Mimmo ROTELLA


nato il 7 ottobre a Catanzaro, Italia.

1944. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli

1945-50. Vive a Roma, esegue dei dipinti figurativi, in seguito geometrico-astratti. Nel 1949 compone e recita i suoi primi poemi fonetici che chiama Epistaltici

1951. Prima esposizione personale alla Galleria Chiurazzi di Roma. Ottiene una borsa di studio della Fulbright Foundation, ed in agosto parte per l’università di Kansas City (Missouri) dove ottiene lo statuto di Artist in Residence. Al Theresa College di Kansas City, invitato dal critico d’arte Lawrence Alloway, parla del suo lavoro.

1952. Realizza un grande pannello murale per il salone della Facoltà di Geologia e Fisica dell’università di Kansas City. Esposizione dei suoi quadri astratti alla Rockhill Nelson Gallery, Kansas City. Alla sezione Musica dell’università, realizza la prima registrazione di poemi fonetici con accompagnamento di strumenti a percussione. Lo stesso anno i poeti della Harward University John Wilbur, Richard Mac Leish e John Ciardi lo invitano a Boston per una performance di poesia fonetica. Contemporaneamente registra poemi fonetici per la Library of Congress di Washington. In agosto rientra in Italia e si installa in un atelier vicino a Piazza del Popolo a Roma.

1953. Primi collages a base di manifesti lacerati e scollati.

1954. Espone per la prima volta al pubblico a Roma i suoi collages di manifesti strappati astratti. Il poeta Emilio Villa è uno dei primi ad ammirarli.

1955. Partecipa in aprile-maggio all’esposizione d’arte attuale organizzata da Emilio Villa in una galleria galleggiante sul Tevere.

1957. Personale alla galleria del Naviglio a Milano. Un testo illustrante le motivazioni del suo lavoro è presente nel catalogo. Contemporaneamente, il suo successo si manifesta in una serie di esposizioni personali a Zurigo (Galleria Beno), Londra (Institute of Contemporary Art), Venezia (Galleria del Cavallino) e Roma (Galleria Selecta).

1958. Riceve la visita di Pierre Restany, è presente in una collettiva al Whitney Museum di New York.

1959. Partecipa ad esposizioni collettive a Tokyo e poi Lima (Pittura Italiana Contemporanea), in Messico (galleria Souza), e a Ljublijana (Biennale Internazionale d’incisione). Prima esposizione personale alla Galleria La Salita a Roma. Comincia a valorizzare i dettagli figurativi con manifesti di cinema o pubblicitari.

1960. Espone con gli affichistes parigini Hains, Dufrêne e Villeglé al secondo festival d’Art d’Avant-garde a Parigi che segna il debutto della sua partecipazione a tutte le manifestazioni del Nouveau Réalisme.

1961. Partecipa a The Art of Assemblage al M.0.M.A. di New York, a 40° au dessus de Dada, Galerie J a Parigi e al Festival del Nouveau Réalisme a Nizza. Comincia la Rotellizzazione d’oggetti diversi: Piccolo monumento a Rotella o Il canto d’amore dei pesci, costruzione che serve da supporto ad un recital epistaltico. Inizio degli assemblaggi d’oggetti: Tappezzeria Romana, Il Saltarello.. Personale alla galleria la Salita a Roma.

1962. Prima esposizione personale a Parigi, Galerie J: Cinecittà Ville ouverte dove espone dei décollages di manifesti cinematografici. Partecipa a The New Realists alla Sidney Janis Gallery, New York Viene invitato a parlare della sua opera alla School of Visual Arts di New York.

1963. Partecipa a New Realists Neue Gaierie, Monaco, ad Arte e scrittura allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alle Biennali di Tokyo, San Marino e San Paolo (Brasile). Prime opere realizzate interamente con mezzi meccanici. Si tratta dei reportages o riporti fotografici su tela. Dopo aver selezionato diverse immagini prese dai giornali o settimanali, Rotella proietta i negativi delle fotografie impresse su delle tele emulsionate, trattate in laboratorio. Riporta allo stesso modo alcuni dei suoi décollage e scopre le macchie, prove di stampa sulle quali vengono sovrapposte le impressioni fotografiche. Primi disegni erotici.

1964. Si stabilisce a Parigi. A febbraio, espone il suo primo Reportage al Salon Comparaisons. Alla XXXII Biennale di Venezia, gli viene riservata una sala. Partecipa a 50 ans de Collage, Musée d’Art et d’Industrie (Saint-Etienne} poi al Musée des Arts Décoratifs (Parigi) e a Figurazione e defigurazione nell’arte al Museo di Belle Arti di Gand.

