Jean TINGUELY


Nato il 22 maggio 1925 a Friburgo (Svizzera), deceduto il 30 agosto 1991 a Berna (Svizzera).

1928. La famiglia si trasferisce a Basilea.

1937-39. Ama rifugiarsi nei boschi attorno a Basilea dove realizza le prime opere meta-meccaniche, ruote idrauliche in legno con effetti sonori.

1939. Trova lavoro in un magazzino come assistente decoratore, frequenta l’Allgemeine Kunstgewerbeschule (scuola di arti applicate) a Basilea.

1941-45. Julia Ris, insegnante alla Kunstgewerbeschule gli fa conoscere l’opera di Klee, Schwitters, e il movimento come mezzo di espressione artistica.

1944. Frequenta il circolo di amicizie dell'anarchico Heiner Koechlin.

1945-51. Realizza dipinti astratti, poi verso il 1951 inizia i primi esperimenti con dei motori. Esegue sculture in filo di ferro e sculture organiche di fili d’erba. Nel 1949 sposa Eva Aeppli, fa amicizia con Daniel Spoerri.

1953. Arriva a Parigi con Eva Aeppli, lavora ad un progetto teatrale con Daniel Spoerri.

1954. Prima esposizione personale alla galleria Arnaud, Parigi. Creazione dei Moulins à prière (mulini da preghiera) costituiti essenzialmente da cerchi metallici in fil di ferro di differente diametro, e di una serie di rilievi sul cui fondo nero si muovono forme geometriche bianche. Realizza le prime Méta-matics, sculture in filo di ferro con elementi geometrici colorati. Partecipazione a Sculture mobili, Studio d’Architettura B 24, Milano. Partecipa al Salon des Réalités Nouvelles. Incontra Pontus Hulten.

1955. Occupa un atelier all’impasse Ronsin, come vicino ha lo scultore Constantin Brancusi. Serie di rilievi: Méta-Malevitch, Méta-Kandinsky ed inizio dei primi rilievi sonori, grandi sculture orrizzontali dove dei martelletti battono su padelle, imbuti, bottiglie e provocano il movimento degli elementi metallici sospesi a fili di ferro. Al Salon des Réalites Nouvelles, espone il suo primo Rilievo sonoro e fa la conoscenza di Yves Klein. Partecipa all’esposizione di arte cinetica e ottica Le Mouvement alla galleria Denise René, Parigi. Esposizione personale alla galleria Samlaren di Stoccolma.

1956. Partecipa al primo festival d’Art d’Avant-Garde organizzato all’Unité d’Habitation di Le Corbusier a Marsiglia. Personale alla Galerie Denise René a Parigi con delle Peintures cinétiques. Serie di rilievi policromi o bianconeri il cui movimento è assicurato da dei piccoli motori elettrici.

1958. In giugno Tinguely espone da Iris Clert, Parigi Mes Etoiles, concert pour sept peintures in cui ogni rilievo è messo in moto dai visitatori e produce inediti suoni, simili alla musica concreta. In collaborazione con Yves Klein presenta in novembre sempre da Iris Clert, Vitesse pure et stabilité monochrome dove dischi di diverse dimensioni, dipinti da Klein, ruotano a velocità differenti, azionati dai motori di Tinguely. Sempre con Klein, decorazione dell’ Opéra di Gelsenkirchen.

1959. In occasione dell’ esposizione alla galleria Schmela a Düsseldorf, lancia da un aereoplano sulla città 150.000 volantini del manifesto dal titolo Für Statik (Per la Statica). Elabora le Méta-matics, macchine per disegnare e le presenta da Iris Clert dove i visitatori realizzano con queste macchine dei disegni astratti. Costruisce la grande Méta-matic n°17 per la prima Biennale des jeunes a Parigi, in grado di produrre e distribuire 40.000 disegni. Personale alla galleria Kaplan e conferenza all’Institut of Contemporary Arts (I.C.A.) di Londra dove la sua Cyclomatic, azionata da due ciclisti, produce, durante l’happening-conferenza, un disegno astratto lungo 1500 m che invade completamente la sala.

