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ECM - Formazione 
Aggiornamento 

Vale più la pratica che la grammatica. Così recita un vecchio ‘adagio’ popolare e i proverbi, si sa, sono la saggezza dei popoli.
Si è sempre parlato di ‘Aggiornamento Continuo’ e ‘I’ per i medici e anche la Legge Istitutiva dell’Ordine professionale prevede tra i suoi compiti la promozione della cultura degli iscritti.
Con il progresso della scienza, che ha portato anche nuove possibilità tecniche nel campo della comunicazione, sono aumentate le possibilità di aggiornamento per quei professionisti che, in precedenza, erano costretti ad avvalersi dei periodici di categoria, spesso di mirata specializzazione, e della frequentazione di Congressi che favorivano lo scambio diretto di conoscenze e la verifica accademica della validità delle nuove possibilità di cura disponibili. Ricordi di un tempo che fu.
Oggi si conoscono i progressi scientifici in medicina dal momento della loro ideazione, ipotesi e possibilità di raggiungimento; il vaglio scientifico è dato ‘a posteriori’, quando già se ne è parlato sui ‘media’ e vi è stata diffusione di notizie con conseguente conoscenza anche da parte dei malati e dei possibili fruitori del progresso preannunciato e le Autorità devono rispondere a richieste di intervento politico ed economico per usufruirne.
L’esperienza pratica è stata superata dai ‘protocolli’ cui attenersi, la cura del malato è subordinata alla ‘good clinical practice’ e al ‘costo-beneficio’.
La formazione e l’aggiornamento continuo sono destinati ad essere realizzati in maniera ‘virtuale’, da casa, con tanto di ‘crediti’ previsti e conteggiabili che dovrebbero, virtualmente, garantire la bontà della preparazione del medico che non risponde in prima persona, ma in modo collettivo, in equipe con altri colleghi, della tutela della salute e del recupero in caso di malattia.
E se  il medico non si ‘aggiorna’, in linea con i nuovi principi, incombe la minaccia del ‘ritiro della licenza’
Attenzione!. Non il giudizio della Professione e della collettività sulla sua ‘capacità professionale’ di ‘guarire’ nell’ambito del possibile e del garantito dalla propria ‘scienza e coscienza’ nel rispetto della legge di natura dei limiti della vita, ma la ‘licenza’ della società ad essere uno ‘strumento’ utilizzabile nel S.S.N. avendo la prova documentale di avere seguito le disposizioni, non scientifiche, ma procedurali, per poter continuare ad essere ‘impiegato’ in tale ‘servizio’.
Chi sta male e ritiene di avere diritto, oltre che bisogno, ad usufruire dell’intervento medico, chieda, quindi, se ha ‘crediti’ sufficienti a tenere aperto il suo ‘esercizio’ per le esigenze della collettività in campo  assistenziale.
Se il requisito dei ‘crediti’ sarà stato rispettato non si preoccupi dell’esito del suo male: guarirà, o meno, in armonia con le norme in materia.
Se, invece, i ‘crediti’ non fossero stati rispettati e volesse ugualmente ricorrere all’assistenza del laureato in medicina, come ad un qualsiasi ‘abusivo’, ringrazi chi vuole in caso di guarigione.
In caso contrario avrà la possibilità, in prima persona o da parte di terzi, di denuncia e di chiedere i danni. 
Non so, invece, a chi si potrà fare causa perché la Sanità pubblica non  riesce a garantire l’aspettativa di salute e di immortalità.

Mario Bernardini


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