Viaggio nell'Umanesimo

L'Umanesimo è rivoluzione

Un atteggiamento o una sensibilità umanista comportano una rivoluzione continua della realtà in cui viviamo. Vediamo come.

La tesi che in questa occasione voglio sostenere è che l'Umanesimo sia legato, quasi necessariamente, ad una visione del mondo rivoluzionaria. Ci sono due motivi per poter affermare ciò.

Innanzi tutto il contrasto che esiste tra un modo di vedere il mondo che ha la felicità dell'essere umano come fine e il pensiero dominante della società in cui viviamo ora è grave ed evidente. Se non vogliamo accettare passivamente questo stato di cose, non ci resta che lottare per fare in modo di cambiarlo e dalle sue basi. Infatti un umanista non è contrario al progresso, alla scienza, alla tecnologia, al fenomeno della globalizzazione, etc., anzi sarà tra i primi a sostenere tutti quei fenomeni che proiettano l'uomo verso il futuro. Il problema è piuttosto la direzione, il modo con il quale vengono usati questi formidabili strumenti. Se scienza, tecnologia, globalizzazione, portano ad un accentramento di risorse, benessere e potere in poche mani generando lo sfruttamento e la miseria delle grandi masse umane, allora c'è sicuramente qualcosa da cambiare in questo meccanismo, e, visto che i fenomeni hanno preso una direzione radicalmente antiumanista (ma anche antiecologista, se pensiamo al disastro ambientale che stanno generando), le riforme graduali non sono più sufficienti, ci vuole un radicale cambiamento, in una parola una rivoluzione.

In secondo luogo, visto che l'Umanesimo ha come fine la felicità degli esseri umani e ciò non si può raggiungere in maniera stabile e definitiva, la rivoluzione non è altro che un processo di cambiamento e crescita continua, personale e sociale, nella direzione della felicità, cioè nel superamento delle situazioni di dolore e sofferenza. Si tratta certamente di un compito e di una direzione che non ha mai una conclusione, ma è sempre aperta ad un'evoluzione senza limiti.

A questo punto devo precisare di che rivoluzione si stia parlando. Se dovessimo prendere in considerazione il concetto normalmente riconosciuto di rivoluzione, cioè rivoluzione violenta, allora qualcuno potrebbe giustamente sostenere che gli umanisti sono socialmente pericolosi. Per rivoluzione intendo cambiamento radicale delle strutture e dei valori della società, che, a mio parere, può e deve essere realizzato in maniera pacifica, anche perché la violenza è uno dei valori di questa società che noi umanisti più rifiutiamo e sarebbe un controsenso usarla per giungere ad uno scopo antitetico ad essa. In altre parole non si può cambiare nulla sulla base di metodi e valori legati a questa società in crisi.