Rassegna Medico Chirurgica

Anno XVII Vol.XVII ,1,1996 : 13 - 15


IL MEDICO NEL SERVIZIO DI EMERGENZA TERRITORIALE: QUALE PROFESSIONALITA' ?

(Comunicazione al I° Congresso Nazionale per Operatori del Servizio di Emergenza Sanitaria "Sistema 118" - Rieti -14/15 giugno 1996)

F. Clemente - V. Davinelli

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Osp. "A. Cardarelli" - Campobasso

Servizio di Pronto Soccorso e Terapia d'Urgenza

Primario F.F.: dr. V. Davinelli

ISSN 1123 - 9166



Riassunto

Gli AA. hanno sviluppato uno studio sul ruolo del medico nel servizio di emergenza territoriale ed hanno esaminato le realtà di Centrali Operative già funzionanti nelle quali è già impiegato il medico nelle cosiddette autoambulanze medicalizzate. Ne è risultato che il medico impiegato debba possedere competenze multidisciplinari (medico generalista) e debba essere in grado di effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonari di base ed avanzate (medico intensivista), mentre è poco utile, antieconomico e sottoutilizzato, un medico specialista e settoriale, ancorché specialista in anestesia e rianimazione. Al contrario tutte le branche specialistiche della medicina trovano un valido impiego nella formazione professionale del medico addetto all'Emergenza Territoriale.


Introduzione

L'evoluzione storica del Servizio di Emergenza Territoriale - 118 tende a spostare l'interesse sempre di più verso la creazione di una equipe sanitaria fondamentalmente composta da un medico opportunamente coadiuvato da un infermiere professionale. In effetti per rispondere all'obiettivo di ridurre i tempi e rendere efficaci gli interventi nei casi di eventi acuti che avvengono al di fuori della struttura ospedaliera bisogna disporre di un apparato di facile consultazione e di una strategica distribuzione di forze sul territorio in grado di poter e saper affrontare in breve tempo tutte le evenienze.

Poiché l'unica figura professionale abilitata a porre una diagnosi e a prendere una decisione terapeutica è quella del medico, non si può prescindere dalla sua presenza.

Le considerazioni sulla tipologia delle prestazioni richieste a questo particolare medico portano a concludere che egli debba possedere le competenze multidisciplinari proprie del medico dell'urgenza, e cioè che sappia inquadrare e trattare tutte le patologie, da quelle banali a quelle di estrema gravità, sappia muoversi nelle situazioni disagiate che il territorio presenta, sappia utilizzare nella maniera più corretta le risorse a sua disposizione.

Si vede pertanto idoneo a queste funzioni un medico specificamente abituato ed ulteriormente addestrato alle molteplici varietà dell'urgenza e della emergenza, siano esse di tipo sanitarie che non, mentre non si ritiene idoneo un medico con impostazione e cultura di tipo altamente specialistiche, che per essere estremamente settoriali finiscono per diventare riduttive.

Materiali e Metodi

Quanto anzidetto risulta particolarmente evidente quando si considera, ad esempio, l'impiego della cosiddetta ambulanza di rianimazione.

Questa, formata da personale medico ed infermieristico altamente specializzato, trova un impiego molto limitato, e non solo perché le necessità che realmente lo richiedono sono molto basse, ma anche perché ha tempi di intervento più lunghi in quanto si muove solitamente dalle sedi ospedaliere. Fra l'altro la stima a monte in Centrale Operativa della necessità o meno di un intervento di una equipe di rianimazione, comporta una legittima percentuale di errore, sia nel senso di sovrastima che di sottostima della chiamata stessa, con un conseguente uso inappropriato ed una sottoutilizzazione di una professionalità così alta. Inoltre quando l'intervento della equipe di rianimazione è previsto in seconda battuta, cioè dopo che sia intervenuto un primo mezzo di soccorso, questo, se non ha medico a bordo, fa bene a guadagnare tempo provvedendo direttamente al trasporto del paziente presso una struttura protetta, cioè l'ospedale più prossimo, che spesso è la stessa da cui sarebbe dovuta partire l'equipe specializzata, e se invece ha il medico, sarà lui stesso, obbligatoriamente ed improcrastinabilmente, a praticare tutti i presidi necessari al supporto vitale avanzato.

Sono state esaminate diverse Centrali Operative già attive nel nord-Italia ed si è riscontrato che a Bologna, Parma, Grosseto, Milano, Torino, ed altre, sulle ambulanze di rianimazione prendono posto regolarmente medici non specialisti addetti all'emergenza, medici ex-art. 22 o specializzandi in anestesia e rianimazione; a Trento, Ravenna, Firenze, e nei numerosi altri 118 in cui è attiva la cosiddetta "Auto medicalizzata" o "Autoambulanza medicalizzata", essendo questa provvista degli stessi presidi per l'emergenza di cui è dotata l'ambulanza di rianimazione, non è prevista una equipe specializzata.

Conclusioni

L'auto medicalizzata, cioè un'auto che trasporta personale medico ed alta tecnologia, con i presidi necessari alla rianimazione cardiopolmonare, non richiede l'aggiunta di un'autoambulanza di rianimazione, fondamentalmente corredata degli stessi presidi, e la logica e l'esperienza delle Centrali Operative già funzionanti portano a ritenere che qualsiasi medico si trovi primo di fronte ad una patologia ad altissimo rischio di vita può e deve praticare la terapia rianimatoria necessaria nella prima fase di soccorso. In maniera sostanzialmente analoga, quindi, nessuna delle figure professionali specialistiche ed ultraspecialistiche attualmente esistenti trovi un diretto impiego nell'Emergenza Territoriale, vista la molteplice varietà di eventi che capita di incontrare. Tuttavia esse sono fondamentali nel concorrere alla formazione di una particolare figura professionale che abbia competenze multidisciplinari e non settoriali, definibile "Medico dell'Urgenza", il quale, opportunamente addestrato, può consentire risparmio ed efficienza all'intero sistema.


Bibliografia

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