CÉSAR   

César Baldaccini


nato il 1 gennaio 1921 a Marsiglia (Francia) deceduto il 7 dicembre 1998 a Parigi (Francia)

Figlio di un emigrante italiano costruttore di botti.

1942. Frequenta le lezioni serali presso l’‹ cole des Beaux-Arts di Marsiglia. Si guadagna da vivere nella bottega del padre e in seguito lavorando come fornaio e istruttore di guida.

1943. Entra all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi.

1945. Sposa Maria Astruc, da cui divorzierà nel 1959. Vince una borsa di studio triennale a Parigi.

1946. Lascia Marsiglia per Parigi, abita nello stesso palazzo di Giacometti.

1947. Prime ricerche con il gesso e il ferro. Segue a Montpellier uno stage di ceramica.

1949-53. Utilizza il piombo in foglie a sbalzo e dei fili di ferro saldati. All’inizio degli anni cinquanta, esegue le prime sculture in metallo saldato partendo da scarti industriali recuperati in una officina a Trans-en-Provence e a Villetaneuse poi.

1950. Incontra Germaine Richier.

1951. In un viaggio in Italia visita Roma e Pompei. Rimane impressionato dalla visione dei calchi in gesso delle vittime dell’eruzione.

1954. Esegue la sua prima grande opera in metallo saldato: Le poisson. Prima esposizione personale: Sculptures de Baldaccini et tapisseries de Cortot et Dany, alla Galerie Lucien Durand, Parigi. Utilizza già dei pezzi di carrozzeria d’auto per dare del colore ai suoi Animaux en ferraille.

1955. Espone per la prima volta al Salon de Mai, dove vengono presentati Le poisson e il nudo Pompei. Espone con Karel Appel alla Galerie Rive Droite a Parigi. Abbandona definitivamente il nome di Baldaccini.

1956. Fa la conoscenza di Picasso.Un intera sala gli è riservata alla Biennale di Venezia. Espone alla Galerie Rive Droite con Alberto Burri.

1957. Vince il 1° premio di partecipazione straniera alla Biennale di Carrara in Italia. Esposizioni personali a Parigi (Galerie Creuzevalt) e Londra (Hanover Gallery).

1958. Nasce la figlia Anna. Inizio delle Plaques (ali, steli) con cui ottiene il terzo premio Carnegie di scultura e una medaglia d’argento per L’homme de Villetaneuse all’Esposizione Universale di Bruxelles. Nelle sue sculture abbandona lo spezzettamento apparente dei materiali per una materia metallica più omogenea.

1959. Espone al Salon de mai, a Documenta II a Kassel e a New Image of Man al Museum of Modem Art di New York. Grande successo dell’esposizione personale alla Galerie Claude Bernard a Parigi.

1960. Partecipa ad European Art Today, esposizione itinerante organizzata dal Minneapolis Institute of Art, a Cent sculpteur de Daumier à nos jours, del Musée d’Art et Industrie di Saint-Etienne, a Sculpture contemporaine, del Musée Cantini di Marsiglia. Al Salon de Mai espone tre Compressioni d’automobili e comincia a partecipare a tutte le manifestazioni del Nouveau Réalisme. Esposizione César recent sculpture all’Hanover Gallery di Londra. Personale alla Allan Stone Gallery di New York. Si sposa con Rosine Groult.

1961. Viaggio negli Stati Uniti in occasione della sua esposizione personale a New York alla Saidenberg Gallery. Partecipa a The Art of Assemblage al M.0.M.A. di New York. Inizio delle Compressions Dirigées e dei Reliefs tôles. A New York rende visita con Yves Klein e Jean Tinguely a Marcel Duchamp.

1962. Espone a Milano alla Galleria Apollinaire dei disegni-décollages fatti di inchiostro e nastro adesivo.

1963. Esposizione Trois sculpteurs alla Galerie Claude Bernard a Parigi.

1964. Partecipa a Figurazione e Defigurazione a Gand; a Documenta III a Kassel e a Dieci anni di pittura e scultura, alla Tate Gallery di Londra.

