Fumetti
PUNTI DI SVISTA E OPINIONI IMPERSONALI...

Un mio amico medico mi ha detto che la vera differenza tra un dottore
neolaureato e un dottore con qualche anno di esperienza e' lo sguardo
smarrito... tipico del secondo.
Nel senso che, se il neolaureato si vede gia' "arrivato", il medico si vede
gia' finito. Prescrive una cura e poi si chiede se quello che ha fatto non
stronchera' in un colpo solo la vita del paziente e la propria carriera.
Il neolaureato sa di sapere.
Il medico ha l'esperienza di chi SA DI NON SAPERE. 

In termini meno drammatici, ho detto al mio amico, e' lo stesso nel nostro
lavoro. 

Lo sceneggiatore che pubblica la sua prima storia da professionista viene
colpito dalla stessa sindrome del medico neolaureato. Prende l'albo che ha
scritto, e pensa: ho il mondo in mano. C'e' il mio nome sopra. Ho Creato.
Sono Dio. In ginocchio, miseri mortali. E, barista, un altro giro. Stasera
pago io. 

L'albo viene immediatamente regalato ad amici e parenti, che poi diranno:
"Ah, quindi l'hai scritto tu... che bravo... hai messo le paroline negli
spazi bianchi, vero?"

Una conferma della celebrita' raggiunta arriva al momento di depositare un
assegno in banca. Il cassiere rigira l'assegno tra le mani, sembra
riconoscere il nome.
"Scusi, sa, ma io la conosco... lei e' uno dei disegnatori di Dylan Dog?"
"Beh... non proprio... io non disegno, scrivo. Faccio una cosa che si
chiama..."
"Non me lo dica, ho capito... lei e' quello che fa Brendon Mystére..."

Ma fa niente. E' bello essere una celebrita'. Pensi ai Beatles, mentre una
ragazzina si sporge dal finestrino della sua Panda e ti urla dietro. Ti
occorre qualche secondo per capire che le hai rigato la fiancata uscendo
dal parcheggio.

Alla prima intervista per una fanzine, mi raccomando, datti un tono.
Sollecita democraticamente il fanzinaro a darti del tu, ma senza
concedergli troppa confidenza. Niente pacche sulle spalle, insomma.
Usa un tono di voce basso quando parli, ma quando passa una bella ragazza
con un albo di Dylan Dog sottobraccio, enfatizza strategicamente alcune
parole: "Ne parlavo proprio l'altra sera, a CENA a casa di TIZIANO insieme
ad ALFREDO CASTELLI..." (e se la ragazza indossa una T-shirt di Che
Guevara, azzarda: "e proprio in quel momento ha telefonato FAUSTO...")

E poi hai l'occasione di farti perdonare dalla ragazza della Panda
invitandola in un localino "in". Ora che sei un Autore puoi permetterti di
offrirle il cocktail di gamberetti, oltre che di ripagarle la fiancata
della macchina.

Passano i giorni. Ti concedi qualche rilettura del tuo capolavoro. Ah, come
scorrono bene i dialoghi. E i personaggi sono tutti ben caratterizzati. Il
finale, poi, e' spettacolare, si', ma ha quella giusta nota di amarezza,
per non fare il solito finale consolatorio. Il disegnatore, poi, ha seguito
alla lettera tutte le mie indicazioni. Ho fatto bene a fargli descrizioni
di quindici righe. Sono Dio. Inginocchiatevi, miseri mortali.

Ecco, questo stato di piacevole euforia non artificialmente indotta dura il
tempo necessario a produrre altre tre o quattro sceneggiature.
Alla quinta sceneggiatura il neo Autore rilegge la prima che ha scritto.
E le ginocchia cedono.

Fatalmente, il plot rivela una falla piu' grande di quella aperta
dall'iceberg sul Titanic. 
I dialoghi non "scorrono" piu'. Suonano goffi, forzati. Per magia, tutti i
refusi balzano all'occhio contemporaneamente. E uno cambia addirittura il
senso della frase che rivelava il "messaggio" della storia.
La battuta di pag.15 non fa ridere, e per giunta, facendo zapping, la senti
pronunciare da Christian De Sica in un film di Vanzina.
Il finale... mio Dio, com'e' affrettato. Due pagine e bum, il cattivo
muore. Perche', perche' mi sono allungato tanto nel prologo?

L'incontro casuale con un vecchio amico da' la mazzata finale: 
AMICO: "Ho letto solo ieri la tua prima storia... complimenti!"
AUTORE (nervoso): "Ma che fai, sfotti? Guarda che non e' giornata..."
AMICO: "Ma cosa dici? Dicevo sul serio, la storia mi e' piaciuta..."
AUTORE (sbotta) "FA SCHIFO!"
AMICO (offeso): "E va bene... se lo dici tu che l'hai scritta, hai ragione,
fa schifo. Anzi, sai che ti dico? Ma va' a cagare, va'!"
(si allontana indispettito).

