Progresso della scienza medica
e informazione
La comunicazione sanitaria di questi ultimi anni non sembra abbia subito
una spinta e un sostegno adeguati per garantire quella richiesta e necessaria
informazione, completa e corretta, sui tanti avvenimenti che si susseguono
nel settore con ritmo sempre più incalzante.
Il progresso della medicina e della ricerca scientifica e le nuove
possibilità offerte nel campo della prevenzione e per correggere
possibili difetti fisici e infermità, spesso ancor prima che se
ne abbia la documentata conferma scientifica e clinica, non hanno un corrispettivo
etico informativo e formativo dei singoli e della collettività.
La logica dominante del profitto, anche nel settore della salute, del
preventivo calcolo economico degli interventi (rapporto costo-beneficio)
basato su una logica sociale che contraddice la pretestuosa affermazione
di supremazia del valore individuale, condizionano la possibilità
d’uso dei ‘media’ per finalità etiche e maggiormente ispirate al
coinvolgimento dei singoli come componenti di un contesto sociale in scelte
e priorità che dovrebbero essere presupposto anche per indirizzi
di politica istituzionale nel settore della Ricerca in campo biomedico.
La stessa nuova scienza della Bioetica che tanto interesse ha suscitato
nell’ultimo scorcio del secondo millennio per le sue premesse di interdisciplinarietà
e convergenza di indirizzo verso ‘scelte morali collettivamente condivise’
sui più impegnativi argomenti relativi al futuro della vita dell’uomo,
ma non solo della vita umana (genetica, clonazione, trapianti, fecondazione
assistita, farmacogenomica, biotecnologie, futuro ambientale e sopravvivenza
di specie animali e vegetali), sembra avere perso di interesse a scapito
di una cronaca di fatti puramente informativi su avvenimenti contingenti
e occasionalmente inerenti la sanità.
Potrebbe esserne prova il più recente dibattito sull’eutanasia
e l’accanimento terapeutico che, a prescindere da precostituite posizioni
‘laiche’ o ‘religiose’, sembrano convergere su una valutazione materialista
di termini quasi dimenticando che alla base sia del primo che del secondo
sussiste un dualismo di valutazione del valore della vita stessa.
Nel caso dell’eutanasia tra il concetto dello stesso termine di vita
inteso come esistenza e la sua mortificazione come fisicità divenuta
ormai inutile.
Nel caso dell’accanimento terapeutico tra espressione di volontà
dell’uomo di combattere e opporsi all’ineluttabilità della morte
oltre ogni limite e con ogni mezzo e manifestazione di un comportamento
materialista da parte di chi, anche se con finalità di ricerca e
progresso scientifico, utilizza la persona come oggetto.
Mario Bernardini
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