1965. Esposizione di foto-reportages sotto il titolo Vatican IV, Galerie J, Parigi. Partecipa ad Hommage à Nicéphore Niepce, esposizione organizzata da Pierre Restany, alla Galerie J, con l’intento di raggruppare diversi artisti utilizzanti dei processi fotografici per elaborare meccanicamente una nuova immagine di sintesi. In occasione di un incontro con il critico d’arte Otto Hahn e il pittore Alain Jacquet a Parigi, definisce la sua nuova espressione artistica con la denominazione di Mec Art. Inizio degli Artypos, incollatura su tela di macchie, fogli di manifesto, utilizzati per l’avviamento e regolazione delle macchine stampatrici, sovraccarichi di colori ed immagini di altri manifesti.

1966. L’Automobile e reportages 1963-1966, Galleria del Naviglio, Milano: esposizione di una serie di foto-riporti dedicati all’automobile. Esposizione dei primi Artypos alla sua prima retrospettiva nei Saloni del Teatro La Fenice, Venezia. Partecipa all’esposizione Donner à voir consacrata alla Mec-Art, Galerie Zunini, Parigi Partecipa all’esposizione Erotic Art, Sidney Janis Gallery, N.Y.

1967. A New York comincia una serie di ritratti fotografici (Lichtenstein, Oldenburg, Sidney Janis, ecc.) eseguiti a polaroid e riportati direttamente su tela con dei viraggi (variazioni di colore). Partecipa all’esposizione Artypo consacrata alle differenti forme d’arte tipografica realizzate da poeti ed artisti. Organizza degli Happenings-verità, sorta di cerimonie erotiche dove invita amici e fotografi. Partecipa ad Omaggio a Marylin Monroe, Sidney Janis Gallery, New York.

1969. Espone una serie di ritratti, Ritratti, Galleria del Naviglio, Milano (autoritratti, ritratti di Restany, César, Fontana, ecc.)

1970. Partecipa al decimo anniversario del Nouveau Réalisme a Milano.

1971. Retrospettiva Rotella, Décollages, Mec-Art, Artypo, in aprile-maggio alla Galerie Mathias Fels, Parigi.

1972. Esce l’autobiografia dell’artista, Autorotella. In occasione del la presentazione del libro presso il Circolo Culturale Formentini di Milano, esegue una performance con i suoi poemi fonetici. Plastiche, personale allo Studio Bellini, Milano.

1973. Esposizione Erotellique, Galerie Marquet, Parigi. Sul tema del nudo femminile e su situazioni dipendenti dell’iconografia sadomasochista, serie di foto-riporti sui quali l’artista interviene manualmente con una tecnica di lucidatura dei colori e con dei procedimenti vicini alle decalcomanie. Comincia ad utilizzare dei supporti rigidi in plastica per gli Artypo.

1974. La Révolution plastique de Rotella, galleria Inter-Arts, Lione.

1975. Costruisce la Plastiforme che espone alla Plura Records di Milano che pubblica anche il primo disco L.P. italiano di Poemi fonetici 1949-75. Espone anche alla Rotonda della Besana, Milano.

1976. Viene invitato al Recital Internazionale di Poesia Sonora-Poesia azione, presso l’atelier exposition Annick Le Moine. Partecipa all’esposizione Beautés Volées, Musée de Saint-Etienne.

1978. Retrospettiva Rotella, opere dal 1958 al 1975, Décollage, collage Artypo, frottage, Galleria Civica d’Arte Moderna di Portofino.

1980. Lascia Parigi per stabilirsi a Milano. E’ di questo periodo l’invenzione delle coperture (blanks) che esporrà l’anno seguente allo Studio Marconi di Milano e alla galleria Denis René di Parigi Si tratta di manifesti ricoperti da una o più coperture di manifesti monocromi (generalmente bianchi o blu) che gli attacchini hanno abitudine di incollare sui pannelli d’affissione tra la fine e l’inizio di una nuova campagna pubblicitaria.

1984. Cinecittà 2, serie di dipinti in acrilico eseguiti direttamente su dei manifesti cinematografici.

1986. Viene invitato a Cuba dal Ministro dei Beni Culturali a parlare del suo lavoro all’Università dell’Avana e a realizzare una performance nella piazza della città (esegue una lacerazione). In questo stesso anno parla del suo lavoro alla Domus Academy di Milano.

1987. Esegue le prime sovrapitture su manifesti pubblicitari, in seguito su brandelli di manifesti strappati e su pannelli metallici d’affissione: lamiere. Nello stesso anno viene nominato dal Ministero della Cultura francese, Cavaliere delle Arti e delle Lettere.

1990. Partecipa alle esposizioni Art et Pub al Centre Georges Pompidou di Parigi e Hight and Low al Museum of Modern Art di New York.

