G.8
AIDS TBC MALARIA
AIDS, UNA CATASTROFE DA 22 MILIONI DI MORTI NEL MONDO
Roma, 20 lug. (Adnkronos Salute)
Aids una catastrofe da 22 milioni di morti nel mondo.
Tante sono le vittime della malattia in vent’anni, sui 58 milioni di
persone colpite dal virus.
Oggi, secondo le stime dell’Oms, sono oltre 36 milioni gli abitanti
del pianeta sieropositivi o malati di Aids, il 70% (25,3 mln) nell’Africa
sub-Sahariana, la regione più colpita al mondo, seguita dall’Asia,
con 5,8 milioni di malati, America Latina (1,4 mln) e Nord America (920mila).
Cina, Europa e Nord Africa contano circa lo stesso numero di pazienti (640mila,
540mila e 400mila).
Unica ‘isola felice’ in questa tragica geografia, la Nuova Zelanda
con 15mila casi.
In Italia, sono stati circa 49 mila i casi di Aids dall’inizio dell’epidemia,
31mila 734 i morti, con circa 2mila nuovi casi l’anno. Secondo gli ultimi
dati, aggiornati al 30 giugno 2001, sono oltre 14mila i malati italiani
e poco più di 100mila i sieropositivi.
Nel 2000, le nuove infezioni nel mondo sono state 5,3 milioni, con
3 milioni di morti.
Ma le conseguenze più drammatiche sono quelle demografiche:
13,2 milioni di orfani solo l’anno scorso, il 90% in Africa (12,1 milioni)
e nel Sud-Est asiatico (850mila).
Se nel mondo l’Aids rappresenta ‘solo’ la quarta causa di morte, è
la prima in Africa.
Il virus ha ridotto l’aspettativa di vita da una media di 53 anni dell’85
agli attuali 47, e in alcuni paesi come il Botswana e lo Zimbabwe siamo
tornati ai livelli del 1950, quando un cittadino di queste zone vive 40
anni in media.
La ‘storia’ della malattia risale al marzo del 1981, quando al Centers
for Diseases Control (Cdc) di Atlanta (USA) furono segnalati 5 casi di
una rara forma di polmonite che aveva colpito giovani omosessuali con le
difese immunitarie distrutte.
Il New York Times pubblica la notizia, e di lì a poco si comincia
a fare strada la consapevolezza che una nuova sindrome si sta affacciando
negli annali della medicina.
Nell’82 la malattia viene battezzata ‘sindrome da immunodeficienza
acquisita’ (Aids) e nell’84 ci si rende conto che un agente infettivo trasmissibile
è il responsabile del diffondersi di questa malattia: viene identificato
l’Hiv come agente causale dell’Aids.
Nel 1987 per la prima volta Ronald Reagan pronuncia in un discorso
ufficiale la parola Aids, e nel '90 riconoscerà di non aver adeguatamente
considerato il potenziale epidemico della malattia.
L’87 rappresenta anche un primo passo nella terapia: viene approvata
la prima molecola anti-Aids, l’Azt.
Intanto, i casi nel mondo sono già 254 mila, in Italia quasi
7mila. Nel '91, arriva il secondo farmaco, denominato ddI, mentre Magic
Johnson dichiara al mondo di essere sieropositivo.
Nel '92, la Fda approva un terzo farmaco, la ddC, e prende il via il
primo studio clinico con una terapia combinata di due medicinali. Il '94
registra un aumento di casi del 37% rispetto all’anno precedente, mentre
i sieropositivi stimati nel mondo sono già 16 milioni.
E finalmente nel '96 arriva la svolta, con la ‘triplice’, il cocktail
di farmaci che diventerà a breve la terapia standard, a base di
due inibitori della trascrittasi inversa e un inibitore delle proteasi.
Il ricercatore cino-americano David Ho è l’uomo dell’anno, e
lancia la sua sfida personale contro la malattia: sostiene infatti che
il virus si potrà eradicare. Nel '97 si cominciano a sentire i primi
effetti delle terapie, con un rapido calo della mortalità per Aids
e dei ricoveri.
