SMOKER’S FACE
(Seconda parte)
Prof. Carlo Alberto Bartoletti* - Dott. Ferdinando
Terranova*
Allo stadio attuale delle conoscenze, la patogenesi della smoker’s
face sembra multifattoriale, riconducibile, essenzialmente, alle seguenti
cause:
attività citolesiva, azione mutagena, stress ossidativo:
i circa quattromila componenti tossici del fumo di sigaretta (22) sono
dotati di attività in vario modo nocive per le cellule ed i tessuti.
Le alterazioni morfologiche possono derivare da un’inadeguata funzionalità
cellulare, conseguente ai difetti multipli del genoma che le tecniche di
biologia molecolare evidenziano nei fibroblasti e nei cheratinociti dei
fumatori, anche se apparentemente normali. Il potere mutageno e cancerogeno
dei catrami è noto da decenni, ma, attualmente, molto risalto viene
dato agli effetti oncogeni delle innumerevoli specie radicaliche (23,24)
presenti nel fumo, tra le quali l’ossido d’azoto (25). Si calcola che,
ad ogni boccata, vengano inalati centinaia di milioni di radicali liberi.
In modo simile ad altri agenti di stress, il fumo si è dimostrato
in grado di esercitare i suoi effetti biologici anche mediante l’innesco
di vie intracellulari di trasmissione del segnale, come quella mediata
dal fattore NF-kB (26). Il sebo prelevato da superfici di cute umana esposte
al fumo di tabacco rivela un incremento del contenuto in idroperossidi
e in derivati della lipoperossidazione dello squalene. Segni di stress
ossidativo di riscontrano in colture cellulari esposte al fumo. Entrambe
le manifestazioni di riducono di intensità mediante il pre-trattamento
con antiossidanti (27).
ipossia tessutale: svariate osservazioni confermano la severa
compromissione della microcircolazione cutanea dovuta al fumo(28). Valutazioni
di flussimetria laser-doppler mostrano che l’inalazione di una sola sigaretta
riduce, transitoriamente, di circa un terzo l’irrorazione superficiale
(29). Il fenomeno è dovuto allo stimolo, sul sistema nervoso simpatico,
esercitato dalla nicotina (30) ed è più pronunciato e duraturo
nei fumatori abituali, i quali, in tal modo, dimostrano che anche i meccanismi
di recupero vengono compromessi. Nel topo e nel criceto, la sopravvivenza
di lembi cutanei peduncolati si riduce, se all’animale viene fatto respirare
fumo di tabacco (31). Oltre alla vasocostrizione, fattori che condizionano
l’ipossia dei tessuti sono la quota di emoglobina “bloccata” dal monossido
di carbonio e la ridotta ventilazione alveolare, conseguente alle broncopneumopatie
croniche del fumatore.
disidratazione epidermica: la xerosi e l’irritabilità
dell’epidermide vanno, probabilmente, ascritte alle alterazioni ossidative
che coinvolgono anche i lipidi intercorneocitari, nei quali può
realizzarsi la stessa carenza di acidi grassi poli-insaturi riscontrabile
a livello sistemico (32). Un ulteriore fattore può essere costituito
da un’alterata cinetica cheratinocitaria, provocata, tra l’altro, dalla
riduzione dell’attività locale dei retinoidi, inattivati dal
benzopirene.
degrado della matrice connettivale: per la smoker’s face, come
per il photoaging, le più recenti teorie patogenetiche tendono a
mettere in risalto il ruolo assunto dalla diretta compromissione della
matrice dermica. Tra i meccanismi ipotizzabili vi sono:
- l’incremento del cross-link del collagene, dovuto all’acetaldeide,
che si libera dalla combustione del tabacco;
- la ridotta sintesi del collagene, attribuita agli effetti della nicotina
(33);
- la denaturazione ossidativa dell’elastina da parte dell’ossido nitrico.
