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Diabete gestazionale

Il diabete è una subdola minaccia per le donne in gravidanza e la salute del feto. Questo uno dei problemi su cui si è incentrato il dibattito, sviluppatosi durante l’ultimo Congresso al Lingotto di Torino, dell’Associazione Nazionale Medici Diabetologi (AMD), al quale hanno partecipato oltre 1500 esperti, studiosi e ricercatori italiani e stranieri.
La malattia rappresenta una delle prime cause di complicanze ostetriche nei paesi occidentali. “Dagli studi effettuati – afferma il professor Domenico Cucinotta, Presidente dell’AMD – emerge che ‘il diabete gestazionale’ colpisce circa il 6% delle donne in gravidanza, soprattutto in sovrappeso. Ma le complicanze potrebbero essere evitate adottando tempestivamente misure di controllo”. La malattia è da temere soprattutto in donne che hanno superato i 25 anni, che hanno già avuto altre gravidanze e con un parente di primo grado con il diabete.
Si tratta di un reale pericolo, non solo per le gestanti ma anche per il nascituro, perché nelle forme estreme comporta morti intrauterine, crescita abnorme del feto e malformazioni del neonato.Un semplice esame dei livelli glicemici del sangue, alla ventiquattresima settimana di gestazione, invece, può garantire il giusto percorso per un parto senza rischi. “Anche il ritardo di crescita e le piccole dimensioni del feto  - introduce la riflessione il dottor Carlo Giorda, Presidente del comitato organizzatore del Congresso - possono essere l’effetto della sofferenza placentare dovuta all’iperglicemia.”
Per la maggior parte delle donne sane che però in gravidanza presentano forme di tale tipo di diabete è comunque sufficiente seguire una dieta personalizzata che tenga sotto controllo i livelli di glicemia e il peso corporeo. 
Prescindendo dal  singolo e specifico problema, per quanto riguarda il sistema dell’assistenza diabetologica in Italia, il nostro paese appare in controtendenza rispetto al panorama internazionale. L’Italia dispone infatti di una fitta rete di strutture per la cura del diabete anche se distribuite in maniera disomogenea sul territorio (70% al nord). Il censimento, redatto dall’AMD nel 1999, ha individuato 698 centri. La stessa indagine, però, evidenzia anche quali sono i veri problemi dell’assistenza diabetologica che principalmente si concentra nei centri urbani e negli ospedali e manca di criteri uniformi nell’organizzazione lavorativa. Esistono, infatti, strutture autonome,cioè divisioni ospedaliere con posti letto e personale ma anche mini-ambulatori solo con  un medico, spesso part-time. Ne consegue che le prestazioni e i risultati ottenuti non sempre sono in linea con gli standard raccomandati. Inoltre, la percentuale dei pazienti seguiti da queste strutture specializzate rimane  bassa perché il 50% dei pazienti, circa un milione di persone, sono in carico al proprio medico di famiglia. E la medicina generale in Italia, salvo sporadici tentativi, non è idonea alla gestione di pazienti con patologie croniche.

Irene Fioretti


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