Ex briccu patella |
La collina di BRICCO
PATELLA è una formazione di "commendite": una rarità geologica che
ha, addirittura, preso nome proprio dalla zona de "Le Commende" di
S.Pietro, dove rientra lo stesso Bricco Patella.Analogamente peculiari e
suggestivi sono i valori ambientali e paesaggistici dell'area, eppure...
incredibilmente... l'Amministrazione comunale tabarkina
decise, nel 1986, di concedere alla Gavassino Cantieri Navali s.p.a. l'afitto dei
terreni comunali del Bricco per 5 anni, con lo scopo di cavare 120.000
metriquadri di materiale da utilizzare esclusivamente nei lavori di
prolungamento delle dighe del porto di Carloforte.
Naturalmente il progetto riguardante la cava era munito di nullaosta
paesaggistico rilasciato dall'Assessorato regionale alla P.I. e B.B.C.C. (n°
3545 del 12-07-1985), ed era condizionato all'esecuzione di specifiche operazioni
di ripristino ambientale. Il costo di questo autentico scempio è di Lire
1.200.000 di canone annuo più Lire 300.000
per ogni metroquadrato cavato, vale a dire un massimo di Lire 42.000.000.
Naturalmente l'11-07-1990 il nullaosta perse la sua validità ma si continuò a
cavare senza eseguire alcuna operazione di ripristino.Nel mentre era iniziata
una dura lotta, da parte degli ecologisti dell'allora circolo locale (Lega
ambiente e Centro di azione giuridica), per fermare un'attività sempre più
devastante; furono fatte richieste alle Pubbliche amministrazioni che non presero
assolutamente in considerazione le eventuiali alternative possibili come, ad
esempio, l'utilizzo dei noti tetrapodi di cemento per i moli del porto,che
potevano venir rivestiti di pietra o altro. Finalmente,il 30-05-1991 il Comune di Carloforte,con un'ordinanza sindacale(n°23)
ordina il blocco dei lavori considerando che la stessa amministrazione,non aveva
ottenuto alcun risultato da una diffida del 22-05-1991 ma, anzi..., l'impresa
Gavassino aveva proseguito nei lavori con maggiore intensità,sprovvista di
nullaosta paesaggistico e senza alcuna autorizzazione transitoria ai sensi della
legge L.R. n°30/1989.
Nel mentre era entrata in vigore la L.R. n°31/1989 riguardante le aree protette
che vedeva l'intera Isola di S.Pietro destinata a riserva naturale e quindi
tutelata da vincoli temporanei disposti dall'art.26, che comprende il divieto di
aprire nuove cave o riattivare quelle inerti (la cava in questione era rimasta
ferma quasi 1 anno). Come se non bastasse, nel 1991, l'Assessorato regionale alla
P.I. e BB.CC. rilasciò un nuovo nullaosta paesaggistico per la coltivazione
abusiva della cava,contrariamente a quanto prevedeva la legge. Il 20 Ottobre 1991 parte un nuovo esposto ecologista,manon succede niente.
Il 16 Marzo 1992 parte un ulteriore esposto ecologista indirizzato alla
Magistratura ed alle Pubbliche amministrazioni competenti,nel quale si segnalano
le mancate operazioni di ripristino ambientale previste dalle autorizzazioni. Notiamo che,nel mentre,dal Dicembre 1991 era scaduto il contratto d'affitto dei
terreni: eppure si continuava a cavare!!!!
Il 2 Luglio 1993, il Consiglio comunale di Carloforte,pur con forti opposizioni,
autorizzava la stipula di un nuovo contratto d'affitto per ulteriori
5 anni,riguardante i restanti 60.000 metriquadri,con un prezzo annuale minimo di
Lire 18.000.000 salvo conguaglio. Il 15 Ottobre 1993, Amici della Terra ed il Gruppo di intervento
giuridico, raccolsero l'eredità delle precedenti battaglie ecologiste ed inviano
un ennesimo esposto: stavolta l'esito degli accertamenti è rapidissimo!Viene
aperto un procedimento penale ed il 20-11-1993 il P.M. dott.Claudio Gatti chiede
il sequestro preventivo al G.I.P. dott. Bruno Alfonsi, che provvede con specifico
decreto dal 26-11-1993. Nel decreto di sequestro preventivo vengono confermate le considerazioni degli
ecologisti: i lavori di cava proseguirono in assenza di nullaosta ed in assenza
di titolo di disponibilità dei terreni stessi, causando notevoli danni
all'ambiente. Nel Maggio 1994 la stessa cava venne dissequestrata per consentire le operazioni
di ripristino ambientale iniziato nel 1992 e mai portato a termine. Molto meno
rapido il momento del giudizio: soltanto nel Luglio 1996 fù firmata la prima
udienza del processo penale nei confronti di Giovanni Gavassino, responsabile
della Gavassino Cantieri Navali s.p.a. imputato. Primo rinvio: 9 Dicembre 1996;
seguito dall'assoluzione del 24 Febbraio 1997. Come disse un noto politico locale:
"nessun danno è stato perpetrato all'ambiente, le pietre sono state solamente spostate da una parte all'altra
dell'isola". Dimenticavo.......
Ancora oggi lo scempio continua fra la totale INDIFFERENZA dei Carlofortini.
globuli rossi