IL BILANCIO PARTECIPATIVO
L’ESPERIENZA DI PORTO ALEGRE

Il Bilancio Partecipativo è uno strumento, meglio un metodo, che include, che allarga la base e la partecipazione alle scelte della municipalità. Il municipio inteso come ponte verso la globalità delle questioni sociali che il nuovo millennio ci consegna. Un municipio, appunto, come quello di Porto Alegre che non rinuncia al contributo ed alla edificazione della società civile organizzata. Porto Alegre è la capitale del Rio Grande do Sul. Nello Stato, all'estremo meridione del Brasile, sono concentrati i tre quinti del PIL e i due terzi dei posti di lavoro. Porto Alegre, 1.262.000 abitanti, è il più grande centro commerciale a sud di San Paolo. Le favelas sono concentrate al Morro da crus -collina della croce – dove si sono sviluppate interessanti esperienze di economia sociale: dalle griffe di moda prodotta da ex bambine di strada , alle cooperative che si occupano del riciclaggio dei rifiuti. In questo contesto sociale si è sviluppato in questi ultimi anni un modello particolarmente interessante di decentramento autogestionario e partecipazione diffusa alle scelte municipali, il Bilancio partecipativo. Il Bilancio partecipativo di Porto Alegre non è solamente un esercizio di ripartizioni di incassi e spese municipali fatto dalla stessa popolazione. Per la sua ampiezza, la metropoli conta 1,3 milioni di abitanti nel cuore di un distretto urbano di 3,3 milioni, e per la sua metodologia costituisce un'esperienza di democrazia diretta senza equivalenti nel mondo. Suscita l'interesse dei ricercatori, di organizzazioni di cittadini di numerosi paesi e di organizzazioni internazionali: è stato selezionato per essere presentato al Summit mondiale delle città dell'Onu, che si è tenuto ad Istanbul nel 1996. In Brasile è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Lula da Silva e del Partito dei Lavoratori. Il messaggio del Bilancio Partecipativo è abbastanza semplice: tutti insieme, almeno quelli che lo vorranno, ci si può muovere per identificare i problemi da risolvere, stabilire le gerarchie delle urgenze e degli investimenti, esaminare le loro compatibilità con le risorse disponibili, che peraltro vanno aumentate con misure fiscali, redistribuendo la ricchezza dei più privilegiati verso i meno abbienti. Un tale esercizio non lascia alcuno spazio alla demagogia ed ancor meno al clientelismo o alla corruzione: dall'elezione dei delegati al forum di settore, alla procedura di gestione degli appalti, tutto è trasparente, perché discusso e verificato collettivamente (scuole, alloggi, manutenzione delle strade, raccolta dei rifiuti, gestione delle acque pubbliche e pluviali, illuminazione pubblica, trasporti, corredi sociali, culturali e sportivi, ecc.). Il principale cambiamento è consistito nell’aumentare il numero dei settori della città in modo da affrontare globalmente i problemi che attraversano trasversalmente la metropoli. Un maggior numero di settori ha consentito la partecipazione di attori fino ad allora lasciati fuori, nella frammentazione, come studenti universitari, imprenditori e classi medie in generale. Sono circa ventimila le persone che partecipano attivamente alle consultazioni ed ai lavori del Bilancio partecipativo permettendo così una vera redistribuzione degli investimenti pubblici a vantaggio delle periferie. La sua maniera di funzionare è minuziosamente organizzata, ogni abitante dispone di uno statuto interno di una trentina di pagine e di molti altri documenti. Il Bilancio partecipativo ha una doppia base territoriale: settoriale (la città è divisa in sedici settori urbanisticamente e socialmente coerenti) per i problemi locali; municipale in base a cinque temi trasversali (circolazione e trasporti, sviluppo economico e fiscalità, organizzazione della città e sviluppo urbano, salute e assistenza sociale, educazione cultura e tempo libero). Esistono dunque diversi luoghi di discussione per le assemblee plenarie aperte a tutti i residenti in un settore determinato nel primo caso, e all'insieme della cittadinanza di Porto Alegre nel secondo caso. Durante i mesi di marzo e aprile di ogni anno sono presentati e dibattuti, in presenza delle autorità municipali, lo stato di avanzamento dei lavori decisi l'anno precedente, il piano d'investimento dell'anno in corso, e le candidature per le elezioni dei delegati ai Forum settoriali e tematici il mandato dei quali dura un anno ed è rinnovabile soltanto una volta. Vi è poi una tappa intermedia a maggio in cui la popolazione si riunisce in maniera autonoma per stabilire le sue priorità relativa all'ordine dei lavori e dei servizi. Arriva a questo punto il momento dell'istruzione, da parte dell'Ufficio per la pianificazione del municipio (Gaplan), delle richieste venute dalle ventuno assemblee, mentre il Consiglio del Bilancio partecipativo si insedia a apre delle sessioni di formazione sulle finanze comunali. Il Consiglio si pronuncia su una prima bozza del bilancio che si trasforma, in settembre, in proposta di bilancio elaborata dal Gaplan. Questa proposta viene mandata dal sindaco al Consiglio comunale, il solo abilitato legalmente ad approvare il bilancio, che viene votata entro il 30 settembre. E' in questo momento che si confrontano legalità e legittimità: la legalità del suffragio universale, incarnata dai 33 consiglieri comunali eletti per quattro anni con un sistema proporzionale, e la legittimità della democrazia diretta e partecipata, incarnata dai 20mila cittadini che hanno attivamente contribuito alle differenti fasi del Bilancio Partecipativo.

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