In questa pagina voglio raccogliere le domande (e relative risposte)
più interessanti che mi vengono poste dai visitatori del sito, con
l'obbiettivo di metterle a disposizione di tutti e aggiornando e completando
in un certo senso il sito stesso.
Perciò vuole essere un invito a chiunque ne senta la necessità
o semplicemente per curiosità a scrivere, nella consapevolezza che
ogni quesito è gradito e serve ad aumentare la conoscenza di tutti,
anche la mia.
Può dirmi di più sul mio strumento, ovvero un contralto Orsi, (acquistato all'incirca una trentina di anni fa e completamente revisionato) anche per quel che riguarda "l'affinità" dello stesso per un particolare genere di musica?
Perchè certi saxofoni (come il mio) non hanno il FA# acuto?
Potrebbe consigliarmi un sito o altro dove poter trovare spartiti per quartetto di sax (midi file, etc....).
Come mai la pressione esercitata sull'ancia del sax alto è diversa da quella sul tenore?
Perchè ci sono più modi per eseguire la stessa nota ma con
diverse diteggiature?(ex. FA#,LA#DO# e così via?)
L'introduzione di tali posizioni alternative serve ad essere forse
più rapidi e tecnici nell'esecuzione di certi
passaggi, se sì quali?
Sapresti dirmi inoltre se esiste una" gerarchia" tra le posizioni
alternative?
Sarebbe teoricamente possibile trovare su un sax privo di
chiave del FA# acuto una diteggiatura che consenta l'esecuzione della nota
?
Debbo
acquistare il mio primo strumento, quale mi consiglia?
Dunque, non conosco il modello specifico di cui sei
in possesso, ma conosco bene la Orsi e i suoi strumenti.
E' una ditta nella quale lavorano ottimi artigiani, veri artisti nel
lavoro di costruire uno strumento, aspetto questo indubbiamente positivo
ai fini della creazione di un saxofono di qualità.
Il problema della Orsi però (come anche delle altre ditte italiane,
ovvero Borgani e in parte anche Grassi) è che non ha mai avuto una
utenza di professionisti e didatti che la aiutassero a sviluppare i propri
strumenti, e quindi non ha mai avuto progetti propri e di conseguenza non
ha avuto e non ha in produzione strumenti che abbiano un suono originale,
o comunque veramente professionale, tant'è che il grosso delle vendite
lo effettua con le Bande cittadine, le
quali, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno
grosse velleità di intonazione e precisione.
La migliore delle ditte italiane ritengo sia la Grassi che recentemente
ha sviluppato modelli in grado di competere con i Selmer in quanto a meccanica,
timbro e intonazione.
Per venire quindi con più precisione alla tua domanda posso
immaginare che il tuo strumento abbia un suono non troppo scuro,( e questo
perché avendo trent'anni sicuramente ha la meccanica senza il Fa#
acuto, con i piattelli delle note basse sul lato sinistro della campana
ed è, in generale, più leggero dei sax oderni) caratteristica
questa che lo rende abbastanza
versatile, adatto quindi sia per la classica che per il jazz o il rythm
& blues.
D'altronde, però, per quanto detto sopra, probabilmente sarà
uno strumento poco preciso in termini di intonazione, cosa questa che lo
limita fortemente nell'impiego in musica classica.
Per quel che riguarda la bellezza del suono, difficilmente avrà
un timbro professionale però attenzione: il suono, il timbro sono
un fatto personale e dipendono da come tu imbocchi, dal tipo di bocchino,
dal tipo di ancia!!!!
Quello che ti posso dire è che, per quel che sò io, non
ci sono stati e non ci sono grandi saxofonisti che usano Orsi.
Solamente Jan Garbarek, ( saxofonista norvegese contemporaneo tra i
più grandi ) sembra, dico sembra, che usi un soprano ricurvo costruito
dalla Orsi, ma in quel caso si tratterebbe comunque di uno strumento su
commissione e quindi su progetto ben preciso, difficilmente riproponibile
a livello commerciale.
In conclusione, al di là del valore affettivo che sicuramente
per te avrà, credo che, se veramente sei agli inizi e se lo strumento
chiude bene, ci puoi andare avanti tranquillamente per qualche anno, dopo
di ché sarai tu stesso a sentire l'esigenza di qualcosa di diverso,
sia a livello di meccanica che a livello timbrico e di utilizzo stilistico.
