Tempo d’estate
Riflessione e... speranze
Sono passati alcuni anni da quando colloquiando sulla necessità
di individuare principi etici e bioetici validi a conservare i valori
della nostra ‘specie umana’, fui ‘colpito’ da una risposta che ancora oggi
è, per me, motivo di riflessione: ‘Siamo sicuri che la ‘nostra’
specie umana, intesa come umanità di quest’epoca della vita sulla
terra, sia la migliore e che una ‘specie’ futura non possa essere migliore
della nostra, come noi lo siamo rispetto a quelle passate?’
Non essendo in grado di dare risposta, mi sia consentito di formulare
alcune personali speranze.
Le "mie" speranze
Riuscire a convincermi e trasmettere, più con l’esempio che
con la parola e gli scritti, ad altre ‘persone’, intesi tutti, me compreso,
come soggetti individualmente convinti e coscienti della propria entità
psicoficica, soprattutto ai più giovani e attraverso di essi
alle future generazioni ,sempre più composte di ‘persone’ nella
definizione precedentemente indicata, che ognuno di noi, come ogni altro
essere vivente, animale o vegetale, è ‘parte’ integrata e integrante
di un mondo e di un universo che gli appartiene come appartiene ad ogni
altro vivente.
Un universo e un mondo che ‘vive’ il suo ciclo di esistenza nell’equilibrio
naturale di tutte le sue componenti in una logica che l’Uomo, dall’inizio
della sua esistenza come soggetto razionale, cerca di capire, conoscere
e comprendere e che ancora rappresenta un’incognita per le innumerevoli
scoperte ancora da compiere e delle conoscenze ancora da imparare.
Riuscire a capire ed accettare di essere patrimonio universale e parte
insostituibile di un tutto che potenzialmente esisteva ancora prima dell’inizio
della transitoria durata della coscienza e conoscenza della propria esistenza
e che continuerà ad esistere, come realtà vissuta, anche
dopo la fine della singola esistenza, come componente, definita ‘umana’,
che evolve e che anch’essa si trasforma in un disegno di progresso di ‘vita’
durante la quale i momenti evolutivi non sono che la testimonianza
di un eterno divenire di conoscenza e di esistenza infinitamente
superiore alla contingente possibilità di vita e sopravvivenza
ad ognuno riservato.
Riuscire a prolungare la ‘potenziale’ durata di ‘vita’ di ogni singolo
individuo, con ogni mezzo e scoperta scientifica che lo consentano nel
rispetto del principio della necessaria tutela dell’universalità
di cui ognuno è parte e con la consapevolezza che l’indebita e impropria
interferenza di ogni singolo atto e comportamento può avere conseguenze
negative per lo stesso individuo che ne è responsabile e per l’intera
universalità naturale.
Riuscire a capire, prima per se stessi, e poi dimostrare con l’esempio
e provare a comunicare il valore di questi principi etici
universali che, condivisi, potranno ispirare ogni atto e comportamento
di ogni singola entità individuale a qualsiasi razza e specie appartenga
con la speranza collettiva di essere vissuti e di avere contribuito a fare
vivere le future generazioni nel migliore mondo e universo concepibile.
Mario Bernardini
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