Alcool e fumo nemici da combattere
Alcool: OMS, uccide oltre 57 mila giovani europei l'anno
Copenhagen/Stoccolma, 19 feb. (Adnkronos Salute) - Alcool killer numero
uno dei giovani europei: è responsabile di un decesso su quattro
in giovani tra i 15 e i 29 anni, dato che sale a uno su tre nell'Est Europa.
In totale, ne uccide oltre 57mila l'anno, come conseguenza di incidenti
stradali, intossicazioni, suicidi e omicidi correlati ad abuso di alcool.
E' quanto emerge da uno studio presentato nell'ambito della Conferenza
ministeriale sui giovani e l'alcool promossa dall'Ufficio europeo dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità con la partecipazione dei 51 paesi dell'area
regionale europea.
Lo studio ha raggruppato i 51 paesi in quattro categorie, in ordine
crescente per presenza del fenomeno: nella A (Andorra, Austria, Belgio,
Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia,
Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Monaco, Paesi Bassi,
Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e
Regno Unito) i decessi hanno coinvolto 6.688 maschi e 1.523 femmine; nella
B1 (Albania, Bosnia
ed Erzegovina, Bulgaria, Georgia, Polonia, Romania, Slovacchia,
ex Repubblica di Macedonia, Turchia e Jugoslavia) le vittime sono state
rispettivamente 9.632 e 1.738; nella B2 (Armenia, Azerbaijan, Kyrgyzstan,
Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) (Bielorussia, Estonia, Ungheria,
Kazakhstan, Latvia, Lituania, Repubblica della Moldavia, Repubblica Russa
e Ucraina) rispettivamente 32.543 e 3.664. In totale, 57.768 giovani vittime.
''Abbiamo via via ricevuto - ha affermato Cees Goos dell'Oms - segnalazioni
un po' ovunque in Europa che molti giovani stanno avvicinandosi sempre
più all'alcool come droga. Già conosciamo - ha proseguito
- che sono forti le correlazioni tra abuso di alcool, violenza, comportamenti
sessuali a rischio e incidenti automobilistici. E' giunto il momento di
determinare il rischio per la salute e che cosa società e governi
possono fare in merito''.
(Red-Cla/Adnkronos Salute)
Alcool: decalogo OMS per sconfiggerlo nei giovani entro
2006
Copenhagen, Stoccolma, 21 feb. (Adnkronos Salute) - E' giunto il momento
di agire al fine di proteggere la salute delle giovani generazioni dall'alcool,
responsabile di una morte su quattro nella fascia di età tra i 15
e i 29 anni.
I governi devono dunque avviare al più presto iniziative in
tale direzione. E' il messaggio contenuto nella dichiarazione conclusiva
della Conferenza ministeriale sui giovani e l'alcool promossa dall'Ufficio
europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) che si è
concluso a Stoccolma e a cui hanno partecipato rappresentanti di 51 Paesi.
Dieci gli obiettivi da centrare entro il 2006, secondo quanto concordato
dai partecipanti alla riunione di Stoccolma.
Ecco il decalogo:
1. Ridurre drasticamente il numero di giovani che si avvicinano all'alcool.
2. Ritardare il più possibile, comunque, l'età in cui
i giovani iniziano a bere.
3. Abbattere le occasioni di drink a rischio elevato, in particolare
negli adolescenti.
4. Studiare alternative valide all'alcool e avviare campagne di informazione
nei confronti di chi è più a contatto con i giovani.
5. Aumentare il coinvolgimento dei ragazzi nelle campagne di prevenzione
sanitaria, in particolare quelle correlate all'abuso di alcool.
6. Promuovere campagne educative rivolte ai giovani sulle conseguenze
dell'abuso di alcool.
7. Neutralizzare l'effetto di campagne promozionali sull'alcool.
8. Sostenere qualsiasi azione contro la vendita illegale di alcolici.
9. Facilitare l'accesso ai centri di sostegno in particolare dei giovani
e/o dei loro familiari con problemi di alcool.
10.Avviare azioni preventive per ridurre il rischio di incidenti, aggressioni
e atti di violenza conseguenti ad abuso di alcool.
(Red-Cla/Adnkronos Salute)
Fumo: nasce a Milano il “professionista anti-sigaretta”
Milano, 19 feb. (Adnkronos Salute) - Realizzare una rete nazionale di
medici specializzati nel convincere i fumatori ad abbandonare la sigaretta,
'impresa' in cui fallisce l'85% di chi la tenta. E' l'obiettivo del primo
Master per professionisti anti-fumo, promosso dall'Istituto Europeo di
Oncologia (Ieo) in collaborazione con l'Associazione 'Sanita' senza fumo',
e illustrato a Milano alla presenza del ministro della Sanità Umberto
Veronesi. Il Master, che si propone di formare oltre 400 operatori in due
mesi, è rivolto sia ai medici di medicina generale sia agli specialisti
cardiologi, pneumologi, oncologi, ginecologi e di medicina dello sport.