1960. Primo viaggio a New York per una personale alla galleria Staempfli. Entra in contatto con Robert Rauschenberg e Jasper Johns. Il 17 marzo, realizza la prima machine-sculpture autodistruttrice, Hommage a New York, nel giardino del Museum of Modem Art (M.O.M.A.) di New York. A Parigi, trasporta cinque sue opere mobili dal suo studio alla Galerie des Quatre Saisons in una singolare parata per le vie di Parigi, subito fermata dalla polizia. In galleria espone in particolare delle macchine che creano sculture. Prima esposizione personale in un museo all’Haus Lange di Krefeld dove presenta quarantacinque opere e la sua prima scultura-fontana Inizio del periodo Junk nella sua opera. L’utilizzazione di oggetti recuperati culmina nella serie dei Baluba (sculture iniziate nel 1961). Partecipa all’esposizione organizzata da Restany alla galleria Apollinaire di Milano e firma la dichiarazione costitutiva del Nouveau Réalisme. Vive ora con Niki de Saint-Phalle.

1961. Partecipa all’organizzazione di Le Mouvement dans l’art con Spoerri, Pontus Hulten e W.H.B. Sandberg allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Moderna Museet, Stoccolma e al Louisiana Museet di Humlebaek, Copenaghen dove allestisce una seconda macchina auto-distruttrice Etude pour un fin du monde n°1. Al teatro dell’ambasciata americana a Parigi partecipa con Niki de Saint-Phalle, Robert Rauschenberg e Jasper Johns a Variation II di David Tudor e musica di John Cage.

1962. Realizza Etude pour un fin du monde n°2, terza macchina auto-distruttrice nel deserto del Nevada la cui distruzione verrà filmata dalla catena televisiva NBC. A New York partecipa all’Happening di Merce Cunningham The construction of Boston. Partecipa all’ organizzazione di Dylaby allo Stedelijk Museum di Amsterdam con installazioni di Rauschenberg, Raysse, Saint-Phalle, Spoerri, Ultvedt e lo stesso Tinguely. Costruzione delle sue prime Radio-Sculptures, esposte in novembre alla Iolas Gallery di New York.

1963. Rottura con il periodo precedente: nuova serie di macchine dipinte in nero. Prima commissione per una scultura Eureka macchina gigante (8 metri di altezza) per l’Esposizione Nazionale di Losanna del 1964. Tinguely e Niki de Saint-Phalle lasciano l’Impasse Ronsin per Soisy-sur-Ecole presso Parigi.

1964. Costruisce una serie di Chars (Carri) che si muovono all’infinito, in modo ripetitivo, avanti e indietro e su e giù. Personali alla galleria Alexandre Iolas a Parigi, alla Kunsthalle di Baden-Baden, a Colonia (galleria Zwirner) e a Ginevra (Galerie Iolas). Partecipazione a Documenta III a Kassel e alla Biennale di Venezia

1965. Tinguely comincia la serie delle Grandes copulatrices et des masturbatrices sorta di veicoli che si muovono rapidamente su un binario molto corto. Esposizione con César e RoÁ l d’Haese al Museé des Arts Décoratifs, Parigi e con Nicolas Schöffer al Jewish Museum di New York in cui espone Dissecting Machine realizzata espressamente per l’esposizione. Rappresenta la Svizzera alla Biennale di San Paolo.

1966. A Stoccolma, al Moderna Museet, con Niki de Saint-Phalle e Ultvedt realizzazione della Hon (Lei), gigantesca Nana di 23 metri di lunghezza. Con Martial Raysse e Niki de Saint-Phalle realizza le scene per il balletto di Roland Petit L’Eloge de la folie, Tinguely costruisce una scultura-sipario visibile come ombra composta da grosse ruote e azionata da un danzatore-ciclista, la cui silhouette è parte integrante della scultura.