1965. All’esposizione César, RoÁ l d’Haese, Tinguely al Musée des Arts Décoratifs, Parigi, César mostra la Victoire de Villetaneuse. Questa straordinaria donna senza testa dal ventre "gonfiato" di vita è a sua volta l’esito di una ricerca ininterrotta sul nudo femminile: Nu de la Belle de Mai (1957), Ginette (1958), La Venus de Villetaneuse (1962) sono la prova manifesta del rifiuto assoluto dell’artista a lasciarsi rinchiudere in un genere convenzionale. In dicembre, all’esposizione La Main da Claude Bernard a Parigi, presentazione del Pouce. La serie comprende un pollice monumentale in plastica rossa, un pollice in metallo argentato e un pollice in plastica molle sormontato da un unghia dura. In occasione di Conversation autour d’un pouce pubblicato in Les Lettres Françaises del 30 dicembre, César di nuovo riafferma, contro l’attacco severo di alcuni critici, il diritto dell’artista alla non- specializzazione. Prima collaborazione con le industrie Renault: L’hommage à Louis compressione di paraurti e copriruota d’automobili.

1966. Retrospettiva allo Stedelijk Museum di Amsterdam e al Wilhelm Lehmbruck Museum di Duisburg. Al Salon de Mai, espone un pollice di 2 metri di altezza, poi modella il seno di una ballerina del Crazy Horse. Verrà ingrandito l’anno seguente a cinque metri di diametro e due metri e cinquanta di altezza per ornare il bacino d’acqua della fabbrica dei profumi Rochas a Poissy. Ultima la Pacholette l’ultimo dei suoi ferri saldati che chiude momentaneamente il suo bestiario di ferraglia. Retrospettiva al Musée Cantini di Marsiglia.

1967. La modellatura del Pollice e del Seno gli fa utilizzare un nuovo materiale, la schiuma di poliuretano di cui scopre le proprietà espansive. Al Salon de Mai esegue una grande espansione arancione (una colata di 40 litri di poliuretano lunga cinque metri). Realizza un espansione anche alla Galerie Mathias Fels a Parigi. Retrospettiva alla Biennale di San Paolo in seguito, realizza delle espansioni in pubblico a Monaco, Lund, San Paolo, Rio de Janeiro, Montevideo, Avana, ecc. Partecipa a numerose esposizioni all’estero tra cui l’Esposizione Universale di Montréal (Canada).

1968. Espansioni in giallo, blu e rosso realizzate in pubblico a Londra (Tate Gallery), che poi taglia e distribuisce ai presenti. A Saint-Paul-de-Vence alla mostra L’art vivant presso la Fondation Maeght, Goeteborg, Stoccolma, Bruxelles (Palais des Beaux-Arts), Musée de Gand, Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna). E’ presente a Documenta IV a Kassel con sei Pouces e alla Triennale di Milano dove espone un canapè rivestito di poliuretano..

1969. César chez Daum al Musée des Arts Décoratifs, Parigi, è il risultato di un anno di collaborazione con la cristalleria Daum di Nancy che gli ha aperto gli atelier della sua fabbrica. Vi trova l’occasione di dialogare con un nuovo materiale, il vetro. Alla Galerie Mathias Fels presenta delle compressioni di piccole dimensioni (20-25 cm di altezza) eseguite su dei materiali diversi: tubi d’alluminio leggero, frammenti di carrozzeria Renault ecc. Partecipa ad Ars 69 ad Helsinki e esposizioni personali alla galleria Creuzevault, Parigi Autoportrait e alla galleria Givaudan, Parigi Boites. Mette a punto una tecnica che permette la conservazione delle espansioni. Realizza un pugno monumentale per il Prytanée militaire di Saint-Cyr. Il coreografo Dirk Sanders gli richiede uno scenario ( tre espansioni giganti) per il Ballet thé­ tre contemporain alla Maison de la Culture di Amiens.

1970. César - Plastiques, prima presentazione delle Espansioni. realizzate nel corso dei due anni precedenti, al Centre National d’Art Contemporain di Parigi. Per l’inaugurazione a Knokke-Le-Zoute della mostra Pop Art, nouveau réalisme, nouvelle figuration César realizza un Espansione in pubblico al Casino, sede dell’esposizione. Partecipa al 10° anniversario del Nouveau Réalisme a Milano con l’ultima espansione realizzata in pubblico nella Galleria Vittorio Emanuele. Sempre a Milano César 1960-1970 alla galleria Schwarz dove espone sopratutto delle compressioni di motociclette. Espone a Le peintre photographié al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. César è nominato professore d’atelier alla Ecole des Beaux-Arts di Parigi. Realizzazione di una pala d’elica in bronzo di 10 metri di altezza per il Mémorial des Rapatriés a Marsiglia.

1971. Prime Compressioni in oro di gioielli. Inizio delle compressioni di plexiglass, utilizza le proprietà di trasparenza del materiale alla luce. Plastiques, alla Fondazione Sonja Henie (Oslo), alla Kunsthalle di Amburgo e alla Maison de la Culture di Rennes.