Torna la fiducia fra i medici e i malati.
Ma nel '98, al congresso mondiale di Ginevra, si devono ammettere i
primi fallimenti delle cure.
Gli scienziati si trovano di fronte a problemi di resistenza ai farmaci,
e devono ammettere che la terapia non riesce ad azzerare rapidamente la
replicazione virale. I farmaci da assumere sono troppi e hanno troppi effetti
collaterali. Servono nuovi medicinali, più potenti e più
facili da prendere.
Nel '99 aumentano le armi terapeutiche a disposizione, mentre nel mondo
ogni minuto si registrano 10 nuove infezioni.
Il 2000 sarà ricordato per la conferenza mondiale di Durban,
in Africa: per la prima volta sulla scena mondiale appare il dramma dell’Aids
nei paesi poveri.
Oggi l’Aids è diventata una malattia cronica nei paesi ricchi,
le persone possono curarsi e hanno una buona qualità di vita, anche
se non mancano i problemi legati agli effetti collaterali.
Ma il vero dramma continua a giocarsi nei paesi poveri, Africa in cima
alla lista, dove le cure sono ancora ‘negate’ per l’alto costo dei farmaci.
Una prima vittoria arriva dall’aula di tribunale dove ‘il Sud del mondo’
vince la battaglia giudiziaria intentata contro i giganti del farmaco,
e ottiene la possibilità di ‘copiare’ i farmaci coperti da brevetto.
L’Aids diventa un problema planetario, tanto che a fine giugno l’Onu
tiene una sessione ufficiale su questo tema e Kofi Annan annuncia la costituzione
di un fondo di 20mila miliardi per la lotta alla malattia nel terzo mondo.
Il resto è cronaca di questi giorni.
(Fei/Adnkronos Salute)
TBC, UN KILLER DA 2 MILIONI E MEZZO DI MORTI L'ANNO NEL MONDO
Roma, 20 lug. (Adnkronos Salute)
Un killer che colpisce in tutto il mondo, e che infetta ogni anno 54
milioni di persone, uccidendone 2,4 milioni.
E’ il bacillo della tubercolosi.
Ad oggi si calcola che circa un terzo della popolazione mondiale sia
stata infettata.
E nel 2001, stime appena diffuse dal Censis, si prevedono in tutto
il pianeta 8,4 milioni di malati. La stragrande maggioranza delle morti
sarebbe evitabile, assicurano i Medici senza frontiere, se la Tbc – la
cui causa (M. tubercolosis) è stata individuata nel lontano 1882
- fosse diagnosticata e curata adeguatamente.
La malattia è responsabile del 5% delle morti nel mondo e del
9,6% di tutti i decessi nella fascia di età compresa tra 15 e 59
anni.
Uccide più donne rispetto a tutte le altre cause di morte; e
il 50% dei casi non trattati entro i primi cinque anni dalla diagnosi non
ha speranza.
Si calcola che da oggi al 2020 si arriverà ad un miliardo di
nuove infezioni, 200 milioni di persone svilupperanno la malattia tubercolare
e 70 milioni moriranno a causa della Tbc.
Tra il 1995 ed il 1996, l’Oms ha osservato un incremento dei casi,
più marcato in Africa e in buona misura legato alla co-infezione
con Hiv.
Il più alto tasso di incidenza, nelle 22 nazioni in cui la malattia
colpisce di più, si è registrato in Cambogia (80%), seguita
da Zimbabwe, Kenia, Tanzania e Congo (rispettivamente con un tasso del
79%, 74%, 73%, 70%).
In Asia, poi, l’incidenza oscilla dal 75% della Tailandia al 23% dell’India.
In 25 nazioni industrializzate, l’incidenza tra gli immigrati è
stata 14 volte più alta che tra i cittadini di questi paesi.
Nel mondo meno del 20% dei pazienti con Tbc viene diagnosticato correttamente,
ben lontano dall’obiettivo del 85% fissato dall'Oms.
