La domus di via degli Orti si trova nella parte
orientale della città antica. Innanzitutto dobbiamo precisare che questa struttura
architetettonica, comunemente definita villa, è in realtà una casa cittadina;
nell'antichità c'era una netta distinzione tra una Domus e una villa. La Domus era una
casa di città, anche se molto grande e con giardino; una villa era, invece, una casa
extraurbana, di solito con annessi fondi agricoli oppure con impianti di produzione. Soprattutto nelle campagne romane ci sono
grandi ville con annesse fabbriche di produzione di laterizio, per cui chi possedeva una
villa era un ricco proprietario le cui ricchezze derivavano o dal commercio, da una
attività industriale oppure dal possedimento di latifondi. Quindi, anche se questa viene
definita villa, in realtà è una Domus. Fu trovata negli anni 60, quando il comune di S.
Maria C.V., dovendo costruire una scuola, espropriò un terreno ad un privato. Nel momento
in cui si incominciò a scavare, i dipendenti della sovraintendenza si accorsero che dal
terreno venivano fuori materiali di interesse archeologico, salvando così la Domus dalle
ruspe.
Bisogna sapere che fin dal 1700, cioè da quando furono istituite, le Sovraintendenze
svolgono un ruolo di notevole importanza nella tutela del patrimonio archeologico in
quanto controllano la realizzazione di tutte le opere pubbliche e private. Spesso durante
gli scavi sono state fatti interessanti ritrovamenti come uno dei mosaici più famosi
(attualmente presso il museo Nazionale di Napoli),
quello in cui si vedono degli uccelli su un bacino dorato, con delle colombe e dei
pappagalli in basso, e che proviene da S. Maria C.V.dove fu rinvenuto nel 1800. Purtroppo,
molte volte, al nome del proprietario del fondo non è legata l'indicazione anche della
strada e del posto preciso della città per cui, non conoscendo con precisione il punto di
ritrovamento, spesso non si riesce a ricostruire la pianta della città antica. Sarebbe
molto importante tutto questo per una esatta ricostruzione dell'antico territorio.
Un esempio ci è fornito dalla pianta ancora in corso di elaborazione dove si ha
immediatamente la visione che gli isolati abitativi non erano allineati, come a Pompei, in senso nord-sud; infatti, le insule
qui sono disposte in senso est- ovest. Tutto questo rispondeva a dei criteri urbanistici
di scelte ben precise derivanti dalla tradizione greca piuttosto che sannitica, o italica.
Ad una attenta osservazione l'antica Capua
sembra essere volutamente organizzata con le strade principali orientate verso nord e
tagliate da altre strade orientate con direzione est-ovest. Si nota subito che al centro
della città c'è una grande strada, la via Appia,
che per entrare nella città fa una curva molto decisa, e per uscirne ne fa un'altra
altrettanto decisa. Cio significa che quando la via Appia fu realizzata, la città già
esisteva ed aveva un suo tracciato regolare di strade, per cui essa si innestò su una
strada già esistente. Sappiamo infatti che la via Appia risale al 312 a.C., il che vuol
dire che la città di Capua, è anteriore al 312 a.C..
Sulla base dei dati che via via emergono, dagli scavi, si sta cercando di ricostruire
la giusta distribuzione delle strutture urbanistiche nonché di riconoscere la
specificità dei singoli ambienti oppure addirittura di interi complessi, come è il caso
della Domus di via degli Orti. Anche piccoli scavi aiutano alla comprensione della
situazione urbanistica e questo, appunto, è il caso in cui si ritrovano brevi tratti di
strade. Se poi si rinvengono dei basoli, grosse pietre di calcare o di basalto, che
costituivano la pavimentazione, si ha un dato molto importante e se si riconosce anche
l'orientamento della strada ciò aiuta ancora di più la ricerca. Ad esempio, con una
serie di saggi eseguiti in più occasioni si è potuto ricostruire il tracciato di una
strada che va da est ad ovest, in quanto sono stati ritrovati altri tratti che hanno
contribuito a convalidare l'ipotesi suddetta. Si spera di poter aggiungere altri
ritrovamenti sicuri e non soltanto ipotetici, per capire meglio la direzione di quella
strada che è giustificata dalla esistenza o di una costruzione molto grande o di una
piazza.
Molte volte sembra che gli archeologi insistano molto sulla documentazione, e ciò
perché spesso è l'unica cosa che rimane specie nel caso di rinvenimenti che vengono di
nuovo seppelliti, poiché mantenere all'aperto le strutture ritrovate comporta tutta una
serie di problemi di manutenzione e di costi. Infatti quello che è importante è
l'accertamento del dato storico e del dato topografico, i quali ci consentono di sapere
che in quel punto della città c'è qualcosa che consente di aggiungere un'altra tessera
al mosaico che si va ricostruendo. Per realizzare la documentazione serve il disegnatore
che è uno dei protagonisti principali, insieme ai fotografi, di questa fase della ricerca
archeologica, proprio al fine di ricostruire il più possibile quello che doveva essere
l'aspetto della città antica, senza impedire che la città moderna continui a crescere.
