Tecnicismo e qualità non bastano
di Mario Bernardini
Lo scorso mese di dicembre ed il primo mese di questo nuovo anno hanno
offerto molti argomenti di discussione per quanto riguarda il futuro in
ambito di salute e sanità.
Gli aspetti ‘legislativi e ordinatori’ del S.S.N. connessi al federalismo
e agli accordi regionali, ai livelli assistenziali e alla Finanziaria 2002,
si sommano con le dichiarazioni del Ministro della Salute, Girolamo Sirchia,
su specifici temi quali il doping, i centri di riferimento oncologico,
i risultati in progressivo miglioramento nel settore delle donazioni d’organo.
Non sono neanche mancati fatti di cronaca che hanno richiamato l’attenzione
sulle conseguenze per la salute e la sanità tra cui spiccano gli
effetti nocivi dell’inquinamento ambientale e quello più recente
sulle implicazioni etiche e morali delle possibilità offerte dal
progresso medico scientifico in materia di procreazione e maternità
responsabile.
Il Ministro della Salute ha chiaramente dimostrato di voler procedere
in un progetto di adeguamento e miglioramento del Servizio Sanitario Pubblico
che tenga particolarmente conto delle possibilità offerte dal progresso
tecnologico e dalle possibilità di un efficiente controllo di qualità
delle prestazioni.
Particolarmente significativo un passaggio dell’ intervento del Ministro
quando parlando delle implicazioni collettive ed individuali a proposito
della donazione di organi, ha ricordato l’ opportunità che il tema
della donazione sia sentito da ognuno come partecipazione sociale piuttosto
che come onere che ricade, nel momento del bisogno, sul singolo o sulla
famiglia.Una valutazione condivisa e che fa riflettere sull’importanza
di progettare un’ organizzazione sanitaria in grado di rispondere alle
attese della collettività con un sistema che accanto all’efficacia
degli interventi associ il ricorso a qualunque tecnica disponibile con
garanzia del migliore impegno qualitativo.
Una metodologia utile per affrontare con prospettive di successo tutti
i temi prima indicati ed in particolare quello dei centri di riferimento
in oncologia e per lo studio di misure idonee a ridurre fino ad eliminare
gli effetti dannosi dell’inquinamento. Sicuramente altrettanto utili se
si considerano il doping, la donazione d’organo e la maternità responsabile
per le quali però, accanto al tecnicismo ed alla qualità
non si dovrà dimenticare un ulteriore elemento: quello della risposta
al bisogno individuale e del diritto di ogni persona a sperare di usufruire
personalmente,in caso di necessità, di qualunque mezzo offerto dal
progresso della ricerca e dalle più avanzate tecnologie.
Una speranza che può trovare ulteriore motivo di soddisfazione
se la collettività è in grado di offrire quella tecnologia
qualitativamente valida che un modello operativo avanzato è in grado
di garantire.
Ricordo una frase di Ivan Cavicchi recentemente letta a presentazione
dell’ultimo numero della rivista “Keiron”: “Per la comunità vale
una ‘razionalità dei fini’, per il tecnocrate una ‘razionalità
dei mezzi”.
La considero soltanto un valido presupposto da tenere presente nel
cercare una risposta a questa domanda: “Per il singolo, come persona, cosa
vale ed è razionale in materia di Sanità e Salute? La più
alta tecnologia, la perfetta organizzazione, la qualità della prestazione,
o, senza escluderne nessuna, la sentita umana partecipazione nel cercare
risposta al suo contingente stato di sofferenza?” |