Ma allora avrai anche le idee più chiare.
Il problema del FA# acuto e esattamente nei termini
che hai detto tu, ovvero è un fatto di evoluzione delle tecniche
di progettazione e costruzione dello strumento.
Considera che i primi strumenti, quelli costruiti dallo stesso A.Sax
già nella seconda metà dell'800 , non scendevano sotto il
SI basso ed arrivavano sugli acuti al RE#.
Col tempo vennero aggiunti il SIb basso ed il MI e FA acuti.
Dai primi anni settanta la Selmer comincia ad introdurre il FA# acuto
sugli ultimi Mark VI.
La stessa Selmer costrui un alto Mark VI discendente al LA, ma per
far questo dovette, ovviamente, allungare un pò la campana appesantendo
quindi lo strumento il quale acquistò un suono particolare che non
lo rese molto gradito ai musicisti dell 'epoca.
Tutte queste innovazioni sono avvenute sotto lo stimolo dei musicisti
che chiedevano di allargare sempre di più le possibilità
dello strumento e, grazie a questa spinta , si è riusciti a superare
le difficoltà di progettazione e realizzazione che specialmente
le note acute ponevano.
Queste difficoltà si possono riassumere in due punti: 1) nel
fatto che lavorando su frequenze così alte rispetto al resto dello
strumento, per molto tempo non si è riusciti a calcolare con precisione
la dimensione e la posizione precise del foro per far sì che la
nota poi fosse sufficientemente intonata e 2) nella difficile progettazione
di un meccanismo che permettesse di aprire queste chiavi agevolmente.
Gli ultimi modelli Selmer e Yanagisawa arrivano addirittura al SOL
acuto!......ma ti assicuro che serve a ben poco.
La faccenda è un pò articolata perchè
sono diverse le variabili che intervengono nella quantizzazione della forza
da imprimere alla ancia.
Intanto non è sempre vero che l'imboccatura del tenore è
più dura dell'alto.
Tra un alto con bocchino aperto (ex. Meyer 10) con ancia dura e un
tenore con bocchino chiuso e ancia morbida sarà sicuramente
più leggero il secondo.
Diciamo che, in generale, piu si va verso gli strumenti gravi piu l'apertura
delle imboccature in commercio aumenta secondo questa sequenza orientativa:
soprano da 0.050 a 0.100 inches, alto da 0.060 a 0.110, tenore da 0.065
a 0.130, baritono da 0.070 a 0.145.
Questo ti porta già, tendenzialmente, ad uno sforzo maggiore
perche devi flettere di più l'ancia, avendo più spazio tra
la punta della stessa e la punta dell'imboccatura.
Proprio l'ancia, poi, è l'altra variabile.
Ovvero l'ancia del tenore è più grande di quella dell'alto
e quindi più dura da piegare.
Questo perchè la spalla e la spina sono più spesse:
è come se tu volessi paragonare una
molla dello spessore di 1 millimetro a una spessa 3 o 4 millimetri
(a parità di materiale,
ovviamente).
Detto questo resta valido il concetto già espresso sopra ed
anche nei miei appunti: l'imboccatura è un fatto relativo, soggettivo,
influenzata com'è da molte variabili che la rendono sempre personale
e diversa da qualsiasi altra.
Per convenzione, essendo troppo lungo inserire
frammenti di pentagramma nella E-mail, stabiliremo che quando una nota
è seguita da * (es. mi*) si intende dell'ottava superiore e quindi
suonata col portavoce.
Allora è vero che queste posizioni alternative servono per l'esecuzione
di particolari passaggi, anche se vi sono posizioni più alternative
di altre, ovvero posizioni che possiamo scegliere secondo il nostro piacere
o abitudine, ed altre che invece sono obbligate se vogliamo eseguire certe
frasi.
Andiamo per ordine.
Fino agli inizi del secolo il saxofono era molto più semplice
di come è ora meccanicamente.
Con l'aumentare dei virtuosi e il complicarsi delle partiture nacque
l'esigenza di aggiungere alcune chiavi o articolazioni, per facilitare,
o in alcuni casi "permettere", l'esecuzione di certi passaggi.
In particolare il problema principale era quello dei trilli.
Ecco per esempio a cosa serve fondamentalmente la chiave del Fa# laterale:
senza di essa il trillo cromatico Fa-Fa# e praticamente impossibile.
