CHARLIE
CHAPLIN - IL GRANDE DITTATORE
Nel 1940 gli Stati Uniti sono ancora decisi a non mettere mano nel conflitto;in
compenso l'Europa e'abbastanza scossa da un pazzo che si spaccia per salvatore dell'umanita'e
parla di "pure razze ariane" o altre astrattezze che sconcertano tutte
quelle persone ragionevoli che hanno deciso di non seguirlo.
Non sono pochi a notare una curiosa analogia fra l'uomo piu'detestato
e il piu'amato(in quel periodo)del mondo:i due uomini sono Hitler e Chaplin,e
l'analogia sta nei baffetti. "Me li ha copiati!", sbotto'sarcastico il
regista riferendosi ad Hitler, qualche anno prima che tirasse fuori la
sua natura sanguinaria. Forse allora non si sarebbe mai immaginato di fare
un film interpretando la sua parte,ma di certo aveva gia'in mente la sua
ideologia anti-dittatoriale e in generale anti-oppressiva,rappresentata
dal suo personaggio eternamente libero in un mondo che vorrebbe fare di
tutto per imprigionarlo.
Quando si guarda Il grande dittatore si prova uno strano senso di godimento
interiore,perche'si ha l'impressione di avere a che fare con un libero
pensatore a 360°,la voce della democrazia levata in un momento in cui
la tirannide sconvolgeva gli animi degli uomini e degli uomini politici
preoccupati perche'sapevano bene che le guerre non si risolvevano con la
retorica.Eppure un artista come Chaplin,non essendo coinvolto direttamente
nella guerra,poteva permettersi di essere un po'meno pessimista,e la celeberrima
perorazione finale di ben 6 minuti,se fa effetto ora,figuriamoci come poteva
colpire gli animi afflitti dei cittadini colpiti piu'direttamente dalla
follia omicida nazista!.
Cosi',Il grande dittatore e'il film di un uomo libero,che prende per
i fondelli le dittature,gioca su un registro ironico piu'leggero quando
sposta il suo obiettivo sul ghetto(anche se,negli anni seguenti,l'autore
ammise la sua ignoranza riguardo alla vera condizione dei lager nazisti,e
il suo rimorso perche'non ne avrebbe mai fatto oggetto di farsa),ma soprattutto-e
questo e'l'elemento piu'sconcertante del film-decide di calarsi personalmente
in due personaggi cosi'nettamente opposti,non solo dal punto di vista della
classe sociale, ma anche-e soprattutto-della conformazione
mentale:una follia positiva quella del piccolo barbiere ebreo,che cerca
di reintegrarsi nella societa'dopo aver passato 20 anni in un centro di
riabilitazione mentale in seguito ad un incidente nella prima guerra mondiale;la
follia negativa del dittatore Hynkel,che pure riesce a farcelo risultare
simpaticissimo coi suoi farfugliamenti in tedesco e la sua mania di esaltazione
risolte con efficacissime trovate coreografiche(come il ballo col mappamondo):
se ora l'immagine di Hitler non ci risulta cosi'odiosa,lo dobbiamo a Chaplin,che
con la sua caricatura non solo non ha estremizzato i suoi difetti ma in
piu'ne ha edulcorato la carica negativa.
Su queste due facce diverse di Charlot si potrebbe rimanere a parlare
per ore: che Hynkel sia l'estremizzazione di quella carica ribelle sempre
insita nel personaggio di Charlot fin dalle sue origini???chissa'…
Le scene da antologia da citare sarebbero tantissime e molte si conoscono
gia'.
Il grande dittatore e'il primo film parlato di Chaplin,ma di fatto
ha preso due piccioni con una fava,perche'le esigenze del pubblico non
erano state tradite,ma allo stesso tempo lui non reprimeva la sua sensibilita'artistica,mostrando
come il linguaggio visivo riuscisse a farla vinta anche stavolta sui dialoghi,che
non acquistano mai una parte preponderante nel film (a parte il discorso
finale gia'piu'volte accennato)
IL GRANDE DITTATORE (1940)
Scritto,diretto,prodotto,musicato e interpretato da Charlie Chaplin
Fotografia:Rollie Totheroh,Karl Strauss
Scenografia:J.R.Spencer
Montaggio:Willard Nico
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