Carloforte genova e ritorno |
Nelle
giornate del Luglio 2001 a Genova, c’è stato il summit del G8. Questa sigla
sta ad indicare gli 8 grandi della terra che si sono autoconvocati per discutere
di economia e politica mondiale. I componenti del G8 sono i paesi economicamente
più sviluppati (U.S.A., Gran Bretagna, Germania, Francia, Giappone, Italia,
Russia e Canada), e nell’incontro che si è svolto si sono arrogati il compito
di governare il mondo, mentre gli altri 184 non avevano alcuna voce in capitolo.
Un sistema di controllo decisamente anti-democratico basato su una politica
neoliberista . Tale modello considera il mondo come una fonte di ricchezza da
sfruttare per avere immediati introiti finanziari, senza tener conto delle
generazioni future.Con la consapevolezza che questa politica porterà in breve
tempo ad un irreversibile degrado ambientale e ad un progressivo impoverimento
dei paesi poveri, migliaia di persone hanno deciso di organizzare con la loro
“sana incazzatura” un anti G8.Il Genoa social forum con il portavoce
Vittorio Agnoletto ha diretto la contro manifestazione alla quale hanno aderito
oltre 1000 organizzazioni: ambientalisti, cattolici, comunisti, anarchici e
liberi cittadini. Tutti uniti dal sentire comune che un mondo diverso da quello
prospettato dal G8 è possibile.Quale giustizia? Quale democrazia? Abbiamo
gridato in migliaia a Genova , se nel mondo si continua a morire di fame, se
l’aria è sempre più irrespirabile, se il divario fra i paesi ricchi e quelli
poveri si allarga ogni giorno. Non abbiamo mai creduto alle parole rassicuranti
del politico di turno, che sorride e stringe mani alle multinazionali che
distruggono la dignità degli uomini.Capirete benissimo che un movimento che si
batte per una giustizia globale, (per la difesa degli oppressi) contrastando la
politica del profitto, dà fastidio, stona di fronte al luccichio di una Genova
rimessa a nuovo per l’occasione.Il rumoroso e vivace popolo di Seattle è
giunto nella città ligure numerosissimo, ben 300.000 persone nei giorni del 18,
19, 20, 21 luglio hanno assediato i G8 rinchiusi nella fortezza della zona
rossa. Questa era un limite invalicabile, il centro di Genova era diventato un
luogo dove nessuno avrebbe potuto dissentire, visto che, come si è appreso nei
giorni scorsi, l’ordine dato dal ministro dell’ Interno Scajola (pistola*)
era stato per il giorno 20, quello di sparare a vista i “terroristi”.
Infatti ogni qualvolta ci sono dei poteri economici da difendere chi dissente e
manifesta viene etichettato proprio come terrorista, estremista , bombarolo…
basti vedere in quale modo dopo l’11 settembre lo stesso Berlusconi ha
collegato le manifestazioni anti G8 con gli attentati alle twin towers .Oltre al
centro storico transennato con strutture in acciaio e cemento armato (zona rossa
), tutta la città era presidiata
da 18.000 unità delle forze dell’ordine, elicotteri presidiavano notte e
giorno i cieli , blindati e
cavalleria scorrazzavano in lungo e in largo. La situazione era tesa, ma questo
non ha impedito la mobilitazione e i forum, con la partecipazione di numerosi
intellettuali che proponevano progetti alternativi a quelli dei G8.La
manifestazione dei migranti del giorno 19 si
svolse senza alcun problema. In oltre 50.000 persone abbiamo usato gli
slogan più diversi, il clima festoso aveva contagiato gli stessi genovesi che
dalle finestre ci applaudivano e mostravano le mutande ( in polemica con il
Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che vietò i panni stesi durante il
summit), dandoci una accoglienza che entusiasmò gli animi di tutti. La sera il
rientro in tende, sacchi a pelo a
casa di amici sotto un violento acquazzone.
