Firenze: manifesto "Un laboratorio per la democrazia"

assemblea: sabato 6 aprile alle ore 15.00

Care amiche, cari amici,

da tempo desideravamo riprendere i contatti con chi, come voi, ha aderito alla manifestazione del 24 gennaio, ma la pressione di eventi esterni ha condizionato in modo inatteso e assai gravoso il nostro tempo, ritardando l’incontro progettato. E’ ora necessario mettersi al lavoro, passare all’elaborazione comune di idee e alla realizzazione di progetti concreti. Tutto questo, proseguendo nel dialogo con chi desideri confrontarsi con noi pur mantenendo la nostra piena autonomia.

Un carattere importante dei movimenti di queste ultime settimane è la forte richiesta di unità. Non si tratta di una richiesta di unità ideologica o partitica; si tratta invece di una richiesta ispirata da un nuovo sentimento di reciproco riconoscimento. Significa che le molte persone schierate a sinistra vogliono stare tutte dalla stessa parte, mantenendo orgogliosamente le proprie differenze e semmai valorizzandole, per contribuire insieme a contrastare la violenza istituzionale e i programmi socialmente crudeli della destra italiana. In uno spirito unitario la forza dei movimenti diventa più incisiva, mentre ciascuno può sperare che una parte dei propri desideri si realizzi e che a poco a poco un mondo migliore diventi possibile. Insomma, possiamo e dobbiamo confrontarci accanitamente su idee e progetti, ma alla fine le mille aspirazioni devono riuscire a sommarsi invece che annullarsi. Di queste idee e di questi progetti desideriamo discutere con voi.

Abbiamo perciò messo a punto il documento che vi proponiamo, che vorremmo dibattere con quelli di voi che intendono contribuire alla creazione di un Laboratorio per la democrazia che, tenendo al centro la funzione intellettuale (piuttosto che la funzione degli intellettuali), possa al tempo stesso rispondere al nuovo bisogno di partecipazione e all’esigenza di prendere nuove iniziative concrete.

Le direzioni in cui ci muoveremo


Due sono le direzioni nelle quali intendiamo muoverci: prima di tutto la difesa della democrazia, che vediamo ogni giorno minacciata dal preoccupante attacco a diritti da tempo acquisiti e inalienabili. Contemporaneamente vogliamo insistere, nella misura delle nostre possibilità, sull’arricchimento della democrazia, e cioè su un’azione di stimolo rivolta alle forze politiche dell’opposizione per elaborare una strategia di sinistra che non sia succube del neoliberismo, per suggerire nuovi modi di fare politica, per fondare il futuro della sinistra sulla base di un rapporto costruttivo fra la società civile e la sfera politica. Non possiamo nasconderci, infatti, che il sostanziale fallimento dell’ultima stagione riformistica ha contribuito alla crisi degli equilibri sociali (già peraltro molto instabili), alla precarizzazione di ampi settori della popolazione, alla messa in questione di diritti e di garanzie.

Difesa della democrazia

La vittoria di Silvio Berlusconi il 13 maggio 2001 ha una sua innegabile specificità nazionale che affonda le radici nella crisi di legittimità determinatasi dieci anni fa nel nostro sistema politico. I primi mesi di governo hanno visto in atto a Genova strategie repressive di tipo autoritario, hanno mostrato la riduzione dello stato di diritto ad una concezione patrimoniale della cosa pubblica, hanno prodotto lo svilimento dell’autonomia dei poteri dello Stato, l’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori, l’incrudelirsi degli atteggiamenti e delle iniziative di carattere xenofobico, la brutale difesa del nuovo modello capitalistico che va sotto il nome di globalizzazione. Il quadro istituzionale italiano è inoltre sottoposto ad una distorsione che non ha l’eguale nella storia della repubblica: la stessa persona che riunisce nelle sue mani il potere legislativo e quello esecutivo ha oggi il controllo quasi totale dell’informazione televisiva (il Financial Times ha scritto che un paese dell’Est che avesse una situazione istituzionale come la nostra non potrebbe mai essere ammesso nella Comunità Europea); oltre a questo, il premier agisce ancora in condizione di imputato in più di un processo e usa i poteri costituzionali intrecciati con il suo privato potere mediatico in un’offensiva senza precedenti contro il potere giudiziario. In questi mesi, insomma, si è prodotta una drammatica frattura: nei fatti, una vera e propria negazione delle tradizioni migliori della democrazia nella nostra Repubblica.

Eppure l’Italia non è sola in questa crisi. In modi diversi, in altri paesi si verifica quel fenomeno che la letteratura accademica indica come il problema delle democrazie demotivate’. Basti pensare allo stravolgimento istituzionale subìto dal voto americano a causa del mancato controllo delle spese elettorali, col conseguente intervento massiccio di certe multinazionali, o al calo della percentuale dei votanti in molte elezioni nazionali (le recenti elezioni in Gran Bretagna ne sono un esempio drammatico). Basti ricordare, ad un altro livello, i tribunali speciali di Washington e le gabbie di Guantanamo, o il fatto che Israele si affida alla politica di Sharon smarrendo giorno dopo giorno le proprie ragioni.

