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Shock & Awe

Lettera a Giuliano Ferrara

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Gentile dott. Ferrara,

seguo regolarmente la sua trasmissione "Otto e mezzo" e benché le mie idee politiche siano molto lontane dalle sue la trovo un giornalista brillante, corretto e capace di tenere vivo il dibattito in studio con intelligenti provocazioni.

Le scrivo per segnalarle una inesattezza in cui Lei è incorso nella puntata di venerdì 21 marzo. Quando un suo ospite ha reso l'espressione "Shock & Awe", il nome che gli americani danno alla loro strategia militare in Iraq, con "colpisci e terrorizza" (o "colpire e terrorizzare"), Lei lo ha ripreso facendo osservare che questa era un'interpretazione di parte dovuta a traduttori ignoranti o giornalisti in malafede, precisando che l'espressione significa invece "scuoti e sconcerta" (o "scuotere e sconcertare)" .

Mi permetto di dirle che la sua interpretazione è errata, e lo faccio con la competenza che mi viene da 25 anni di lavoro come traduttore dall'inglese. Come Lei saprà, la paternità dell'espressione (che non è recentissima) è stata rivendicata dall'esperto di strategia militare Harlan Ullman, che l'ha usata come titolo di un suo libro del 1996. Rifacendosi a classici della letteratura militare come von Clausewitz e Sun Zu, Ullman sostiene che la capacità di vincere rapidamente una guerra con il minimo sforzo e il minimo dispendio di vite (da una parte e dall'altra) si fonda sulla capacità di indurre nel nemico uno stato di "shock and awe": vale a dire, un trauma immediato con conseguenze debilitanti e paralizzanti (shock), che dà esito a uno strascico psicologico profondo e persistente alla cui base è un atteggiamento misto di paura, soggezione e senso d'impotenza (awe). In effetti, le due parole indicate (che possono essere sostantivi, o verbi all'infinito o all'imperativo) formano un messaggio condensato e hanno delle sfumature che è praticamente impossibile rendere esattamente in italiano se non ricorrendo a complicate perifrasi, ma se esiste una coppia di parole che può farlo, sia pure perdendo qualcosa del significato, questa è appunto "colpire e terrorizzare".

Nel dettaglio, la parole "shock" evoca l'assestamento di un colpo forte e improvviso e lo stato traumatico conseguente a un colpo di questo genere; "shock" è un qualsiasi atto o evento repentino e violento, capace di produrre un danno fisico o mentale, un arresto nel funzionamento di una macchina, di un organismo, o delle facoltà psichiche di una persona. Uno "shock absorber " è l'ammortizzatore di un automezzo o di qualsiasi macchina; l'espressione italiana "in stato di shock" dovrebbe bastare da sola a creare un'immagine mentale corretta di cosa significa la parola nella lingua inglese. È vero che il termine si usa anche nell'espressione "electrical shock" (scossa elettrica, folgorazione), ma Le assicuro che tradurlo con "scossa" o con il verbo "scuotere" (o anche con altri termini blandi come "emozionare" o "stupire") al di fuori di un contesto quale una conversazione tra signore dal parrucchiere è qualcosa di più di un eufemismo.

Il termine "awe" è meno conosciuto agli italiani che hanno un livello di competenza linguistica corrispondente a quello che chiamiamo "inglese scolastico". Tradurlo con "terrore", nel senso classico del termine, è perfettamente corretto, anche se un po' limitativo. In ogni caso, non c'è dubbio che la parola "awe" sia correntemente e ampiamente usata come generico sinonimo di "terror", "dread" (terrore, spavento, paura angosciosa). Nella sua accezione più precisa, awe identifica un arco di sentimenti che può andare dal terrore, alla spavento alla paura, fino allo stupore, alla meraviglia e all'ammirazione; il tratto semantico comune a queste sensazioni così diverse è l'atteggiamento del soggetto che le percepisce, che è di piccolezza, sudditanza, nullità nei confronti dell'oggetto che le ha evocate. Awe non significa "sconcerto", come Lei afferma. Nella lingua inglese, è awe il terrore sacro misto a venerazione nei confronti della divinità, il timore reverenziale al cospetto dell'autorità, l'angoscia suscitata dal pensiero della morte o la paura frammista alla meraviglia e al senso della fragilità umana evocata dalle catastrofi naturali: in poche parole, il tremore e la soggezione dell'uomo dinanzi a ciò che è incommensurabilmente più forte e grande di lui. In alcuni contesti, come la pubblicità, il marketing o il linguaggio giornalistico, il sostantivo awe (e gli aggettivi awesome e aweful che ne derivano) vengono usati in un'accezione iperbolica, proprio come facciamo noi con parole come "divino", "terrificante", "micidiale", "fantastico", ecc., ma non credo possano esserci dubbi sul fatto che Ullman abbia usato il termine nel suo significato formale e non figurato, e che tutti gli americani in grado di leggere e scrivere lo abbiano interpretato in questa accezione.

Concludendo, la traduzione "colpisci e terrorizza" è approssimativa, ma accettabile, mentre la sua resa "scuoti e sconcerta" minimizza, o cancella del tutto, l'attitudine mentale di chi ha coniato e usato l'espressione, e il senso di minaccia biblica che essa emana: perché, mi creda, il tono è esattamente quello del Dio biblico che promette lutti e rovine per generazioni ai suoi nemici. A un livello più terreno e meno remoto nel tempo, trovo anche qualche analogia con un lugubre slogan delle Brigate Rosse, che suonava «colpiscine uno per educarne cento». Diversi sono il contesto e i fini, ma l'arroganza, la folle convinzione di essere investiti (da chi? quando?) del mandato di mettere in riga il mondo, il piacere sadico di contemplarsi nell'atto di diffondere il terrore sono gli stessi; e gli stessi sono i miei sentimenti nei confronti di chi pensa in questo modo: repulsione e disprezzo.

In una puntata precedente, Lei ha chiesto a Mario Capanna da quale opera di Livio fosse tratta una sua citazione "pacifista" dal latino, per poterla controllare. Apprezzo molto questo tipo di atteggiamento, e credo che non mancherà di controllare le mie affermazioni su un buon dizionario monolingue inglese (le consiglio il Random House, il Chambers o, meglio ancora, il Webster che è un dizionario americano).

Naturalmente, se dopo aver constatato sentirà il bisogno di correggere in trasmissione la sua inesattezza (e non mi dica che è irrilevante: perché se l'è presa tanto, allora?) mi confermerà nell'idea che Lei è un giornalista brillante, corretto e capace di intelligenti provocazioni. Altrimenti, continuerò a considerarla soltanto brillante e capace di intelligenti provocazioni. Nell'incertezza, dato che questo mondo è popolato per metà di galantuomini, per i quali provo una spontanea simpatia, e per l'altra metà da canaglie, che per definizione sono simpatiche, mi permetta di salutarla con sincera simpatia, così sono certo di non sbagliare.
Suo

Spartaco Moscato