La sintesi di buona parte della sua storia medievale si ritrova nella storia del severo ed elegante castello che si scorge percorrendo la Via Emilia subito dopo Ponte Taro.
Nulla ci è dato a conoscere, né la storia colma la lacuna, di chi ne ordinò la costruzione. Risulta che nel XIII secolo il castello era nelle mani di Obizzo Fieschi dei conti di Lavagna e nel 1224 al nipote Sinibaldo, salito poi al soglio pontificio col nome di Innocenzo IV. Occupato dai Rossi, nel 1312 venne raso al suolo da Giberto da Correggio; ricostruito molto tempo dopo da Orlando Pallavicino e, nel nome di Torre Orlando, fu potente baluardo difensivo contro le invasioni guelfe. Ottobono Terzi, futuro signore di Parma, dopo un breve assedio ne venne in possesso ed impose, a scherno dei ghibellini, il titolo di "Castrum Guelphum". Alla morte del Terzi si succedettero diverse signorie: da Nicolò Piazza a Giovanni Scotti, da Dante Castiglione a Martino Sanvitale.Laspetto attuale del castello è dovuto allarmatore genovese Fasce, a seguito di lavori fatti eseguire nel 1916: scomparve lorologio esterno, la costruzione venne ricoperta a tetto, le abitazioni del personale di servizio ed il caseificio furono abbattuti. Rimangono a testimonianza dellantico splendore il mulino, le serre, le scuderie e parte dei giardini. Di recente tutto il complesso appartiene alla Fam. Rovagnati. Dellattigua chiesa, posta sul lato destro per chi arriva da Parma viene fatto cenno per la prima volta nel 1230 come "Ecclesia de Burgeto de Taro". Divenne parrocchiale nel 1520. E dedicata a Santa Maria Maddalena. Dellantica chiesa, che ha subìto nel corso dei secoli diverse modifiche, resta la magnifica abside romanica con le sue graziose monofore e i quattrocenteschi affreschi di squisita fattura.
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