Forum per la Ricerca Biomedica
Le garanzie per la salute tra globalizzazione e localismo
(sintesi)
I temi affrontati quest’anno dal Monitor Biomedico risultano tutti di
rilevante attualità. Emerge, in particolare, l’importanza delle
opinioni sul federalismo e sulla nuova architettura delle responsabilità
e delle competenze in sanità.
Infatti, il contenuto dell’accordo Stato-Regioni dell’agosto scorso
e la riforma costituzionale approvata dal referendum consultivo popolare,
accanto all’iniziativa legislativa e regolatoria delle singole Regioni,
hanno portato ad uno stadio particolarmente avanzato la percezione dell’importanza
dell’attribuzione delle competenze e delle responsabilità in ambito
sanitario alle Regioni, tanto da far parlare di un anno zero della sanità
decentrata.
Dai risultati dell’indagine è emersa una notevole diversità
di valutazioni riguardo al significato delle differenziazioni territoriali,
poiché la maggioranza degli intervistati, il 56,3% considera la
modulazione dell’offerta sanitaria sulle caratteristiche della domanda
locale un valore aggiunto positivo, mentre una cospicua minoranza, il restante
43,7% del campione ritiene che lo spostamento in ambito locale del potere
sul sistema di offerta non potrà che avere conseguenze negative
sull’equità determinando, in particolare, un più alto impegno
finanziario per i cittadini in alcune regioni.
Il tema dell’equità e dei diritti rappresenta, quindi,
un elemento altamente strategico nell’impianto della nuova sanità,
come evidenziato da tutte le opinioni che riguardano forme più o
meno occulte di razionamento delle prestazioni.
L’impegno per la qualità è un altro tema strategico
sul quale convergono in modo netto le opinioni relativamente sia al funzionamento
dei servizi che si principali problemi riscontrati nel rapporto concreto
con le strutture sanitarie.
A questo proposito, sebbene la maggioranza degli intervistati dichiari
di non aver riscontrato sostanziali cambiamenti negli ultimi due
anni in termini di qualità dei servizi e delle prestazioni, tuttavia
è da segnalare come per alcuni degli aspetti relativi all’offerta
sanitaria quali, in specifico, la disponibilità e la cortesia del
personale, la disponibilità di apparecchiature e di esami diagnostici
complessi, la qualità tecnico professionale degli operatori e la
facilità di accesso ai servizi grazie a più informazioni
si registri, da parte di quote non trascurabili del campione una percezione
positiva di miglioramento.
E’ solo per le liste d'attesa che, invece, prevale decisamente la percezione
di un peggioramento della situazione, denunciato da quasi un terzo
degli intervistati (il 32,4%); e, del resto, gli utenti collocano al vertice
della graduatoria dei principali problemi della sanità pubblica
proprio la lunghezza delle liste di attesa (indicata dal 62,8% dei rispondenti),
seguita dalla bassa qualità dei servizi (con il 30,4% delle segnalazioni)
e dalle carenze nell'assistenza a malati cronici, anziani non autosufficienti
e handicappati (per il 19,3% del campione)
In termini di "cose da fare" le opinioni degli intervistati convergono
su un pacchetto di quattro proposte: il potenziamento dell'assistenza
domiciliare sia per i malati cronici che, più in generale, in alternativa
al ricovero ospedaliero laddove possibile, il collegamento tra ospedali
generali e centri di alta specialità ed il potenziamento della medicina
dell'urgenza e dell'emergenza.
L'agenda delle proposte è, però, fortemente differenziata
a livello territoriale; infatti, al Nord-Ovest è forte la
richiesta di attivare e/o potenziare il collegamento tra ospedali generali
e centri di alta specialità (34,6%); al Nord-Est quella di potenziare
l'assistenza domiciliare ai malati cronici, oltre al collegamento tra ospedali
generali e centri di alta specialità (sono indicate, rispettivamente,
dal 39% e dal 33,2% dei residenti in quest'area); al centro Italia la domanda
di potenziamento della medicina dell'urgenza e dell'emergenza (33,3% delle
indicazioni); al Sud e nelle isole la richiesta di potenziare l'assistenza
domiciliare in alternativa al ricovero ospedaliero (34,5%) e l'assistenza
domiciliare ai malati cronici (28%), ma anche la costruzione di nuovi ospedali
(secondo il 28% dei meridionali).
