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Finalmente

Finalmente bioetica e informazione insieme nella sede isituzionale della FNSI (per iniziativa del Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica Giovanni Berlinguer e del Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Paolo Serventi Longhi) per una prima valutazione sulla opportunità di un costante rapporto per una migliore comunicazione delle notizie con implicazioni bioetiche.
Iniziativa valida che il 19 giugno ha permesso di ascoltare l’opinione di autorevoli rappresentanti della ‘nomenklatura’ dell’informazione e della bioetica sul tema: ‘Scienza, etica, informazione. Dal caso Di Bella alla clonazione. Fonti, notizie, spettacolo’.
Anche se l’evento, pur fornendo un elevato numero di stimoli per opportuni approfondimenti e molti motivi di riflessione, ha assunto più i connotati di una ‘celebrazione’, che non quello di una concreta proposta di come integrare la pluridisciplinarietà della nuova Disciplina Umanistica della Bioetica con la figura del ‘comunicatore’.
Anche se è stato opportuno che, proprio in ossequio al richiamo della notizia spettacolo, a sostenere la proposta partecipassero noti personaggi del mondo scientifico, direttori di Agenzie di Stampa, di testate giornalistiche e radiotelevisive, esponenti delle professioni sociali e sanitarie e della politica (ricordiamo per tutti il Premio Nobel Rita Levi Montalcini e l’ex Ministro della Sanità Rosy Bindi). 
Sono molti anni, ormai, che quasi ogni Congresso medico ha in programma una Tavola Rotonda dedicata al problema della corretta informazione e al rapporto collaborativo da instaurare tra medici ricercatori e giornalisti scientifici. In molte occasioni sono state richieste ‘regole di comportamento’ che consentano a scienziati e giornalisti di presentare, con opportuna completezza e obiettività, avvenimenti di interesse nel settore della medicina e della salute; qualche tentativo in tal senso è già stato fatto e qualche ‘documento’ è stato anche redatto e presentato nelle sedi di competenza.
Fare informazione scientifica, non è certo facile e richiede uno sforzo in più, anche al giornalista professionalmente più preparato ed affermato: soprattutto nella scelta e verifica delle ‘fonti’, che devono essere sicuramente qualificate, ma con le quali è opportuno intrattenere rapporti di reciproca stima e fiducia per la stesura non di ‘notizie di cronaca’, ma di ‘notizie scientifiche’.
La bioetica vuole e può contribuire a compiere scelte condivise nel progresso della ‘scienza della vita’. Per questo è necessario il conributo di più professionalità e competenze e quella giornalistica può aggiungersi per il suo specifico ruolo di capacità di comunicare. 
La ‘cronaca’, come è ormai consuetudine, di fronte ad un avvenimento scientifico, predilige purtroppo qualunque dichiarazioni di un ‘personaggio’ alla riflessione e all’approfondimento. 
La corretta ‘informazione scientifica’, coinvolgendo la pubblica opinione in conoscenze e valutazioni di rilevanza bioetica, può contribuire a collettive scelte decisionali che restano comunque di responsabilità politica e di Governo, possibilmente affrancate da condizionamenti economici.
Medici, ricercatori, giornalisti, giornalisti scientifici, senza dimenticare il caso Di Bella e la clonazione, dopo l’incontro tra la bioetica e l’informazione, hanno forse trovato un nuovo stimolo  per colloquiare sulla scienza e il progresso della ricerca e per parlare alla gente con competenza delle ‘fonti’, la tempestività della notizia e linguaggio della cultura.

Mario Bernardini


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