Dopo questo, e' difficile ricominciare a scrivere. Scarti qualunque idea,
perche' tanto "e' tutto gia' visto" o "diranno che ho copiato". Oppure
"Sarebbe bello, ma ci vorrebbero trecento pagine." O meglio: "Se avessi un
disegnatore bravo per questa storia... ma non ce l'ho."
Roso dal dubbio, finisci per scrivere a due giorni dalla scadenza, usando
-per fare piu' in fretta- abbreviazioni incomprensibili che il disegnatore
non capira' mai. "In CM vediamo A e B ripresi in FI che vanno a SX mentre C
e' in PPP di 5."
Nel giro di un anno l'orgoglioso creativo che eri si e' trasformato in una
pappetta gelatinosa. A questo punto guardi con orrore il collega "anziano"
(ha solo qualche anno piu' di te) autoflagellarsi nelle interviste con le
immancabili parole: "Oh, io non sono che un umile artigiano al servizio di
questo medium meraviglioso..."
L'alibi e' a prova di bomba. I lettori sono soddisfatti. Amico, se tu
avessi ambizioni artistiche ti diremmo che e' una schifezza, ma che
diavolo, sei solo un umile artigiano, sei simpatico e ci fai ridere, quindi
ti lasceremo in pace. Non rubiamo le caramelle ai bambini. Noi ci battiamo
contro GLI UOMINI.
I cavalieri neri della Critica spronano i cavalli e si allontanano al
galoppo, e il povero sceneggiatore peone tira un sospiro di sollievo,
tornando alla sua macina.
Alcuni, invece, non saranno mai toccati dai Cavalieri Neri della Critica,
perche' sono al sicuro dentro il bunker del cinismo. Le porte sono
sprangate, e nessun gas tossico emanante dalle Recensioni puo' filtrare. 
"Non e' che un lavoro. Lo faccio per i soldi. Non rileggo neanche gli albi
che scrivo."
"Ma certo che sono cazzate. Sono solo fumetti. Se volete dell'arte, leggete
i libri. Se cercate dei messaggi, aprite la vostra e-mail e buona fortuna."

E tu allora cosa fai?  Nella trincea che ti sei scavato a meta' strada tra
Artigiano Farm e Cinismo Shelter, una mano misteriosa ha issato un
cartello:  NOBODY KNOWS ANYTHING. E' un motto che tutti conoscono a
Hollywood (un posto dove metti un piede a terra e calpesti i resti senza
nome di qualche sceneggiatore). 
"Nessuno conosce niente" significa che, qualunque cosa tu
scriva/componga/canti/diriga, nessuno sara' mai in grado di predirne il
risultato. 
Per il fumetto e' la stessa cosa. 
Fai il tuo lavoro e ci metti tutta l'energia, tutta la buona volonta',
tutto l'impegno, persino la passione. Scrivi e dopo riscrivi ancora,
perche' la prima stesura era si' buona, ma si poteva migliorare. Riscrivi i
dialoghi per adattarli meglio ai disegni, dove e' indispensabile indichi i
cambiamenti da apportare ai disegni, suggerisci un'inversione di vignette,
sposti una sequenza intera.
E dopo...
dopo, la storia e' brutta. Te lo dice la tua fidanzata, te lo dice il
redattore che l'ha controllata, te lo dice il tuo piu' caro amico, te lo
dice il fanzinaro che la recensisce, te lo dice il lettore che scrive alla
casa editrice per protestare.
Non e' possibile. Eppure ci avevi messo tutta l'energia, la buona volonta',
etc...
E a questo punto, mentre una musica ossessionante parte in sottofondo, una
spirale ti avvolge, e comincia il processo con cui la larva che sei dara'
vita a una meravigliosa farfalla. Forse.

FASE 1: incredulita'. Non puo' essere, non e' possibile che questa storia
sia brutta, ci sara' qualcuno a cui e' piaciuta... e c'e', infatti. Un
lettore ti scrive per farti i complimenti, e dopo ti dice che e' un fan dei
Vanzina, che gli piace Eros Ramazzotti, che guarda tutti i film di Chuck
Norris. Non e' il genere di compagnia che vorresti avere a cena. E nemmeno
per fagocitare un tramezzino al bar. Quindi questa e' la conferma che la
storia e' brutta.

FASE 2: individuazione delle responsabilita'. La colpa e' del disegnatore,
che non ha rispettato le mie indicazioni. E poi avevo l'influenza quando ho
scritto il finale, stavo poco bene, avevo trentasette virgola due di
febbre. E' stato quel periodo tremendo che stavano restaurando la facciata
del palazzo, rumore di martelli e scalpelli tutto il giorno, non riuscivo a
concentrarmi. E dormivo male, anche. E mi era pure venuto uno sfogo sulla
faccia. E in ogni caso in redazione non mi hanno detto niente, anzi,
Antonio mi ha anche fatto i complimenti, maledetto bastardo, mentiva
sapendo di mentire.