1993. Lavora tre mesi all’Ecole Nationale des Beaux Arts de Dijon.

1994. Partecipa all’esposizione Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum di New York

1996. Partecipa all’esposizione Face à l'histoire al Centre Georges Pompidou, Parigi.

1998. Realizza un Omaggio a Federico Fellini.

2000. Retrospettiva al Musée d'Art moderne et contemporain di Nizza.

 

Maurizio Fagiolo Dell’arco

Le Favolose Trasformazioni di Rotella


E’ questa una lettura che vorrebbe proporsi come discorso all’interno del metodo di Rotella. Non è quindi la proposta di un giapponese a Roma, ma l’indicazione che un artista può andare (anche graficamente) analizzato secondo come lavora. Tutto il lavoro del décollage e del reportage fino alle ultime splendide tele art-typo (le immagini si accumulano come fresche prove di stampa da rotativa) è, in effetti, un discorso sull’accumulo delle immagini ma anche sulla loro inevitabile trasparenza: si stacca, si stacca e si scopre qualcosa; si accumula, si accumula e qualcosa appare. così proponiamo che, sfogliando tutti i documenti del lavoro di Rotella (rintracciati a fatica negli archivi, dato che questo nomade non conserva niente del suo passato, che non sia la memoria) da oggi fino al suo esordio sulla scena della vita, si possa, in effetti, capire il metodo lucidissimo di questo materialista ladro d’immagini.

La città entra in casa era il titolo di un capolavoro di Boccioni: con i manifesti strappati e ricostruiti in quadri (appartengono ormai alla storia degli ultimi vent’anni), Rotella porta la strada e i suoi spessori vitali in casa, in galleria, nel museo. Nei primi (1954) c’era il manifesto prelevato come materia colorata (alcuni non sfigurano accanto ai pezzi più belli di Burri), mentre in quelli più maturi (i décollages ottenuti per strappi successivi) l’immagine cominciava a galleggiare. Nessun combine-painting di Rauschenberg tiene tanto bene il tempo.

Immagine del tempo e tempo dell’immagine, in un viavai chiarito appunto nel tempo (non sembri un immaginifico gioco di parole), perché le opere più recenti non sono altro che l’auto-analisi di quelle antiche e patinate di riconoscimenti. Ecco come s’invecchia: non aggiornandosi, ma contribuendo a chiarire il senso del proprio lavoro. Criticamente.

     Mimmo Rotella. "Marilyn"

Professione reporter: Mimmo Rotella è anche l’involontario cronista degli ultimi vent’anni, l’occhio-verità, il flash nella camera oscura del cervello. I suoi quadri composti di manifesti strappati in funzione d’una certa forma o d’un certo colore li guardiamo oggi anche come accumulazioni (l’inconscio conta pure qualcosa) delle nostre recenti mitologie: Marilyn e la birra bionda, la religione e il porno-cinema, il video e la lotta politica... Il tutto però è come filtrato dal gesto, violento e goloso allo stesso tempo, di un artista che vuole soltanto quello che sa. Professione reporter: ma c’è in più un notevole spessore di sadomasochismo nel gesto di strappare e di appropriarsi dei relitti dell’informazione, oltre alla certezza di salvare qualche cosa, sia pure con disinvolta ironia, da tramandare per il futuro cronista-storico del nostro cinico global village. E’ la capacità dell’immaginazione che Rotella torna a proporre: la grande virtù (o vizio?) che André Breton aveva appreso sulle pagine di Sade... Cara immaginazione, ciò che amo soprattutto in te, è che tu non perdoni. Questa volontà di ricostruire in un nuovo ordine il già fatto della scena urbana, Rotella l’ha dichiarata anni fa con clinica esattezza: Strappare i manifesti dai muri è l’unica rivalsa, l’unica protesta contro una società che ha perduto il gusto dei mutamenti e delle trasformazioni strabilianti.

A questo punto si avverte perfino un sottile richiamo a De Chirico, a misteri come l’enigma della strada, all’Inquietante che nasce nel vedere le cose non in armonia, al gusto di dimostrare che basta un piccolo spostamento perchè le cose più banali diventino inedite, perchè l’immagine sprigioni magia.

Ma c’è qualcosa di più in questo lavoro: una sottile esigenza estetica. Rotella lo nega, ma tutti finiamo per trovare nei suoi décollages un’indefinibile qualità, il risultato d’una rabdomante capacità estetica. Rotella non si atteggia a giudice di questa società, che ormai si basa sull’Inciviltà dell’Immagine: è un testimone o meglio un giudice istruttore. Accumula le prove e non pretende di dare verdetto. È proprio questa sottile bellezza (e diciamo la parola tabù) a differenziare la sua opera dall’impatto violento dei pop americani. L’immagine di Rotella è prima mentale che manuale: c’è prima un’idea pittorica e poi un’azione realmente eseguita, che aspira tuttavia a far esercitare una virtù (o vizio?) che pratichiamo troppo poco. La dialettica tra azione e contemplazione.

