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LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

"Animali d'Inghilterra, / d'ogni clima e d'ogni terra, / ascoltate il lieto coro: / tornerà l'età dell'oro! "
E' questa la strofa iniziale della canzone rivoluzionaria che si sente nella "Fattoria degli Animali", l'opera più originale e critica del famoso scrittore indiano (ma adottato dall'Inghilterra), George Orwell. Il libro, una critica dura contro la stupidità e l'inutilità di chi crea regimi totalitari in uno stato (specialmente contro la figura di Stalin), ripercorre l'ascesa al potere di un gruppo di maiali campagnoli che, dopo aver cacciato i padroni sfruttatori nella rivoluzione della fattoria, si ergono a nuovi leader del gruppo. Non passerà molto tempo però che i maiali si riveleranno un male peggiore dell'uomo e mostreranno a tutti la vera caratteristica del nuovo ordine: i liberatori si trasformano in feroci schiavisti, aguzzini, restaurando non solo un totalitarismo assoluto tra gli altri animali, ma anche dando vita ad una vera e propria dittatura "suina". Utilizzando la favola come espediente letterario, l'autore crea una feroce critica politica contro l'oppressione, la cattiveria e lo schiavismo dei popoli; non importa se i protagonisti hanno l'aspetto di dolci maialini, oche, cavalli e qualche cane, tutti possono abusare della loro posizione sociale e trasformarsi in un pericolo per la collettività. Da notare soprattutto il fatto che gli stessi dittatori suini capiscono e apprendono molto velocemente gli usi e le abitudini turpi degli uomini, tanto che alla fine, quando maiali e umani si alleano per governare la fattoria (lo stato), nessuno seppe più distinguere chi fosse uomo e chi bestia. Non si può quindi che accettare e condividere quella celebre frase del romanzo che in poche parole spiega il senso della storia: "Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri", ed effettivamente la vera giustizia non esiste nella fattoria che avrebbe dovuto portare gli animali a dominare il mondo, come non esiste nella società moderna dove molti uomini promettono tante cose, portano speranze e poi si rivelano come i maiali della storia che spinti da buone intenzioni, prepararono la strada per l'inferno spacciandola per quella del Paradiso.

Scrivi a J. Ricky!
Sono stati tanti negli ultimi 50 anni gli allestimenti teatrali dedicati a questo celebre testo di Orwell.
Stavolta dietro il sipario c'è la compagnia dell'Abeliano.
Un allestimento giovane, fresco, effervescente
Un vero e proprio musical che, nei costumi e nelle coreografie, acquista tutti i connotati di un "Cats" all'italiana.
Ottimi gli attori, tutti giovanissimi, che dimostrano un buon affiatamento di gruppo e un apprezzabile studio sull'antropomorfizzazione dei personaggi.
Più debole la parte musicale, penalizzata dal ricorso alla musica registrata e da alcune canzoni non troppo ispirate e tendenti al melenso.
Le parte migliori dello spettacolo sono quelle danzate, con alcuni momenti coreografici corali quali "la rivoluzione degli animali" e "il golpe dei maiali" davvero emozionanti.
E alla fine, su pagina o su pentagramma, l'amara verità è una sola: quattro gambe bene, due gambe meglio.
 
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