1967. Debutto delle Rotozazas, macchine che richiedono la partecipazione degli spettatori invitandoli a giocare con esse, ad esempio a palla. Presenta Rotozaza I alla galleria Alexandre Iolas, Parigi. Realizzazione del Paradis fantastique per l’Esposizione Universale di Montréal, sul tetto del padiglione francese le nere macchine di Tinguely affrontano in un combattimento erotico-ludico le Nanas multicolori di Niki de Saint-Phalle, opere oggi conservate nel giardino del Moderna Museet di Stoccolma. Contemporaneamente nel padiglione svizzero, presentazione di Requiem pour une feuille morte, opera di 3,50 per 11,50 metri formata da grandi ruote animate da movimenti regolari e silenziosi che evocano il meccanismo degli antichi orologi di cattedrale. Pubblicazione dell’articolo Kunst ist Revolte (l’arte è rivolta) sul giornale svizzero National-Zeitung.

1968. Partecipa all’esposizione The Machine organizzata da Pontus Hulten al Museum of Modem Art di New York. Retrospettiva Tinguely 1960-1968 al Museum of Contemporary Art di Chicago. Sviluppa ulteriormente con Bernard Luginbò hl il progetto per il Gigantoleum Kulturstation, gigantesca scultura percorribile.

1969. Presenta Rotozaza III nella vetrina del grande magazzino Loeb a Berna, Méta-macchina che distrugge in pochi giorni, uno dietro l’altro, migliaia di piatti.

1970. Inizia la costruzione de La Tête (la testa) a Milly-la-Forêt, presso Parigi, tentativo di realizzare un opera d’arte gigantesca, una sorta di environnement labirintico realizzato in collaborazione con molti artisti amici: Aeppli, Arman, Bouveret, César, Imhof, Kienholz, Lejeune, Luginbühl, Raynaud, Rivers, Saint Phalle, Soto, Spoerri, Weber, ecc. Per il decimo anniversario del Nouveau Réalisme, costruisce, davanti al Duomo di Milano, La Vittoria enorme fallo di 8 metri di altezza che si autodistrugge lentamente in una serie spettacolare di fuochi d’artificio.

1971. Machines de Tinguely retrospettiva al Centre National d’Art Contemporain di Parigi.

1972. Partecipazione con Bernard Luginbühl ad una serie di Kanonen (cannoni) macchine esplosive presentate alla galleria Kornfeld di Berna. Costruisce le strutture interne per il Golem che Niki de Saint-Phalle realizza a Gerusalemme.

1973. Inizia la costruzione di Chaos I, scultura monumentale per il Civic Mall di Columbus (Indiana) terminato l’anno successivo.

1974. Débricollages alla galleria Bruno Bischofberger di Zurigo, dove il pubblico è invitato a costruirsi la propria opera.

1977. Con Niki de Saint-Phalle e Bernard Luginbühl costruisce il Crocrodrome mostro gigantesco per bambini nel forum del Centre Georges Pompidou di Parigi. A Basilea inaugura la fontana costruita nella piazza antistante il teatro e la Kunsthalle, composta da dieci sculture che giocano con l’acqua.

1978. Realizza Plateau Agriculture: serie di macchine composte da strumenti agricoli usati. Serie di rilievi colorati con motori elettrici: Relief rouge, Relief bleu... Retrospettiva a Duisburg (Wilhelm Lehmbruck Museum). Inizio della serie delle Méta-harmonies.

1979. Costruzione di Klamauk: scultura sonora montata su un trattore e di Méta-Harmonie II, grande scultura musicale esposta alla Galerie Bischofberger a Zurigo. E’ la più grande scultura sonora di Tinguely, vi sono integrati campane, pianoforte, organo, cimbali..

