NOTIZIE IN BREVE
DA NATURE:

INDIVIDUATI NUOVI GENI RESPONSABILI DELLA LONGEVITA'

Ricercatori francesi sono riusciti ad aumentare considerevolmente la durata della vita di topolini transgenici senza tuttavia alterare il loro stato di salute. Lo rivela uno studio realizzato da alcuni ricercatori dell'Inserm e pubblicato sull'ultimo numero di Nature. Fino a oggi si era riusciti a ottenere un risultato anaologo solo su alcuni invertebrati, l'ormai celebre C. elegans, i moscerini della frutta e anche su alcune cavie, ma queste risultavano poi essere affette da sterilità e nanismo. Il lavoro diretto da Martin Holzenberger dell'Ospedale Saint-Antoine di Parigi in collaborazione con l'Institut national de la recherche agronomique (Inra), ha invece puntato l'attenzione su un gruppo di geni implicati nella longevità.

I ricercatori francesi hanno studiato alcune cavie transgeniche alle quali avevano tolto il gene che assicura la sintesi di un recettore, l'Igf-1 (Insulin-like Growth Factor tipo 1), presente in abbondanza sulla superfice di quasi tutte le cellule che compongno l'organismo e che gioca un ruolo chiave nella crescita pre e post natale. I topolini transgenici sono nati con un peso corporeo normale, appena inferiore tuttavia a quello medio degli altri topolini non trattati (sei per cento nei maschi e otto per cento nelle femmine) e con un ritmo di crescita più lento. I topolini mutanti sono poi stati allevati normalmente fino alla fine naturale dei loro giorni, e i ricercatori hanno rilevato che i loro meccanismi biologici, metabolismo, fertilità, incidenza delle varie patologie, sono stati uguali a quelli degli altri topolini. Solo la loro aspettativa di vita era diversa da quella degli altri di una discreta percentuale: il ventisei per cento in più.

 

AIDS: UNO STUDIO METTE IN DUBBIO L'EFFICACIA DEI VACCINI.

Cattive notizie per chi lavora ai vaccini contro l'Aids. Una ricerca pubblicata su Nature mette infatti in dubbio l'efficacia di molti preparati allo studio, perché dimostra che la risposta del sistema immunitario su cui si baserebbe la protezione può non essere sufficiente a proteggere dalla malattia. I vaccini in esame, infatti, mirano a ottenere una risposta da parte di linfociti di tipo CD8. La stessa risposta si ottiene con un tipo di terapia antiretrovirale che, se somministrata immediatamente dopo aver contratto l'infezione, sembra in grado di controllare la progressione della malattia. Tuttavia, nel caso analizzato da un gruppo di medici inglesi e statunitensi, questa terapia (e quindi la risposta immunitaria scatenata) non è bastata a proteggere il paziente dall'attacco di un secondo tipo di virus, leggermente diverso dal primo. I virus Hiv sono numerosi, e di vario tipo. Se per ammalarsi è sufficiente che un virus un po' diverso da quello con cui è stato costruito il vaccino infetti l'organismo, allora l'immunizzazione potrebbe rivelarsi inutile.

 

 

 

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