Ho incontrato G. I. Gurdjieff ! (O forse l'ho soltanto sognato ?)

 
Vorrei raccontarvi di un mio viaggio astrale nella Francia a cavallo delle due guerre.
Per noi gatti viaggiare nel sonno è davvero un gioco da ragazzi: basta usare un briciolo della nostra proverbiale felina immaginazione mentre ci si abbandona a Morfeo davanti alla TV accesa, magari durante il Maurizio Costanzo Show.

Ebbene, proprio durante quella mia uscita dal corpo fisico ebbi la grande fortuna (?) di incontrare il leggendario Georges Ivanovic Gurdjieff. Era la fine di agosto del 1924. Mi trovai non a caso a Fontainebleau-Avon dopo aver inseguito invano una splendida micetta d'angora che, fin dai Campi Elisi, rilasciava nell'aria un irresistibile aroma d'olio di visone mantecato con cui evidentemente era appena stata toelettata dalla sua raffinatissima padroncina. Girovagai per il lungo Senna come un clochard sfrattato da un ponte quando, ormai rassegnato all'idea di aver perduto per sempre le tracce olfattive di quella leggiadra gattina e del suo velocissimo taxi giallo, solcando a ritroso i flutti della Senna a bordo di una chiatta, mi ritrovai dentro il perimetro di quella ridente cittadina a sud della capitale. Fu proprio allora che lo sguardo mi si soffermò a rimirare l'outline di un bel maniero tardo imperiale con fuori scritto "Prieuré". L'erba gatta di quel curatissimo giardino a raso inglese forzava irresistibilmente le mie necessità corporali. Con proverbiale agilità felina discesi dal mio improvvisato naviglio fluviale e mi infilai tra le inferriate della struttura cintoria.
In fondo allo stradello d'ingresso, proprio di fronte alla veranda di quell'edificio, intravidi un umano dal corpo decisamente distrutto e così sconquassato che pareva un brandello di carne viva in un letto pulito. Preso dunque atto dei miei moti biliari e avvedendomi che si stava approssimando l'ora di pranzo, quella sanguinolenta visione sortì l'effetto di stimolare non poco la mia seconda, ma non ultima, irresistibile necessità corporale: l'appetito. Mi avvicinai, feci un paio di effusioni inarcando educatamente la schiena in segno di saluto, ci presentammo e facemmo sùbito amicizia, ma, nonostante tutta la bonarietà di cui dava sfoggio, quel brav'uomo pretese che mi rivolgessi a lui sempre ed esclusivamente utilizzando la seconda persona plurale.

Gurdjieff prese immediatamente a raccontarmi tantissimi aneddoti della sua strampalatissima esistenza, uno più incredibile e favoloso dell'altro: tutte cose che un gatto si rifiuterebbe di fare con la stessa cura con cui evita il contatto con l'acqua. Tuttavia, dei discorsi di costui mi incuriosì soprattutto un importante dettaglio. E cioè, di tutti gli argomenti da lui toccati, con abili baissements evasivi, tralasciò accuratamente proprio quello di mio maggior interesse: l'Astrologia. E questo fu proprio l'argomento di un animato debate-interview di cui ora vi espongo un breve sunto.

ASTROKATT: "Signor G, come voi stesso mi lasciate intendere, da più parti vi si contesta il fatto che nei vostri libri e nelle conferenze che avete tenuto in tutto il mondo non vi siete mai occupato esaustivamente di Astrologia. Come mai ? "

SIGNOR G: "Beh, innanzitutto, signor gatto AstroKatt, evitate cortesemente di chiamarmi signor G. Purtroppo da quando una nota industria dolciaria italiana... Gambanera... Galbunotte... Galbanina..."

ASTROKATT: "Galbusera ? "

SIGNOR G: "Già. Proprio quella."

ASTROKATT: "Ma siamo soltanto negli anni venti, signor Gurdjieff... in Italia si è cominciato a parlare di economia su scala industriale soltanto da poco."

SIGNOR G: "E a me che mi frega ? Insomma, vi dicevo che da quando la Galbusera ha assunto il famigerato Mago G. per reclamizzare i biscotti, per la vergogna ho cambiato nome trentotto volte. Per qualche tempo mi sono servito dello pseudonimo "punto G", ma con mio grande rammarico scoprii che il copyright era già stato acquisito da un bavoso ginecologo tedesco, certo Grafenberg."

ASTROKATT: "Ma questa scabrosa scoperta fece la felicità del sesso debole soltanto negli anni '50, Signor Gurdjieff."

