HO
VISTO UN GENITORE CHE...
Ho visto un genitore sgridare
il proprio figlio perché si era lasciato battere da un avversario solitamente
più lento...
Ho visto un genitore
minacciare proprio figlio perché in uno slancio d’altruismo aveva lasciato
vincere un proprio compagno di squadra...
Ho visto un genitore che si
è catapultato sul circuito di gara per inveire contro i giudici “colpevoli”
del malfunzionamento delle apparecchiature cronometriche...
Ho visto un genitore tirare
un pattino ad un ragazzo perché era arrivato secondo...
Ho visto molti genitori far
piangere i propri figli al termine di una gara...
Ho visto un genitore
sbraitare contro il giudice che aveva “sbagliato” il tempo della figlia...
Ho visto troppi genitori
improvvisarsi allenatori...
NON ho quasi mai visto un
genitore incoraggiare la sportività nel proprio figlio...
Mi chiedo allora se oltre
alla miopia sono io che ho altri problemi di vista o se forse, c’è veramente
qualcosa che non convince in questi rollergenitori; questi personaggi che molto
spesso nella storia di tante società di pattinaggio hanno giocato un ruolo
fondamentale, chi nella gestione, chi nella contabilità, chi nel settore
tecnico o educativo. È innegabile che raramente come negli altri sport, i
genitori dei pattinatori molto frequentemente, forse troppo, partecipano
attivamente agli allenamenti, alle decisioni tecniche, alla scelta di quali
persone debbano o non debbano entrare a far parte della società. La mia non
vuol essere semplicemente una denuncia contro l’ingerenza dei genitori nella
gestione del nostro sport, poiché un genitore svolge un ruolo importantissimo
nella carriera sportiva dei nostri atleti. Sono loro che accompagnano i figli
agli allenamenti, sono loro che fanno sacrifici, spesso proibitivi per fare in
modo che i propri figli continuino a pattinare; spesso si sobbarcano di notevoli
spese, dedicano quelle poche ferie che li spettano nelle trasferte piene e
stressanti dei ragazzi, ma è anche vero che tutto ciò non giustifica l’abuso
di potere di cui talvolta si approfittano. Mi rivolgo pertanto in primo luogo ai
genitori, pregandoli di ricordarsi qual è il proprio ruolo nei confronti dei
propri figli, ossia un ruolo di educatori e
formatori del carattere, il ché passa anche attraverso lo sport; si ricordino i
genitori che lo sport, soprattutto quello agonistico è un settore per certi
versi crudele e selettivo; cosa rimane di una vittoria conquistata con
scorrettezze, o anche semplicemente in un clima di tensione e costrizione? Quale
genitore vorrebbe che proprio figlio partecipasse in uno sport dove la vittoria
è l’unico e solo obiettivo? Se è vero che per la Federazione e gli annali
vince soltanto il primo, i genitori possono contribuire a fare in modo
che i vincitori siano più di uno; e per fare questo devono evitare di
combattersi tra loro o di affrontare le reciproche antipatie attraverso le gare
e le prestazioni dei figli...
E mi rivolgo agli atleti
affinché si riprendano ciò che spetta loro, ossia uno sport che sia
divertente, che offra occasione di misurarsi e confrontarsi con gli altri. È
vero che molti di voi si allontanano dallo sport perché stanchi delle continue
pressioni e dei sacrifici degli allenamenti; ma se ci ragionate un po’
capirete voi stessi che, almeno per buona parte di voi, non siete tanto stufi
del pattinaggio o di pattinare che continua a piacervi quanto piuttosto
d’altre cose che vi danno fastidio di cui spesso la colpa è di persone che
poco hanno a che fare con lo sport; e quanto ai sacrifici, è vero ce ne sono,
ma ce ne sono ovunque e in ogni sfida che affrontate, e se paragonati ad altri,
non sono nemmeno poi così tanti e gravosi. Quindi riprendetevi gli allenamenti
e la voglia di gareggiare e considerate i vostri allenatori i primi alleati in
quest’obiettivo.
Forse sarà un’esagerazione, qualcuno potrà dire che sono l’unico a vedere che le cose non vanno come dovrebbero andare, allora a questo qualcuno rispondo che forse aveva ragione la torre di Pisa: “Sono gli altri ad essere storti!”.
di Simone Ciccolella
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