Legambiente Spoleto contro
il campo da golf
Proporre campi da golf sembra essere diventata l'attività preferita
da chi pianifica il turismo in Italia ed anche Spoleto è affetta -
almeno da dieci anni - dalla febbre del golf.
"Straordinaria occasione per l'economia spoletina di attrarre nuove
risorse e sviluppare iniziative turistico-ricettive mediante
l'accoppiata Golf ed Ippica e dare una nuova chance ad una zona che di
fregature ne ha subite tante, dalla discarica di S.Orsola, agli
insediamenti zootecnici, passando per un protocollo d'intesa datato 1995
che parlava anche di riqualificazione": questi i pretesti di
sviluppo economico pseudoecologista che troveranno un consenso
trasversale in consiglio comunale e che porterà, quasi sicuramente ad
approvare, lunedì prossimo, la convenzione tra Comune di Spoleto e la
Spoleto International Golf.
Ma quanti sono i golfisti in Italia?
Quando si parla di campi da Golf c'è sempre qualcuno pronto a
giurare che centinaia e centinaia di golfisti danarosi provenienti da
ogni parte del mondo si riverseranno nel "nostro" campo in qualsiasi
periodo dell'anno.
E così finalmente si potranno sperimentare le virtù del turismo
destagionalizzato e convincere magari quel turista mordi e fuggi a
fermarsi a Spoleto.
In realtà, analizzando attentamente, i numeri dei golfisti nel nostro
paese non sembrano giustificare quest'improvvisa proliferazione di campi
da golf. Secondo dati recenti forniti dalla Federazione Golf, i 56.140
(anno di riferimento 2000) praticanti tesserati del nostro paese,
giocano su 259 campi con una media di 216 giocatori per campo, una cifra
addirittura inferiore a quella degli anni passati: come dire che nel
corso degli ultimi anni l'offerta di campi da golf è cresciuta di più
della domanda rappresentata dai giocatori. Niente a che vedere in ogni
caso con i numeri dei paesi di più antica tradizione golfistica: negli
Usa, ad esempio, ogni campo ospita una media di circa 2.000 giocatori
(dieci volte la media italiana), mentre in Olanda e in Giappone non si
va comunque sotto le mille persone per campo.
Per la cronaca: in Umbria ci sono almeno 6 campi!
Golf o speculazioni edilizie?
Ma c'è una motivazione meno nobile e sportiva alla realizzazione di
tutti questi campi da golf. Più precisamente il verde del green sarebbe
in realtà una sorta di cavallo di Troia per far passare vere e proprie
speculazioni edilizie scavalcando i vincoli urbanistici con la scusa di
realizzare un "ecologicissimo" campo da golf circondato da ville, club
house, albergo, piscine, campi da tennis, maneggio.
Tutti accessori che con la pratica di questo sport hanno ben poco da
spartire!
Ed ora diamo i numeri del campo spoletino: recupero e ampliamento
volumetrie 32.296 mc, nuove costruzioni produttive 48.056 mc (club
house, albergo, centro ippico) e altre strutture ricettive e
residenziali per circa 98.000 mc. Poi c'è naturalmente il campo da golf
vero e proprio 921.000 mq, tutto su 617 ettari di cui 360 ettari di
bosco, 100,62 ettari di zone a particolare interesse agricolo ed i
restanti 156,38 ettari in area agricola normale.
I nostri amministratori ci "garantiscono" però che il terzo stralcio,
quello relativo ai 98.000 mc è fuori dall'approvazione di lunedì e sarà
rimandato, sempre che qualche spirito golfista non faccia troppa
pressione al prossimo Piano Regolatore Generale.
Comunque anche per realizzare i due primi stralci occorre l'ennesima
variante. Insomma l'ultima versione, in doppiopetto verde, della
speculazione edilizia!
Recentemente siamo già stati bollati come i soliti ambientalisti
detrattori!
Macchè: basta leggere gli articoli usciti in materia su alcune riviste
specializzate!