''L'impegno a far smetter di fumare - ha dichiarato Veronesi – non
dovrebbe essere per il medico un'attività secondaria. Sono infatti
convinto che se ogni medico, durante la visita al suo paziente fumatore,
dedicasse tre minuti a convincerlo dell'importanza di smettere, potremmo
ottenere grandi risultati nella riduzione dell'abitudine al fumo. Come
ministro sto continuando una battaglia
contro il tabacco che ho iniziato tanti anni fa come ricercatore e
come medico, sia in Europa che in Italia: ovunque - ha ricordato - ho sostenuto
che senza la partecipazione dei medici difficilmente vinceremo la lotta
al tabagismo''.
E' d'accordo Carlo Cipolla, direttore dell'Unita' di Cardiologia dell'Ieo
e promotore del Master, secondo cui ''il grande movimento di opinione contro
la sigaretta rischia di fallire in assenza di una figura medica riconosciuta
e specializzata, in grado di curare la dipendenza sia fisica sia psicologica
dal fumo. In Italia – ha sottolineato - la percentuale di soggetti che
si astengono dal fumo per oltre 12 mesi con il solo aiuto della volontà
è pari al 3% e non supera il 10% anche con il supporto di un centro
antifumo''. Numeri che, ha commentato Cipolla, ''ci confermano che chi
vuole smettere è effettivamente 'solo'''. Alla buona volonta' del
medico, ha affermato da parte sua Elena Calvi, responsabile medico dell'Associazione
'Sanità senza fumo', ''deve corrispondere una adeguata preparazione,
perché far smettere di fumare può essere più difficile
che smettere''.
(Opa/Adnkronos Salute)
Fumo: Fimmg, dal 1998 lottiamo contro il “vizio” delle
bionde
Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - I dottori anti-fumo non sono una
novità di ieri.
''Noi lavoriamo già da tre anni con master per formare professionisti
in grado di aiutare i fumatori a smettere'', sottolinea Mario Falconi,
segretario generale della Fimmg (Federazione italiana dei medici di famiglia),
commentando ''il clamore'' con cui è stata accolta l'iniziativa
lanciata dal ministro Veronesi.
Un impegno, quello contro il vizio delle sigarette, attuato in Italia
già dal 1998 dalla Fimmg, in collaborazione con gli pneumologi ospedalieri.
Fino ad oggi i corsi di aggiornamento - gestiti da Fiorenzo Corti,
segretario regionale di Fimmg per la Lombardia - hanno portato in aula
oltre 1.000 medici di famiglia in 20 regioni italiane. Obiettivo: sensibilizzarli
sulla ''patologia fumo'' e spingerli a dialogare con i pazienti per ''attivare
un percorso personalizzato di disassuefazione, utilizzando contemporaneamente
la terapia comportamentale e
quella sostitutiva nicotinica''. La Fimmg ha attivato anche un numero
verde anti-fumo, che in soli due mesi ha portato ad oltre 5.000 contatti.
'Siamo tornati a interrogarci e a confrontarci sulle problematiche
legate al fumo perché è compito del medico di famiglia dosare
e integrare tutti i nuovi presidi 'a rilascio' disponibili sul mercato
e quindi configurare per il paziente un vero e proprio trattamento personalizzato
-conclude Falconi- mi dispiace che ancora una volta il ministro della Sanità
non abbia tenuto conto dell'impegno di chi lavora su questa strada''. La
Fimmg si dice comunque ''disposta a collaborare con il nuovo progetto del
ministero, portando la nostra esperienza maturata sul campo, perché
siamo sicuri che il primo corretto approccio con i fumatori debba venire
dal medico di famiglia''.
(Red-Mal/Adnkronos Salute)
Fumo: i giovani francesi al primo posto in Europa
Stoccolma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - Presentati, nel corso della
Conferenza ministeriale europea organizzata dall'Oms, i risultati dell'inchiesta
Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), condotta
in 30 paesi europei. I giovani francesi (16 anni) fumano piu' dei loro
coetani europei: ha il vizio il 44% di loro contro il 37% della media europea.
In 10 paesi europei invece sono le ragazze a fumare di più.
L'inchiesta inoltre conferma la diffusione del consumo di cannabis
fra i teen ager: infatti, circa il 16% dei giovani ha sperimentato lo spinello.
Il 6% dei giovani ha inoltre già sperimentato una droga illegale
diversa dalla cannabis. Questa percentuale sale al 12% in Gran Bretagna.
Secondo la stessa inchiesta, l'83% dei giovani europei ha già
consumato alcol. I ragazzi che si ubriacano più di frequente sono
i finlandesi, i danesi e gli abitanti delle isole britanniche.
(Tra/Adnkronos Salute)
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