Le
mummie Chinchorro non sono le uniche recenti scoperte in grado di dare
nuove risposte alle antiche culture delle Ande. Il Museo Regionale di
Huaral, in Perù, conserva i resti mummificati di un bimbo i cui caratteri
somatici lasciano interdetti gli studiosi.
La
mummia del piccolo, nato con orecchie a punta, dita larghe, grandi occhi e
profonde fosse nasali, venne scoperta da un ladro di tombe a Tronconal, un
sito di Huaral appartenente alla cultura Chancay, scomparsa nel 1540
circa. Il Direttore del Museo, il professor Manuel Medina Rodriguéz lo ha
battezzato con il nome di "Pedrito" ma i visitatori lo hanno
soprannominato "Marcianito". "In effetti è questa
l'impressione che ebbi la prima volta che lo vidi, ma mi sono già
abituato alla sua presenza" afferma Medina.
Il
Museo Io ha acquisito da uno studioso del Collegio Primario diretto dallo
stesso Medina che lo aveva rilevato dallo "scopritore". Gli
archeologi e i medici, che hanno osservato con cura i resti di questo
bambino, sono arrivati alla conclusione che non si tratta di un feto ma di
un neonato poi morto. Inizialmente si credeva che la sua grande testa
fosse il prodotto di una deformazione causata dal processo di
imbalsamazione ma questa possibilità è stata ora scartata in quanto non
vi sono tracce di quegli strumenti, impiegati ad esempio dalle culture
andine Nazca e Paracas per deformare artificialmente i crani.
La
nascita di questo bimbo, secondo quanto ipotizzano il professor Medina e
altri studiosi, dovette causare paura tra la popolazione che decise di
sacrificarlo e quindi mummificarlo. "L'estensione delle dita della
sua mano è smisurata per qualsiasi essere appena nato" spiega
Medina. II corpo di "Pedrito "o "Marcianito" riposa
accanto ai giocattoli con cui venne collocato durante il rito.
Purtroppo
gli altri resti del corredo funebre sono andati perduti e i ricercatori
non sanno come il bimbo venne sepolto e secondo quali usanze, informazioni
che avrebbero permesso di fare più luce sul suo mistero. Il Museo
Regionale di Huaral è attivo in due aule del vetusto collegio Antonio
Grana Elizalde e conserva oltre tremila pezzi tra ceramiche, tessuti,
resti ossei e manufatti delle più antiche culture locali.
Per
chi si trovasse nei pressi, è un'occasione unica per osservare oggetti
difficilmente reperibili in altri musei e di osservare l'inspiegabile ed
enigmatica mummia di questo bambino peruviano.