ARTICOLO 18

Una società che vuole crescere democraticamente e libera non può prescindere dal darsi delle regole che traccino il comune vivere quotidiano. Con questo spirito nel 1948 la nostra nazione si rinnovò, ma solo dopo aver combattuto la seconda guerra mondiale. L’ Italia allora assieme alla Germania subì una dura sconfitta da parte degli americani, russi e inglesi. Fu riportata anche grazie al movimento della resistenza interna, ad uno stato di diritto, dopo la dura dittatura fascista. In quella fase tutti i partiti  presenti in Italia, tranne il partito fascista, si riunirono per redigere la costituzione che nei principi fondamentali sancisce che la nostra è una repubblica democratica, in quanto la sovranità appartiene ai cittadini che hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico alla politica nazionale. Lo stesso art. 1 recita che la nostra repubblica è fondata sul lavoro, che rappresenta l’ espressione della dignità umana, poiché senza di esso l’ uomo non potrebbe avere una propria famiglia e quindi progredire. Per tale motivo la società con la costituzione, oltre a darsi le regole del vivere civile, ha sentito il bisogno di dare delle regole anche al lavoro, il quale altro non è che uno scambio tra chi presta l’ opera e chi questa la richiede, ossia il rapporto tra il lavoratore e l’ imprenditore. Queste regole sono esposte e ordinate nello statuto dei lavoratori, in cui si stabiliscono diritti e doveri che devono essere rispettati da entrambe le parti in egual misura. Lo statuto è infatti costituito da tanti articoli, che curano ogni aspetto dell’ organizzazione del lavoro, affinché nulla venga lasciato al caso, tuttavia ogni categoria di lavoratori

periodicamente si ritrova a dover apportare piccole modifiche allo statuto in conseguenza dell’ avanzare di nuove tecnologie  e di nuovi tipi di lavoro; per questo si aprono delle trattative col mondo imprenditoriale e in genere si arriva ad una soluzione contrattuale.

Oggi però il governo di centro destra, sotto la spinta del mondo imprenditoriale cerca di attuare una politica liberista e antidemocratica, e tentando di modificare lo statuto dei lavoratori, punta il dito sull’ articolo 18, che regola i licenziamenti, e prevede che il lavoratore non possa essere licenziato se non per le ragioni previste dallo statuto. Mettendo in discussione questo articolo, il datore di lavoro andrebbe ad intaccare le basi della costituzione e offenderebbe la dignità umana, poiché il lavoratore non avrebbe più la possibilità di disporre del proprio futuro, si troverebbe nelle condizioni di sottostare ad ogni vessazione pur di poter guadagnare il diritto alla sopravvivenza.

L’ articolo 18 fu elaborato allo scopo di evitare la precarietà e ogni tipo di sopruso da parte del datore di lavoro. Tutelando la continuità lavorativa, il dipendente svolgerebbe il proprio lavoro più serenamente. Oggi l’ art. 18 prevede che possano usufruire di tale tutela le realtà aziendali che abbiano più di 15 persone; si ritiene però ed io condivido che tutti possano beneficiare di questa essenziale protezione. 

indietro
pagina principale