Un'ulteriore importante proposta di intervento su cui convergono le
opinioni degli intervistati concerne l'introduzione di nuove fonti di
finanziamento e, in particolare, l'istituzione di un fondo per le
persone non autosufficienti, strumento diffuso in numerosi Paesi europei
e che consente di affrontare l'esplosiva questione dei costi sociosanitari
connessi con l'invecchiamento della popolazione e la diffusione di malattie
cronico-degenerative. Sono favorevoli a questo strumento complessivamente
il 65,8% dei laureati, il 69,5% dei più giovani e i residenti al
Nord del Paese più dei meridionali.
Se un federalismo solidale, capace di bilanciare qualità, efficacia
e uso oculato delle risorse raccoglie la maggioranza dei consensi degli
italiani, è da notare come un ruolo assolutamente strategico nella
nuova architettura delle responsabilità e delle competenze venga
attribuito al Ministero della Salute. Ciò si evidenzia con particolare
rilevanza sia in materia di regolamentazione sui farmaci, che in
merito al controllo sulla qualità e l'efficacia delle prestazioni
e dei servizi.
Infatti, per il comparto farmaceutico il 36,4% degli italiani, che
supera il 40% fra i soggetti più anziani e più istruiti,
ritiene che il controllo della spesa richieda il ricorso a strumenti "dall'alto"
come la penalizzazione dei medici che prescrivono troppi farmaci; al “centro”
(al Ministero della Salute), inoltre, deve spettare il compito di prendere
le decisioni più importanti per il comparto (secondo il 71,8% del
campione) e quello di esercitare la vigilanza su eventuali effetti collaterali
dei farmaci (per il 65,6% degli intervistati). In relazione al controllo
sulla qualità dell'offerta sanitaria, infine, è sempre al
Ministero della Salute che, secondo l'opinione espressa dal 54,3% degli
italiani, è attribuito il compito di realizzare annualmente le graduatorie
delle performance di strutture e operatori del settore offrendo
così agli utenti una base informativa solida e credibile per potere
esercitare in modo adeguato la libertà di scelta.
A livello di comportamenti sanitari individuali si consolidano sia
le strategie di ricorso al privato che quelle di autotutela. Ben il 37%
degli italiani ha fatto ricorso a strutture private; in particolare le
prestazioni per le quali con maggiore frequenza si è ricorso al
privato sono le prestazioni specialistiche, quelle dentistiche e quelle
diagnostiche.
Se è vero che, alla base della scelta di rivolgersi a strutture
o a prestazioni private si ritrovano, in prevalenza, motivazioni che hanno
a che vedere con quelle che possiamo definire "inadempienze" del servizio
pubblico come le lunghe liste d'attesa o il fatto che la prestazione non
era disponibile presso la struttura pubblica, è tuttavia importante
rilevare come per un non trascurabile 22,2% dei rispondenti è la
fiducia esclusiva accordata a un determinato medico o struttura privata
ad orientare la scelta.
Da notare, poi, come vada crescendo il ricorso ad uno strumento di
autotutela come la polizza sanitaria, stipulata dal 14,8% del campione
e da oltre il 20% dei laureati e dei residenti al Nord-Ovest, in particolare
per fronteggiare rischi straordinari e per poter accedere a servizi
e prestazioni presso strutture private.
Ma l'apertura nei confronti del privato in sanità è ulteriormente
sottolineata dalle opinioni espresse sul ruolo possibile del privato
profit e non profit in relazione all'offerta di servizi e prestazioni.
In sostanza, tra gli italiani prevale l'idea che sia benefica per la
sanità italiana l'articolazione dei soggetti di offerta e, in particolare,
il potenziamento del ruolo dei soggetti non pubblici.