SIGNOR G: "Gran bel rompicapo. Chi sarà stato allora quel tale che vantava i crismi di tale scoperta mentre languiva sotto ipnosi nel gabinetto del dottor Freud a Vienna ?
Ma tornando a quella vostra domanda, vi dirò che non è poi del tutto vero che non mi sono mai occupato di Astrologia nel corso della mia fin troppo interessante esistenza. Leggendo infatti tra le righe il capitolo "L'Arte" dei Belzebub's Tales si può ben osservare come quella "girandola di frottole", che è la vostra attossicata indole mantica occidentale, nella realtà dell'uomo Idrogeno 96 è tanto incapace di sortire effetti quanto lo è un eunuco incontinente dentro ad un harem di odalische nude. Il corso dei movimenti associativi del pensare ordinario operato da voi esseri umani tricerebrati, fa sì che gli shock generati dagli stimoli esterni cozzino disperatamente uno contro l'altro senza soluzione di continuità. Come direbbe il vecchio Mullah Nassr Eddin "Ci vorrebbe un semaforo ! ". E poi vorrei rispondervi con un'aforisma tratto dal Tao per un anno di Deng Ming-Dao: "I pianeti gravitano intorno al sole. Le forme gravitano intorno alla mente". Mi consenta soltanto di aggiungere a questa massima - che peraltro condivido ma non pratico - la mia personale propensione a gravitare attorno a qualche grosso barile di ammontillado, ma evidentemente soltanto quando me ne capita di buono a tiro, proprio come quello in cui ebbi la fortuna di incappare a Costantinopoli giusto di ritorno dal mio viaggio nel Gobi."

ASTROKATT: "A proposito. Ma cosa andò poi a cercare nel deserto del Gobi ? E perchè fece ritorno da quella spedizione in fretta e furia e in modo tanto rocambolesco ? "

SIGNOR G: Uh !? Si è risaputo in giro ? Beh, se non credessi ai miei poveri occhi direi che voi, piuttosto che un gatto giallo, siate un grosso topone grigio da biblioteca messomi alle calcagna dalla concorrenza con il preciso scopo di venirmi a rodere il fegato. Comunque, quel viaggio fu un'idea di Piotr Demianovich... domandatelo a lui."

ASTROKATT: "Ouspensky ? Signor Gurdjieff, quali sono stati i reali motivi che hanno indotto quel suo promettente allievo a dissociarsi dal movimento da voi fondato ? "

SIGNOR G: "Avete presente quelle due leggine che ho importato qui in Europa ? "

ASTROKATT: "Quali ? Quella del tre e del sette ? Sì. E allora ?"

SIGNOR G: "Ebbene, Ouspensky pretendeva di aggiungervi due quaterne, una cinquina, più un'ambata secca sulla ruota del Samsara."

ASTROKATT: "E voi, signore, come avete reagito a quella dotta provocazione ? "

SIGNOR G: "Ho imposto al buon Piotr Demianovich di correre per quattrocento volte lungo il periplo esterno della mia dacia di Essentuki inseguito dai miei sette pastori afgani, mentre fuori imperversava una violenta bufera di neve. Io me ne stavo al caldo dietro ai doppi vetri di una finestra e, ogni volta che Piotr passava in quel punto, io, con il volto rivestito del mio miglior ghigno satanico, gli mimavo la frase: "Questa è Astrologia ! ". Poveraccio, non si riebbe mai più. Dovette far ritorno in Europa accompagnato dal giovane John George."

ASTROKATT: "A proposito. Perchè avete volontariamente illuso John George Bennett confidandogli che soltanto lui poteva considerarsi il vero ed unico prosecutore del Lavoro ? "

SIGNOR G: "In quel periodo - ma come sempre del resto - avevo un gran bisogno di quattrini e quel giovane rampollo di buona famiglia inglese ne possedeva davvero tanti."

ASTROKATT: "Corre voce che di polli... all'Orange voi ve ne siate cucinati davvero non pochi..."

SIGNOR G: "Ma che volete, questi sono anni difficili e voialtri tanto qui in Europa quanto laggiù negli States siete disposti a trangugiarvi qualsiasi brodaglia purchè vada giù liscia come uno scadente bourbon. Tanto valeva che proponessi anch'io il mio intruglio, non vi pare ? "

ASTROKATT: Capisco. Ma torniamo in tema di Astrologia, nella fattispecie, l'esoterica. Vi risulta che qualcuno sia poi riuscito a portare alla ribalta delle scene un'edizione coreograficamente soddisfacente delle vostre "Sacred Dances" ? "

SIGNOR G: Mah ! A me risulta che un certo indiano di Poona, mi pare... Ocio... Uscio... Coscio..."