(Mar/Adnkronos Salute)
Ecco tutti i numeri di questa patologia, che infetta una persona ogni
secondo nel mondo:
1/3 della popolazione mondiale è infettato dal micobatterio
tubercolare;
1/4 di tutte le morti evitabili nei pesi in via di sviluppo è
causato dalla tubercolosi;
3-7 dollari è il costo della DOT (terapia sotto osservazione
diretta, ideata dall’Oms per ottimizzare l’adesione dei pazienti a lunghe
cure) per ciascun anno di vita in salute guadagnato;
8 i milioni di persone nel mondo ogni anno sviluppano una tubercolosi
attiva;
8 i mesi di terapia per la malattia tubercolare;
5-10% le persone infettate con il micobatterio della Tbc che svilupperanno
l’infezione e quindi la malattia nel corso della loro vita;
13% l’aumento dei casi di tubercolosi nel mondo dal 1993 al 1996;
30% le persone con Hiv/Aids infettate anche dal micobatterio;
50% i rifugiati politici infettati;
100 volte e oltre: tanto aumenta il costo della terapia della tbc quando
questa sviluppa resistenza alle terapie correnti;
1993 l’anno in cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha
dichiarato la tubercolosi un’emergenza mondiale;
2.000 dollari: è il costo della terapia della tubercolosi nei
paesi industrializzati;
100mila è il numero di bambini che ogni anno muoiono di Tbc;
1 milione di donne morirà in tutto il mondo nel corso di quest’anno;
2,5 milioni di donne si ammaleranno quest’anno di tubercolosi in tutto
il mondo, in particolare tra i 15 e i 44 anni;
16 milioni i pazienti oggi con una tbc attiva;
30 milioni di persone che moriranno nei prossimi 10 anni.
(Mal/Adnkronos Salute)
MALARIA: COLPITE 500 MILIONI DI PERSONE NEL MONDO, A RISCHIO 2 MILIARDI
Roma, 20 lug. (Adnkronos Salute)
Due miliardi e 200 milioni di persone, il 40% della popolazione mondiale,
rischiano ogni giorno la malaria, perché vivono in aree infestate:
gran parte dell’Africa, subcontinente indiano, sud-est asiatico, America
latina e parte dell’America centrale.
Fra i 300 e i 500 milioni di persone, ogni anno, vengono punte e infettate
dalla zanzara anofele, che trasmette all’uomo il parassita responsabile
della malattia e di un milione di morti l’anno, la maggior parte bambini.
Un dramma reso ancora più grave dall’aumentata resistenza ai
farmaci comunemente usati per combatterla.
Nove casi di malaria su dieci si verificano nell’Africa Sub-sahariana.
I più piccoli e le donne in gravidanza e i profughi di guerra
sono i più colpiti.
Insieme a morbillo, diarrea, polmonite e malnutrizione, la malaria
causa il 70% dei decessi infantili, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Se colpisce una futura mamma, provoca gravi malattie e anemia, mentre
quasi certamente, il neonato sarà sottopeso.
I costi umani e sociali di questa malattia sono enormi, è il
grido d’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità: la malaria
è una delle maggiori cause di povertà e la povertà
ne esaspera, a sua volta, la diffusione, con effetti devastanti sullo sviluppo
dei Paesi più poveri.
La perdita economica provocata dall’epidemia in Africa nel '97 ammonta
a due miliardi di dollari Usa.
E questo continente è il più flagellato dall’infezione:
ad essa vanno attribuiti il 20-30% dei ricoveri ospedalieri e anche il
50% delle visite mediche.
In Africa, inoltre, ogni anno la malaria causa la perdita di 35 milioni
di anni di vita per disabilità e mortalità prematura.
Nell’America latina, è il Brasile a soffrire di più:
da solo conta la metà dei casi registrati in tutto il
continente americano.
Anche in India le vittime della malaria sono aumentate e la malattia
è ora diffusa in zone che prima non erano considerate a rischio.
In Italia, nel '99, sono stati notificati 1006 casi di malaria importata
o provocata da trasfusioni.
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