1981. Esposizioni personali all’abbazia di Sénanque, con la macchina monumentale Cercle et Carré éclatés. Alla galleria Bruno Bischofberger di Zurigo espone Cenodoxus Isenheimer Flò gelaltar ispirato dalla Pala di Isenheim di Grünewald, Tinguely costruisce un gigantesco altare burlesco. La parte centrale del trittico è sormontata da lampade formanti il copricapo di un cranio di toro.

1982. Riceve dalla città di Parigi l’incarico di costruire con Niki de Saint-Phalle una fontana dedicata ad Igor Strawinsky, accanto al Centre Georges Pompidou sul tetto dell’ IRCAM (Istituto di ricerche musicali). L’inaugurazione avverrà l’anno successivo. Retrospettiva Tinguely, Tate Gallery a Londra poi al Palais des Beaux-Arts, Bruxelles e al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.

1984. Pit Stop, realizzato con un automobile di formula uno donata dalle industrie Renault, una sorta di mostro con la carrozzeria frammentata e il motore esploso i cui occhi proiettano sui muri attorno, immagini con sequenze di pit-stop (rifonimento di carburante) della vettura stessa. Tinguely, dona alla città di Friburgo una fontana dedicata alla memoria dell’amico pilota Jo Siffert. Realizza l’arredo per la cafeterie Zur Münz, locale di Zurigo. Presenta per la prima volta Inferno. Ein Kleiner Anfang (Inferno. Un piccolo inizio) alla galleria Kornfeld, Berna, costituito da crani, luci, strumenti, oggetti vari. Crea per il Seibu Museum di Takanawa, Giappone la Méta-Harmonie III – Pandämonium.

1985. Tinguely costruisce una macchina che inserisce nella Torre di Niki de Saint-Phalle nel suo Giardino dei Tarocchi in Toscana.

1986. Creazione della serie di sculture Mengele Totentanz dove è presente in modo esplicito il tema della morte. Sculture fatte di travi carbonizzate, di macchine agricole bruciate di apparecchi domestici e crani di animali provenienti da una fattoria incendiata a Neyruz.

1987. Realizzazione di una gigantesca Méta-Harmonie esposta a Palazzo Grassi a Venezia in occasione della retrospettiva di Tinguely.

1988. Esposizione retrospettiva al Centre Georges Pompidou a Parigi, con una nuova serie di sculture monumentali concepite apposta per l’esposizione. Inaugurazione della Fontaine de Château-Chinon, un opera in collaborazione con Niki de Saint-Phalle. Realizza un omaggio a Yves Klein, Dernière Collaboration avec Yves Klein.

1990. Personale alla Galerie Tretjakov, a Mosca, con il sostegno della fondazione culturale Pro Helvetia. L'esposizione di Mosca ampliata, sarà presentata al Musée d'art et d'histoire, di Friburgo, nel 1991.

1991. La Cascade, una grande scultura sospesa, è realizzata a Charlotte, Carolina del Nord, Stati Uniti. Kulturgüterzug è presentata nell’ambito di Art Basel, un installazione di Tinguely in collaborazione con Eva Aeppli, Bernhard et Iwan Luginbühl, Jim Whiting, Milena Palakarkina, Daniel Spoerri e Ben Vautier. La grande scultura-lampada Luminator è presentata durante il vernissage.

Il 30 agosto muore all’ Inselspital di Berna per emorragia cerebrale.