Così, ad esempio, la netta maggioranza degli intervistati si
è dichiarata favorevole ad una crescita del ruolo del privato in
materia di finanziamento, con donazioni e sponsorship (il 69,6%),
nello svolgimento, attraverso enti non profit, di servizi di assistenza
socio-sanitaria (il 69,2%) e nella gestione di servizi sociosanitari in
convenzione con le Asl (il 66,8%). Sono, in particolare, i soggetti con
i più elevati livelli di istruzione e i residenti al sud del Paese
che vedono con favore un più ampio ruolo del settore privato nella
sanità.
Nuove aspettative ed atteggiamenti rispetto. a strategie di revisione
del sistema sanitario si inscrivono in un quadro di evoluzione culturale
della domanda contrassegnato da elementi ormai consolidati.
Infatti, all'interno della crescente rilevanza attribuita al corpo
e alla qualità della vita, i comportamenti preventivi,
intesi come insieme di pratiche volte a mantenere e a migliorare le condizioni
di salute della persona attraverso modalità diverse, medicalizzate
e non, rappresentano forse una delle espressioni più tradizionali,
ma anche più esplicite, di un sempre maggiore investimento individuale
sulla salute.
L'analisi dei dati conferma la consistenza e il progressivo incremento
della diffusione di tali pratiche fra gli italiani, con oltre 1'86% degli
intervistati che dichiara di attuare almeno una delle pratiche di prevenzione,
dai comportamenti più medicalizzati, con la consuetudine a sottoporsi
ad esami di laboratorio e a controlli medici preventivi, all'abitudine
ad esercitare un controllo sull'alimentazione seguendo diete specifiche,
all'esercizio di pratiche sportive e ginniche.
Alla base di questi comportamenti e della ricerca di forme sempre più
sofisticate di cura di sé c'è sicuramente un cittadino sempre
più informato e sempre più autonomo nelle sue scelte. Quest'autonomia
non misconosce, tuttavia, la funzione centrale del medico di medicina
generale che si conferma come la principale fonte di informazioni
in materia sanitaria per il 67,1 % degli intervistati con un ruolo, in
quest'ambito, che è sempre più diffusamente riconosciuto.
Il medico di medicina generale è, inoltre, indicato come la
fonte di informazioni più attendibile dalla grande maggioranza
degli intervistati (oltre il 79%) e, in particolare, dalle donne e dai
più anziani.
Tra le altre fonti di informazione è da notare come sia in crescita
l'attenzione verso i programmi radiofonici e televisivi mentre diminuisce,
sia pure di poco, il richiamo a fonti di stampa come quotidiani, pubblicazioni
e riviste specializzate.
Nell'ambito della crescente attenzione ai temi della salute, risulta
importante sottolineare la crescente consapevolezza di quelli che sono
i fattori che più minacciano al giorno d'oggi la salute.
L'inquinamento su tutti, ma anche il fumo e lo stress sono considerati
tra le minacce più temibili.
Il Monitor ha anche consentito di verificare l’ evoluzione delle
opinioni degli italiani relativamente ai temi della ricerca scientifica
che più catalizzano l'attenzione mediatica e dei cittadini, generando
dibattiti molto spesso connotati da grande asprezza.
Rispetto ai dati del Monitor 2001, diminuisce drasticamente, dal 46,3%
al 32,7%, la percentuale di italiani favorevoli all'utilizzo di embrioni
umani nella sperimentazione scientifica, mentre va consolidandosi una significativa
maggioranza che guarda positivamente al ruolo delle biotecnologie (il 68,2%),
soprattutto per le applicazioni nel campo della
salute.
Riguardo ai problemi di finanziamento della ricerca, trova conferma
l'idea che occorra dare più spazio ai privati sia potenziando gli
strumenti di incentivazione fiscale delle donazioni, come indicato dal
34,7% degli intervistati, sia favorendo forme più dirette di partecipazione
dei soggetti privati che dispongono dei capitali necessari a finanziare
adeguatamente i progetti di ricerca: è di questa opinione ben il
49,5% del campione. |