INFEZIONI OSPEDALIERE
Leeds, 7 gennaio. (Adnkronos Salute)
L'uso di ionizzatori nelle corsie degli ospedali potrebbe ridurre il
rischio di contrarre un'infezione durante il ricovero. Secondo i ricercatori
dell'università di Leeds questi apparecchi sarebbero in grado di
'tagliare' il numero delle infezioni ospedaliere, a volte letali, provocate
da un particolare batterio, chiamato acinetobacter, responsabile di infezioni
polmonari (pneumonia), del sangue (setticemia), delle vie urinarie e delle
infezioni delle ferite e delle ustioni.
Gli esperti hanno installato gli apparecchi ionizzatori nell'unità
di terapia intensiva del St. James University Hospital della città
inglese, dove il batterio aveva creato in passato molti problemi. Per i
primi sei mesi, i ricercatori del gruppo di ricerche aerobiologiche della
scuola universitaria di ingegneria civile hanno prelevato campioni delle
superfici e dell'aria per rilevare la presenza del batterio e il numero
dei pazienti colpiti. Durante la seconda parte dello studio, durato un
anno, hanno messo in funzione gli apparecchi registrando una significativa
riduzione delle infezioni provocate dall'acinetobacter.
''Questo e' il primo studio epidemiologico sull'uso degli ionizzatori
in ospedale e i risultati sono molto incoraggianti - ha detto alla Bbc
online Clive Beggs, uno degli autori della ricerca - Crediamo che gli ioni
negativi di ossigeno liberati nell'aria siano in grado di neutralizzare
il batterio, ostacolando la trasmissione delle infezioni. La nostra indagine
si e' focalizzata solo sull'acinetobacter, ma e' possibile che questi apparecchi
siano in grado di neutralizzare anche altri batteri che 'viaggiano' nell'aria''.
Molto soddisfatti anche i medici del reparto che hanno voluto che gli
apparecchi fossero lasciati in funzione anche al termine dello studio.
''I risultati sono stati molto buoni - ha detto Stephen Dean, medico
del reparto - la lotta a questo tipo di infezioni, difficili da curare
perche' provocate da un agente resistente agli antibiotici, e' fondamentale
per una unita' come la nostra, dove i pazienti ricoverati sono molto vulnerabili''. |