1996. A Basilea, sua città natale, inaugurazione del museo dedicato a Tinguely, realizzato dall’architetto Mario Botta.

 

Jean Tinguely

Tinguely parla di Tinguely (1982)


Sono un artista del movimento. Ho cominciato facendo pittura, ma mi sono arenato, ero in un vicolo cieco. La storia dell’arte e la scuola di belle arti mi avevano bloccato, partivo handicappato in pittura, sono rimasto intrappolato dai quadri, quanto potevo fare con i quadri era di aspettare che fossero esauriti e non riuscivo mai a giungere alla fine. Allora ho deciso di introdurvi il movimento. Sono partito da elementi costruttivisti, dal vocabolario di Malevitch, pittore suprematista russo, da Kandinskij, da Arp e da qualche altro artista: ho riutilizzato i loro elementi e li ho messi in movimento per giungere ad una ri-creazione, per rifare un quadro infinito, che trovasse di continuo nuove composizioni grazie a movimenti fisici e meccanici collocati dietro l’opera. E così, pian piano, mi sono reso conto che il movimento era una possibilità espressiva in sé e per sé, con cui si potevano ottenere cose plasticamente diverse da quelle fatte in precedenza.

Ho incontrato artisti come Pevsner, Anton Pevsner, vecchissimo, tutto lavorato a maglia, no, lui non era lavorato a maglia ma portava un abito a maglia perché quando saldava aveva sempre un gran freddo, e così indossava maglie fatte all’uncinetto da capo a piedi, era stupendo. Anton Pevsner, uno degli artisti che con Gabo aveva firmato il manifesto del costruttivismo russo, mi ha detto quando l’ho conosciuto (è stato in compagnia di Daniel Spoerri) che il movimento non è nulla, che non funziona, che loro le avevano provate tutte senza risultato, allora io me la ridevo perchè sentivo che, sotto sotto, ne avevano nostalgia come tutta una generazione d’artisti e che tra loro il solo grande vincitore era Alexander Calder.

Con i suoi mobiles, Calder aveva trovato un mezzo d’espressione diretto e forte. Ha lavorato un quarto di secolo prima di me, ed è riuscito a realizzare un’opera plastica indiscutibile e assolutamente straordinaria, con gioia e con un certo humor. E questo mi ha dato fiducia. Diciamo che la riscoperta d’Alexander Calder, sindacale, Come si diceva allora, mi ha spalancato una porta per la quale potevo entrare. Sono andato avanti in quella direzione e ho scoperto le grandiose possibilità del movimento. Ed è da tutto ciò che derivano, tra l’altro le mie opere autodistruttrici come Homage to New York, opera effimera, passeggera come una stella filante e soprattutto destinata a non essere recuperata dai musei. No, non doveva essere museificata. Doveva passare, essere sognata, discussa ed è tutto, il giorno dopo non restava più niente. Tutto tornava all’immondezzaio. Possedeva una certa sofisticazione complicata che la destinava ad autodistruggersi, era una macchina suicida. Una bellissima idea, devo dire. E’ stato nel 1960 a New York. Ho avuto il sostegno di uomini come Richard Huelsenbeck, ildadaista. Sono sempre rimasto in contatto con Dada perché ero stato Dada-Duchamp, Dada-Ernst, Max Ernst, Marcel Duchamp. I dadaisti mi hanno voluto bene, si sono interessati al mio lavoro, e allora ho potuto rendermi conto quanto grande fosse il mio interesse per Dada, perché nel momento in cui avevo abbandonato la pittura astratta geometrica e avevo messo in movimento gli elementi geometrici di quella pittura per spingermi più lontano, ben presto sono stato considerato dadaista. Io stesso avevo molta stima per Dada perchè i dadaisti avevano fatto cose meravigliose, proprio contemporaneamente e parallelamente a Stravinskij durante la guerra, ed era formidabile.

     Tinguely. "Cyclograveur"

