Regioni e spesa farmaceutica: vizi e virtù
L’incontro organizzato il 24 settembre dalla Fondazione Censis nell’ambito
delle iniziative del ‘Forum per la ricerca biomedica’ al di là
del titolo suggestivo ‘Regioni e spesa farmaceutica: vizi e virtù’,
ha rappresentato una tempestiva occasione per gettare uno sguardo e tentare
una valutazione della situazione sanitaria che si spinge oltre l’assunto
di fare il punto sull’andamento della spesa regionale per i farmaci fino
al mese di luglio 2002 e sui relativi provvedimenti normativi introdotti
dalle Regioni.
Il dossier, infatti, nelle sue note finali, affronta due argomenti
che vanno anche oltre l’aspetto della spesa farmaceutica per esprimere
valutazioni su ‘Le politiche regionali di contenimento della spesa e
il giudizio dei cittadini’ e su quella che il dossier definisce ‘La
dissociazione istituzionale in sanità: tra ultradevoluzionismo e
tentazioni neocentraliste’.
Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, in un momento in cui ancora
si attendono le decisioni relative alla preannunciata revisione del Prontuario
Farmaceutico e alle inevitabili successive reazioni e conseguenze per il
mondo sanitario e per la collettività, si afferma che ‘L’abolizione
del ticket realizzato il 1° gennaio 2001 ha provocato un effetto-bolla
diffuso su tutto il territorio nazionale con incrementi molto consistenti
nella spesa a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Nei primi mesi del 2002, dopo la reintroduzione del ticket in alcune
Regioni, si è registrato dapprima un netto rallentamento della spesa,
e poi una riduzione percentuale nei tre mesi di maggio, giugno e luglio.
In particolare nelle Regioni che hanno introdotto il ticket, si è
registrata una brusca riduzione della spesa subito dopo l’adozione del
provvedimento.
Nelle Regioni dove sono stati introdotti il ticket o il delisting
il rallentamento della dinamica di crescita è stato meno intenso,
anche se, in questi contesti, la spesa si muove su ritmi lontani da quelli
del 2001'.
Performance delle varie Regioni a parte, sembra di notevole e maggiore
importanza la valutazione che emerge dai dati riportati, in base ai quali
‘nei primi sette mesi del 2002, i cittadini hanno speso circa 129 milioni
di euro per ticket e copayment, pari all’1,7% della spesa farmaceutica
lorda e, ovviamente, nelle regioni dove sono state introdotte varie forme
di compartecipazione alla spesa, tale valore è più alto”.
Ma vediamo quali dati emergono in merito al giudizio dei cittadini
per le politiche regionali di contenimento della spesa.
Giustamente il documento del Censis ricorda che nel 2001 le Regioni,
recepita la responsabilità totale della sanità, hanno dovuto
affrontare l’emergenza della spesa pubblica.
I dati di un’indagine FBM-Censis del 2002 evidenziano ‘valutazioni
dei cittadini non del tutto positive, rispetto al mancato miglioramento
dal lato della qualità dell’offerta sanitaria’.
E iil comparto farmaceutico assume addirittura il ruolo di ‘cartina
di tornasole’ delle difficoltà per le Regioni di barcamenarsi
tra il rispetto dei vincoli di bilancio e la soddisfazione degli utenti.
La nota conclude comunque con la considerazione che la ‘valutazione
non positiva del federalismo sanitario per il comparto farmaceutico non
si accompagna ad una demonizzazione del ticket’ che il 50,6 % dei cittadini
ritiene utile soltanto per il fine della riduzione della spesa pubblica,
mentre il 49,4 lo considera elemento moderatore dei consumi inutili e degli
sprechi.
I presupposti per sostenere l’esistenza di una ‘dissociazione istituzionale
in sanità’ discendono dalla constatazione che la Riforma del
titolo V della Costituzione ha concretizzato la coesistenza di due principi:
- le materie attinenti la tutela della salute sono oggetto di legislazione
concorrente tra Stato centrale e Regioni
- viene fissato il principio secondo il quale i livelli essenziali
di assistenza (LEA) da garantire a tutti i cittadini residenti sul territorio
nazionale, sono determinati dallo Stao che ha anche il compito di verificarne
l’applicazione.
Sulla base di ulteriori considerazioni su normative di finanziamento
della spesa sanitaria si giunge alla ad un giudizio di necessità
di armonizzare le normative vigenti poiché, al momento: - manca
una chiara definizione della tutela della salute che deve restare sotto
la responsabilità dello Stato centrale; - si sente l’urgenza di
una funzione istituzionale ‘super partes’che accompagni l’intero processo
di devoluzione; alcuni interventi regionali hanno forte sapore ‘autonomistico’;
spinte del Ministero della Salute vanno nella direzione di un rafforzamento
della guida nazionale rispetto alla tutela della salute.
Il documento esprime un giudizio di una situazione di ‘dissociazione
istituzionale’ tra spinte ultradevoluzionistiche e tentativi di neo-centralizzazione.
“Il rischio – conclude – è che, ancora una volta,
prevalgano la ‘logica del pendolo’ con il passaggio da una deriva di frammentazione
dei sistemi sanitari regionali a tentazioni neocentraliste, e quella del
trasferimento dei modelli burocratico-economicistici dal centro nazionale
ai nuovi centri regionali e locali". |