Il giorno 20, venerdì, si respirava un’ aria completamente diversa; le forze
dell’ ordine, rafforzando i controlli e dilatando la zona rossa avevano
creato una tensione palpabile, mentre erano previste manifestazioni sparse,
intorno alla zona proibita. Ed è proprio sin dal venerdì mattina che gli 8
grandi hanno risposto alle manifestazioni pacifiche con la repressione
e la violenza delle forze dell’ ordine, lasciando indisturbati i black
block distruggere macchine, negozi e banche. Io come altre migliaia di persone
ho visto questi gruppi distruggere tutto, seguiti dall’alto da un
elicottero della polizia che filmava e osservava. O i poliziotti
sull’elicottero erano così miopi da non vedere le fumate nere
delle macchine incendiate (e quindi non hanno chiamato i rinforzi da
terra), oppure vedevano benissimo
quello che stava succedendo, ma per ordini maggiori i black block avevano via
libera nella loro opera di distruzione. Così sarebbe stato più semplice
demonizzare l’intero movimento, considerandolo violento.Retoricamente ho
proposto due ipotesi, ma la seconda è quella che, ahimè, corrisponde alla
verità. La cosa più assurda è che le cariche si sono puntualmente abbattute
sulle manifestazioni pacifiche in quella dei disobbedienti ( con Casarini )
il venerdì pomeriggio. In 10.000, abbiamo dovuto subire 4-5 ore di
cariche . E proprio in quegli attimi si consumava una tragedia ancora oggi
avvolta nel mistero: l’ assassinio di Carlo Giuliani. Una morte che ha
lasciato il segno in noi che eravamo presenti a Genova,
dove, in quei giorni i colpi di pistola sono stati numerosi. Ed ha
sconvolto chi da casa seguiva le vicende e si rendeva conto che il diritto
sacrosanto a manifestare e dissentire veniva in quei giorni revocato.Sconvolti
dalla tragedia del giorno prima, sabato 21 siamo scesi numerosissimi
per le strade senza farci impaurire, ed abbiamo iniziato un lungo corteo
che da piazza Sturla si sarebbe concluso a piazza Galileo Ferraris. Il corteo
colorato ricco di suoni e sfumature ha
dimostrato che alla violenza della repressione si risponde con la vivacità di
un movimento che è ricco di contenuti e idee , che niente e nessuno potrà
fermare. Arrivati a metà corteo sono iniziate le prime cariche della giornata
all’altezza della fiera, verso le 14:00, in modo brutale. Siamo stati
bersagliati dai gas tossici dei lacrimogeni lanciati da blindati e cellulari, ma
anche dal cielo e dal mare elicotteri e
gommoni li sparavano ad altezza d’uomo.Il corteo è stato spezzato in due
parti, solo in 20.000 siamo riusciti a raggiungere la fine, ma prima di
arrivarvi abbiamo subìto ancora cariche lungo corso Torino dove
la polizia in tenuta antisomossa ha attaccato il nostro pacifico corteo
dalle vie laterali. Nonostante il panico e la rabbia non abbiamo perso la calma,
e a braccia alzate e al grido “No VIOLENZA” siamo arrivarti alla fine in
piazza Galileo Ferraris.Purtroppo le cariche sono continuate sino alla notte con
la barbara intrusione nella scuola dormitorio Pertini e nel centro stampa del
Genoa social forum, la scuola Diaz, dove centinaia di persone sono state
selvaggiamente picchiate. La domenica mattina arrivata l’ora del rientro e
sconvolti dalle notizie della notte con altri dieci compagni sardi abbiamo fatto
ritorno a casa, consapevoli che è stato importantissimo manifestare il nostro
dissenso ed essere presenti come
testimoni di un grande evento. La stessa stampa estera ha definito “forze del
disordine” polizia e carabinieri italiani, che anziché tutelare noi
manifestanti ci ha aggrediti e picchiati, ma non ci siamo fatti intimidire. La
dimostrazione che dopo il G8 il movimento che lotta contro questa
globalizzazione(che spreme i lavoratori, licenzia e fa guerra a popolazioni
inermi) è cresciuto, la si può avere dai numerosi social forum che dopo Genova
sono nati in tutta Italia, all’ interno dei quali il Carloforte Social forum
è una realtà viva.