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  CENNI STORICI    

L'introduzione di un ottica endoscopica all'interno della cavità pleurica è tutt'altro che recente.

Quando nel 1806 Phillip Bozzini. medico nato a Mainz da padre italiano, inventò il "Lichtleiter" (conduttore di luce) che si avvaleva di una luce di una candela e di una serie di specchi angolati per illuminare un punto remoto di una cavità corporea, di certo non poteva rendersi conto che una nuova branca della medicina stava nascendo, nè della espansione che, nel futuro, questa avrebbe avuto, non solo in campo diagnostico, ma anche terapeutico.

Jacobeus, un medico svedese, nel 1919 eseguì per primo questa procedura utilizzando un cistoscopio per la diagnosi di una sospetta patologia della pleura

Da allora questa metodica ha vissuto periodi di alterna fortuna.

In torace è stata prevalentemente relegata all'istituzione del pneumotorace terapeutico nei pazienti affetti da tubercolosi, salvo poi perdere questa indicazione grazie all'avvento della chemioterapia antitubercolare e rivestendo da allora solo un modesto ruolo diagnostico, successivamente superato dall'avvento delle metodiche di immagine non invasive.

Agli albori della tecnica, le ottiche a disposizione degli operatori e le sorgenti di luce (a quei tempi "calda") non potevano consentire un adeguato sviluppo di queste metodiche.

Un elemento di notevole importanza è stata l'introduzione dell'ottica di Hopkins dotata di un particolare sistema di lenti ("rod lens system") che ha permesso di ottenere delle immagini di ottima nitidezza e definizione.

L'introduzione poi della luce fredda ha dato un ulteriore impulso alla metodica consentendo un eccellente livello di illuminazione intracavitaria senza il conseguente aumento della temperatura e quindi senza causare alcuna complicanza viscerale.

La chirurgia videotoracoscopica ha avuto un avvio poco più lento rispetto a quella laparoscopica.

Una delle ragioni sta nel fatto che i chirurghi toracici, in passato, non hanno maturato quella esperienza e manualità che i chirurghi generali hanno rapidamente acquisito con gli interventi di colecistectomia, appendicectomia ed ernioplastica che hanno rappresentato quella palestra attraverso cui passare prima di eseguire interventi più avanzati

A ben guardare, tuttavia la chirurgia toracoscopica è forse più semplice, o meglio più agevole di quella laparoscopica:
la gabbia toracica è una struttura rigida  che, una volta collassato il polmone, delimita una cavità reale e non virtuale come quella addominale e che quindi non richiede alcuna sovradistensione.

Tuttavia, accanto all'entusiasmo per questa nuova tecnica e per i suoi potenziali benefici, è opportuno ricordare che la VATS non è che un modo per entrare in torace e che non in tutti i pazienti la conformazione anatomica o la malattia stessa permettono questo accesso ma che la corretta indicazione e l'accurata selezione del paziente è un momento fondamentale per la buona riuscita della procedura.