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Educare informando

Il Progetto n° 9 del Piano Sanitario Nazionale 2002 - 2004 illustrato dal Ministro della Salute, presente il Presidente del Consiglio, indica tra gli obiettivi quello di “Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute". 
La Sintesi del Piano dedica alla comunicazione sulla salute gli ultimi cinque comma dell’obiettivo n.° 9.  Questo il testo. 
La pianificazione e la realizzazione di efficaci campagne di comunicazione da parte delle Istituzioni si scontra con l’affollamento di messaggi sui mass media, sostenuto da forti investimenti delle aziende a fini commerciali.
I fondi pubblici non possono competere con le somme a disposizione delle imprese private e ciò minimizza giocoforza l’impatto e i risultati delle campagne di comunicazione istituzionale, riducendone la visibilità presso il pubblico.
Si ritiene pertanto di adottare, come progetto sperimentale da avviare a partire già nel primo semestre del 2002, il modello di comunicazione istituzionale, poggiato su tecniche di pubblicità sociale, già sperimentato, in particolare nel mondo anglosassone. Tali tecniche sono basate su un’alleanza tra le finalità pubbliche e sociali e le finalità di aziende private per costruire una partnership con una o più “cause”, per il raggiungimento di un beneficio comune, nell’ovvia esclusione dei conflitti di interesse.
Rispetto ad altre forme di collaborazione del pubblico con il privato, il nuovo modello di comunicazione istituzionale protegge l’indipendenza e la correttezza della comunicazione della causa poiché è interesse dell’azienda partner che l’operazione sia di alto profilo.
Il vantaggio per una comunicazione istituzionale effettuata secondo questo modello, oltre all’ovvio aumento delle risorse finanziarie a disposizione, è la possibilità che il messaggio sia trainato presso un determinato target dalla credibilità di un marchio noto e familiare, che venga associato alla causa nella sua comunicazione.
Una ‘consecutio’ logica e inequivocabile per i primi due comma e mezzo che evidenziano la difficoltà, anche per gli Organi Istituzionali, di fronteggiare un possibile uso ‘improprio’ dei moderni mezzi di comunicazione (basti pensare ad internet !), l’inadeguatezza dei fondi pubblici rispetto alle risorse delle imprese private e, nella prima metà del terzo comma, la necessità di ricorrere ad un modello di comunicazione istituzionale poggiato su tecniche di pubblicità sociale.
E’ a partire dalla seconda metà del terzo comma e dalla lettura del quarto e del quinto che sorge qualche dubbio sul come sarà possibile garantire l’ovvia esclusione dei conflitti di interesse qualora non si escluda, a priori, la partecipazione di aziende private interessate ai vari aspetti connessi alla tutela della salute e prevenzione delle malattie, ma anche all’ambiente e all’alimentazione e a quanto per tecnologie, attività industriali e commerciali è ad essi collegato. 
Non più, dunque, soltanto una calcolata e di volta in volta ponderata esclusione di imprese legate alla produzione e distribuzione di prodotti farmaceutici e sanitari nel senso più ampio del termine, ma anche interessate alla salute, con finalità lucrative, attraverso iniziative preventive  e assicurative per eventi di malattia e infortuni, utilizzazione di risorse ambientali, rischio di inquinamento e, non ultimo, concorrenza di prodotti ugualmente o analogamente utili e validi, destinati all’alimentazione.
Anche per la comunicazione e l’informazione istituzionale sarà insomma necessaria una ‘garanzia di qualità’ che oltre ad assicurare completezza e correttezza con certezza delle fonti, confermi anche assoluto rispetto dell’obiettività, comprensibilità e assenza di qualsiasi condizionamento nell’esposizione del messaggio.

Mario Bernardini


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