Tutto il lavoro di Rotella è in realtà destinato a durare: ed è il massimo per un’operazione che si basa tutta sull’effimero dei mass-media. Personaggi come Yves Klein, Burri, Rotella, Fontana, Dorazio... dimostrano che il vecchio continente è saldamente sulla scena dell’arte che conta: anche nel sound and fury del dopoguerra, anche alla soglia della nuova arte concettuale e radicale. La lezione di Rotella è che non bisogna adeguarsi ai tempi forzosi del consumo. Proprio perchè si tratta di lavori stratificati e complessi che impongono un lungo tempo di lettura, si collocano contro il facile spreco dell’immagine. La sua inesauribile operazione di riciclaggio (mai parola fu più brutta del termine denotato) vuole prima di tutto essere la proposta di un tipo di visione analitico e critico.

Nelle recenti operazioni grafiche (per dire così) Rotella parte sempre dalla pubblicità e dalle pagine di riviste (primo la comunicazione, secondo la scelta di messaggi sessuali). Una prima operazione è simile al frottage: ripassa una pagina stampata con un solvente, e sul foglio resta catturata la trascolorante farfalla immaginaria. Una seconda operazione Rotella la definisce effaçage (abrasione): cancella da una pagina tipografica l’immagine che ritorna allo stadio d’impronta. Un procedimento in negativo e uno in positivo. Nelle recenti tele artypo (accumuli di prove tipografiche accavallate), il muro tappezzato d’immagini si costruisce sotto i nostri occhi proponendo un immagine nuova. Fredda ma anche significante (noto l’insistenza accanita sul tema della mano e dell’occhio: ovvero vedere e impadronirsi).

Come il suo comportamento è tutto in sintonia con Picabia (il cinismo, la libertà dell’evaso, il faut à tre nomade), queste ultime tele ricordano il metodo picabiano delle Trasparenze, l’accavallarsi onirico che genera non confusione ma la nouvelle-image. Così che il reportage inclemente trasforma il metodo del riporto in struggente museificazione del reperto. E infine ogni certezza si brucia in queste favolose trasformazioni, con il metodo dinamico della Metamorfosi.

Pubblicato in: ROTELLA - maestri contemporanei, ed. Vanessa 1977.


 

 

Mimmo Rotella

Deviazioni & comportamenti di Rotella


 

…Prima del 1954, ho studiato a lungo la pittura; ho analizzato le opere di Léger, De Chirico, Picasso, ho anche dipinto delle tele geometriche. Ma non ero soddisfatto; perché sapevo che tutte queste problematiche erano già state risolte prima di me, da Mondrian, Herbin, Glarner e, in generale, dagli artisti costruttivisti della prima metà del secolo. Scoprendo questi manifesti sui muri di Roma, ho sentito che esisteva uno spazio di ricerca che corrispondeva alla mia identità, parlava alla mia intuizione. D’allora, ho cominciato ad esprimermi attraverso delle nuove immagini, a creare il mio linguaggio. Nel 1954, sono stato il primo ad utilizzare e ad esporre questi manifesti recuperati dai muri urbani. Ma nel 1963, compresi che rischiavo di impantanarmi nella ripetizione. Avrei potuto, in effetti, produrre per tutta la vita dei décollages da questi manifesti lacerati. Ma non volevo racchiudermi in un’etichetta, nella tristezza e impoverimento di una pratica ripetitiva, sistematica, sterile. Ho quindi abbandonato i décollages sempre continuando la mia investigazione sulle tecniche di riproduzione dell’immagine. In questo periodo sono i miei primi frottages, concepiti utilizzando soprattutto immagini di riviste. E ho continuato questi frottages, fino al 1975. Parallelamente, si sviluppava il ciclo delle tele emulsionate. Poi a partire dal 1966, la serie delle impressioni tipografiche, l’artypo, e, dal 1971 al 1975, l’artypo-plastique, cioè la plastificazione di queste impressioni tipografiche, plastificazione che dà a queste immagini un aspetto più tecnologico…

 "Détournements & comportements de Rotella (suite)", Conversazione tra Mimmo Rotella e Giovanni Joppolo in Opus International, n°81, été 1981, pp.48-49. Tradotto dal francese.


 

 

Scritti

Maurizio Fagiolo Dell’arco

Le "Favolose Trasformazioni" di Rotella

Mimmo Rotella

Deviazioni & comportamenti di Rotella  

Mimmo Rotella

Détournements & comportements de Rotella

 

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