrebbe realizzare nei comuni di Rignano Garganico e di Candela.

La capacità complessiva dei nuovi impianti termoelettrici progettati per la provincia di Foggia, indicati dalla società Mirant nell'Allegato III delle sue contro deduzioni,  è pari a ben 4.340 MW. Sempre la società Mirant valuta, sulla base della capacità di trasmissione di energia dell'intera rete regionale esistente, che “la massima potenza di nuove centrali che può essere installata in Puglia senza determinare violazione della capacità di trasporto della RTN non può superare i 1.600 MW (compreso l’impianto a ciclo combinato di San Severo); tale potenza rappresenta circa il 40 % della potenza complessiva delle richieste di allacciamento in provincia di Foggia”. Il restante 60 %, ovvero il surplus produttivo previsto nei progetti richiamati dalla società in questione, rispetto alla capacità della rete distributiva di energia elettrica, non tiene inoltre conto dei progetti di analoghi impianti che altre società intendono realizzare nelle restanti province della stessa regione.

Questa paradossale situazione si riscontra anche a livello nazionale.  Infatti, nell’agosto 2000, il Gestore della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica (GRTN) ha evidenziato nuove richieste di connessione alla rete per 105 nuovi impianti,corrispondenti a una potenza complessiva di 35.300 MW(di questi 34.200 MW riguardano impianti termoelettrici;sono inoltre esclusi dal com-

puto gli impianti di potenzialità inferiore ai 10 MW,gli impianti funzionanti con fonti rinnovabili

e quelli autorizzati-valgano per tutti i molteplici progetti di incenerimento rifiuti disseminati per la penisola-inseriti nelle graduatorie del CIP 6/92)a fronte di una potenza installata a livello nazionale,

al 1999,pari a 76.231 MW, di cui 55.429 MW prodotti attraverso impianti termoelettrici. Insomma, se malauguratamente si dovessero realizzare tali progetti ci sarebbe un aumento della potenza installata a livello nazionale di oltre il 46 % rispetto a quella attiva nel 1999 ! Per limitarci alla regione Puglia, va da sé che da San Severo al restante territorio regionale non serve l'installazione di nuovi impianti di produzione di energia; il problema - come già evidenziato da questi estensori nelle loro note del 26 luglio 2001 - è quello di realizzare una efficace politica dei recuperi e dei risparmi energetici (da ogni fonte !), dotando contestualmente gli impianti attivi degli idonei sistemi di captazione e di abbattimento di tutti gli inquinanti ora sversati nell'ambiente, chiudendo inoltre gli impianti fortemente obsoleti e inquinanti e, in primis, quelli che funzionano con carbone e orimulsion.

Analogamente, verificando di volta in volta le situazioni territoriali interessate, questo discorso è valido anche a livello nazionale.

Questa situazione evidenza gli effetti caotici determinati dai soggetti privati che operano al di fuori di ogni controllo pubblico-istituzionale, in spregio delle più elementari esigenze di programmazione territoriale, regionale e nazionale. In altri termini, in assenza perfino di un "sistema filtro" rispetto alle richieste avanzate dai più diversi soggetti imprenditoriali per realizzare nuovi impianti, la situazione non potrà che degenerare sia a livello locale che, per quanto qui interessa, della provincia di Foggia e della regione Puglia.

Superfluo dire che, per quanto precede, le motivazioni delle società Mirant-Techint a sostegno del progetto della centrale di cogenerazione da realizzare a San Severo, sono letteralmente infondate e costituiscono una provocazione per la popolazione a rischio.

 

Quanto appena sottolineato, trova conferma laddove nelle "contro deduzioni" aziendali si afferma che, anche sommando gli impatti dei progetti degli impianti previsti per la provincia di Foggia, l'impatto complessivo risultante sarebbe limitato e comunque non paragonabile a quello prodotto dalle due centrali termoelettriche di Brindisi.

Non è assolutamente accettabile questo piano del discorso che sottende il seguente sragionamento : le popolazioni a rischio di San Severo e della provincia di Foggia non dovrebbero preoccuparsi perché l'inquinamento ambientale che verrebbe causato dalla realizzazione delle centrali termoelettriche in questione non raggiungerebbe la spaventosa magnitudo dell'inquinamento determinato dalle centrali termoelettriche di Brindisi.  Si tratta di affermazioni così anguste che si commentano da sole e che rimandiamo al mittente.



[1] Nelle note del 26 luglio 2001, non a caso, si faceva riferimento al documento della  Autorità per l’energia elettrica e il gas “Criteri e proposte per la definizione di cogenerazione e per la modifica delle condizioni tecniche di assimilabilità degli impianti che utilizzano fonti energetiche assimilate a quelle rinnovabili”, del 3 agosto 2000.

[2]  Tra le definizioni correnti di cogenerazione ricordiamo che l’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (UNIPEDE) definisce come “Centrale di produzione combinata di energia elettrica e calore (cogenerazione) un impianto termoelettrico in cui l’energia sviluppata dal combustibile è trasmessa ad un fluido intermediario immesso normalmente nella sua totalità in gruppi generatori; questi sono progettati e realizzati in modo che l’energia venga utilizzata in parte per farli funzionare per produrre energia elettrica ed in parte per assicurare una fornitura di calore per usi diversi: processi industriali, riscaldamento urbano, ecc.”