Prove in vitro hanno dimostrato che il tessuto elastico (ad esempio,
quello della parete aortica) subisce gravi alterazioni, in seguito al legame
non enzimatico dei nitrati sui residui di tirosina (34), conseguente all’azione
dell’ossido nitrico e del suo derivato, perossinitrito, sostanze
fortemente ossidanti (RNS, specie reattive dell’azoto). Il dato può
fornire una spiegazione patogenetica dell’associazione tra le lesioni aneurismatiche
dei grandi vasi, l’enfisema polmonare ed il degrado cutaneo (35).
Un ruolo altrettanto importante può essere attribuito all’esaltata
azione delle elastasi dei neutrofili, ampiamente dimostrata nell’evoluzione
dell’enfisema centrolobulare (36). Osservazioni su cute psoriasica hanno
evidenziato una particolare attivazione funzionale dei polimorfonucleati
neutrofili nei tabagisti (37). E’ stato, altresì, accertato che
il fumo induce liberazione di IL-8, fattore chemiotattico specifico per
questa categoria di leucociti (38), la cui diapedesi tessutale può
essere causa di una progressiva distruzione della matrice;
- la scoperta più recente ed interessante è, però,
quella relativa alla capacità, manifestata da estratti solubili
di fumo di tabacco, di indurre, in colture di fibroblasti, un aumento del
rilascio di Metalloproteinasi. Le Metallo-Proteinasi della Matrice
(MMP) sono una famiglia di endopeptidasi zinco-dipendenti, capaci, nel
loro insieme, di degradare praticamente tutti i componenti della sostanza
intercellulare del connettivo e della membrana basale (39,40). A partire
dall’inizio degli anni 90, numerose ricerche hanno evidenziato come, nella
cute, le MMP partecipino allo sviluppo delle alterazioni tipiche dell’invecchiamento
fotoindotto(41,42,43,44,45).
Ricercatori dell’università giapponese di Nagoya (46) hanno
sciolto in soluzione i componenti del fumo, facendo gorgogliare, in un
tampone salino, i gas liberati dalla combustione del tabacco. Addizionando
tale preparato al terreno di coltura (25 ml/ml), hanno riscontrato un aumento,
pari al 110%, nell’espressione del mRNA relativo alla MMP-1 (collagenasi)
ed alla MMP-3 (stromelisina). Test immunoenzimatici hanno confermato la
sintesi di tali proteine. I risultati sono apparsi sovrapponibili a quelli
prodotti da irraggiamento delle cellule con UVA (30 J/cm2) e la somiglianza
tra le due risposte è resa ancora maggiore dal fatto
che entrambe sono inibite dall’impiego di antiossidanti.
Come nel caso degli UV, anche gli estratti di tabacco potrebbero, quindi,
avviare una catena di trasmissione del segnale che inizia con fenomeni
di tipo ossidativo.
Similmente all’irraggiamento attinico, gli estratti di fumo realizzano,
contemporaneamente, una riduzione della sintesi di collagene, testimoniata,
dai ricercatori giapponesi, sia mediante determinazione, con metodo western-blot,
del procollagene tipo I e III nel sopranatante, sia attraverso la misura
dell’incorporazione di prolina triziata nella matrice extracellulare.
L’ipotesi di un ruolo delle MMP nella patogenesi della smoker’s
face ha ricevuto ulteriori conferme. L’impiego di metodiche PCR ha
consentito di accertare che l’espressione del mRNA della MMP-1 nel derma
delle regioni non fotoesposte è maggiore nei fumatori(47,48) .
Il fumo, in conclusione, potrebbe esercitare i suoi devastanti effetti
sulla cute, inducendo un totale squilibrio nell’organizzazione della
matrice dermica, posta in essere, da un lato attraverso le MMP, che sono
in grado di idrolizzare tutte le componenti polipeptidiche, dall’altro,
mediante un’alterata sintesi da parte dei fibroblasti.
Scuola Internazionale di Medicina Estetica
Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Roma
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