Quando parlano del settore golfistico-immobiliare gli addetti ai lavori
lo chiamano "mattone verde" e l'interesse degli operatori verso questo
settore di mercato è via via cresciuto...anche perché la casa sul green
si è rivelata molto spesso un eccellente investimento.
Ci vogliamo ricordare della ristrutturazione del castello di Morgnano?
Il golf è veramente amico dell'ambiente?
E' anche l'eccessivo consumo d'acqua e l'impiego massiccio di pesticidi
e diserbanti riversati sull'erba a preoccupare Legambiente.
Secondo informazioni raccolte alla Federgolf, in Italia, pur tenendo
conto delle diverse regioni climatiche della penisola, mediamente il
consumo d'acqua nella stagione estiva tocca i 70-80 metri cubi per
ettaro.
Il che vuol dire, per un campo standard di 60 ettari a 18 buche (che
richiede l'irrigazione dei soli 20 ettari legati ai percorsi di buca )
l'utilizzazione di 1600 metri cubi di acqua al giorno.
E per quello di Spoleto, di circa 90 ettari e di 27 buche, quanta acqua
sarà necessaria? E pensare che siamo anche in emergenza idrica! E a chi
sarà tolta l'acqua per mantenere i campi verdi?
Ora veniamo ai diserbanti e ai pesticidi. Stando ai risultatati di una
recente ricerca giapponese - di cui riferisce il settimanale New
Scientist- su un campo da golf in Giappone si impiegano mediamente una
tonnellata e mezzo di prodotti chimici all'anno, una quantità superiore
di otto volte a quella utilizzata per i campi da riso. Mentre negli Usa,
il Journal of Pesticides Reform parla di 750 chili di pesticidi
utilizzati ogni anno per un campo standard. E non è finita. Uno studio
del britannico Sport Turf Research Institute lancia l'allarme sul
sovradosaggio a base di fosfati, al punto che, scrive, "il terreno in
certi casi potrebbe essere direttamente venduto come concime chimico".
Di parere più ottimista il professor Alfredo Chiusoli, dell'università
di Bologna, consulente di molti enti locali: il consumo di chimica su un
green è inferiore a quello di un campo di mais coltivato ad agricoltura
intensiva, sostiene.
Una conclusione la cui filosofia però - aldilà del dato quantitativo,
giusto o sbagliato che sia- non ci convince.
Nel caso di aree di indubbio valore naturalistico e di zone agricole di
pregio perché l'alternativa obbligata dovrebbe essere tra campo da golf
o campo di mais ad agricoltura intensiva?
Gli unici campi da golf che non richiedano l'uso di pesticidi e
diserbanti sono quelli delle zone dove il green si mantiene verde anche
in condizioni di siccità, come in Scozia, la patria del golf.
Altre controindicazioni sono la penetrazione delle sostanze chimiche
utilizzate nelle falde acquifere del sottosuolo e che la presenza di
coltivazioni intensive rende impossibile, nel raggio di chilometri, la
possibilità di coltivazioni biologiche.
Uno sviluppo economico diverso è possibile
Sono dieci anni che si parla di campo da golf come prospettiva di
sviluppo dell'economia spoletina tanto che è stato un cavallo di
battaglia anche di precedenti amministrazioni, ma secondo noi un tale
progetto esclude l'opportunità di sviluppare parallelamente il turismo
naturalistico, sostenibile e di qualità. La vocazione di un'area di
rilevante pregio ambientale come quella di Torregrossa dovrebbe essere
legata alla riscoperta e valorizzazione delle ricchezze locali e sono
numerosi gli agriturismo presenti nella zona che stanno tentando di
promuovere un turismo diverso.
La costruzione di campi da golf sembra un modo semplice di incrementare
il turismo, ma a volte non si tiene conto dei costi sociali e ambientali
di determinate scelte.
Ma Spoleto dovrebbe veramente attirare turisti da tutto il mondo per il
suo stupendo campo da golf e non per il suo patrimonio artistico,
culturale e ambientale?
Per maggiori informazioni
Addirittura esiste un movimento mondiale antigolf:
global anti-golf
movement http//utenti.lycos.it/dossierisarenas/golf.htm