Arricchimento della democrazia e specificità del Laboratorio

Il nostro Laboratorio sottolinea i punti di contatto con i temi e le proposte concrete per una nuova giustizia mondiale elaborati da Porto Alegre, nonché con i contenuti più avanzati di giustizia sociale elaborati dalle organizzazioni sindacali. Al tempo stesso, esso rivendica la propria specificità nel caratterizzarsi come fortemente radicato nell’esperienza politica, culturale e sociale della città e della sua Università. Troppo spesso a Firenze i rapporti fra il governo locale e la società civile sono stati faticosi e deludenti. Per inefficienza, indifferenza o addirittura per scelta, le autorità locali non hanno risposto in modo adeguato alle aspettative dei cittadini. Questo problema, è vero, non riguarda solo Firenze: il solco fra i cittadini e i governi è sempre più profondo in tutti i paesi europei, ma in altri paesi si è tentato di colmarlo attraverso esperimenti di politica partecipativa. Anche da noi le autorità cittadine devono fare di tutto per rispondere alla domanda di partecipazione che viene dalla gente, e non devono farlo con atteggiamento paternalistico. E’ solo attraverso un processo di partecipazione e deliberazione che i cittadini sviluppano la loro cultura civica, praticano la democrazia e possono contribuirvi. Il nostro Laboratorio nasce proprio dalla voglia di partecipare in un momento in cui la rappresentanza politica stenta a capire i desideri e le necessità della società e a darvi risposta.

L’opposizione sociale di cui il Laboratorio vuole far parte si fonda sulla volontà dei singoli di impegnarsi in prima persona, di tornare ad essere parte attiva della politica. I fatti di Genova hanno liberato energie enormi che si stanno ora sviluppando: la politica non è più materia esclusiva dei partiti ma è tornata ad essere di tutti. Si tratta dunque di raccogliere un’esigenza diffusa e ormai palpabile: dare voce a questa esigenza e stimolare le forze politiche tradizionali a recepirla crediamo che sia la forza del Laboratorio a cui intendiamo dare vita.

I nostri temi.

Sono tanti (perfino troppi) i temi su cui è oggi necessario riflettere. Ne indicheremo alcuni, sperando di poterci lavorare in piccoli gruppi e di poter collegare la nostra ricerca a campagne e iniziative prese insieme con altre realtà della società civile fiorentina e toscana come il Social Forum e il sindacato e anche con quelle forze del governo locale e regionale che siano disposte a dare inizio ad una nuova stagione di riflessione e di attività politica.

Un primo gruppo di temi riguarda i diritti individuali e la cittadinanza con particolare attenzione ai diritti delle donne e alle leggi e all’accoglienza in fatto di immigrazione.

Un secondo gruppo riguarda la giustizia sociale: la distanza che divide il centro dalla periferia della nostra città; la flessibilità e la precarietà nel mercato del lavoro; le perduranti differenze sociali e culturali che fanno della società italiana una delle più diseguali del mondo occidentale.

Un terzo gruppo riguarda i problemi istituzionali della sfera pubblica: per menzionare solo alcuni temi possibili, la legiferazione sulla giustizia, l’attacco alla Costituzione, la delegittimazione della tradizione antifascista, il problema dell’informazione sottoposta al potere, la sanità pubblica, la scuola pubblica e i problemi dell’Università e della ricerca. In quest’àmbito dobbiamo concentrarci sulla necessità di inventare il pubblico’ a tutti i livelli; perché sia meno clientelistico, più socialmente giusto, più efficiente, più al servizio dei cittadini.

Un quarto gruppo riguarda i temi delle grandi dicotomie che oggi dividono il mondo: ricchezza e povertà, potere e impotenza, legalità e illegalità, profitto ed etica, consumi e danno all’ambiente. Insieme con altri dobbiamo trovare i modi concreti per portare nella vita quotidiana della gente temi come il commercio equo, la Tobin tax, e così via. E’ questo il terreno, insieme intellettuale e pratico, che ci presenta le sfide più grandi e più impellenti.

Non ultimo, poniamo con forza il tema della guerra, riapparsa nel mondo dalle voragini scavate dalle politiche che si sono ispirate al modello negativo del libero mercato senza controlli.

Le forme e i metodi della politica


I ritmi, i rituali e il lessico della politica lasciano oggi molto a desiderare. Gli incontri sono interminabili e male organizzati, gli interventi troppo lunghi, la retorica prevale troppo spesso sulla ragione, gli aspiranti leader sui più timorosi, gli uomini sulle donne. Le riunioni, inoltre, sono spesso l’attività principale di chi le organizza (per dirla in modo provocatorio, sembra che la politica esista per le riunioni piuttosto che le riunioni per la politica). Cambiare una tale cultura politica è un compito a lungo termine e addirittura utopico. Ma, appunto, una delle nostre funzioni è proprio quella di reintrodurre elementi utopici nella politica della sinistra. Può darsi che tali obiettivi non vengano raggiunti ma ciò che conta, e che costituisce un elemento di distinzione, è proprio l’aspirazione costante verso quegli obiettivi. In termini di politica attiva, questo significa reinventare i tempi della politica, liberarla dalla sua autoreferenzialità e portarla dentro la società; significa organizzarsi in modi diversi, significa favorire l’accesso delle donne agli spazi della politica, significa raggiungere anche la gente che non è d’accordo con noi, significa stabilire un ricambio nelle posizioni di responsabilità.

