Un Convegno organizzato da Lions Club e ADISCO
Cellule staminali dal sangue del cordone ombelicale
Il distretto Roma Colosseum, dell'Associazione Internazionale dei
Lions Club, ha organizzato un convegno sul tema "Sangue del cordone ombelicale
e cellule staminali: attuali e futuri impieghi", che si è tenuto
a Roma, domenica 27 ottobre, nell'Aula Magna dell'Accademia di Storia dell'Arte
Sanitaria.
Le cellule staminali rappresentano il più promettente presente
e futuro della ricerca biomedica, in favore della quale, ricordiamo, il
Ministero della Salute ha stanziato rilevanti risorse economiche. Sulla
base delle indicazioni della Commissione Nazionale Cellule Staminali, dell'Istituto
Superiore di Sanità, verranno finanziati progetti di ricerca biennali
(per il biennio 2003-2004), fino a 200.000 euro per anno, su due principali
aree tematiche: le cellule staminali somatiche fetali e postnatali nell'uomo
e nell'animale da esperimento e le cellule staminali embrionali totipotenti
dell'animale da esperimento.
Nel corso del convegno, è stato fatto il punto della situazione
per ciò che riguarda gli studi avviati sulle innumerevoli applicazioni
possibili delle cellule staminali: cellule immature, in grado di mantenere
uno stato di indifferenziazione, ma anche di mutare il proprio orientamento
produttivo, per divenire parte di tessuti altamente differenziati. Nell'universo
delle cellule staminali è opportuno fare una distinzione tra quelle
embrionali (ESC) e quelle definite Adult Stem Cells (ASC), presenti in
diversi tessuti dell'individuo adulto. Le ASC vengono definite multi o
pluripotenti, perché possono dare origine a diversi tessuti,
ma non a tutti; le ESC, invece, sono staminali totipotenti in quanto capaci
di differenziarsi in una qualsiasi cellula dell'organismo cui appartengono,
hanno in sé il massimo della potenzialità cellulare.
L'ottenimento e l'impiego di cellule ESC umane pone inevitabilmente
il ricercatore dinanzi a complesse questioni etiche, generando interrogativi
morali, talvolta laceranti, sull'uso strumentale di embrioni, ancorché
per finalità terapeutiche.
Tali problematiche bioetiche potrebbero, come sostenuto da molti, essere
superate con l'utilizzo di cellule del tipo ASC.
L'attitudine, propria delle cellule staminali, a modulare l'iter differenziativo
viene definita plasticità; una caratteristica importante che lascia
intravedere in un futuro, si spera non troppo lontano, l'utilizzo di una
così preziosa ricchezza biologica nella riparazione di tessuti danneggiati,
per invecchiamento o per patologie sopraggiunte, ma anche nella prevenzione
di numerose gravi malattie su base genica. Grazie alle tecniche di ingegneria
genetica, infatti, è possibile la correzione dello specifico difetto
cromosomico, diagnosticato in fase pre o postnatale, utilizzando le cellule
staminali placentari autologhe. Sono, dunque, ambiziosi gli obiettivi verso
i quali è indirizzata oggi la ricerca biomedica, ma dovremo attendere
ancora molti anni prima di giungere a concrete applicazioni cliniche e
per riuscire a "spostare le lancette dell'orologio biologico cellulare,
sino a sfiorare l'immortalità", come pronostica il prof. Palumbo,
direttore del Dipartimento di Scienze Radiologiche dell' Università
di Perugia.
Nel frattempo, si impone la massima cautela ed il severo rispetto dei
codici deontologici da parte di scienziati ed addetti all'informazione,
affinché le notizie, su un tema che tanto si presta a facili illusioni
e false speranze, siano corrispondenti alla verità del rigore scientifico.
Prime esperienze in Cardiologia,
Neurologia e Oncoematologia
La terapia del futuro con cellule staminali in cardiologia ha già
un nome, si chiama "cardiomioplastica cellulare" e consisterà,
come ha spiegato il prof. Campa, Ordinario di Cardiologia all'Università
La Sapienza di Roma, nel trapianto di cellule esogene in un miocardio danneggiato.