ASTROKATT: "Osho ? "

SIGNOR G: "Già, proprio lui."

ASTROKATT: "Certo, signor Gurdjieff, so bene chi è costui. Ma per le stesse ragioni valide per la Galbusera e per Grafenberg, quel santone indiano cominciò a far parlare di sè quando voi, signor Gurdjieff, eravate già morto da quel bel pezzo."

SIGNOR G: Ah sì ? Davvero molto pittoresco. Beh, insomma, non saprei dirvi com'è che so queste cose, ma quello è l'unico otoaerobico terrestre che ha almeno tentato di mettere insieme una scarna edizione coreograficamente appena passabile di quel mio lavoro. Ma purtroppo, tutte le volte che veniva rappresentata, quei suoi sannyasin terminavano puntualmente la recita con un crescendo di sesso e droghe leggere, fino a coinvolgere il pubblico. Una sorta di real theatre inter nos. Un vero festival di "tricerebrati allupati e attossicati", mi capite ? ".

ASTROKATT: Capisco. E di quel tale Battiato che mi dite ? Anche lui ha tentato di mettere in scena una rivisitazione delle Sacred Dances nel corso di quella sua opera musicale sulla Creazione."

SIGNOR G: Bah ! Quello ? Immagino che voi facciate riferimento alla Genesi. Io feci appunto parte dello sfortunato pubblico del debutto al teatro Regio di Parma... "

ASTROKATT: "Signor Gurdjieff ! Voi avete decisamente più vite di un astrogatto ! "

SIGNOR G: Non me lo ricordi, carissimo. Dopo quella ciofeca al Regio devo averne consumate ben 7 in un sol colpo."

ASTROKATT: "Senta, signor Gurdjieff, cambiando argomento, perchè René Guénon invita calorosamente i suoi seguaci a fuggire come la peste ciò che voi avete detto e scritto?"

SIGNOR G: "Beh, sapete bene che la realtà delle cose è sempre molto diversa da come viene dipinta.
Al circolo dei teosofi mi facevo con René delle indimenticabili partite a scacchi, mentre madame Blavatski, cinta unicamente di un diafano pareo giropassera, ci serviva dell'ottimo the verde anticancro di Ceylon. Un giorno, per dimostrarmi che il "sincretismo" non è semplice sovrapposizione di elementi di diversa provenienza, René sovrappose alfiere, cavallo e re sugli ultimi otto pezzi che mi restavano da muovere e naturalmente, con un bell'alfiere in quinta di cavallo, mi fece scacco matto. Non mi si dileguò mai dalla mente il sospetto che con la complicità della Blavatski egli avesse spudoratamente barato. Da allora cessai categoricamente di bere the verde e mi rifugiai nel più ingenuo - ma ben più leale - cognac francese, insieme ai miei filosofi della foresta e ai baldi dervisci tourneurs al mio seguito, i quali si sono poi rivelati fedelissimi domestici tuttofare con la bocca dello stomaco saldamente cucita."

ASTROKATT: "E per finire la solita domandina di rito. Signor Gurdjieff: cosa vede dietro l'angolo ? "

SIGNOR G: "La mia infermiera, la maledetta signorina Fleming, che ogni giorno, alle ore 12 e 30 in punto, viene a praticarmi quella pestifera iniezione sperimentale di Penicyllum che odio più di quanto ho odiato padre Borsh quando mi costringeva a quelle orribili levatacce nel cuore della notte per officiare la messa delle 5 alla comunità degli yazidi, i quali, poveri satanassi, non se la sentivano proprio di calpestare il sagrato della chiesa durante le ore diurne."

L'infermiera Fleming giunse puntualmente come predetto dal maestro. Con un impetuoso colpo di tacco a spillo quella dispotica megera mi cacciò dal giardino del Prieuré e quella fu la prima ed ultima volta che vidi quel brav'uomo. L'ultima esclamazione che udii fu: "Ahiooo !!! Che il Santo Ashyata Sheyimash ti 'strafulmini, brutta befana figlia del più nero degli hassnamuss dai tre sessi sbilanciati ! ".
Povero diavolo. Gran brutta fine quella tra le soffocanti premure di un'infermiera inglese di inizio secolo, emancipata, espatriata, diplomata, positivista, futurista, massone, tuttologa e patita di the verde.

Terminai la mia scampagnata a Fontainebleau-Avon facendo visita alla famosa ninfa di Benvenuto Cellini. Quando mi risvegliai, il Maurizio Costanzo Show era terminato da poco, pertanto ripresi nuovamente a dormire il sonno dei giusti, assolutamente certo che per quella notte non sarei più incappato in qualche altro terribile incubo indesiderato.