Ecologisti aderenti a vari gruppi che si oppongono alla costruzione dell'Oleodotto "Crudos Pesados" OCP in Ecuador, hanno organizzato una manifestazione di protesta contro i funzionari del consorzio incaricato dell'opera che si riunivano per un concerto al "Museo della Citta'" di Quito.
I militanti ecologisti hanno installato una mostra fotografica inerente gli effetti dell'attivita' petroliera nel mondo ma č stata ritirata su pressione dei funzionari del consorzio. Malgrado i manifestanti si siano espressi in forma nonviolenta, sono intervenute le forze di sicurezza privata per reprimere la manifestazione.
L'iniziativa rappresenta l'ultima tappa di un percorso di cittadinanza attiva, promosso da Accion Ecológica, che agisce a livello nazionale ed internazionale per difendere l'ecosistema della selva amazónica dell'Ecuador minacciata dai danni ambientali provocati dalla costruzione dell'Oleodotto,
A livello locale la resistenza sta crescendo a causa del malcontento tra i gruppi indigeni che verrebbero spostati dal progetto o ne subirebbero gli impatti in termini di perdita della terra. Dal 2 gennaio scorso gruppi di studenti, residenti, e ambientalisti hanno allestito un campo provvisorio per evitare che l'oleodotto passi per Minda Nambillo, riserva protetta di foresta tropicale che ospita numerose specie di animali e vegetali in pericolo di estinzione. Hanno costruito piattaforme e si sono legati agli alberi per impedire la continuazione dei lavori di costruzione. Ha inviato un messaggio di solidarieta' anche Julia Butterfly Hill, famosa ecologista conosciuta in tutto il mondo per la sua permanenza nelle secuoie del nord California: "Sono solidale con i miei fratelli e sorelle dell'Ecuador mentre si continua la distruzione e il consumo di questi ecosistemi; l'alienazione di questa foresta e dei suoi abitanti a causa dell'oleodotto e per l'estrazione del petrolio, e' assolutamente incorretta, moralmente, socialmente, culturalmente ed ecológicamente. Io e molte altre persone siamo profondamente impegnati ad appoggiare il popolo ecuatoriano per fermare questo crimine contro l'umanita' e contro la Terra".
Di fronte a questa occupazione pacifica, la prima di questo tipo in America Latina, il consorzio OCP ha dichiarato che sospende i lavori fino alla fine della stagione delle pioggie in aprile. Inoltre va sottolineato che contrariamente al discorso del beneficio che l'Oleodotto generebbe per il Paese Andino, i fatti stanno evidenziando le reali caratteristiche di quest'opera. A livello lavorativo, lo sciopero dei lavoratori della "Estacion Amazonas" rivela le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottomessi i dipendenti dell'impresa Techint. A livello tributario, l'evasione fiscale delle imposte dimostra il contributo nullo per il Paese. Addirittura il Banco Mondiale ha manifestato la sua "profonda preoccupazione" per le conseguenze ambientali del progetto dell'Oleodotto OCP. Il 19 dicembre Ian Jonson, Presidente della divisione sviluppo ambientale e socialmente sostenibile della Banca Mondiale ha indirizzato una lettera al presidente del progetto Hernan Lara nella quale segnala che "la Banca Mondiale riconosce che l'OCP e' un progetto vitale per l'Economia dell'Ecuador, pero' crediamo che quest'opera possa e si debba realizzare riflettendo una sensibilitŕ ambientale in relazione alla rotta dell'oleodotto, minimizzando gli impŕtti ambientali e sociali negativi e lavorando in congiunto con gli interessi locali per studiare problemi legittimi".
Questa sollecitazione della Banca Mondiale č stata denunciata da Ivonne Ramos di Accion Ecológica (Ecuador) e da Atossa Soltami di Amazon Watch (USA), insieme all'organizzazione Rettet Regenwald (Germania) e alle reti ecologiste internazionali Greenpace e Friends of fhe Earth Internacional che lunedi' scorso 14 gennaio sono state ricevute in udienza dal parlamento del land della Westfalia del Nord (Germania) per chiedere di abbandonare il credito di 900 milioni di dollari che la Westdeusche Landesbank ( di cui il Parlamento di Westfalia e' propietario del 43% delle azioni) ha concesso per la costruzione dell'Oleodotto in Ecuador.
E' scoppiato uno scandalo político con la denuncia di Ivonne Ramos che ha affermato: "Il progetto OCP ha violato tutte le normative nazionali, includendo precetti costituzionali come il principio di precauzione e di obligatorietŕ della valutazione degli impatti ambientali e la consulta previa con anteriorita' all'inizio dei lavori. Malgrado le varie evidenze delle irregolaritŕ commesse nella concessione da parte del WestLB del prestito di 900 milioni di dollari al consorzio OCP, i partiti politici del parlamento della Renania Westfalia del Nord hanno ratificato il procedimento venerdi 18 gennaio 2002. Non e' stata sufficiente la pressione dei parlamentari del partito Verde che fanno parte della coalizione di governo.
Di fronte a questo risultato desolante, le organizzazióni ecologiste tedesche (Urgewald, ProRegenwald, Rettent den Regenwald), ecuatoriane (Accion Ecológica, Puntos Verdes, Accion Mindo, Accion por la vida), statunitensi (Amazon Watch) e internazionali (Greenpace, Friends of the Earth Internacional, Oilwatch) si sono accordate per continuare la campagna di opposizione all'OCP. Klaus Schenck ha sottolineato che gli attivisti tedeschi stanno preparando un giro per la Westfalia per visitare tutte le succursali delle Casse di Risparmio (Sparkassen) che hanno azioni del WestLB per protestare per le misure adottate e per informare I clienti della condotta dei funzionari della Banca. Natalia Arias, attivista di Accion Ecológica, ha concluso che "le organizazióni tedesche realizzeranno proteste di fronte agli uffici del Westsdeutesche Landesbank per boicottare la banca in Germania, mentre noi continueremo la nostra opposizione qui in Ecuador".
Anche in Italia giungono gli echi di questa campagna di pressione e mobilitazione internazionale: le Ong Amici della Terra, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Cric e Terra Nueva hanno lanciato la campagna contro il coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro nel finanziamento dell'oleodotto OCP, del cui consorzio di multinazionali petrolifere fa parte anche l'italiana AGIP. La settimana scorsa si sono organizzati incontri con Ivonne Ramos di Accion Ecológica, di ritorno dalla Germania.