E' la nuova speranza di cura per una patologia oggi tanto diffusa quale
è lo scompenso cardiaco, ma purtroppo è ancora soltanto pura
sperimentazione.
Anche in campo neurologico si stanno intensificando gli studi sulle
possibili applicazioni cliniche delle cellule totipotenti e multipotenti,
ma lontana appare ancora la meta, soprattutto considerando la complessità
e la strabiliante varietà del tessuto nervoso, ove "si rilevano
differenze anche nella stessa linea cellulare - ha sottolineato il
prof. Prencipe, titolare della Cattedra di Neurologia dell'Università
La Sapienza di Roma - i neuroni sono diversi da ippocampo a cervelletto
e lo stesso vale per la glia". Il ricorso a trapianti cellulari nella
terapia neurologica, potrebbe aiutare a sconfiggere invalidanti entità
nosologiche come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson o gli esiti
di ictus e traumi spinali. Ma, anche in questo ambito della ricerca medica,
i traguardi annunciati non sono affatto dietro l'angolo.
L'unica eccezione è rappresentata dal settore ematologico, in
cui l'utilizzo delle cellule staminali, ed in particolare di quelle provenienti
dal sangue del cordone ombelicale (SCO), ha ottenuto già numerosi
successi nella cura di gravi malattie neoplastiche e non, quali la leucemia,
i linfomi e la talassemia.
Secondo i dati enunciati dal prof. Arcese, Responsabile dell'Unità
Trapianto Midollo Osseo all'Università La Sapienza di Roma e dalla
prof.ssa Girelli, Direttore del Centro Trasfusionale del Policlinico
Umberto I della Capitale, sono stati eseguiti, ad oggi, più di 2.000
trapianti di cellule staminali emopoietiche da SCO; il primo risale al
1988, con una sopravvivenza media ad un anno dall'intervento del 40% circa.
Risultato molto vicino a quello ottenuto con il trapianto di midollo osseo
(TMO), ma con vantaggi non trascurabili dovuti alla pronta disponibilità
delle unità da trapiantare (dopo aver selezionato il donatore di
midollo, bisogna attendere ancora 5 o 6 mesi, prima del trapianto, contro
le poche settimane necessarie utilizzando il sangue placentare) ed all'immaturità
immunologica delle cellule di origine cordonale, con conseguente riduzione
dei casi di rigetto post-trapianto fino al 50%, rispetto ai casi trattati
con TMO.
Banche di sangue placentare
Notevoli risorse umane ed economiche devono essere impegnate affinché
si amplino ed ottimizzino le cosiddette banche di sangue placentare, centri
di raccolta ove le unità donate vengono tipizzate, sottoposte a
tutti i test previsti dai sistemi di certificazione della qualità
e conservate. La prima banca italiana, la "Milano Cord Blood Bank",
è stata fondata nel 1993 e ha inventariato ad oggi più di
5.000 unità già selezionate e pronte per l'uso. E' necessario,
tuttavia, che le diverse banche distribuite sul territorio nazionale e
internazionale costituiscano un registro unico di consultazione dei dati
sulle unità stoccate, affinché la disponibilità possa
soddisfare le numerose richieste
Per questo in Italia è stata fondata GRACE (Gruppo Raccolta
e Amplificazione Cellulare), la rete nazionale di banche di sangue placentare,
attraverso la quale si accede all'inventario delle oltre 6.000 unità
custodite a Milano, Torino, Firenze, Roma e Padova. Dal 1997 tutte le banche
di sangue del cordone ombelicale sono in interconnessione fra loro grazie
alla rete mondiale, denominata Netcord, che mette in comunicazione le sedi
italiane con quelle di New York, Denver, St. Louis, Tokyo, Barcellona,
Londra e Dusseldorf.