Il suo utilizzo quindi è esclusivamente quello (qualcuno la
usa nell'esecuzione della scala cromatica, ma io la trovo un po scomoda
per questo scopo).
Non tutti i passaggi sono stati risolti: prova ad esempio a fare un
trillo decente con le note Si-Do# basse!!!!
Un caso di articolazione introdotta per "facilitarci la vita" è
l'articolazione che ti chiude il piattelo del Sol# quando fai il Fa# senza
quello fare un trillo Fa#-Sol# richiederebbe un coordinamento decisamente
maggiore oppure quella che ti chiude il Do# basso quando scendi al Si.
La chiave del La# bis centrale, quella piccolina sotto il Si, è
una chiave più importante.
Risulta pressoché indispensabile in alcuni passaggi tipo
esecuzioni veloci o trilli tra Sol#-La#, Sol-La# e così via con
le note inferiori, oppure nell' esecuzione veloce di passaggi tipo La#-Re*
La#-Re#* e così via con le note superiori.
D'altro canto però viene spesso usata in passaggi che non ne
richiederebbero l'utilizzo (ricorda che il concetto di difficoltà
e legato anche alla velocità di esecuzione per cui un passaggio
normalmente semplice suonato a velocità elevata può porre
dei problemi diversi che ti costringono a cambiare diteggiatura).
Comunque questo è uno di quei casi nei quali vale la discrezione
o l'abitudine dell'esecutore.
Per i trilli Do-Re* o Do#-Re* si usa una posizione particolare per
il Re*(vedi allegato).
Stesso discorso per il Fa# acuto nel caso non si abbia la chiave
apposita.
Quì entriamo nel campo dei sovracuti.
In figura puoi vedere una posizione bis il Fa ed una posizione per
emettere il Fa# acuto senza la chiave apposita.
Riassumendo, per concludere, in generale è l'esecutore che gestisce
secondo il suo piacere e abitudine le varie diteggiature, tranne quei casi
nei quali, come hai visto, si è praticamente obbligati ad usarne
una specifica.
In ogni caso il requisito fondamentale, oltre alla conoscenza delle
posizioni alternative, è la pratica, la velocità di associazione
lettura-"posizione più idonea" (specialmente quando leggi a prima
vista e quando improvvisi).
A proposito, non confondere le posizioni alternative con le posizioni
speciali per correggere i difetti di intonazione, timbrici o al contrario
per fare volutamente note "stonate" (vedi "quarti di tono"): questa è
tutta una altra storia che varia da un esecutore all'altro e da uno
strumento all'altro, anche se ci sono delle posizioni base dalle quali
partire.
Dunque: trovi strumenti nuovi che partono da circa 1.500.000.
Usati ovviamente li trovi a meno ma devi stare attento che chiudano
bene, ovvero che non perdano aria mentre suoni.
A tal fine se decidi per l'usato ti consiglio di acquistarlo con un
saxofonista che te lo possa provare.
In questo caso puoi trovare marche tipo Grassi o Borgani intorno al
milione.
Onestamente però, se puoi, ti consiglio di acquistare un sax
nuovo.
In sintesi ti consiglierei di iniziare sicuramente con un sax alto
(ma se hai le idee chiare sul suono che vuoi puoi iniziare anche con il
tenore), possibilmente Yamaha (1.700-1.800) o Jupiter (1.500-1.600) perchè
sono strumenti ben intonati e pronti nell'emissione,(e questi sono due
aspetti che semplificano la vita a tutti i livelli) nonchè meccanicamente
ben concepiti.
Spendi qualche lira da subito per il bocchino!
Le ditte normalmente corredano i loro strumenti con bocchini mediocri
essendo questo un oggetto vitale per l'emissione del suono ma anche
molto personale nei criteri di scelta.
Per cui appena puoi prendi un Selmer S80 apertura C** (se li trovi
ancora) o un Selmer S90 apertura 180-190 o un Ottolink "Tone Edge" apertura
6*.
Costano intorno alle 150.000 180.000 ma ti permetteranno di raggiungere
presto migliori risultati facilitandoti l'emissione delle note.
Monta ance Rico Royal gradazione 2 per iniziare ma comprane poche perchè
se studi assiduamente presto passerai a 2.5 e poi a 3 guadagnando in volume
e qualità timbrica.
Aggiornato il 05/01/2000