In altre città si sono formati, per iniziativa di docenti, studenti e lavoratori dell’Università, gruppi analoghi al nostro. Stabilire un collegamento con questi gruppi per individuare strategie e progetti comuni su temi condivisi è per noi un obiettivo da perseguire anche per dare maggiore respiro al movimento.

E’ tempo di nuove regole per la democrazia in Italia e nel mondo. E’ tempo di ritessere la trama perduta della democrazia sostanziale orientandola verso valori di giustizia e di libertà. Ma prima ancora è forse il tempo di ripensare le regole del gioco tenendo presente che senza procedure, forme e regole definite non è possibile realizzare alcuna forma di emancipazione sociale.

Di tutto questo vi invitiamo a discutere nell’assemblea che avrà luogo sabato 6 aprile alle ore 15.00 alla Casa del Popolo di San Bartolo a Cintoia, via San Bartolo a Cintoia 95, angolo via Simone Martini (via Canova, primo semaforo a destra)




Movimento Università-Opinione

L’etica della responsabilità pubblica, il valore della scienza e della coscienza.

Rassegnarsi o resistere?

Di fronte all’attenuarsi delle garanzie fondamentali della Democrazia e dello Stato di Diritto, le forze culturali e sociali sono chiamate in causa.
L’Università, preoccupata dall’involuzione della prassi politica e del costume, si interroga per concorrere attivamente allo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese.

Discutiamone insieme con:
Francesco PARDI, Docente di Analisi del Territorio ­ Firenze
Cristiano BARATTINO, Studente di Storia
Alessandro MORELLI, Docente di Chimica Biologica
Enrico SORRENTI, Studente di Storia
Angelo ABBONDANDOLO, Docente di Genetica
Federico ALBERTI D’ENNO, Studente di Chimica industriale
Guido RODRIGUEZ, Docente di Neurofisiopatologia
Franco AJMAR, Docente di Genetica Medica

Mercoledì 6 marzo 2002 - ore 17

Aula Magna Facoltà di Medicina, Istituti Chirurgici
Via De Toni (zona Ospedale San Martino) - Genova

La cittadinanza è invitata.



Mercoledì 6 Marzo 2002
ore 16.45
Aula E2 dei nuovi Istituti Biologici
Via Borsari 46


Presentazione del Libro: "Il Governo Berlusconi: le parole, i fatti, i rischi" di Autori vari, Laterza 2002

Interverranno:
Gianfranco Pasquino, uno degli autori, Professore di Scienza Politica nell’Università di Bologna,
ed inoltre Letizia Gianformaggio, Professore di Filosofia del Diritto presso l’Università di Ferrara e Marco Piccolino, Professore di Fisiologia Generale presso l’Università di Ferrara.

Presiederà Guido Barbujani, Professore di Genetica presso l’Università di Ferrara.

Alla presentazione farà seguito una discussione.
Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.

Guido Barbujani
Francesco Bernardi
Francesco Di Virgilio
Roberto Gambari
Letizia Gianformaggio
Marco Piccolino



Torino, 26.02.2002
A tutti i Presidi delle Facoltà di Lettere e Filosofia

Cari Colleghi,

Il giorno 21 febbraio 2002 si è riunita a Roma la Giunta della Conferenza dei Presidi di Lettere che ha preso in esame la situazione che si è determinata negli ultimi tempi a causa della politica universitaria adottata dal governo Berlusconi e dalla presentazione della legge delega per la riforma della scuola.
In particolare, dopo ampia discussione, ha approvato all’unanimità la seguente mozione che inviamo a tutte le Facoltà di Lettere, pregandole di discuterla e di giungere ad una deliberazione su questi temi che costituiscono oggetto della prossima Conferenza che sarà convocata di qui a poco per il prossimo aprile.

"La Giunta della Conferenza Nazionale dei Presidi di Lettere e Filosofia esprime la propria viva preoccupazione per le decisioni della legge finanziaria 2002 che segnano tagli sul fondo di finanziamento ordinario dell’Università, sui fondi per la Ricerca Scientifica e un’inspiegabile lentezza nella concessione delle lauree specialistiche.
Esprime, inoltre, allarme e contrarietà al progetto contenuto nel disegno di legge Moratti sulla Formazione degli Insegnanti, che prevede la creazione di una classe n° 105 per la formazione degli insegnanti, rischiando di mettere in crisi le altre lauree specialistiche delle Facoltà di Lettere e di abbassare il livello culturale degli insegnanti.
Si riserva, quindi, di chiedere a tutte le Facoltà di discutere l’attuale situazione e studiare le adeguate forme di opposizione a questo progetto".

Con i migliori saluti,
Il Presidente
(prof. Nicola Tranfaglia)