Orgoglio
di esser pazzi
Tenuto
celato il nostro essere pazzi dai familiari, timorosi del buon nome della
famiglia; tenuto celato quasi sempre anche da noi stessi sfiduciati segregati
debilitati dagli psicofarmaci,
Di chiamarci tali: Diversi, Pazzi. 'Diversi' nel senso di una nostra maggiore facilità rispetto le persone 'normali' ad andare su di giri, a montarci la testa; oppure al contrario ad essere estremamente demoralizzati; anche attingere talvolta spontaneamente a modi straordinari di pensiero chiamati in questo secolo allucinazioni, in altri tempi voci, visioni .. . La facilità ad assumere un umore più del normale eccitato oppure depresso e facilità per alcuni di noi ad attivare modi straordinari di pensiero, non sono a noi connaturali, sono state acquisite per reagire a circostanze esterne a noi ostili. Non sono caratteristiche permanenti. E' stata l'impossibilità a risolvere positivamente la brutta situazione personale e sociale in cui ci siamo trovati, che ci ha spinto e ci rispinge talvolta di nuovo in questo stato di netta irrequietezza e tensione e di qui ad arrampicarci sugli specchi, a cercare ed adottare - coscientemente e incoscientemente - una soluzione comunque. Soluzione che
il nostro io cosciente e incosciente ci presenta infine all'improvviso
come intuizione complessiva, soluzione quasi sempre da noi accolta come
una benedizione, una magia favorevole, spesso proprio come una magia
autentica, [talvolta avversa]. D'altra parte in quasi tutte le culture
del mondo l'illuminazione l'intuizione, le visioni, le "voci" sono giudicate
in odore di magia o proprio magiche. Su questa soluzione, non avendo altro,
ci incaponiamo.
Dichiariamo che questo essere 'pazzi' è connaturato all'essere uomo, un ricorso a modi straordinari per chi si trova in situazioni senza via d'uscita, un modo estremo per cercare di risolvere situazioni impossibili. Quasi sempre
la ipotesi su cui crediamo si rivela inadeguata a risolvere i nostri problemi;
anche perché quasi sempre si scontra con convinzioni culturali personali
familiari sociali religiose nettamente contrastanti.
Nei millenni
nei secoli nelle singole civiltà ci accompagna una fama in tempi
e luoghi alternativamente o possibilista cioè non completamente
negativa rispetto il nostro essere diventati diversi, rispetto i nostri
messaggi, i nostri ruoli - (nel passato il grosso delle pizie, degli
sciamani, provenivano dalle nostre file, .. ) -; o del
tutto negativa come nella attuale civiltà europea.
Quella degli psichiatri risulta una indebita vanteria, seppure storicamente in parte giustificata perché fino a poco fa non si avevano i mezzi di indagine scientifica adeguati. Ora il loro dichiararsi competenti, che la pazzia sia una malattia, non è più giustificato. Tanto più che il loro attuale modo principale d'intervento, gli psicofarmaci antipsicotici, risulta a lungo andare nettamente irreversibilmente dannoso per tutto il corpo - nonché essi psicofarmaci producono una mente rallentata avvilita incapace di prendere decisioni. Non neghiamo che ci sia difficile tirarci fuori dalle nostre difficoltà, sempre contingenti e reali, come difficoltà a trovare una lavoro, a sganciarci da una famiglia impaurita, ..; nonché ad uscir fuori dai mondi più o meno fantastici che ci siamo creati noi stessi. Quasi sempre non è agevole convivere con la nostra pazzia né approdare ad un terreno solido dopo un impazzimento, ma riteniamo comunque di poterlo fare meglio da soli che debilitati dalla psichiatria. L'esperienza dell'impazzimento, il suo ricordo, anche i modi straordinari di sensi allucinati, modi che in genere restano in parte accessibili anche dopo che l'impazzimento è passato, ci rende quasi tutti stabilmente diversi da prima e, vista la forte diversità di vissuto, dalle persone 'normali'. Pressoché definitivamente "diversi".
La causa principale
della attuale immagine negativa della pazzia è una convinzione comune
diffusa, una paura panica, ritenuta giustificata da fatti, di una nostra
"pericolosità"; siamo ritenuti 'pericolosi' - per
fatti di sangue - molto di più dei comuni mortali.
Ma la "pericolosità"
vera non c'è, non più del normale; seppure c'è, lo
riconosciamo, un essere "scoccianti", indigesti :
Possiamo secondo noi senza remore, a pieno titolo, vantarci di essere diventati diversi, "pazzi" se volete, noi stessi. E reclamare il diritto di esserlo senza dover 'tornare indietro' come vorrebbero i nostri familiari, che è impossibile, né subire menomazioni da parte delle sedicenti cure degli psichiatri. Lo stato di essere pazzo può essere temporaneo o permanente, vissuto molto male o passabilmente; per chi pazzo lo è stato come per chi lo è adesso vale l'orgoglio della particolare esperienza vissuta come di un evento unico; tutt'altro che il banale tran tran dei comuni mortali ! ________________________________ Riferimenti: Per la critica della psichiatria medica puoi vedere Peter Breggin :Toxic Psichiatry, St. Martin's Press 1994- Usa, e il recentissimo Furio di Paola: L'istituzione del male mentale - critica dei fondamenti scientifici della psichiatria medica - manifestolibri Roma 2000. Per la non pericolosità vedi i risultati della Fondazione MacArthur http://ness.sys.virginia.edu/macarthur/ (riportati anche in italiano sul sito web NO!PAZZIA)
(compilato da
Gilberto Nignoli per NO!PAZZIA )
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SETTIMANA INTERNAZIONALE "ORGOGLIO DI ESSER PAZZI" (MAD PRIDE) 8-15 luglio 2000
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