Il ruolo delle Asociazioni di Volontariato
Di grande rilievo risulta l'attività delle associazioni di volontariato
a sostegno della ricerca e della diffusione della cultura della donazione
di sangue placentare: sono le neo-mamme che devono dare il loro consenso
alle procedure di prelievo, assolutamente scevre da rischi per la donatrice
e per il bambino, cosicché il cordone ombelicale possa fornire,
in tutta sicurezza, le cellule staminali di cui è molto ricco. In
questa direzione si muove l'ADISCO, l'associazione che riunisce
le madri che hanno deciso di donare, dopo il parto, il sangue del cordone
ombelicale ed i cui obiettivi sono promuovere la disponibilità alla
donazione, attraverso una corretta e diffusa campagna di informazione,
e raccogliere fondi per la ricerca, al fine di sviluppare e consentire
le applicazioni cliniche delle enormi potenzialità insite nelle
cellule staminali. L'ADISCO, inoltre, supporta materialmente, tramite
proprie iniziative, la nascita e lo sviluppo della rete di banche di sangue
placentare sul territorio nazionale, nonché l'adeguata formazione
del personale sanitario incaricato del prelievo e invio dell'unità
donata alla banca territoriale.
Al convegno ha partecipato anche il sen. Cesare Cursi, Sottosegretario
al Ministero della Salute, che ha promesso di discutere insieme a medici,
ricercatori e rappresentanti delle organizzazioni non lucrative, come la
ADISCO, su ciò che è necessario fare per potenziare e migliorare
il sistema di raccolta e conservazione.
La donazione del cordone ombelicale è un'operazione semplice
e senza rischi, è un atto d'amore, affinché il miracolo della
vita che nasce, possa ancora regalare vita.
Serenella Corvo
Una ‘toccante’ testimonianza
del valore che rappresenta la donazione del sangue di cordone ombelicale
è stata fornita da Costanza Cossu rappresentante dei giovani
dei LEO Clubs di Lazio Umbria e Sardegna. L’intervento, con il ‘racconto’
di un ‘paziente’
Cloonazione e cellule staminali
Disposizioni vigenti in Italia al 15 ottobre 2002
Il 14 marzo 2001 la Camera ha approvato a larga maggioranza La Convenzione
di Oviedo ed il Protocollo aggiuntivo. Nonostante i due trattati impongano
agli stati firmatari di emanare specifiche leggi in materia di clonazione
riproduttiva e di uso degli embrioni a scopo di ricerca, il Parlamento
italiano non ha ancora esaminato la questione. La clonazione umana a scopi
riproduttivi è stata proibita nel 1997, da un’ordinanza dell’allora
ministro della Salute Rosi Bindi, puntualmente rinnovato dai suoi successori.
Il 7 settembre 2000 l’allora ministro della Salute, Umberto Veronesi, aveva
nominato una “Commissione di studio sull’utilizzo di cellule staminali
per finalità terapeutiche”, presieduta dal premio Nobel Renato Dulbecco.
La Commissione, nel documento consegnato il 28 dicembre 2000, raccomandava
di finanziare la ricerca su tutti i tipi di cellule staminali, anche su
quelle embrionali. Riguardo l’uso delle tecniche di clonazione, il rapporto
prevedeva la possibilità di evitare la creazione di “embrioni clonati”
mediante l’utilizzo della cosiddetta tecnica di trasferimento nucleare,
ovvero il trapianto di nuclei somatici in ovociti enucleati. Nel dicembre
2001, l’attuale ministro della Salute, Girolamo Sirchia ha ratificato l’ordinanza
di divieto di clonazione umana, ma non di clonazione animale, ed ha istituito
una Commissione sulle cellule staminali, con il compito di sovraintendere
al finanziamento dei progetti di ricerca sulle cellule staminali. Possono
accedere ai finanziamenti ministeriali solo i progetti basati sull’uso
di cellule staminali adulte (umane ed animali) o su cellule staminali embrionali
animali, ma non umane. Il 18 giugno 2002, la Camera dei deputati ha licenziato
in prima lettura un testo di legge sulla fecondazione assistita, che vieta
il congelamento degli embrioni prodotti in eccesso per gli interventi di
fecondazione assistita e l’uso degli embrioni congelati già esistenti
a scopo di ricerca, demandando al ministro della Salute, il compito
di stabilirne il destino. |