1972. Comincia la serie delle Masques con la modellatura del proprio viso. Tirato in plastica o in bronzo è sistematicamente tagliato, deformato o semicancellato da dei materiali diversi: tela plastificata, schiuma di polyestere, ecc. Alcune sono incorporate a delle espansioni: Bassine de TÃ tes. Espone a Marsiglia, César 72 al Musée Cantini. Motos, esposizione di Compressioni di motociclette alla Galerie Mathias Fels, Parigi. Compression acryliques, galleria Lucien Durand, Parigi. Compression plastiques alla galleria Fred Lanzenberg, Bruxelles.

1973. Téte à tétes, galleria Creuzevault, Parigi. La presentazione degli autoritratti-maschera dà l’occasione di creare, da una forma in pane della sua propria testa, dei miches-César sfornati e letteralmente divorati durante il vernissage. Retrospettiva di César al centro culturale di Romainville.

1974. Retrospettiva di César alla Rotonda della Besana a Milano.

1975. Nasce il César, una piccola riproduzione di una compressione diventa l’equivalente in Francia dell’Oscar hollywoodiano. Con il César vengono premiati i migliori attori, attrici e registi francesi dell’anno.

1976. César, Rétrospective des sculptures, esposizione itinerante attraverso i musei di Ginevra, Grenoble, Casino di Knokke le Zoute, Rotterdam, e il Musée d’Art Moderne de Paris. Alla Galerie Beaubourg a Parigi espone differenti lavori tra cui compressioni di cartoni ed imballaggi su muro o in tre dimensioni.

1978. Due esposizioni dei suoi Portraits de Compression (Nizza e Tokyo) Sono delle compressioni piatte incollate su un grande supporto di legno. Retrospettiva al Musée Picasso di Antibes. Espansioni murali alla Galerie Beaubourg di Parigi.

1979. Comincia un lavoro di reinvenzione delle sue sculture modificando o ingrandendo i modelli in gesso di vecchi pezzi in ferro. Le opere nuove sono in seguito tirate in bronzo. César come un tempo con i ferri, unisce degli elementi di bronzo che fanno di ogni tiratura quasi un originale. Tra questa serie di bronzi saldati: Homme oiseau 1958-1980 o Poule Andrée 1958-1980. La Galerie Beaubourg presenta una retrospettiva delle sue opere al F.I.A.C. di Parigi.

1980. La Galerie Beaubourg presenta una retrospettiva delle sue opere al F.I.A.C. di Parigi. Riceve il Gran Premio nazionale delle arti per la scultura e il Gran Premio delle arti della Città di Parigi.

1981. Realizzazione monumentale di un Pouce in marmo bianco a Djeddah (Arabia Saudita).

1982. Retrospettive a Liegi (Musée d’Art Moderne), a Nizza (Espace Niçois d’Art et de Culture) e in Giappone (Fondazione Seibu e Museo Ottara).

1983. Intraprende la realizzazione del Centaure, monumento in omaggio a Picasso, opera di sei metri di altezza, ultimata nel 1985 e mostrata all’apertura della F.I.A.C. davanti al Grand Palais.

1984. Realizza la serie degli Autoportraits che sono esposti alla F.I.A.C. Intraprende una piastra monumentale, Hommage à Eiffel, nel parco della Fondation Cartier (Jouy-en-Josas), 17 metri di altezza, realizzata con dei frammenti di una scala della TourEiffel. Al Musée de la Poste di Parigi: Bronzes. Alla Fondation Cartier: Les fers de César

1985-86. Intraprende la serie dei Poules Patineuses, in bronzo saldato, 18 pezzi che saranno esposti nel 1988 al F.I.A.C. Inizia la realizzazione dei Championnes, compressioni piatte di automobili Peugeot.

1989. Prima esposizione importante delle compressioni dal 1959 al 1989 alla Galerie Beaubourg, in questa occasione la compressione Facel Vega del 1962 è accquistata dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.

1990. Esposizione, all’EPAD , Défense a Parigi, di ventiquattro enormi Compressioni di carta. Alla Galerie Beaubourg, Natures mortes – Hommage à Morandi, compressioni di brocche, caffettiere e bollitori.

1992. Il Comune di Marsiglia decide la creazione di un Musée César.

1993. Il presidente Mitterand consegna a César la croce di ufficiale della Legion d’onore.

1994. Realizza un pollice di 12 m di altezza per il quartiere della Defense.

1995. Realizza in occasione della Biennale di Venezia un muro di autovetture, disposte una sopra l’altra, pesante circa 500 tonnellate.

1996. Presenta alla Fiera di Basilea cinque blocchi monumentali di Compressioni di carta: 960 tonnellate corrispondenti a "un mese di lettura degli abitanti di Basilea".

