|
Sandro Ciotti
conduttore della DS |
|
|
ROMA. E' morto a Roma all'età di 75 anni
Sandro Ciotti, non solo giornalista come la gran parte di noi lo ricordano,
ma anche calciatore, violinista, critico musicale e compositore, lui voleva
essere ricordato anche per questo.
Nato a Roma nel 1928, come padrino di battesimo aveva
avuto il poeta Trilussa. Da ragazzo fece studi classici, a cinque anni
cominciò a suonare il violino, a tredici entrò a giocare a pallone nelle file delle giovanili della Lazio. Ben presto
capì anche di avere un grande amore per il giornalismo. Dal 1958 ha
raccontato in Rai con la sua inconfondibile voce lo sport italiano, nel
1960, fece la sua prima radiocronaca di una partita: il match era Danimarca-Argentina, valido per il torneo delle Olimpiadi di Roma. Ciotti fu
anche il "narratore" dell'epopea rossoblù, di quel Cagliari che nel '70
conquistò il suo unico scudetto grazie alle imprese di Riva. La sua voce
inconfondibile ha fatto vivere ai tifosi sardi, ma non solo, tanti momenti
di gioia perché il suo modo di raccontare il calcio era pressoché unico. |
|
Oltre al calcio, più di 2400 le partite raccontate per la Rai,
seguì per radio e televisione anche 15 Giri d'Italia, 9 Tour de France, 14
Olimpiadi, 8 mondiali di calcio, 38 Festival di
Sanremo e... 40 sigarette al giorno. Firmò una serie di documentari
come "La morte di Bandini", sul pilota italiano della Ferrari, e "Morte di
Tenco". Dal 1986 al 1991 condusse la Domenica Sportiva. Aveva preso quel timbro così roco e caratteristico dopo 14 ore
consecutive di diretta sotto la pioggia, durante le Olimpiadi di Città del
Messico nel 1968 e gli era rimasto appiccicato addosso facendo di lui il
simbolo di 30 anni di calcio radiofonico e poi anche televisivo. Ciotti era
il massimo per narrare le imprese degli eroi del calcio. Quello in
particolare degli anni sessanta e settanta, quando allo stadio andavano
ancora le famiglie. Quello delle figurine che si attaccavano sull'album con
la coccoina, Ciotti non stava sulla raccolta Panini ma era come se ci fosse.
Era il calcio di quando non si poteva sapere il risultato del primo tempo
prima che cominciasse il secondo, e allora tutti con la radiolina
all'orecchio perché Ameri, Ciotti, Bortoluzzi in studio, Provenzali,
Ferretti, Luzzi dai campi della serie B, svelavano il mistero mentre
cominciava "Tutto il calcio minuto per minuto". |
Nella cabina radio dell'Amsicora,
dove si tolse grandi soddisfazioni quando descriveva i gol di Gigi Riva al
punto di materializzartelo davanti ai nostri occhi, lui non mancava mai, il 12 aprile
1970 alle ore 16,38 quando Bobo Gori segnò il gol della vittoria che
consegnava al Cagliari il suo primo e unico scudetto lui era lì, era
innamorato di quella squadra, della città e dei tifosi, quel Cagliari per
lui fu un diversivo che si oppose allo strapotere delle grandi, fu la prima
volta che lo scudetto approdò al sud. Andrea Arrica, presidente dello
scudetto, lo ricorda come un amico che condivideva con lui e i tifosi gioie
e dolori, il campionato, la notte dello scudetto trascorsa a casa sua,
l'infortunio a Riva al Prater di Vienna, momenti indimenticabili di quel
Cagliari indomabile. Fu proprio nel capoluogo sardo che il 12 maggio 1996
decise di chiudere la suo lunga carriera da radiocronista, salutò il suo
immenso pubblico proprio dalla postazione Rai del Sant'Elia, dove i rossoblu
inflissero un secco 2-0 al Parma di Zola, con: "Il mio più cordiale a
risentirci". |
|
Il glorioso stadio Amsicora |
|