Chi è la Mirant-Techint?

La Mirant-Techint è la joint venture che ha inondato di pubblicità nei mesi scorsi San Severo promettendo benefici straordinari per la città se verrà costruita la centrale termoelettrica: bolletta dimezzata, colture rigogliose, acqua a volontà.

La Techint, pur essendo una azienda italiana, ha interessi internazionali soprattutto in America latina.

Dell’Argentina sentiamo parlare spesso in questi giorni: un paese che era il granaio del mondo e dava lavoro a tutti, oggi  devastato e distrutto dal neoliberalismo. Non è stato semplice fare sprofondare l'Argentina: c'è voluto il susseguirsi di governi che, anche se diversi nel nome, hanno perseverato nell'applicazione delle ricette liberiste. L'attuale crisi ha origine nella rottura di una coalizione tra le banche creditrici, le aziende transnazionali e i gruppi locali che insieme hanno lucrato nel governo di Menem con la privatizzazione delle aziende dei servizi, che prima erano statali. La svendita dello Stato ha dato grande liquidità al primo governo Menem, ma ormai il periodo del benessere è passato. Lo Stato si è ritirato da quasi tutti i settori dell'economia, ha venduto molte aziende e proprietà ma, chiuse le operazioni, lo si ritrova più indebitato di prima. Tra le tante aziende che, dopo aver fatto profitto nei tempi d’oro, ora si defilano c’è  l’italiana Techint che ha acquistato la gestione del "Ferroexpresso pampeano" e vuole riorganizzare l'azienda licenziando il 30% del personale. La Techint è indubbiamente un forte soggetto economico con rapporti molto stretti con la politica se è vera la notizia apparsa sul sito web del quotidiano La Repubblica secondo cui  l'ex numero due dell'holding Techint, Javier Tizado è stato scelto come "consigliere” dal neo presidente Duhalde

 

La Techint è presente anche in Ecuador dove è coinvolta nella costruzione di un oleodotto di idrocarburi pesanti; il progetto sta incontrando l’ostilità delle popolazioni che hanno lanciato un appello alle imprese coinvolte affinché ritirino la propria partecipazione e al governo dell’Ecuador affinché sospenda la costruzione dell’oleodotto .

L'eco di questo coinvolgimento è giunto sino in Italia: nel gennaio 2002 il senatore Martone ha presentato una interrogazione parlamentare.

I motivi che oppongono la popolazione locale - che sta mettendo in atto forme eclatanti di protesta - al progetto sono molto simili a quelli da noi sostenuti per bloccare la costruzione della centrale termoelettrica della Mirant-Techint a San Severo:

     Una superficiale valutazione d’impatto ambientale:  nello studio di impatto ambientale ci si è basati su una cartografia vecchia di quindici anni;  la scala dello Studio d'Impatto Ambientale  non è sufficiente a determinare né l'impatto ambientale né i rischi

        Preoccupazioni  riguardanti la sicurezza: non esiste un piano di contingenza in caso di flagelli e disastri naturali; i rischi sismici e vulcanici sono altissimi, dal momento che l’oleodotto attraverserà 67 falle geologiche e 6 vulcani nel suo lungo percorso; esistono già 50 morti a dimostrare che lo studio del suolo effettuato dalla ENTRIX (impresa incaricata dello studio di impatto ambientale) ha poco valore (le rotture dell'oleodotto sono già state 23: l'ultima, l'11 giugno scorso, a causa delle forti piogge che hanno causato smottamenti e la perdita di 50 vite umane); per risparmiare nemmeno si è prevista una stazione per abbassare la pressione nel percorso in cui le tubazioni passano dai 4064 metri di altitudine della Cordigliera Orientale fino al fiume Guayllabamba , a 1950 metri. Ciò significa che le tubazioni saranno pressurizzate al massimo nel momento in cui attraverseranno il distretto metropolitano

       False promesse occupazionali: ai decantati 50.000 nuovi posti di lavoro (tra fissi e temporanei) sbandierati dal governo, si oppone l'analisi di Alberto Acosto, consigliere della fondazione tedesca Friederich Ebert, che sottolinea come i posti di lavoro duraturi non saranno più di 300 quelli diretti, mentre 6.000 quelli indiretti;

    Rischi ambientali: il disegno dell’oleodotto è un attentato contro decine di migliaia di abitanti del distretto metropolitano di Quito:  non può essere qualificato in altro modo il fatto che si pretenda attraversare zone abitate con queste tubazioni potenzialmente esplosive di 82 cm di diametro e di 80km di longitudine nel distretto metropolitano, che trasportano petrolio a quasi 80 gradi, ad una pressione interna enorme, equivalente a 20 volte quella di un cilindro di gas domestico. Le eventuali perdite raggiungerebbero gli 890.000 galloni di greggio, dal momento che le valvole di emergenza si trovano ogni 20 chilometri; questo oleodotto attraverserà 11 zone ecologiche protette: la foresta protetta di Lumbaquí, la foresta Cumandá, la riserva ecologica del Antisana, la foresta protetta di San Francisco, la riserva ecologica Cayambé-Coca, la foresta della Conca Alta del fiume Guyllabamba, la foresta protetta Mindo Nambillo

        Inesistente consultazione popolare: nel portare avanti il progetto dell’oleodotto si è violato l'articolo 88 della Costituzione ecuatoriana che richiede la consultazione della comunità. Le comunità coinvolte mai sono state informate di quanto progettato

E’ proprio il caso di dire che ogni mondo è paese!