Con Dada condivido anche la diffidenza verso il potere. Non amiamo l’autorità, non amiamo il potere, è una caratteristica dei dadaisti e anche del gruppo Fluxus, e si ritrova ancora nell’atteggiamento degli artisti newyorchesi della seconda generazione. Robert Rauschenberg e Jasper Johns hanno fatto saltare le convenzioni. L’arte è una forma di rivolta manifesta, totale e completa, un atteggiamento politico, senza bisogno di fondare un partito politico. Non è questione di prendere il potere: quando si è contro il potere, non lo si prende. Si è contro tutte le forme di forza che si agglomerano e cristallizzano un’autorità che opprime gli altri. È chiaro, non si tratta di una caratteristica solo della mia opera: è assai più generale, è un atteggiamento politico di base. Allo stesso modo si è automaticamente antinazionalisti, non necessariamente antipatriottici, bensì antinazionalisti, bisogna lottare contro l’agglomerazione delle forze politiche di qualsiasi paese. A mio avviso, le grandi disgrazie sono derivate dall’avvento della nazione francese a seguito delle acrobazie compiute da Richelieu e da Mazarino e poi da Luigi XIV, e poi non la si è più finita.

Qualche anno fa avevamo di fronte De Gaulle, ed era ancora Luigi XIV. La Francia era una nazione forte, ha incitato altre nazioni a divenire altrettanto forti, e dopo c’è stato Bismarck in Germania, Garibaldi in Italia. Queste tendenze europee sono opprimenti, e a me danno un gran fastidio. Forse nell’internazionalismo, nel comportamento, nella scelta degli artisti dadaisti a Zurigo, c’è qualche cosa di meraviglioso che vuole difendersi dagli orrori del nazionalismo, perchè questo, diciamolo pure, non ha reso certo un bel servizio. Ha provocato una guerra dietro l’altra, ha avvelenato l’Europa, l’ha rimpicciolita. E alla fine c’è stato Hitler, e dopo Hitler si è fatta intervenire l’Unione Sovietica che ha tagliato l’Europa in due. Il risultato di questi nazionalismi è una piccola Europa oppressa. Bisognerà bene, un giorno o l’altro sarà necessario, ritrovare una vera forza, semplicemente la libertà. Quella dei piccoli paesi come le varie regioni della Germania di un tempo o dell’Italia. Erano province dove gli individui convivevano in spirito comunitario, con un sentimento della federazione fondato su un’etnia, sulla stessa lingua. Sono, a volte, piccoli popoli, come gli alsaziani raccolti attorno alla cattedrale di Strasburgo o come i baschi. Queste tendenze autonomistiche sono veramente benefiche, benchè oggi si sia costretti a fare del terrorismo distruttivo. Ma sarebbe una bella cosa, una bella, grand’avventura, per l’Europa, potersi liberare del nazionalismo.

 

Estratto della registrazione NOTRE MONDE, tavola rotonda organizzata da Jean-Pierre Van Tieghem, Radio Télévision Belge de la communauté française, Bruxelles, 13/12/1982. Pubblicato in: TINGUELY UNA MAGIA PIÙ FORTE DELLA MORTE di P. Hulten, 1987.


 

 

Jean Tinguely

Per la statica


Tutto si muove. L’immobilità non esiste. Non lasciatevi dominare da antiquati concetti di tempo. Dimenticate le ore, i secondi e i minuti. Non fate resistenza alle metamorfosi.

VIVETE NEL TEMPO. SIATE STATICI. SIATE STATICI - CON IL MOVIMENTO.

Per una statica del MOMENTO PRESENTE. Resistete alla paura angosciosa che vi porta.a fermare il movimento, a pietrificare gli istanti e ad uccidere ciò che è vivo. Smettetela di insistere su valori che si autodistruggono. Siate liberi, vivete! Smettetela di dipingere il tempo. Smettetela di costruire cattedrali e piramidi destinate a cadere in rovina. Respirate profondamente. Vivete nel presente: vivete nel tempo e secondo il tempo, per una meravigliosa ed assoluta realtà.

 

Testo del volantino lanciato sopra Dòsseldorf il 14 marzo 1959, pubblicato in: TINGUELY - UNA MAGIA PIU’ FORTE DELLA MORTE di P. Hulten (1987).


 

Scritti

Jean Tinguely

Tinguely parla di Tinguely (1982)

Jean Tinguely

Per la statica   

Jean Tinguely

Pour la statique 

 

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