FASE 3: ammissione di responsabilita'. E' colpa mia, perche' la storia l'ho
scritta io. Non c'e' altro da fare, se non un...

FASE 4: ...esame di coscienza. Ora rileggo la storia. Cerchero' di leggerla
criticamente, tenendo conto di ogni osservazione, per capire dove ho
sbagliato. Ecco, l'ho riletta. E continuo a pensarla esattamente come
prima: a me piace. E' PROPRIO BUONA!!!!

FASE 5: Ritorno sui propri passi, ritrovamento dell'orgoglio smarrito,
riaffermazione della propria identita': ho ragione io, e al diavolo tutti,
la storia era proprio buona. Ascesa dell'ego...

FASE 6: ... e caduta negli abissi del cinismo. Ah, e' cosi'? E allora andate
all'inferno, non capite la mia arte, non gettero' piu' perle ai porci, la
prossima volta scrivero' la prima cosa che mi passa per la testa, "buona la
prima", amen e cosi' sia, purche' mi paghino.

FASE 7: Realizzazione della storia successiva in tutta fretta, dieci tavole
al giorno, nessuna interruzione per documentarsi, e solo quel minimo di
revisione indispensabile a evitare refusi e contraddizioni nel plot. Segue
consegna e responso tiepido della redazione, responso peraltro accolto con
una scrollata di spalle e uno sprezzante "tse'" sulle labbra. Prendete la
sceneggiatura, e se non volete pubblicarla sapete dove ficcarvela. E questa
e' la ricevuta, ora cacciate l'assegno.

FASE 8: uscita dell'albo in edicola e reazione entusiasta del pubblico,
lettere e fax di complimenti, una stretta di mano da quel tuo collega che
ti reputava un miserabile scribacchino fino al giorno prima, il tuo vecchio
professore di liceo si fa vivo per dirti che ha letto l'albo e gli ha
piaciuto, le fanzines ti danno quattro pallini, la bionda del pub dietro
l'angolo ti allunga una birra gratis e il suo numero di telefono (*).

FASE 9: stupore assoluto e ricerca delle cause di tutto cio' (e ricerca del
numero di telefono della bionda, che non ricordi piu' dove hai messo). Come
puo' una storia scritta in questo modo, alla "come viene viene", essere
bellissima? Atroce dubbio: non sara' che ho scritto "di getto" perche' ero,
come si dice banalmente, "ispirato"? Non sara' che ho evitato di riscrivere
perche' sotto sotto SAPEVO che andava bene, SAPEVO quello che stavo
facendo, e non perche' avevo fretta di essere pagato? Ma se sapevo tutto
questo, come facevo a NON SAPERE quale sarebbe stato il risultato?

FASE 10: contemplazione delle stelle in una notte serena e accettazione del
destino. Accettazione del fatto che SAI DI NON SAPERE. Che fai quello che
fai perche' ti piace farlo, perche' AMI farlo, e NOBODY KNOWS ANYTHING, tu
non sai come sara' accolto quello che fai, non sai se e quanto sara' buono,
ma lo fai comunque, e anche se cerchi di ingannare te stesso lo fai al
meglio delle tue possibilita', lo fai perche' c'e' una vaga possibilita'
che tu scelga il segnale giusto, la frequenza che ti mettera' in
comunicazione con altre persone, che avvicinera' tra di loro stelle sospese
nello spazio a milioni di anni luce di distanza, che ti rendera' parte,
povera piccola larva, di una magia piu' grande di te. 

L'EPILOGO e' il giorno dopo, in un'ora qualsiasi, col rumore del traffico
dalla strada e di un aspirapolvere dall'appartamento di sopra. In primo
piano, dita che si muovono sulla tastiera del computer e con un leggero
movimento di macchina carrelliamo sul monitor e zoomiamo sulle parole:
TAVOLA 1.
Stacchiamo sul volto dello sceneggiatore, con gli occhi persi in un qualche
punto dell'universo e lo sguardo smarrito, come se fosse un chirurgo che
esercita da qualche anno e prega un dio sconosciuto che le sue mani
-stacchiamo di nuovo sulle dita che battono i tasti- sappiano che cosa fare.
Dissolvenza in nero, scorrono i titoli di coda. 

MICHELE MEDDA

NOTA (*) In questo articolo sono inseriti per motivi spettacolari alcuni
particolari di pura fantasia. Quelli di fantasia ancora piu' pura sono
contrassegnati con un asterisco. 

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