Solo nei casi di particolare consistenza del ritrovamento archeologico si sospendono i
lavori e non si fa più realizzare l'opera che si intendeva fare. La valorizzazione
comporta il mantenimento delle strutture, e la loro pulizia, perchè tutte le zone
archeologiche, prima o poi, vengono ricoperte da erbacce e, senza una adeguata
manutenzione, la vegetazione spontanea cresce rapidamente e sommerge tutte le murature,
che poi vengono sgretolate dalle radici e corrose dagli agenti atmosferici. Non a caso la
prima operazione che si fa nel caso della acquisizione di un'area archeologica è la
copertura delle aree.
Nel momento in cui ci si rese conto dell'importanza del ritrovamento della Domus, la
sopvrintendenza intervenne ampliando gli scavi e, quindi, portando alla luce una serie di
ambienti tra i quali alcuni molto interessanti, soprattutto per il tipo di pavimento
ancora ben conservato. Oggi, nella maggior parte dei casi, le coperture originali degli
ambienti non ci sono più perché i tetti, essendo costituiti di travi di legno ricoperte
da tegole o coppi, sono i primi a cadere, o per cedimento del legno o per distruzione
intenzionale, come l' incendio dell'antica Capua dopo che era stata occupata dai Vandali. Anche il vento, la pioggia e le
intemperie hanno deteriorato le strutture murarie. Della Domus è stata individuata solo
una parte residenziale, con la sala da pranzo e il settore termale. Per scendere nel
dettaglio di quella che è la casa tipica romana, da confrontare con le nostre strutture,
basterà far riferimento alla casa di Pompei, nella quale si individua l'atrio che è
caratterizzato dal tetto aperto, in modo da raccogliere le acque piovane in una vasca per
le necessità della vita quotidiana, dai cubicoli e tablino, intorno allo stesso e dalla
parte residenziale intorno al peristilio una grande area scoperta sistemata a giardino.
Questa villa, del I - IV sec. d.C., è stata costruita in modo da adattare i diversi
strati di terra e le diverse strutture che osserviamo. Quando la casa è stata scavata, si
usava una tecnica di scavo diversa di oggi. Si puntava a mettere in evidenza la struttura
muraria, ma la ceramica non si raccoglieva, mentre oggi per gli archeologi è più
importante raccogliere frammenti di ceramica, perché ogni tipo ha una precisa data di
produzione. Se noi troviamo un frammento di ceramica, due, o meglio se sono di più, siamo
più sicuri nella datazione. Poniamo che i frammenti siano del IV secolo d.C., sappiamo
allora che questa villa nel IV secolo era abitata o comunque fu abbandonata nel IV sec.
Se io adesso faccio un buco nel giardino e trovo della ceramica del I sec. vuol dire
che anche nel I sec. la villa era abitata. Questo lavoro invece non è stato fatto qui. Si
sono messe in luce le strutture, ma i materiali (ceramici e altro) non sono stati
conservati, per cui è difficile datare la costruzione. E' anche difficile interpretare i
diversi ambienti, la loro funzione. Ad esempio, un ambiente è stato interpretato come
triclinio e probabilmente doveva esserlo anche quest'altro. Si tratta di due locali in cui
si banchettava e chiaramente non erano le nostre sale da pranzo; erano sale da pranzo
molto importanti per ospiti di lusso ed erano riccamente decorate. L'attribuzione al
triclinio è stata fatta perché sono stati trovati due pavimenti a mosaico molto
lussuosi, molto importanti, e a questo punto si è pensato che fossero delle sale adibite
ai pranzi con ospiti importanti, pero' non se ne può avere la sicurezza. Di solito,
però, la zona del triclinio si trova all'ultimo stadio (alla fine della villa). Questo fa
pensare che il triclinio inizialmente fosse sistemato al lato opposto. Potrebbe anche
essere che in realtà il triclinio sia stato costruito direttamente dove oggi lo
consideriamo, in modo da sfruttare la fontana con le cascate, e la vasca come scenografia
per quelli che pranzavano qui. Questa sistemazione diversa potrebbe far pensare a una casa
atipica; ma abbiamo oggi delle case romane, per lo più case di Pompei del I sec. d.C.,
conservate dalle eruzioni, e ville tardo-antiche simile a questa, oppure le grandi ville
sul lago di Garda, a Desenzano Sirmione, oppure quelle di Piazza Armerina (III secolo d.C), che hanno una struttura
leggermente diversa rispetto a quella che noi consideriamo la casa romana canonica.
Un alunno: "abbastanza simile a questa?"
- Si abbastanza simile a questa. Io proprio ieri sera stavo studiando la villa romana
di Desenzano e mi sono resa conto che comunque queste grandi ville, con queste sequenze di
ambienti, con archi e quindi con la prevalenza della li-nea curva, come anche si presenta
la nostra Domus nell'ambiente termale, nelle fontane e anche nella vasca, questi elementi
li troviamo nelle case classiche romane, tardo - antiche.(I-III secolo d.C.)
Teniamo conto che comunque questa è solo una parte della villa non l'intera, per cui
può darsi che questa fosse la zona residenziale e che quindi un ricco proprietario abbia
preferito farsela costruire così.
Le altre osservazioni analitiche della Dott.ssa Colombo,
noi alunni le abbiamo utilizzate per commentare il servizio che segue
Dopo avere effettuato un lavoro di ricerca che ha impegnato un folto gruppo di noi,
presentiamo una vasta documentazione fotografica con un preciso itinerario.
Ogni pagina presenta specifici angoli della domus preceduti da una piccola pianta. Le
indicazioni, immediatamente percepibili, evitano al lettore di dover ripetutamente
ritornare ad un'unica pianta.