1997. Retrospettiva al Jeu de Paume a Parigi.

1998. Malato di cancro, scompare all’età di 77 anni nella sua casa di Parigi.

 

César

Ricominciare non è rifare


Io non sono un intellettuale. Provengo da un ambiente popolare. Le prime sculture che ho visto, le ho trovate nei cimiteri. Sono di una famiglia d’origine toscana e se vi fossi rimasto, tra Carrara e Montecatini, penso che sarei diventato uno sbozzatore: l’aiuto di uno scultore. Avrei lavorato con Henri Moore forse. Oggi sono diventato scultore, non sbozzatore per altri, ma sono quand’anche un artigiano manuale. Il mio approccio all’arte avviene ad un livello istintivo. Ho fatto molta scuola, ma fondamentalmente sono un autodidatta assoluto.

Con la mia esperienza, la mia età - entro nei miei settanta anni - non voglio farmi illusioni. Quando si viene da dove vengo io, si resta per sempre senza il dubbio. Non posso dire che io detenga la verità. Io comprendo tutti, forse perchè non sono stupido, comprendo gli intellettuali anche se mi danno di volta in volta dei complessi. Ma alla fine se hanno delle teste più grandi della mià è solo di fronte, non di profilo...

Quando si vede il mio lavoro, ci si rende conto che è puramente fisico, istintivo, ma vi è anche un uomo dietro, con un cervello. Poichè il mio cervello comunica con tutto il resto. E’il tatto che mette tutta la meccanica dello scultore in movimento: è la materia che guida lo sviluppo dell’immaginazione. A me, una ragazza non mi eccita se non gli tocco il posteriore, se non tocco, non succede nulla. Ho una formazione accademica: ho appreso la tecnica degli antichi e sono il loro erede. Ma sono anche l’erede dei moderni, dei surrealisti in particolare. Uno scultore non arriva mai da solo.

Vi sono delle continuità artistiche che, generalmente, non sono viste di buon occhio dai responsabili delle grandi esposizioni internazionali, perchè questi sono ossessionati da quello che pensano gli americani. D’altra parte, non a caso, un americana, Margit Rowell è stata commissario dell’esposizione del Beaubourg, Cos’è la scultura moderna. Passo sopra al fatto che César non è stato rappresentato che da una compressione, ma non passo sopra il fatto che degli immensi scultori sono stati scientemente eliminati dalla scultura moderna, come Germaine Richier per esempio. L’esposizione poteva essere interessante per conoscere quel che c’è nella testa dei grandi arbitri dell’arte, ma dallo stretto punto di vista della scultura, è stata una perfetta imbecillità. Amo molto Dan Flavin, ma quel che ha fatto non ha niente a che vedere con la scultura. Adoro un ragazzo come Jean-Pierre Raynaud, che ho d’altra parte personalmente contribuito a far conoscere al suo debutto, ma non ha mai preteso di essere uno scultore: il suo approccio è molto differente.

Quando vedo delle installazioni di Buren, io so che accade qualcosa, e la personalità dell’artista mi colpisce, ma dal punto di vista della scultura, questo mi lascia perplesso. Io non dico quello che si dice spesso negli ambieriti popolari: io saprei fare altrettanto! poichè, far fare delle colonne da delle imprese, puo sembrare facile, ma quel che conta in ogni caso è avere avuto l’idea.

Dopo tutto, anche Garnier aveva delle imprese per realizzare la sua Opéra e così Gaudi per -la sua cattedrale. Dunque, se Buren non fa altro che disegni e schizzi, è In ogni caso lui l’autore delle grandi opere che portano il suo nome... Ma la scultura è un altra cosa. E’ il contatto di un uomo con una materia, e dico questo anche se qualcuno dovesse concludere che io sia un pompier. Giacometti ha fatto la stessa scultura per tutta la sua vita, se si vuole, ma io dico che ricomincerebbe ogni volta. E ricominciare non è del tutto la stessa cosa che rifare. Giacometti, in tutta la sua vita, ricomincia, ed è nuovo ogni volta. Quanto a me, saldo il bronzo oggi, e questo mi eccita come quando saldavo il ferro. Vivo con il mio corpo, la mia sensibilità e la mia intelligenza, e tutto questo lo faccio corrispondere ad un bisogno. È veramente uno stile di vita, quello che faccio è concepito in funzione di una necessità.

