TELEMEDICINA
Un programma quadro nazionale per la telemedicina. La richiesta viene
dall’Istituto Mediterraneo per la Telematica in Sanità.
“Questo - ha spiegato durante il suo intervento a Smau Comm,
il 23 marzo a Roma, il presidente dell’Imtes, Ernesto Pascale -
è un settore in grande sviluppo e chi non riuscirà a usare
le nuove tecnologie rimarrà emarginato”.
“Quello che manca in Italia – ha poi spiegato Riccardo Arioti
portavoce dell’Istituto, raggiunto telefonicamente - è un programma
quadro che aiuti il paziente ad entrare in una grande rete di servizio”.
Emergenza, tele-asssistenza a domicilio, sistemi informativi sanitari
e servizi ambulatoriali remoti sono solo alcuni dei settori di maggiore
interesse per la ricerca, ma tra gli obiettivi della net economy ci sono
anche il raggiungimento dell’utente in tempi rapidissimi, abbattimento
delle spese e un mercato più ampio.
Anche se in ritardo rispetto a Francia e Usa, comunque gli italiani
non stanno a guardare. Programmi, infatti, sono in sperimentazione in alcune
regioni (Lombardia, Veneto, Lazio, Liguria) e riguardano soprattutto
la trasmissione di dati cardiologici e radiologici.
“E’ necessario però – ha sottolineato ancora Arioti
– armonizzare il settore per diminuire i costi sia della ricerca che
dell’assistenza vera e propria all’utente. Fondamentali sono tre punti:
istituire un osservatorio sui progetti di telemedicina esistenti, elaborazione
di linee guida comuni per tutti i sistemi tecnologici attuali, elaborazione
di un progetto pilota per l’integrazione tra i sistemi di emergenza e i
sistemi di teleconsulto. Non dobbiamo dimenticare – ha concluso
– che l’Italia ha un forte incremento della popolazione anziana e quindi,
di conseguenza, un aumento notevole di esborsi per l’assistenza”.
Soldi che, secondo l’Imtes, potrebbero essere risparmiati fino al 40
per cento con la telematica. Cifre che non lasciano indifferenti se si
guardano le proiezioni demografiche europee: nel 2050 nel nostro paese
gli ultrasessantenni potrebbero arrivare al 46 per cento del totale della
popolazione.
“E’ necessario però - ha avvertito il presidente dell’Associazione
Stampa Medica, Mario Bernardini - aiutare le persone a superare
la diffidenza garantendo la qualificazione e la professionalità
degli interlocutori in rete. Sentiamo sempre più spesso dire che
l’anziano è solo e che i servizi non sono sufficienti. L’informatica
e la telemedicina possono essere mezzi per collegarsi con il mondo esterno.
E non solo per ricevere notizie ma anche per mettersi in rete. Basta pensare
al monitoraggio a distanza che, se ben organizzato, offre molti vantaggi
e molte meno spese. Un conto è chiamare il medico in caso di malore
e aspettare l’ambulanza e un altro è avere un contatto qualificato
immediato”.
Ma i medici sono preparati a queste novità? “C’è ancora
molto da fare perché siano opportunamente preparati. In Italia
– ha sottolineato Bernardini - al contrario degli altri paesi europei,
internet non è un mezzo molto usato dai medici. Secondo
alcuni dati statistici sembra che ricorrano alla rete più gli specialisti
che i generici. Questi ultimi si stanno organizzando di più per
gli aspetti del rapporto medico-paziente con un sistema di collegamento
con i propri assistiti. E’ un problema sicuramente sentito, e anche nel
Piano sanitario nazionale sono previsti stanziamenti per l’informatizzazione
dei medici di famiglia”.
Intanto, gli americani eliminano anche l’attesa al telefono e si preparano
a comunicare con il medico tramite e-mail. Dalla patria dell’industria
tecnologica americana – la Silicon Valley - arriva un progetto che
consentirà ai pazienti di consultare on line i camici bianchi.
Ogni medico avrà un sito Internet al quale inviare messaggi
di posta elettronica con la descrizione dei sintomi. Sarà quindi
l’operatore sanitario a decidere se visitare o no il paziente. Il consulto
telematico costerà circa 20 dollari. Un’azienda della zona si impegnerà
a garantire la privacy.
(P.Fa.)
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