A partire da questo, si può discutere per sapere che cosa è la scultura? Io non ne so nulla. So semplicemente stabilire delle differenze. Quando ho fatto le mie prime compressioni, non le ho chiamate sculture, le ho chiamate compressioni. E Arman, non ha mai detto delle sue accumulazioni che fossero nient’altro che delle accumulazioni. E Raynaud non ha parlato che di vasi a proposito dei suoi vasi, e lo stesso per Bernar Venet. a proposito delle sue linee. Ma attenzione! Non dico neppure che la scultura sia unicamente la statuaria. Ho imparato i trucchi della statuaria, ho imparato a disegnare, in breve ho acquisito una padronanza, e dopo, vivendo, siccome sono un uomo curioso, che viaggia e che visita le esposizioni, mi sono posto tutto un mucchio di domande.

Da dove veniamo noi, noi gli scultori contemporanei? Noi veniamo da Dada, da Duchamp, dai surrealisti. Nessuno ha mai inventato niente da solo: noi siamo gli eredi gli uni dagli altri. Ed io, nel mio piccolo dominio, quando mi sono appropriato della mia prima compressione, si aveva giustamente ragione ad assimilarlo ad un gesto dada. D’altra parte sono stato molto legato al movimento. Sono stato amico di Man Ray, di Max Ernst e dei surrealisti. Senza parlare di Giacometti di cui sono stato quasi vicino di pianerottolo. Ho visto spesso Mirò anche. Tutto questo, è la realtà della mia vita e questa ha plasmato la mia maniera di apprendere l’oggetto. Che non si venga a dirmi che gli altri sono vergini. Sono come me: vengono da là in una maniera o l’altra.

Tutto questo per dire che, anche nel momento delle compressioni e delle espansioni che apparivano come un linguaggio quantitativo, sono rimasto uno scultore. Le compressioni di César sono prima d’ogni cosa le compressioni di uno scultore che si chiama César. Sono un classico perchè io intervengo, io dirigo durante il processo della compressione: non è del tutto un atteggiamento d’avanguardia.

     César. "Compression Ricard" (1962). Compressione di rottami d'automobile. 153 x 73 x 65 cm. Musèe National d'Art Moderne - Centre Georges Pompidou, Paris. PHOTO: MNAM Centre Georges Pompidou.

Quelli che pretendono di andare più lontano non fanno in realtà piu nulla. E’ verso il nulla che sono diretti. Io non vado più lontano; io resto in contatto con la materia e la controllo. Questo perchè le compressioni sono vere opere di scultore, e io non vedo perchè avrei dovuto astenermi dal fare delle compressioni. Arrivo ora dall’averne fatta una grande, a NÐ mes, per il museo di Bob Calle, e questa è stata mostrata in pubblico. Il sindaco e la popolazione erano là. Tutti erano contenti ed io anche. Colui che giudica che le sole mie compressioni degli anni 60 sono valide e che io non ho il diritto di farne ora è un imbecille, ecco tutto. Non ha compreso che l’arte è una questione di piacere e che io provo lo stesso piacere a realizzare ognuna delle mie opere. Per esempio, mi sono molto divertito a fare le mie variazioni sul tema del ritratto di Gustave Eiffel. Nei concettuali e minimalisti, non solo non c’è contatto con la materia, nessun lavoro e nessun’abilità, ma ci si scoccia anche. Non c’è né piacere né mestiere in loro, e questo si vede.

Ho visto lavorare Giacometti e Picasso. Essi accettavano la lotta con la materia, e dunque il rischio di fallire, e questo arrivava, e quando si faceva cilecca gettavano tutto via. I concettuali e i minimalisti, non possono fallire! Non sono che delle idee, eventualmente realizzate da altri. Giacometti e Picasso non avrebbero mai avuto l’idea di far realizzare una loro idea da parte di un altro: era assolutamente inconcepibile. Una scultura, fallita, tutti vedono che è fallita e che non lascierà traccia nella storia. Nei minimalisti, il problema è risolto, poichè è intrattabile: ma son pronto a scommettere che questi non sopravviveranno al passare del tempo.

Lo scultore ha bisogno di intervenire lui stesso nella materia. Per me, che sia il ferro, il marmo, la plastica o il bronzo - che tratto come il ferro in fonderia - è sempre lo stesso piacere di intervenire. Certamente non mi prendo né per Picasso né per Giacometti, e m’infastiderebbe prendermi per un grande, perchè questo m’impedirebbe di vivere.

 

Conversazione raccolta da Jean-Luc Chalumeau, pubblicata in OPUS n° l20 luglio-agosto 1990, tradotto dal francese.


 

Scritti

César

Ricominciare non è rifare  

César

Recommencer ce n’est pas refaire  

César

Starting over is not repeating  

 

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